Incontro generale in cappella
26-2-2005
1) Importanza dell'Eucaristia nella vita dei fedeli
2) Coloro che si cibano dell'Eucaristia fanno una unità perfetta con Dio
3) Più si è in unità con Dio, più si costruisce la comunione con i fratelli
4) Amare Dio e lasciarsi amare da Dio, amare il prossimo diventa una conseguenza
5) Il giorno del Signore sta diventando sempre più il giorno dell'uomo
6) La domenica è il giorno in cui si dà un tono a tutta la settimana
7) La domenica: un giorno in cui ci si può dedicare più intensamente ad altre attività
8) Il settimo giorno lo dedicherai a te stesso: dov'è scritto questo?
9) Tutto ciò che fa parte della tua vita, deve ritornare a Dio
10) Non bisogna dimenticare che è il giorno in cui va onorato il Signore
11) Per un credente non si possono trovare delle scuse
L'importanza dell'Eucaristia nella vita dei singoli fedeli, deve diventare sempre di più il centro da cui si prende al motivazione, l'impulso, ma nello stesso tempo anche l'orizzonte ossia il punto verso cui ogni credente tende per raggiungere il significato e lo scopo della propria esistenza.
Il concilio ci ricorda che l'Eucaristia è la sorgente e il culmine della vita cristiana: non può esserci un'autentica vita cristiana senza attingere forza e verità proprio dal mistero eucaristico.
La volta scorsa ho accennato brevemente al fatto che il mistero eucaristico è un mistero ecclesiale cioè comprende l'intero corpo di Cristo che è la Chiesa e quindi esige una certa radicalità, non semplicemente effettiva, ma almeno di tendenza; voglio dire che, non è detto che una persona di colpo debba essere estremamente radicale, però tendere alla verità di tutto ciò che sta compiendo, questo sì, ossia tendere alla perfezione, questo è fondamentale.
Un solo pane un solo corpo fanno di tutti coloro che si cibano dell'Eucaristia una unità perfetta.
Ora questa unità perfetta avviene in modo sacramentale ogni volta che assumiamo in noi il corpo e il sangue e tutto ciò che riguarda il mistero eucaristico, però non è sufficiente assumere le sacre specie per essere costituiti fattivamente, concretamente in una unità perfetta, perché l'unità perfetta è in Dio e noi mettendoci in Lui la costruiamo, ossia dobbiamo avere questa tendenza nel creare un cuor solo e un'anima sola, superando la tentazione di fare tutto questo con le nostre forze.
Non è che noi dobbiamo prima sentirci in unità tra di noi per poi fare unità con il Signore; credo che sia esattamente il contrario.
Più una persona è in unità, cioè in comunione con Dio, e più si costruisce la comunione con i fratelli.
Effettivamente il Vangelo che era stato proposto nell'Eucaristia di ieri venerdì, ci parla proprio di questo, quando Gesù dice allo scriba: non sei lontano dalla verità e quando aveva spiegato: amare Dio con tutto il cuore, con tutta la tua mente e con tutte le forze, vale più di ogni sacrificio, e il secondo è amare il prossimo come se stessi.
Certo che dire: amare il prossimo come se stessi, non vuol dire che il prossimo abbia preso il posto di Dio; c'è un principio assoluto che è questo: tu puoi amare il prossimo come te stesso per il fatto che prima di te stesso ami Dio.
Allora per amare il prossimo in modo autentico ricordati, prima devi amare Dio e lasciarti amare da Dio, il prossimo diventa una conseguenza; è fin troppo facile cadere nell'equivoco e nella tentazione di dire: ah! ma se io amo il prossimo, allora amo Dio.
Non è la stessa cosa, c'è una gerarchia: anche il tuo primo prossimo che è la tua più stretta famiglia, viene in ogni caso sempre dopo Dio.
Perché amare anche il tuo primo prossimo non è la cosa più facile da compiere ed è pressoché impossibile farlo, se non vi è l'amore di Dio dentro di te che ama con te, in te e per te il tuo prossimo.
