Casa di Carità - Sabato 9 maggio

B163-A3

Nel presente Bollettino diamo un resoconto delle nostre celebrazioni giubilari e pubblichiamo altri articoli inviatici per la circostanza.

I rimanenti articoli e notizie di cronaca saranno pubblicati sul N. 3/1964, in modo che la serie dei Bollettini di quest'anno costituisca una documentazione completa.

Le cerimonie celebrative del cinquantennio dell'Unione Catechisti e del decennale della morte del Fr. Teodoreto si svolsero alla Casa di Carità dove riposa la salma del nostro Fondatore, e al Collegio S. Giuseppe dove egli trascorse i suoi ultimi anni e passò da questa vita.

Casa di Carità - Sabato 9 maggio

La Casa di Carità, nel pomeriggio del 9 maggio u. s. e cioè esattamente nel giorno in cui si compivano cinquant'anni dalla data di erezione della Pia Unione del SS. Crocifisso, accolse alcune centinaia di persone nel suo salone dell'ultimò piano.

L'ampio locale era gremitissimo e molti dovettero rimanere in piedi.

Il pubblico, passando davanti alla tomba del Fr. Teodoreto, poteva ammirarne la nuova sistemazione,

Coloro che erano stati presenti dieci anni fa alla celebrazione del quarantennio la richiamavano spontaneamente alla memoria e ne facevano i confronti.

Allora la tomba del Fr. Teodoreto non c'era, ma lui stesso giaceva moribondo al S. Giuseppe.

Quel giorno non fu una festa, ma una commossa preghiera piena di trepidazione.

Ora com'è diverso il clima: la letizia è sul volto di tutti.

Alle 16 precise arrivò S. Em. il Card. Fossati e quindi l'On.mo Fr. Nicet, Superiore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, accompagnato dall'Assistente Generale Fr. Leone, dal Visitatore Fr. Alfredo e dal Visitatore Ausiliare Fr. Timoteo.

S.E. il Card. M. Fossati alla Casa di Carità Arti e Mestieri per la celebrazione del cinquantenario dell'Unione Catechisti, riceve l'omaggio del Superiore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane

Nel salone, già gremito, erano ad attenderli l'avv. Amedeo Peyron, che doveva tenere il discorso commemorativo; le autorità cittadine, tra cui l'On.le Sibille e l'Assessore Enrico, per il Comune di Torino, i rappresentanti della Provincia, del Prefetto, del Provveditore agli Studi; un folto gruppo di Fratelli delle Scuole Cristiane, fra cui i Direttori delle comunità torinesi, lo Studentato e l'Aspirantato maggiore di Grugliasco al completo, con a capo i rispettivi Direttori Fr. Secondino e Fr. Albino; i Novizi venuti da Paderno con il loro Maestro Fr. Abondanzio; i rappresentanti delle famiglie religiose ( Gesuiti, Salesiani, Francescani, Barnabiti, Missionari della Consolata, ecc. ), le Patronesse della Casa di Carità con la presidente Sig.ra Giletti; molti zelatori ed amici, insegnanti ed ex allievi.

Aprì la seduta e ne diresse lo svolgimento il presidente dell'Unione, il quale ringraziò gli intervenuti ed espresse i sentimenti dei catechisti.

Egli disse: Eminenza Rev.ma, Rev.di Padri, Signori ed amici,

alcuni dei presenti, che hanno varcato la cinquantina, ricorderanno ancora la piissima figura del card. Agostino Richelmy: fu lui che il 9 maggio 1914 emise il decreto che ufficialmente dava vita alla Pia Unione del SS. Crocifisso e M. I. per la quale il Fr. Teodoreto lavorava da alcuni anni.

Il presidente dell'Unione apre le celebrazioni alla Casa di Carità

Non so quale importanza il Cara. Richelmy abbia dato allora a quel decreto, quantunque vedesse con molta simpatia quel gruppo di giovanotti radunati sotto l'insegna del Crocifisso e dell'Immacolata, ( due dei quali sono ancora qui tra i catechisti congregati ); ma non so neppure se tra gli atti del suo lungo ministero sulla cattedra di S. Massimo si sia celebrato il cinquantennio di qualcuno, come noi stiamo facendo qui.

