Enciclica "Mane nobiscum Domine"
20-11-2004
1) La presenza di Gesù nell'Eucaristia
2) Aspetto conviviale e sacrificale dell'Eucaristia
3) Necessità del silenzio per la contemplazione del mistero
4) Gesù ha assunto su di sé tutta l'umanità
5) Conclusioni
Andiamo avanti nella nostra lettura della lettera del Santo Padre "Mane nobiscum Domine", che ci parla proprio del valore dell'Eucaristia e di come una comunità viva, è una comunità che è essenzialmente eucaristica.
È una comunità che vive in questo grande ringraziamento della presenza perpetua e costante di Dio nella storia degli uomini.
Quindi probabilmente il primo significato, che ci può venire dalla stessa parola "Eucaristia", che vuoi dire il buon ringraziamento, potrebbe essere questo: un ringraziamento speciale a Dio Padre, che ha voluto che suo figlio rimanesse con noi tutti i giorni fino alla consumazione dei secoli.
Evidentemente la presenza di Gesù, come ci dice anche questa lettera del Santo Padre, non è una presenza che è limitata alla sola presenza eucaristica, ma la presenza eucaristica è chiamata quasi per antonomasia, cioè la presenza delle presenze.
Non che le altre presenze non siano reali, ma questa è in un modo particolare la sua presenza fisica e misteriosa.
Al n. 15 noi vediamo che il S. Padre ci sta facendo una sottolineatura importante: non c'è dubbio che la dimensione più evidente dell'Eucaristia sia quella del convito.
L'Eucaristia è nata la sera del Giovedì Santo, nel contesto della cena pasquale; essa pertanto porta iscritta nella sua struttura il senso della convivialità: "prendete e mangiate ecc."
Questo aspetto ben esprime il rapporto di comunione, che Dio vuole stabilire con noi, e che noi stessi dobbiamo sviluppare vicendevolmente.
Ed ecco il punto fondamentale: non si può tuttavia dimenticare che il convito eucaristico ha anche un senso profondamente e primariamente sacrificale.
Allora questo deve porci in una grande attenzione, per questa sottolineatura che è importante ritenere chiara dinanzi al nostro sguardo, che l'Eucaristia ha un duplice valore, almeno.
Il significato comunionale, del convito, che però non è il significato esclusivo.
C'è questo aspetto del significato sacrificale, che risulta essere un po' meno evidente, soprattutto da un po' di anni a questa parte.
Generalmente le nostre assemblee domenicali in che cosa consistono?
Nei ritrovarsi insieme e questo è già un primo gradino è una prima cosa buona, lo stare insieme; una seconda cosa buona, che è già quella migliore, è ritrovarsi insieme con Gesù; la terza cosa buona è essere in comunione con Lui.
Solo che l'essere in comunione con Lui esige la comprensione, l'intuizione, la contemplazione di questo duplice mistero: Dio che si dona per noi per amore, fino a donare tutto se stesso in modo anche cruento.
Non possiamo dimenticare dunque che l'istituzione dell'Eucaristia, al Giovedì Santo, è un momento sì di comunione, ma anche di offerta e di sacrificio.
Allora questo secondo aspetto di offerta e di sacrificio non sempre risulta così evidente nelle nostre eucaristie, confermate?
Per esempio, ma è necessario che ce ne rendiamo conto tutti, il S. Padre lamenta la necessità del silenzio.
Nelle nostre eucaristie domenicali è talvolta molto difficile trovare qualche minuto di assoluto silenzio, che ci permetta una contemplazione sul mistero di Dio, sul sacrificio che Gesù ha fatto di se stesso per la nostra salvezza.
Nella stragrande maggioranza dei l'aspetto che ci appare più evidente è solo quello conviviale, lo stare insieme alla cena del Signore.
Tutti i canti di adesso parlano della cena del Signore, ma non ce n'è nessuno che parli del sacrificio di Gesù Cristo, per la nostra salvezza.
Questo è un aspetto che in questi anni è un po' carente ed è proposto alla riflessione di tutto il popolo di Dio la necessità di approfondire e riscoprire il valore sacrificale della Santa Messa.