Questo è semplicemente un breve accenno per capire che l'Eucaristia è la meta che dobbiamo raggiungere, ma una meta in cui siamo chiamati a collaborare fortemente con l'azione di Dio, con la sua grazia e per questo che il Concilio ci dice: sorgente, da cui ci vengono le forze, l'iniziativa, l'impulso, ma anche culmine, ossia la meta che vogliamo raggiungere, il fine che vogliamo raggiungere dinanzi ai nostri occhi.
Il giorno del Signore, è un giorno da valutare, da riconsiderare. In quest'ultimo tempo per varie ragioni di tipo sociale, economiche ecc.
Il giorno del Signore sta diventando sempre meno il giorno del Signore e sta diventando sempre di più il giorno dell'uomo; tanto è vero che da qualche tempo a questa parte, almeno in Italia si usa dire week-end, che è un termine inglese per indicare la fine della settimana, in un modo errato, perché in italiano si dice fine della settimana comprendendo la domenica, mentre in inglese week-end è il sabato, perché il primo giorno della settimana, secondo l'elenco inglese è la domenica.
Ed è un principio fortemente cristiano, d'altronde nel Vangelo si dice che il primo giorno dopo il sabato le donne assieme a Maria si recarono al sepolcro e Gesù era risorto.
Dunque dobbiamo uscire dal pensare che la domenica sia la conclusione della settimana, la domenica invece è il primo giorno della settimana, è il giorno in cui si dà un tono a tutta la settimana che segue.
Coloro che seguono la liturgia sia delle ore che la liturgia eucaristica con le varie letture, sanno molto bene che le varie settimane non iniziano dal sabato e neanche dal lunedì, iniziano dalla domenica.
Dunque liturgicamente la settimana inizia la domenica, non è il fine settimana è l'inizio e considerare la domenica la fine della settimana pone le persone in uno stato psicologico di considerare questo giorno come il giorno in cui si lascia perdere tutto, prima di ricominciare tutto.
È evidente che gli impegni sociali, gli impegni di lavoro ecc. iniziano il lunedì, ma iniziano il lunedì come secondo giorno, come giorno in cui avendo avuto nel primo giorno un impulso importante per vivere la mia comunione ecclesiale, per vivere il fatto di essere un battezzato che vive nel mondo, che lavora nel mondo senza farsi dominare dal mondo, ecco dovrebbe avere un grande significato.
Questo concetto va via via snaturalizzandosi e staccandosi dal pensiero comune della gente, perché ormai nella domenica non è più considerato un giorno festivo.
In molte situazioni in molti tempi, in molti periodi in molti luoghi è considerato invece un giorno in cui ci si può dedicare più intensamente ad altre attività: i negozi restano sempre più spesso aperti, si fanno dei turni di lavoro anche dove esso non sia strettamente necessario per la sopravvivenza delle persone, in un certo tipo di lavoro in cui non sia necessario un'assistenza importante per la vita degli altri: penso agli ospedali, penso a tutte quelle cose improvvise, allora i turni di lavori sono logici, sono normali, è un'applicazione del servizio di carità nei confronti del prossimo.
Ma dove questi servizi non siano così strettamente legati con la sopravvivenza e l'assistenza diretta a chi non può bastare a se stesso.
Allora il lavoro nel giorno festivo diventa un'idolatria, significa uscire veramente fuori di quello che è l'insegnamento biblico, addirittura dell'Antico Testamento: sei giorni li dedicherai al lavoro, ma il settimo giorno lo dedicherai a me.
Ed è stato molto facile far passare questo me da Dio all'uomo.
Il settimo giorno lo dedicherai a te stesso: dov'è scritto questo?
Io non l'ho visto scritto da nessuna parte.
Il riposo è una conseguenza di coloro che stanno in Dio, perché stare in Dio significa riposare.
In fondo l'anima di ciascuno di noi desidera una sola cosa: restare accovacciata, coccolata dall'intimità di Dio.
Ma se questo me, dedicato a me, diventa invece dal me di Dio, diventa il me uomo, allora l'uomo è in grado di giustificare tutto quello che fa e tutto quello che vuole inserire in un giorno che non gli appartiene?