Dodici anni dopo, nel 1926, il suo successore, card. Giuseppe Gamba, di cui i catechisti non dimenticheranno mai il tratto paterno, in una memorabile udienza propose ad essi lo stato di perfezione, a cui il Fr. Teodoreto li aveva sia condotti a vivere di fatto, ed essi accettarono con entusiasmo.

Finalmente nel 1947, erano trascorsi 33 anni, Pio XII con la Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia, istituiva gli Istituti Secolari e S. Em. il Card. Arcivescovo Maurilio Fossati, qui presente, poteva approvare le Regole dell'Unione Catechisti nella sua forma definitiva.

Mi è grato, in questa adunanza dove vogliamo soprattutto lodare il Signore e ringraziarlo dei suoi benefici, esprimere in primo luogo la nostra riconoscenza ai Pastori stabiliti da Lui, che tante cure e tanta benevolenza hanno sempre avuto per noi, e di cui la presenza qui, oggi, di S. Em. il nostro Cardinale, è un'ultima conferma.

L'Unione Catechisti è un frutto dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, è un germoglio fiorito sull'antico tronco lasalliano e coltivato dal Fr. Teodoreto.

La presenza qui dell'On.mo Superiore Generale dei Fratelli, dell'Assistente Generale per l'Italia, del Visitatore e di tanti Direttori e Fratelli, non è solo un onore per noi, ma un'intima gioia: la gioia dei figli di trovarsi con i genitori.

Vorrei poter avere il tempo di evocare il nome di tutti i Fratelli che hanno collaborato cori il nostro Fondatore, che ci hanno istruiti, educati, formati, aiutati in tutti i modi e accompagnati in questo lungo itinerario cinquantennale, ma il loro elenco sarebbe troppo lungo.

Molti di essi non sono più. E sebbene il nome di alcuni quasi ci urga sulle labbra, come quelli dell'On.mo Junien Victor, che ci ha affiliati all'Istituto dei Fratelli, dell'On.mo Athanase-Emile, che ci ha fatto oggetto di una circolare a tutte le case del mondo, dell'Assistente Fr. Candido, del Fr. Isidoro, del Fr. Norberto, del Fr. Lorenzo, del Fr. Emiliano ed altri, non vogliamo far torto a nessuno e ci accontentiamo di citarli tutti insieme in blocco, chiudendo nel nostro cuore l'affetto che il loro ricordo ci risveglia.

Nella persona dell'On.mo Fr. Nicet che ringraziarne per il suo intervento, intendiamo anche ringraziare tutti i Fratelli, passati e presenti ed esprimere loro il nostro affetto e la nostra assoluta fedeltà a quegli ideali, a quegli insegnamenti, a quella missione che abbiamo visto incarnati in loro e che abbiamo fatti nostri, dedicandovi la nostra vita.

La natura stessa dell'Unione Catechisti, formata tutta di laici, richiede l'assistenza continua del sacerdote, sia per la vita spirituale dei catechisti che per la integrazione del loro apostolato.

Questa assistenza, richiesta al clero secolare e a tutte le famiglie religiose, ci venne sempre data con premura paterna, con sincera simpatia e con piena comprensione, incoraggiandoci di continuo e aiutandoci a superare le nostre difficoltà.

Ne diamo atto volentieri, esprimendo a tutti la nostra gratitudine.

Siamo lieti di poterlo fare qui direttamente ai rappresentanti delle famiglie religiose che hanno voluto onorarci oggi con la loro presenza e particolarmente a quelli che andiamo più spesso a disturbare per le nostre giornate di ritiro, per i nostri Corsi di Religione, la nostra assistenza particolare.

Non posso dimenticare nei miei ringraziamenti le autorità civili che ci hanno favoriti, il vasto pubblico dei nostri benefattori, zelatori e ascritti, fra cui in particolare il gruppo delle nostre patronesse, rappresentato qui dalla sig.ra Giletti, sua presidente.

Grazie a tutti i presenti, che hanno voluto oggi partecipare alla nostra celebrazione, particolarmente all'Avv. Amedeo Peyron antichissimo amico dell'Unione e del Fr. Teodoreto, che ha accettato di tener oggi la commemorazione ufficiale ».

Il Presidente terminò comunicando le adesioni ricevute alla nostra manifestazione.

Subito dopo iniziò il suo discorso l'Avv. Peyron. Ne diamo qui il riassunto.