Ora sacrificale vuoi dire sacrificio e voi sapete che il concetto di sacrificio è composto da due parole: sacrum e tacere, che vuoi dire rendere sacro qualche cosa.
Cosa vuoi dire rendere sacro qualche cosa? Significa sottrarla ai dominio del mondo e sottoporla al dominio assoluto di Dio.
Quindi il sacrificio eucaristico significa togliere qualche cosa da! dominio del mondo e mettere quel qualche cosa sotto il dominio di Dio.
In effetti noi vediamo che Gesù Cristo, il verbo di Dio che si è fatto carne, ha sottratto l'umanità dal dominio del mondo, e l'ha sottoposta al dominio assoluto di Dio.
Cosa vuol dire? Come ha fatto Gesù Cristo a sottrarre l'umanità dal dominio del mondo e quindi del principe di questo mondo, quindi dalla ribellione a Dio e mettere tutta l'umanità sotto il dominio di Dio? L'ha mortificata.
Il concetto di mortificazione significa proprio questo: penalizzare, limitare ecc., fermare e spegnere un qualche cosa che è negativo.
Allora Gesù Cristo ha assunto su di sé tutta l'umanità. I Padri della Chiesa, primo in testa S. Giovanni Crisostomo, ci dicono che tutto ciò che non fu assunto, non fu redento.
Ma che cosa Gesù Cristo non ha assunto? Il verbo di Dio si è fatto veramente uomo?
Completamente uomo, totalmente uomo, senza smettere di essere Dio?
Dunque tutta l'umanità è stata assunta dal verbo di Dio e il verbo di Dio ha offerto se stesso, mortificando nell'umanità tutto quello che la teneva lontana da Dio, ossia quel principio di idolatria, che fa dire ad ogni uomo a partire da Adamo in poi: io sono Dio.
Ascoltando la tentazione del serpente nel giardino dell'Eden, tutti gli uomini, ancora oggi; tutte le volte che scelgono in maniera differente devono annunciare questa verità: io sono Dio! Gesù Cristo, invece sottoponendo la sua stessa umanità, al dominio solo di Dio, e sottraendola dunque al dominio dell'egoismo e dell'idolatria pazza, che fa dire: io sono Dio, cosa fa? li Verbo di Dio fatto uomo che si chiama Gesù, che cosa fa?
"Non sia fatta la mia, ma la tua volontà".
Quindi sottraggo l'umanità dal potere dell'egoismo e dell'idolatria e la sottometto a tè o Padre, perché io e Te siamo una cosa sola ed essi in noi possono gioire eternamente.
Quello che vi dico sono solo piccole riflessioni molto concentrate, che esigono poi una riflessione più approfondita, ma tanto per capire in che ambito ci muoviamo sull'aspetto sacrificale, che vuoi dire rendere sacro qualche cosa.
Quindi il Verbo di Dio fatto carne ha reso sacra l'umanità mortificandola, cioè liberandola, distruggendo in essa tutto ciò che la teneva legata all'egoismo e all'idolatria.
Ha mortificato nell'umanità, nella carne umana tutto ciò che la teneva lontana da Dio: come?
Offrendo se stesso, assumendo in se stesso tutto il peccato del mondo, distruggendo in se stesso l'origine di tutto il male, affinché risorgendo nascesse un'umanità nuova non più succube dell'idolatria e della lontananza da Dio, ma finalmente sottomessa all'autorità di Dio.
Allora queste sono solo delle brevi provocazioni.
Per capire e approfondire continueremo le volte prossime, sul significato dell'aspetto sacrificale durante l'Eucaristia.
Nell'Eucaristia domenicale c'è l'aspetto conviviale, che adesso è preponderante, della comunione con Dio, per Dio, in Dio ecc.
Ma non dobbiamo dimenticare che è necessario soffermarsi e approfondire l'aspetto sacrificale, che è presente e noi dobbiamo cercare di intuire per esprimere con maggior libertà e maggior chiarezza ciò che lo straordinario mistero dell'Eucaristia significa per tutti gli uomini di tutti i tempi.