I libri didattici
5-2-2005
1) I libri didattici
2) Il libro di Giobbe cerca di dare la risposta alla domanda: perché l'uomo soffre
3) Il male: un grande mistero
4) Assoluta sovranità di Dio sulla storia e sugli uomini
5) Il male ti viene addosso perché tu hai commesso il peccato
6) Concetto di maledizione o di benedizione
7) In questo libro di Giobbe l'influsso della cultura greca
8) Rivelazione uguale spiegazione e nascondimento
9) Il male non si spiega, ma è qualche cosa che si supera, si sublima
10) Il libro di Tobia
11) La provvidenza di Dio è rappresentata da questo angelo Raffaele
12) Il libro dei Maccabei
13) Il libro di Daniele
14) Il popolo di Dio deve avere una progressione della consapevolezza spirituale
15) La pedagogia di Dio
16) Relazione e rivelazione, ossia il mistero di Dio è sempre un mistero
17) L'impero romano e la venuta di Gesù
18) La predicazione di Giovanni il Battista annuncia il Messia
19) Gli zeloti aspettavano un Messia che fosse come un giudice, come un profeta e come un re
20) Giovanni il Battista: una miccia accesa per qualsiasi tipo di ribellione
21) Le guerre di religione, in realtà sono guerre economiche
22) Gli zeloti volevano una teocrazia, ossia il governo di Dio
C'è una tipologia di libri che viene chiamata libri didattici, cioè libri che contengono degli insegnamenti; questo significa che la storia o le storie che sono in essi narrate, non sono necessariamente accadute, possono essere considerate, tanto per intenderci, alla stregua di parabole, cioè quei racconti non necessariamente veri, ma verosimili.
Cioè possono anche essere accaduti, ma possono anche essere accaduti non nello stesso modo.
Sono il racconto di qualche cosa che può accadere e che lascia a noi qualche insegnamento.
Sono libri didattici proprio perché ci danno un insegnamento certamente a livello umano, ma anche a livello spirituale.
Oltre che dei libri profetici, Dio si è servito di scrittori che hanno completato la scrittura dei libri della Bibbia.
Il racconto del libro di Giobbe, cerca di dare la risposta alla domanda: perché l'uomo soffre.
Interessante notare che neanche nel libro di Giobbe vi è una risposta chiara; in effetti il problema del male è e continua a restare un mistero.
Nel libro di Giobbe si apre con questa presentazione dell'assalto di satana contro il servo di Dio Giobbe e questo è già una interpretazione al problema perché esiste il male, dunque la sofferenza.
Tuttavia è una proposta di risposta, non la soluzione al problema del male.
Il problema del male è un mistero, tanto per intenderci, colui che vedeva Dio continuamente ed era l'inviato, l'angelo più intelligente, più splendido ecc. di tutto il Paradiso, voi siete capaci di dare una risposta del perché si sia ribellato a Dio?
Impossibile trovare una risposta su questo problema, siete d'accordo con me?
Quindi il problema perché esiste il male, perché esiste la ribellione a Dio, non trova facilmente una risposta.
Il libro si concluderà nella storia di Giobbe con la presentazione di tutte le grandi potenzialità e tutta la gloria del Signore, tutto quello che Lui ha fatto viene riconosciuto dal servo di Dio Giobbe, come qualche cosa che è assolutamente al disopra delle sue capacità di intendere e di volere, di capire soprattutto.
Quindi all'inizio del libro si presenta l'immagine che il male proviene dalla ribellione di satana, ma non si dice perché satana si è ribellato, come non lo si dirà nel libro di Daniele, dove si parla della battaglia in cielo come se ne parla nell'Apocalisse, però non si dice il perché, non ci è dato di conoscerne il perché, non serve per la nostra salvezza.
Il problema del male risulta qualche cosa con cui l'uomo si scontra, con cui l'uomo deve lottare e non è importante sapere il da dove venga e perché ci sia, è importante sapere che c'è e che il problema del male non lo si risolve, ma lo si supera come fa Giobbe, cioè accettando le vie di Dio.