Il Fr. Teodoreto ( prof. Giovanni Garberoglio ) nacque a Vinchio d'Asti il 9 febbraio 1871.

Entrò nell'Istituto dei F.S.C, il 12-10-1887 e fece il noviziato a La Villette, in Savoia, dal 1-11-1887 al 1-11-1888.

Prestò servizio militare fanno 1889. Dopo di che, fino alla morte, fu dedicato alla scuola, prima come insegnante, poi Ispettore didattico, e quindi come Direttore.

La massa degli allievi sui quali si esercitò, direttamente o indirettamente, la sua azione educativa e si irradiò la sua santità personale, è difficile da calcolare, ma è imponente: 66 anni di vita religiosa, eroicamente vissuta e dedicata fino all'ultimo alla gioventù.

La sua comunità fu la più povera del Distretto, quella di S. Pelagia, e le sue scuole furono costantemente le scuole dei poveri, sempre gratuite.

Durante il Secondo Noviziato, compiuto nel Belgio, l'anno 1906, ebbe la prima idea dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e M. I. concepita come opera di perseveranza degli allievi delle Scuole Cristiane, che doveva riunire i migliori elementi della scuola, curarne intensamente la formazione cristiana e farne il lievito, prima nella scuola stessa, e poi nella società dove la loro vocazione ti avrebbe chiamati a vivere.

Quest'idea venne realizzata tra molte difficoltà, con l'appoggio di Fra Leopoldo Musso ofm. da cui ricevette il titolo del SS. Crocifisso e la relativa devozione.

Lo sviluppo fu graduale e raggiunse la forma definitiva di Istituto Secolare restando più che mai l'opera di perseveranza propria della Scuola Cristiana.

L'Unione Catechisti fu uno dei primi cinque Istituti Secolari approvati dalla Chiesa dopo la Costituzione Apostolica Provida Mater Ecclesia, del 2-2-1947, con cui Pio XII disciplinava una nuova forma di vita di percezione, e a quella data aveva già oltre trent'anni di esistenza.

Il Fr. Teodoreto è un precursore del movimento per l'apostolato dei laici, a cui rivolse la sua attenzione lo stesso Concilio Ecumenico Vaticano II e a cui dedicarono cure particolari i Sommi Pontefici di quest'ultimo mezzo secolo.

Questo movimento, che ha per scopo la "consecratio mundi" secondo l'espressione di Pio XII, nell'Unione Catechisti è caratterizzata dalla formazione delle élites di consacrati, totalmente disponibili per le opere di apostolato ( Catechisti Congregati ) e dalla cura particolare per la formazione di famiglie veramente cristiane ( Catechisti Associati ).

Essa obbedisce cioè alla legge naturale secondo cui, sono sempre le élites che determinano l'atteggiamento delle masse, sia nel campo intellettuale, artistico, morale, sociale, politico, che in ogni campo.

Nessuno è in grado di preparare queste élites meglio della scuola cristiana, soprattutto della scuola lasalliana, condotta da religiosi, che essendo dei laici sono assai vicini ai cristiani viventi nel secolo e particolarmente sensibili ed aperti alla loro mentalità.

Perciò il movimento suscitato dal Fr. Teodoreto è fondato su solide basi e gode l'ampio respiro dei valori essenziali.

Attorno ai membri dell'Unione ( catechisti congregati e catechisti associati ) ha sempre gravitato un ampio gruppo di simpatizzanti, di aderenti ( zelatori e ascritti ), di collaboratori sui quali l'Unione esercita un'influenza orientatrice e stimolante.

Il campo d'azione dell'Unione Catechisti comprende questi principali settori:

1) la diffusione capillare della verità cristiana, per mezzo dell'apostolato catechistico, la scuola, la stampa e tutti i mezzi idonei allo scopo ( cine, radio, ecc. );

2) l'azione sociale, con la testimonianza della vita, lo studio dei problemi sociali e l'attività organizzata, per dare ai princìpi religiosi una adeguata e concreta realizzazione, genuinamente cristiana, nella vita familiare, economica, politica, e in tutte le strutture e rapporti della vita comunitaria;

3) lo sviluppo della vita interiore, in sé e attorno a sé, per mezzo di appositi corsi di formazione, ritiri ed esercizi spirituali, vita liturgica, aiuto ai giovani per la scelta dello stato, ecc.;

4) la diffusione dell'amore e del culto a Gesù Crocifisso, sintesi di tutta la spiritualità e fine ultimo dell'apostolato dei catechisti.

