Confessione e direzione

B69-A2

Sollecitato, spesse volte, da anime pie a chiarirle su frequenti pene che le tengono angustiate circa il Sacramento della Penitenza e quanto lo integra, e rende più proficuo, la Direzione spirituale, pensammo in Domino di dissipare in succinto i punti circa i quali più frequentemente si trovano impigliate, rimettendo quelle che desiderano più ampie spiegazioni in proposito all'opera « Confessione e Direzione: Il Figlio Spirituale » ( Istituto Povere Cieche, Corso Napoli, 54 - Torino - L. 9 franco di porto ).

In primo luogo, si deve tenere ben a mente che altro è la Confessione, e altro è la Direzione spirituale, quantunque sia desiderabile poterle avere entrambe nello stesso Ministro di Dio; in pratica però succede spesso ben diversamente, tale essendo la disposizione generale della Divina Provvidenza, alla quale dobbiamo, amorosamente uniformarci, senza paura di rimetterci.

Confessione.

Tutti quelli che desiderano di confessarsi bene, e tutti quelli che hanno paura di confessarsi male, fanno tutti una buona Confessione; soltanto quelli che appositamente vogliono fare una Confessione sacrilega, si confessano male.

Per confessarsi bene basta accusare tutti i peccati mortali che l'anima sa di avere sulla coscienza e non ancora mai confessati a dovere, col pentimento e proposito voluto, ma che è certa che li ha fatti e certa che sono gravi, e la Confessione è ben fatta.

Tutto il resto che non è materia grave, o che non si sa se sia grave o no, tutti i peccati veniali, tutte le imperfezioni non si è obbligati ad accusarli, ancorché si tacessero per pura vergogna, non rendono mal fatta la Confessione.

Che sia bene e molto utile confessare i peccati veniali è cosa indubitata, ma intanto non vi si è obbligati.

L'assoluzione perdona sempre tutti i peccati di cui si è pentiti, eccetto che sia ostacolata da un peccato mortale che non si vuol confessare, oppure, a riguardo dei veniali, che si vogliono ancora commettere.

Ciò posto, perché tanto affannarsi, rompersi la testa per ricordar tutti i peccati veniali e le imperfezioni, dal momento che non si è obbligati a confessarli e, se pentiti, restano perdonati egualmente?

Spendere più di 5 minuti nell'esame, per chi si confessa almeno una volta il mese, è un vero perder tempo.

Ciò che assolutamente importa di portare ad ogni Confessione, perché non sia nulla ( o sacrilega se si omettesse apposta ) si è il dolore.

Senza di questo non vi sarà mai una Confessione che valga.

E siccome è cosa così necessaria il dolore, per ogni Confessione, e siccome non è sempre tanto facile il procurarselo, quando, per grazia di Dio, non si hanno che peccati veniali o sole imperfezioni da confessare, è sommamente raccomandato a tutti di andarlo a cercare nella vita passata, in quell'epoca in cui si è stati più colpevoli, quantunque siano peccati già confessati.

Con questo non vogliamo dire di ripetere gli esami particolareggiati di quei peccati vecchi, ma soltanto di pensare ai medesimi in globo.

L'anima, ad es., può dire a se stessa: ora, grazie a Dio, non ne ho più sulla coscienza di quei peccati là, me ne sono confessata e già ne fui perdonata, ma intanto, se fossi un po' morta allora che cosa ne sarebbe stato di me?! …

Oh, Gesù, ne sono una volta di più pentita e mai più tornerò a commetterli, col tuo aiuto.

O Gesù, tu nell'orto del Gethsemani li hai veduti in anticipazione quei peccati, ti hanno cavato il Sangue dalle vene, e sei morto in Croce a causa dei medesimi …

O Gesù, quantunque già perdonato, mi rincresce ogni giorno più d'averli commessi, e, colla tua grazia, preferirò la morte, piuttosto che ritornar a commetterli.

Sopra questi due pensieri, i quali appunto esprimono l'attrizione e la contrizione perfetta, è bene insistere quanto più si può, anche occupandovi tutto il tempo in cui si aspetta il proprio turno per presentarsi al Confessore.

Più si eserciterà l'anima nel dolore dei peccati, anche vecchi, già confessati e perdonati, e più sarà grande il frutto della Confessione.

Siccome poi il dolore dei peccati non basta che sia interno, ma è anche necessario che sia esternato nell'accusa, quindi a tutti quei che si confessano sovente, e però per lo più non hanno peccati mortali certi, recenti da confessare, si raccomanda vivissimamente di esternarlo, concludendo l'accusa delle colpe recenti con dire: Chiedo ancora perdono di tutti i miei peccati della vita passata, specialmente di quelli che ho commesso contro l'ubbidienza, la carità, la castità e contro tutti i doveri del mio stato.

Non si stia a dire - dei peccati confessati e dei dimenticati - cosa che allunga inutilmente l'accusa generale - e neppure si menzionino esplicitamente i peccati contro i voti, cosa già racchiusa nelle parole - contro tutti i miei doveri - e poi anche per non limitare l'accusa generale al solo tempo dopo la professione, dopo la quale è difficile che sianvi peccati gravi che facilitino un più profondo dolore.

Tale accusa generale, se il Confessore la lascia fare, si faccia subito come conclusione dei peccati recenti confessati; se invece il Confessore interrompe, si sta subito zitti per ascoltare ciò che egli dice, ed in tal caso si faccia poi quando il medesimo dirà: faccia l'atto di dolore o di contrizione, premettendola all'atto di dolore.

Quando poi il Confessore imporrà la penitenza è doveroso rispondergli che si accetta ben volentieri e che la si farà e poi si adempirà tosto senso ripeterla per scrupolo o aspettare a farla quando si sia più tranquille.

Dopo la Confessione non si vada più a pensare se si è detto tutto, se si è spiegato tutto, ecc., sarebbe solo un perder tempo e crearsi ansietà gratuite, perché l'assoluzione porta via tutte le colpe di cui si è pentiti, anche se si fossero scordate.

E neppure andate più a scrutare se avevate il necessario dolore: fra gli altri motivi di rimaner in pace, vi è pur quello che il Concessore giudica delle disposizioni attuali del penitente, e, avendovi data l'assoluzione e la penitenza, è segno che ha trovato in voi tutto quanto era necessario.

Ecco in succinto quanto si ricerca per ogni buona Confessione, nulla importando se in pochissimi minuti si e fatta la Confessione, ancorché il Confessore non dica nulla, ancorché non si resti soddisfatti.

Ancora un'osservazione: fra le doti d'una buona Confessione abbia pure quella della brevità.

La Confessione è breve sempre che si dica solamente ciò che in qualche modo interessa la propria anima, qualunque tempo si impieghi; viceversa è lunga quando si dicono cose che non riguardano la propria coscienza, ancorché duri pochi minuti più del necessario.

( Continua )

Can. Luigi Boccardo.