Andare nel regno dei cieli
1-10-2004
1 - Eccoci al nono anno che ci trova riuniti ai piedi della croce
2 - Come facciamo ad andare nel regno dei cieli?
3 - La parola io quante volte la usiamo?
4 - Oggi è la memoria di Santa Teresa di Lisieux
5 - Per essere graditi a Dio
6 - Facciamo consistere la santità nello stare sempre allegri
7 - Ci sono desideri buoni e desideri assurdi, e poi ci sono anche desideri cattivi
8 - Ottobre è un mese dedicato alla Madonna
9 - È tempo che Gesù cresca dentro di me e che io diminuisca
10 - Il Signore ci dice: diventa semplice
11 - Tu hai posto accanto a noi la presenza dei tuoi angeli
Eccoci al nono anno che ci trova riuniti ai piedi della croce del Signore per ricevere il fiume di grazia che scaturisce dalle sue piaghe.
Dalle sue trafitture siamo guariti proclama il profeta Isaia 750 anni prima che Gesù venisse nel mondo.
Per le piaghe di Gesù noi riceviamo guarigione, oggi, ora.
Per le sue piaghe abbiamo ricevuto grazia su grazia.
L'amore del Signore è così totale che egli è capace di rinunciare a se stesso.
Nessuno ha un amore più grande di colui che è capace di rinunciare a se stesso per gli altri.
Lo ha detto Gesù stesso, ed è vero.
Perché amare vuol dire fare il bene dell'altro.
E amare costa.
Amare se stessi si chiama egoismo, sembra che non costi, ma una vita basata sull'egoismo la paghiamo a caro prezzo.
Forse non subito, ma a suo tempo il conto ci verrà presentato.
Ecco perché quando i discepoli e la gente vanno da Gesù e gli dicono: "ma come facciamo ad andare nel regno dei cieli?"
Forse non tutti ricordiamo come al tempo di Gesù, ai dieci comandamenti si erano aggiunte tantissime altre leggi, che il pio israelita doveva osservare se voleva sentirsi giusto.
Se voleva essere nel giusto.
Pensate si era arrivati a circa 640 leggi, che governavano tutti gli aspetti della vita del pio israelita.
Ne avete un esempio nella diatriba che Gesù ebbe con i farisei, quando, per esempio dicevano: "ecco come mai i tuoi discepoli non fanno tutte le abluzioni, non si lavano fino al gomito ecc. ecc. come invece è lecito fare."
Ecco i farisei erano famosi per essere scrupolosi nell'osservanza di tutte le regole che ormai facevano parte del bagaglio dell'insegnamento che si basava sulla legge di Mosè e su quella dei profeti.
E allora, se tu non eri un fariseo, allora ti sentivi lontano dalla salvezza, perché i farisei riuscivano ad osservare tutte queste leggi e quindi si sentivano bravi, e ne erano convinti: "Noi siamo i farisei, noi sappiamo fare tutto, ma noi siamo i giusti, ma noi siamo i benedetti da Dio perché noi ubbidiamo a tutte le leggi di Dio e quindi siamo speciali, mica come voi pubblicani."
Vi ricordate quella parabola di Gesù?
Il fariseo va davanti al trono delle scritture nella sinagoga del suo paese e dice: "ecco Signore io sì che valgo, sono mica come gli altri, neanche come quel pubblicano che c'è, perché io pago le decime di tutto, io osservo tutte le regole, io sono perfetto" e non si accorgeva che nella sua preghiera la parola che veniva ripetuta più spesso era: io.
Allora vuol dire che quella è la parola più importante per lui.
Facciamo una piccola riflessione: la parola io quante volte la usiamo?
Persino nella nostra preghiera.
E non è necessario essere dei farisei per dire: "io sono il migliore di tutti."
Perché c'è anche il rovescio della medaglia.
Una persona che si sente peggiore di tutti e allora dice: "io non valgo niente, io sono l'ultimo, io sono l'infimo ecc." è cambiato qualche cosa? Si o no?
Qual è la parola più importante? Io!
Vedi bisogna che impariamo a capire che al centro dei nostri pensieri più che l'io deve esserci Dio.
Mettete una D davanti all'io e tutte le cose andranno al loro posto.
"Io non ce la faccio." Come diventa? "Dio ce la fa."
"Io sono l'ultimo di tutti." Metti una D: "Dio è il primo di tutti."
Si rovescia tutto.
Ma qualcuno potrebbe dirmi: "no, non ce la faccio, è una cosa troppo difficile per me."
E oggi la liturgia della Chiesa ci viene incontro con queste meravigliose letture che hai sentito proclamare.
Intanto oggi è la memoria di Santa Teresa di Lisieux, la famosa Teresina di Lisieux.
La si vede raffigurata spesso vestita da monaca, che ha in mano un fascio di rose.
Questa Teresina di Lisieux è vissuta in Francia verso la fine del 1800, infatti è morta nel 1897 a Lisieux.