A cominciare dal 1919, e cioè subito dopo la prima guerra mondiale, che aveva creato problemi nuovi, gravi e urgenti, il Fr. Teodoreto fu strenuo assertore delle scuole professionali gratuite, sotto il titolo "Casa di Carità Arti e Mestieri" proposto da Fra Leopoldo.

Non potendo i Fratelli S. C. realizzare subito tale opera, per difficoltà insuperabili, il Fr. Teodoreto guidò i suoi catechisti a realizzarla alcuni anni dopo.

Da oltre quarant'anni la Casa di Carità, iniziatasi prima timidamente e poi consolidatasi via via, si sforza di preparare nuove generazioni di operai ai compiti umani, sociali e professionali che li attendono, orientando ogni cosa al fine ultimo, che è Dio.

L'Unione Catechisti è attualmente stabilita in Italia, con tre sedi ( Torino, Milano, Napoli ), in Spagna con sette sedi ( Barcelona, Tarragona, Zaragoza, Bilbao, San Sebastian, Bustiello e Caborana ), nel Perù con tre sedi ( Lima, Arequipa, Cuzco ) e in Africa ( Etiopia, Egitto, Madagascar ).

Altri gruppi sono in formazione in Europa, Africa e America.

La sopravvivenza dell'Unione Catechisti nonostante le gravissime difficoltà che l'hanno contrastata, e la sua attuale espansione, non sarebbero state possibili se non avessero avuto il loro fondamento nella virtù eroica del Fr. Teodoreto.

Questi, autentico figlio di S. Giovanni Battista La Salle, è anche l'erede di quella scuola torinese di santità che è incominciata circa un secolo fa e che ha dato alla Chiesa uno stuolo di Santi di prima grandezza, meritando a Torino un primato unico fra tutte le diocesi del mondo.

Nel Fr. Teodoreto questa santità confluisce, con le note caratteristiche del carattere piemontese, pratico, tenace, laborioso, retto, e si irradia lontano in forme semplici, ma ricche di contenuto.

Nella vita del Fr. Teodoreto non si riscontra alcun fatto miracoloso, ma solo una fede granitica e coerente, una pietà intensa, un'umiltà profonda, una dedizione assoluta, uno zelo inesauribile, che lo fanno straordinario nell'ordinario; in cui tutto ciò che è naturale diventa soprannaturale e ciò che è soprannaturale è naturalissimo e dove ognuno può trarre incoraggiamento per una santità così a portata di mano.

Egli rimane l'educatore che rende facili le vie della virtù e che mostra a tutti quanto alto può salire chi si impegna davvero nel proprio dovere, facendo niente altro che il proprio dovere con spirito di fede, secondo la formula lasalliana di "non fare alcuna differenza fra i doveri del proprio stato e l'affare della eterna salute".

L'Avv. Amedeo Peyron, durante il suo discorso commemorativo

Al discorso dell'avv. Peyron seguì un coro di voci bianche della « schola cantorum » dell'Ist. La Salle, guidata dal Fr. Eustacchio, che eseguì l'inno della gioventù operaia: « O Gesù, se un giorno tu ritorni, vieni a nascere nell'officina … ».

Quindi un insegnante ed un allievo della Casa di Carità vollero far sentire la voce delle loro rispettive categorie in questa circostanza.

L'ing. Palatini, espresse l'esperienza del suo contatto con la Casa di Carità, presso la quale insegna da diversi anni, nei seguenti termini: "Casa di Carità Arti e Mestieri - Corsi di qualificazione professionale, gratuiti, diurni, preserali, serali, per operai e disegnatori".

La lettura di queste parole su alcuni manifesti affissi nelle pubbliche vie ed alle porte delle Parrocchie, fu la mia prima presa di conoscenza di quest'opera.

Ciò avvenne una quindicina di anni fa, in un momento particolarmente difficile per un padre: dover decidere l'indirizzo da dare alla carriera di un figlio che non dimostra attitudine allo studio di scienze astratte e, ancor meno, a quelle di cultura generale.

Dopo aver visitato alcune scuole professionali ed essermi convinto che questa sembrava dare migliore affidamento per una più completa formazione umana del ragazzo, affidai ad essa l'istruzione di mio figlio.