Beninteso, il giorno della domenica è il giorno in cui sicuramente ognuno si dedica alla cura della propria famiglia ecc., ma in quale ottica?
Nell'ottica del giorno del Signore, poiché il giorno del Signore è il giorno dedicato a Lui.
Significa che tutto ciò che fa parte della tua vita, deve ritornare nel centro suo.
Quindi il tuo stato di vita, la tua vocazione, ritrova in Dio il suo centro focale, il suo punto di forza.
Ed ecco perché, dopo l'onore dedicato a Dio nella partecipazione attiva alla liturgia, all'Eucaristia è giusto vivere un tempo di intimità, di gioia con i propri cari nella propria famiglia, che sia dedicato allo stare insieme.
Andare a fare una gita, a fare qualche cosa di interessante, non significa poi chissà quale cosa, però è il tempo in cui si ha cura del proprio stato di vita, nella luce del Signore.
Ecco perché il giorno della domenica, dies dominica, vuol dire il giorno del Signore.
Non vuol dire giorno della spesa, non vuol dire il giorno della partita, non vuol dire il giorno della dormita.
Vuol dire giorno del Signore, quindi in primo luogo quel giorno si onora il Signore.
E qualcuno potrebbe dirmi: ma allora chi ha i turni di lavoro che cosa deve fare?
Si deve licenziare in un tempo di crisi economica come quella che stiamo vivendo?
Non ho detto questo, ho detto che è il giorno del Signore.
Quindi in primo luogo non bisogna dimenticare che è il giorno in cui il Signore va onorato.
Ora i tempi in cui viviamo hanno visto la riforma liturgica e la partecipazione alla liturgia eucaristica è garantita a tutte le persone che avessero degli altri impegni per cui fossero impediti.
Molti di voi ricordano come prima del Concilio, visto che la celebrazione eucaristica esigeva il digiuno dalla mezzanotte, le messe erano tutte molto presto al mattino, vero?
Ma in quei tempi già di boom economico, ancora prima del Concilio, molti mi hanno raccontato di come, anche se uno volesse andare a una gita, sapeva che nella cappella della stazione c'era la messa "presto" ed era molto frequentata.
Poi c'è stato l'agevolazione di celebrare la messa festiva anche al sabato sera.
In tante situazioni, dove non è possibile, ci sono le messe pomeridiane e addirittura le messe serali nel giorno stesso di domenica.
Dunque io credo che per un credente che abbia veramente capito che cos'è almeno nelle sue parti essenziali, l'importanza dell'Eucaristia, non si possono trovare delle scuse, neppure i turni di lavoro, per cui un infermiere, un medico, sia in qualche modo precettato a compiere certi tipi di servizio, ecco neanche in quel caso si può essere giustificati dal non partecipare al mistero eucaristico nel giorno del Signore.
È evidente che quando ci sono delle situazioni improvvise e di emergenza che esigono la tua presenza con un atto di carità, allora in quel caso sei in qualche modo non giustificato, non esonerato, tu eserciti la tua presenza di Cristo in un altro modo.
Per es. nella tua famiglia qualcuno si ammala improvvisamente e non c'è nessuno che può sostituirti, in quel caso tu stai esercitando un servizio di carità , non è che tu sia giustificato, tu stai semplicemente esercitando in un altro modo.
E non puoi trovare questo come scusa, per dire tutte le domeniche: allora io mi dedico a questo.
Perché è molto facile dire: siccome sto facendo un esercizio di carità, perché sto preparando il pranzo per tutti noi, perché sto pulendo la casa, perché sto andando a fare un altro tipo di lavoro, allora io sono esentato, assolutamente no!
Io ho parlato di una situazione di emergenza improvvisa in cui sia necessario un esercizio di carità, non un esercizio di ordinarietà.
L'impegno ordinario non sostituisce il tuo impegno nei confronti di Dio, quindi siamo esortati a riscoprire il valore, l'importanza del giorno del Signore; sia veramente ciò che viene chiamato: dies dominica, il giorno del Signore.