Ora in quel tempo, specialmente in quella zona tanti cristiani pensavano che per essere graditi a Dio, si dovessero fare tante e tante penitenze, e allora anche lei è nel suo monastero ha cominciato a pensare che per essere gradita a Dio doveva fare tante penitenze, doveva offrire al Signore tante sofferenze, perché bisogna controbilanciare tutto il male che c'è nel mondo, quindi noi facciamo le penitenza per controbilanciare il male.
Di per sé il concetto non è sbagliato.
Era sbagliato fare di quel sistema il centro di tutto, infatti Dio sia nell'Antico Testamento che nel Nuovo dice: "io non voglio il sacrificio, voglio la misericordia."
E questa giovane monaca, che è morta giovanissima, ha provato in tutti i modi a fare penitenze e non ci riusciva, restava sempre male, vedeva le sue consorelle che riuscivano a offrire a Dio tante sofferenze e tante penitenze e lei non ci riusciva.
Poi un giorno sentì una parola di Dio.
Una volta la gente non poteva avere la Bibbia, non la potevano tenere, erano solo i Protestanti che tenevano la Bibbia.
Spero che tutti noi abbiamo una Bibbia a casa, ce l'abbiamo? Bella, meravigliosa vero? Nuova!
È vero? Deve essere brutta e consumata se no non mi piace perché se non è consumata vuol dire che non l'apriamo mai.
E allora a cosa serve? È un ornamento? Serve a niente.
Dunque lei sentì questa frase della Bibbia: "chi è piccolissimo venga a me", e disse: "questa è una parola meravigliosa."
Se la scrisse sul suo quaderno spirituale e riflettendo e riflettendo il Signore le diede una luce nel cuore e le fece capire che per essere graditi a Dio non bisogna fare penitenze, sofferenze e cose di questo genere, bisogna semplicemente essere semplici come un bambino piccolo.
Altro esempio questa parrocchia è dedicata a San Domenico Savio.
Don Bosco a un certo momento vedeva in Domenico Savio, uno dei ragazzi del suo oratorio, un ragazzo eccezionale, ma si accorse che aveva cominciato a non essere più sorridente come una volta.
Gli chiese come mai. E lui gli disse: "Eh non dormo di notte."
E Don Bosco capì. "Stai mica facendo delle penitenze?" e scoprì che lui metteva dei sassolini nel letto per fare penitenza anche quando riposava, e Don Bosco gli disse: "No, non è questo quello che il Signore vuole da te, vuole un cuore sereno."
Infatti noi facciamo consistere la santità nello stare sempre allegri.
Non euforici che è un'altra cosa.
L'allegria santa è un dono di Dio.
Vuol dire felicità pulita.
Anche il Cottolengo diceva la stessa cosa alle sue suore.
Chi ha visitato il Cottolengo sa quanta sofferenza è presente nelle corsie degli ammalati, eppure San Giuseppe Benedetto Cottolengo diceva a tutte le suore: "Mi raccomando fate in modo di essere sempre nella santa allegrezza."
C'è persino un proverbio che ci invita a percorrere la stessa strada: un cuor contento il ciel l'aiuta.
Come facciamo ad avere un cuore contento?
Proprio come abbiamo sentito nel salmo 131,1: "Signore non si inorgoglisce il mio cuore perché io non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze…" sai quando comincia a rattristarsi il tuo cuore?
Quando tu stai inseguendo i sogni e le chimere.
Quando tu immagini qualche cosa, desideri quella cosa lì e stai male fino a che non l'hai ottenuta.
Desideri buoni: desidero migliorare, desidero diventare santo, desidero portare la pace, desidero parlare di Gesù, tutto va bene.
Desideri meno buoni: desidero essere importante, desidero che tutti mi applaudano, desidero essere come quella persona lì, sono geloso di quella persona, sono invidioso di quella persona.
Vedete come il desiderio cambia e via, via si ammala sempre di più.
Perché? Perché in quel desiderio c'è sempre l'io che trionfa e Dio che viene messo in un angolo.
Desideri cattivi, sono evidenti: voglio fare i peccati perché mi va di farli, perché mi piacciono, perché, perché, perché …
L'origine di tante nostre sofferenze viene da un cuore doppio, che si inorgoglisce.
Allora l'insegnamento di questa sera, per il cammino di guarigione di questa sera, che ci parlerà della guarigione a vari livelli, parte proprio di qui: dobbiamo imparare ad essere semplici come un bambino, non infantili, ma semplici.
Avere una fede semplice significa: ascoltare quello che dice Dio e farlo diventare mio.
Ascoltare l'insegnamento di Gesù e fare quello che Lui dice.
Tra le tante cose che ci vedono riuniti in questa sera, vi ricorderò che anche ottobre è un mese dedicato alla Madonna.
È un mese missionario, ci sono le feste degli Angeli Custodi, San Francesco d'Assisi, è un mese straordinario ottobre, fra le tante cose è anche un mese dedicato a Maria.