Isaia aveva detto: tanto sono alti i miei pensieri quanto è alto il cielo sopra la terra; le mie vie non sono le vostre vie, cap. 53 di Isaia.
Dunque c'è sempre la solita proposizione, l'assoluta sovranità di Dio sulla storia e sugli uomini.
In questo libro di Giobbe c'è un'applicazione, un'applicazione se vogliamo, anche bruciante, perché il giusto, ingiustamente vittima della cattiveria, la perfidia, la sventura, la malattia, di tutto quello che è contenuto nel libro di Giobbe.
E per di più ancora, beffeggiato dalle risposte piene di sapienza umana, dei "suoi amici", che gli dicono: ecco se ti trovi in questa situazione è perché tu hai peccato o i tuoi hanno peccato.
Dunque è già presente in questo libro, per es. l'allontanarsi, il prendere le distanze da questa visione di causalità, cioè il male ti viene addosso perché tu hai commesso il peccato.
Di per sé non è del tutto sbagliata questa idea, ma non può essere considerata come un assoluto.
Perché è evidente che seminando il male non si raccoglie il bene.
Quindi molto spesso è vero questo che una vita di peccato ti produce delle gravi conseguenze, è nell'ordine della natura, non è nell'ordine della sopra natura, quindi non è Dio considerato il castigatore che, poiché tu hai commesso il peccato, allora ti castiga e si vendica, lanciandoti contro delle sventure.
Quindi si prendono le distanze da questa visione deterministica, da questa visione se vogliamo di predestinazione, dunque la visione della predestinazione ha qui un insegnamento biblico, che anche se non è esplicitamente strutturato, già prelude a una riflessione seria su questo problema.
Tenete presente che questo concetto di benedizione o di maledizione, a seconda del tuo stato morale, era molto presente anche ai tempi di Gesù.
Vi ricorderete sicuramente quando Gesù, parlando ai suoi discepoli dirà: è difficile che un ricco entri nel regno dei cieli, è più facile che un cammello passi nella cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli.
Che cosa successe dopo questa frase di Gesù?
Gli apostoli restarono perplessi, stupefatti, e fecero questa domanda: ma allora chi si salverà?
Perché era molto diffuso il concetto che il tuo benessere, la tua ricchezza era indice di benedizione da parte di Dio, anche se questo lasciava in molti casi dei dubbi e delle perplessità ancora maggiori.
Per es. Matteo era ricco, però era un pubblicano, cioè uno addetto alla raccolta delle tasse per conto dei romani, allora come si poteva conciliare la ricchezza di Matteo con il fatto di essere colui che lavorava contro il popolo di Dio?
Dunque vi erano delle perplessità fino a quei tempi, solo Gesù avrà il coraggio di rompere questa tradizione, chiamiamola teologica, di concezione del senso della vita.
Però già vediamo qui in questo libro didattico di Giobbe che questa idea comincia ad essere messa in crisi; che poi sia stata accettata dal popolo o dalla tradizione religiosa comune, è tutta un'altra cosa, ma nei libro didattico già si prelude a questo fatto, lo si vede nei dialoghi con gli amici sapienti, che vogliono in qualche modo dare una spiegazione del perché lui si trova in questo modo.
Ora in questo libro di Giobbe possiamo scorgere un pochino l'influsso della cultura greca; voi sapete che ci fu anche l'oppressione greca; tale influsso dovuto ad alcuni filosofi come Socrate, che impostavano i loro insegnamenti in forma dialogica, cioè parlavano di un convivio, di un invito a pranzo, o una passeggiata ecc. e lì raccontavano agli amici come affrontavano i grandi problemi della vita.
Dunque in questo libro didattico di Giobbe c'è un po' anche questo influsso almeno per quanto si riferisce alla struttura letteraria di questo libro.
Viene ambientata questa storia di questa persona che ha queste sventure, che perde tutti i figli in un terremoto ecc. e tutti i beni in altre sventure.
Ed ecco che interviene questo dialogo in cui poi ci sarà ancora la presenza di Dio che di tanto in tanto appare come colui che rivela qualche cosa.
Però voi sapete, ecco, altro concetto, rivelazione uguale spiegazione e nascondimento.
Tutto ciò che Dio rivela è una spiegazione di qualche cosa che però rimane di nuovo velata nell'ambito del mistero, perché Dio è il totalmente altro, cioè quello che lui rivela è talmente alto nei nostri confronti, da non essere subito compreso.
La nostra capacità di comprendere e di volere rimane molto limitata proprio da questo fatto.
La soluzione del libro è in questo abbandono fiducioso nelle vie di Dio; una soluzione del male non viene affrontata, viene proposto solo il superamento del problema del male e qui non mi sono espresso in maniera molto felice, ma lo voglio dire: non solo la proposta che viene fatta è chiaramente una proposta molto più alta di quella che è la capacità umana.
Ossia il male non è qualche cosa che si spiega, ma è qualche cosa che si supera, si sublima, ossia lo si offre, lo si trasforma.
Come in natura la sublimazione è il passaggio repentino da uno stato fisico ad un altro, per es. da quello liquido a quello gassoso, così quando parliamo di sublimazione vuol dire che cambiamo la natura di quello che stiamo vivendo.
Questa definizione è molto importante, sublimazione, uguale, cambiare la natura di ciò che si sta vivendo.
Esempio, la sofferenza di per sé produce abbattimento depressione, tristezza ecc. e pone te al centro di tutta la questione.
Nella sublimazione accade che al centro di tutta la questione non ci sei più tu, ma c'è Dio, perché nella sublimazione tu cambi l'essenza, dal subire all'offrire.
Guardate che questo è importante mettetelo in mente molto bene; questo libro di Giobbe vi parlerà anche di questo, quindi leggete il libro di Giobbe.
Altro libro didattico è il libro di Tobia.
Nel libro di Tobia troviamo la provvidenza di Dio, il quale interviene nel momento giusto, non interviene né prima né dopo.
Tobia rappresenta l'uomo giusto, timorato di Dio, presenta le relazioni famigliari, in una famiglia timorata di Dio.
Segue gli insegnamenti in cui i genitori possono permettersi di dare dei consigli ai figli e i figli desiderano ricevere consigli dai genitori.
Sembra una cosa molto strana ai nostri tempi, vero?
Eppure dovrebbe essere ancora così.
Purtroppo l'essere umano è sempre lo stesso: preferisce avere le esperienze da solo, piuttosto che approfittare degli insegnamenti che può ricevere dagli altri.
Ci sono altri valori che sono presentati, aiuto al povero, l'amore verso il prossimo, condanna della pigrizia, la giustizia.
La provvidenza di Dio è rappresentata da questo angelo Raffaele, il quale accompagnerà Tobia nel suo viaggio, lo consiglierà, permetterà che si realizzi la sua vocazione, permetterà anche di trovare il rimedio per la salute del padre che era rimasto cieco.
Dunque la vicenda della vita vista dalla persona timorata di Dio, che vede nella propria vita l'intervento di Dio, non un intervento spettacolare con una manifestazione eclatante,ma un intervento quotidiano, continuo, che è proprio l'ottica e l'insegnamento della provvidenza.
Altra serie di libri didattici: il libro dei Maccabei.
Combattono contro la dominazione Seleucide, che sono una stirpe ellenica; ottengono l'indipendenza sotto gli Amorrei, ( abitanti pre-israelitici della Palestina ) fa la sua comparsa la letteratura apocalittica, con il libro di Daniele.