E io vorrei che noi non dimenticassimo mai soprattutto all'inizio del cammino che ci vedrà riuniti per vari mesi, una frase che Maria ha pronunciato e che è stata scritta giustamente sul Vangelo.
Ci troviamo a Cana, è l'unica frase in cui Maria dà un comando.
Ma state a sentire, Lei non dice fate come vi dico io, perché Lei non usa la parola io, ma dice: "Fate quello che vi dirà."
Allora il segreto per cominciare bene questo cammino di guarigione interiore o anche fisica, dipende proprio da questo: essere semplici, essere capaci noi stessi di dire: "Va bene, tutte le mie convinzioni, tutte le mie abitudini, tutto quello che io credo di sapere e quello che credo di essere, sono capace di metterlo da parte?"
San Giovanni Battista disse: "È ora che Lui cresca e che io diminuisca."
Se tu vuoi davvero che questi incontri siano straordinari e che segnino una tappa fondamentale nel cammino della tua vita, fai diventare tue queste parole.
"Signore non si inorgoglisca il mio cuore." Non permettere che io vada a cercare delle cose superiore alle mie forze, delle cose scintillanti e appariscenti come gli specchietti che attirano le allodole.
Non permettere che io sia imbambolato da tutto ciò che è esteriore e che non produce salvezza.
"Voglio stare tranquillo" dice il salmo 131,2 "come un bimbo in braccio a sua madre", mi voglio fidare di te Signore.
Ho tante preoccupazioni, ho tanti problemi, ho tante persone che hanno bisogno del tuo aiuto, ho tante necessità, ho tanta paura, Signore voglio essere tranquillo come sarebbe tranquillo un bambino in braccio a sua madre.
Io spero in Te, io sono sicuro di Te, sono sicuro che Tu mi ami, sono sicuro che Tu mi concederai ciò che mi serve ogni giorno; se dovrò passare per la valle oscura della morte io non avrò paura perché Tu sei con me.
Se tu mi darai la salute e la guarigione io sarò felice e ti servirò e testimonierò il tuo nome.
Se tu lasci che nella mia vita ci sia sofferenza neanche allora temerò alcun male, perché il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.
Ecco tracciato per noi il primo passo di questo cammino straordinario di quest'anno; il Signore ci dice: diventa semplice.
Non dirmi perché, ma dimmi vieni a me.
Fai spazio nel tuo cuore alla presenza di Gesù.
Ti ricordo: senza perdono non c'è guarigione.
Lo diciamo insieme: senza perdono non c'è guarigione.
Dà il perdono a chi lo devi dare, chiedi perdono a chi lo devi chiedere, ma senza perdono non c'è guarigione.
Perché la guarigione fondamentale è quella dell'anima.
Signore tu questa sera ci dai subito il tono del cammino di questi primi venerdì del mese e ci dici: siate semplici, non fatevi troppe domande, accogliete la Mia parola e mettetela in pratica.
Ti ringraziamo o Signore perché in questo cammino tutto questa sera ci fa capire di un tuo disegno di Provvidenza.
In questo cammino tu hai posto accanto a noi l'intercessione di Maria, tua madre, in questo mese di ottobre.
Lo abbiamo cantato all'inizio dell'Eucaristia, ve lo ricordate?
"Ha posto i suoi angeli accanto a me, Iddio mi ama e ha cura di me".
E domani è la festa del tuo angelo custode, quello che tu non vedi, ma che è vicino a te.
In questo momento questa chiesa è tutta ripiena dei nostri angeli, ma anche di tutti gli angeli che Dio ha mandato qui, perché qui siamo per stare con Gesù e dove c'è Gesù c'è tutta la corte celeste.
Ci avete mai pensato? Se potessimo vedere che cosa c'è in questa chiesa saremmo stupefatti, miriadi di angeli che adorano il Signore.
Il tuo angelo custode sta vedendo Gesù, adesso, e lo sta lodando. Il tuo angelo custode che Dio ha messo vicino a te dal momento in cui tu sei stato creato.
È lo stesso angelo custode che quando tu chiuderai gli occhi su questa terra ti prenderà per mano e ti porterà davanti a Gesù e gli dirà: "Ecco Signore la creatura che tu mi hai affidato, l'ho portata a te.
Nella sua vita l'ho protetta, l'ho guidata, l'ho aiutata."
Questo angelo è qui e domani è la sua festa, ringrazialo e ringrazia Dio che ti ha messo accanto questo angelo meraviglioso per aiutarti nel cammino.
San Francesco, il 4, che lodava il Signore e che ha fatto della lode il centro della sua vita.
Fratelli tanti motivi ci fanno capire che quest'anno sarà un cammino straordinario ed eccezionale.
Sotto la preghiera di Maria, con la guida e la protezione dei santi angeli, l'intercessione di San Francesco, di Santa Teresa di Lisieux il Signore oggi ci dice: ritorna semplice come un bambino e io ti salverò.
Sia lodato Gesù Cristo.