Il libro di Daniele predice l'entrata finale e trionfale di Dio nella storia dell'umanità; anche qui c'è una progressione nel concetto delle relazioni che ci sono tra Dio e l'uomo.
Dio è sicuramente il totalmente altro, però comincia a entrare questa idea, attraverso il libro di Daniele, di Dio che irrompe nella storia dell'uomo; si sviluppa l'idea della venuta di un messia che liberà gli Ebrei dai loro oppressori.
Gli Esseni sostengono che per salvarsi, gli Ebrei hanno bisogno di una riforma spirituale.
Ecco, riuscite a intuire in tutto questo svilupparsi, tutto condensato che abbiamo affrontato, riuscite a vedere una progressione della consapevolezza spirituale che il popolo di Dio deve avere di sé stesso?
L'analisi molto veloce e molto superficiale di questi libri della Bibbia, ci invita a capire e vedere l'itinerario che si sta sviluppando, quindi dall'alleanza che Dio ha fatto con gli uomini, e gli uomini rispettano questa alleanza, ai Giudici che liberano il popolo tutte le volte che il popolo si allontana dall'alleanza e cade nella cattività, che vuol dire prigionia.
Per es. quando si parla di animali allevati in cattività, vuol dire che vivono in un luogo chiuso; quando vengono allevati allo stato brado vuol dire che vivono liberi di andare dove vogliono.
Un criceto nella tua gabbia, come vive? In cattività.
Ricordatevi, quando fate catechismo li dovete fare questi esempi, perché poi rimarranno nella mente di chi vi ascolta.
Dunque c'è la prigionia, i Giudici liberano il popolo dalla cattività, mediante anche azioni guerresche e riportano il popolo alla fedeltà all'alleanza.
Poi abbiamo i profeti, i quali non intervengono in senso guerresco, non fanno le guerre i profeti; i profeti però annunciano, proferiscono, cioè dicono ciò che Dio vuole dire al suo popolo.
Molti profeti hanno fatto una brutta fine, perché quello che Dio dice al suo popolo non fa piacere alle persone che non hanno voglia di fare quello che Dio insegna.
Dopo i libri profetici abbiamo individuato i libri didattici, quindi cattività; profetiamo: vi siete allontanati, ritornate; libri didattici: c'è la spiegazione, ecco guardate come Dio si occupa di noi, pensa a noi, ci accompagna, il problema del male, ecc. e poi abbiamo questa predicazione della letteratura apocalittica, che presenta l'intervento di Dio nella storia dell'uomo, quindi sempre più vicino, finché si crea questa attesa del messia.
Quindi la pedagogia di Dio è stata molto saggia, perché da molto lontano è riuscita a incidere nel pensiero della popolazione mediante questi insegnamenti.
Quindi voi vedete di secolo in secolo Dio si è servito del fare una progressione, nell'insegnamento al popolo di Dio, non essendo così facile, così immediata questa comunicazione di queste verità.
Il metodo pedagogico di Dio: Dio ha preparato tutto questo e ha avuto la pazienza di fare un passettino piccolo per volta, anche se Dio avrebbe potuto dare subito l'insegnamento a tutti, in questo caso l'essere umano avrebbe subito l'insegnamento di Dio, non l'avrebbe scelto, dunque non sarebbe stato una creatura libera.
Voglio ancora aggiungere qualcosa su questo concetto di relazione e rivelazione, ossia il mistero di Dio è sempre un mistero, un mistero grandioso, un mistero assoluto.
Quando Dio fa conoscere qualcosa di se stesso, ci dice qualche cosa, quindi ci rivela qualche cosa, ma nel dirci qualche cosa noi ci rendiamo conto che abbiamo una intuizione maggiore, ma c'è una nuova relazione, perché il mistero continua a essere più grande.
Mosè chiede a Dio: fammi conoscere il tuo volto.
E Dio risponde: tu non puoi conoscere il mio volto e restare vivo, quindi ti nasconderò nell'anfratto di quella roccia poi passerò davanti a te con tutta la mia gloria, quando sarò passato ti lascerò vedere le mie spalle e lo strascico del mio mantello.
Ecco la velazione, non puoi vedere il mistero di Dio in modo completo; tu puoi avere un'intuizione.
Oppure Dio ti rivela qualche cosa, sapendo che quello che ti ha rivelato, non è la totalità del mistero, ma solo quel poco che tu sei in grado di capire.
No, di portare, Dio non si capisce, Dio si contempla, lo si accetta.
Velazione è qualche cosa che ti protegge, c'è, ma non puoi accedere completamente.
Il Santo dei Santi, l'Arca dell'alleanza aveva il velo del tempio davanti, perché era lì la presenza di Dio, ma non puoi accedervi direttamente, perché c'è un velo che ti separa.
Questo velo, che poi era una coltre molto spessa, ma veniva chiamato il velo del tempio, questo velo che voleva dire: c'è una comunicazione, infatti non è un muro.
Però questa comunicazione dipende dalla bontà di Dio di dirti qualche cosa di se stesso, ossia tu non arrivi a Dio con le tue forze, è Dio che ti concede qualcosa di se stesso.
È più chiaro adesso?
Al tempo della nascita di Gesù, la Palestina è dominata dai romani; circa nel '63 a.c. comincia questa dominazione.
Intanto c'erano già le comunità essene, come vi ho detto prima, queste comunità monastiche, di tradizione antico testamentaria, le quali cominciano veramente una forma di predicazione molto seria sul fatto che sia necessaria una riforma spirituale.
Ossia non è sufficiente il culto, le pratiche, ecc. è necessario che tutto questo sia surrogato da un'autentica conversione del cuore.
In questo ambiente voi sapete, si svilupperà e si condenserà la vocazione di Giovanni il Battista.
Alcuni studiosi pensano che lui si sia formato in una comunità essena, forse proprio quella di Qumram, vicino al Mar Rosso, e là predicava proprio il ritorno a Dio ecc.
La predicazione di Giovanni il Battista, assomiglia molto a quella tipica delle comunità essene, per questo si pensa che egli abbia fatto esperienza o probabilmente fosse uno che era vissuto per molto tempo in questa comunità.
Dunque Giovanni il Battista annuncia un Messia che molti Ebrei, specialmente quelli del partito degli Zeloti, vedono come un successore del re Davide che dovrebbe sconfiggere i romani, per ricostruire il regno di Israele.
Ecco il salto di qualità che farà fare Gesù Cristo; Egli è veramente il Messia, ma non un Messia che esercita il suo potere temporale, non è un Messia successore del re Davide, anche se tutte le profezie parlano di nuovo Davide il cui trono resterà per sempre, ecc.
Ma il Messia che Gesù presenterà, essendo egli stesso il Messia, è un Messia che ha il potere, ma non quello politico.
Gli Zeloti erano, come possiamo chiamarli, degli estremisti, sicuramente fondamentalisti estremisti per cui applicavano alla lettera, aspettandosi un Messia che fosse come un giudice, come un profeta e come un re tutto insieme.
Cosa intendo dire come Giudice? Giudice, cioè quello che guerrescamente ottiene il potere, il re lo mantiene questo potere e il profeta, colui che parla a nome di Dio; quindi tutto sommato il Messia sarebbe stato una persona umana.
Chiaro che il Messia che si è realizzato nella storia della salvezza è molto di più di quello che gli Esseni stessi o tutto il popolo si aspettava, perché non è semplicemente una persona umana, ma è uomo e Dio allo stesso tempo.
Quindi il potere di Gesù Cristo è infinitamente superiore a quello che gli Zeloti o gli Esseni e si aspettavano generalmente, tutta la popolazione desiderava avere un Messia, un guerriero alla stregua del re Davide, il quale mediante le sue campagne era riuscito ad avere un grande regno, con l'unificazione delle tribù di Israele ecc.
Il Messia che veniva predicato da Giovanni il Battista aveva molte caratteristiche di colui che detiene il potere che lo mantiene, che lo concretizza nelle sue mani.
Però questa predicazione favoriva questi estremisti, i quali potevano intravedere nella predicazione qualsiasi pretesto possibile, per accendere delle ribellioni.
Per questo motivo il potere aveva paura di Giovanni il Battista, anche se quello che diceva era sostanzialmente vero.
Non è che avessero paura di Giovanni come persona, ma di quello che diceva.
Nel senso che quello che diceva era una miccia accesa, per fare esplodere qualsiasi tipo di ribellione.
Allora avete sentito nel Vangelo di ieri, Erode aveva paura e Erodiade aveva paura più di lui e Giovanni il Battista viene imprigionato per la sua predicazione non di quello che diceva di Erode e di Erodiade.
Che già il popolo ebraico era abbastanza incline alle rivoluzione, alle sommosse ecc., per cui ogni pretesto poteva essere valido per accendere queste rivoluzioni.
Erode che sapeva molto bene di poter mantenere il potere, se era in grado di sedare le rivolte; sapeva molto bene che i romani consideravano questa provincia una delle più tumultuose e Erode che era stato messo re di quella regione, voleva mantenerlo questo, sapeva di dipendere dai romani, però gli faceva comodo avere una vita di tutto agio e allora per mantenere questa calma imprigiona Giovanni il Battista, per far piacere ai romani, per far piacere al Sinedrio, per evitare che ci siano dei tumulti in seguito ai quali potessero destituirlo dal potere.
Poi c'era anche l'attacco personale di lui che si era impossessato della moglie di suo fratello, quindi nella predicazione di Giovanni c'era anche l'insegnamento morale.
Quasi sicuramente, voi lo sapete, tutte le guerre che vengono spacciate per guerre di religione, in realtà sono guerre economiche, guerre di interessi, la religione non c'entra mai niente, viene sempre usata come un pretesto, si accendono gli animi delle persone, enfatizzando alcuni elementi che sono presenti in tutte le religioni.
Chi detiene il potere sa molto bene su che cosa far leva nel consenso comune di una popolazione, per avere il permesso di agire secondo altri interessi.
Se avessero detto: ah, vogliamo liberare la terra santa perché così tutti i nostri principi possono avere un territorio da occupare, pensate che le crociate avrebbero avuto successo?
No. Allora si strumentalizzò l'idea di dire: sono i luoghi di Gesù, quindi noi dobbiamo andare a liberare i luoghi di Gesù e molta gente semplice che andò alla crociata e ci lascio le penne era convinta di fare tutto questo, ma i principi sapevano che andavano tutto per un altro motivo, non gli interessava assolutamente quasi niente questo problema dei luoghi di Gesù Cristo.
Tutti i figli cadetti delle famiglie nobili del nord Europa, voi sapete c'era il sistema feudale in tutta l'Europa, e tutti i principi che non avevano nessun territorio, perché non erano i primogeniti, cosa facevano?
Vado a conquistarmi un territorio! E l'occasione venne colta al volo.
Nella storia si preferisce, in particolare quella anticristiana preferisce enfatizzare altre motivazioni, che sono tutte da dimostrare, ma gratta gratta, sotto il problema è sempre solo quello economico.
Tuttora è così.
Dunque tenete presente gli Zeloti un po' estremisti dicono: ecco, noi vogliamo un capo che sia spirituale; quindi gli Zeloti non erano del tutto cattivi, erano fondamentalisti, volevano veramente il governo di Dio sulla nazione e quindi volevano un re umano, che detenesse il potere con il dito e la potenza di Dio, volevano una teocrazia, ossia il governo di Dio.
Volevano che il potere spirituale e il potere temporale coincidessero, sappiamo tutti che fine hanno fatto; molto probabilmente Giuda Iscariota faceva parte degli Zelati