Il risultato fu ottimo: il ragazzo che, prima, considerava le ore di lezione come un supplizio inflittogli dalla rigidità paterna, divenne in breve tempo entusiasta della scuola e riuscì, ad affermarsi veramente bene, tanto nello studio quanto, successivamente, nella vita.

Ebbi la misura dell'interesse che questa scuola aveva saputo suscitare in mio figlio e nel suoi compagni, in occasione del trasloco dai locali di Via Feletto in quelli attuali.

Fu una vera festa per tutti e fu con quello slancio che caratterizza i giovani, che quei ragazzi si prodigarono nell'aiutare a trasportare attrezzi ed arredi nonché a pulire, verniciare ecc., in modo da rendere tali arredi degni della nuova sede.

Mi resi conto allora che la scuola era veramente diventata, per quei giovani, anche "Casa".

Altra conferma ebbi da alcuni colleghi d'ufficio, alcuni dei quali erano stati fra i primi allievi di questa scuola.

Bisognava sentire con quale entusiasmo e con quale senso di "cosa propria" essi parlavano!

Come ricordavano, con affetto e rispetto, compagni ed insegnanti e come si gloriavano d'essere stati proprio fra i primi allievi, quando ancora la scuola era nei sotterranei della Madonna della Pace!

Effettivamente si sentiva che, per quegli uomini ormai maturi ( alcuni addirittura più anziani di me ) questa scuola rappresentava una svolta decisiva della loro vita; essi si sentivano ancora profondamente suoi figli e la consideravano come cosa propria, con un sentimento simile a quello che ogni figlio prova per la propria madre.

Di questi sentimenti io mi rendevo ben conto, ma non potevo ancora comprendere in che modo essi potessero venir generati.

Alcuni anni fa chiesi di svolgere alcuni corsi preserali e fui gentilmente accettato quale insegnante.

Non posso dire che i primi contatti con gli allievi mi abbiano fatto felicitare con me stesso della decisione presa!

I ragazzi affidatimi erano quasi dei bambini, che venivano alla scuola dopo otto e, talvolta, più ore di lavoro, di fatica, di sofferenza.

Talvolta erano stanchissimi, talvolta irrequieti, quasi insofferenti di una nuova fatica.

Molti di essi vivevano, a casa, in condizioni di gravi ristrettezze, senza un minimo di comodità per potersi applicare allo svolgimento di qualche esercizio.

In queste condizioni, mi sembrò logico proporre l'allontanamento dalla scuola di qualche elemento particolarmente difficile e mi sembrò pacifico che la proposta sarebbe stata accettata.

Invece la cosa non solo non fu pacifica, ma la risposta fu il gentile invito a riflettere, prima, su questa domanda: « Se il tale ragazzo non viene aiutato a superare le sue difficoltà in questa scuola, dove potremo consigliare i suoi genitori di inviarlo? ».

Ed il pensiero che, nelle periodiche riunioni generali degli insegnanti viene sempre proposto dalla Direzione, è : « Questa è una scuola professionale, ma è anche una casa e, per di più, una casa di carità.

Ogni ragazzo, quando è in aula, è a scuola, ma è anche a casa; egli ha in cattedra un insegnante, ma ha pure un padre od un fratello maggiore ».

Signori Catechisti! Queste sono bellissime parole e, per voi, potrà anche essere pacifico che sia facile applicarle praticamente.

Io, invece, vi dico pubblicamente, che è difficile e vi riporterò le parole che Fr. Emiliano di v. m. scrisse del vostro Fondatore Fr. Teodoreto, parlando delle critiche che venivano rivolte all'indirizzo da Lui dato all'Unione: « Ma Fr. Teodoreto garantiva, in un certo senso, la sua opera con la sua santità: ci si ritraeva in disparte dicendo o borbottando: « Così poteva fare Lui solo ».

E voi. Signori Catechisti, lo sapete ed è forse per questo che ci avvertite sempre di non prendere posizioni personali troppo rigide, nei confronti di qualche deficienza degli allievi, ma di deferire, in onesti casi, la soluzione della questione alla Direzione.

E, in Direzione, si sa come applicare la Carità!

Desidero concludere queste mie osservazioni:

- con un pubblico ringraziamento, rivolto al Signore, per aver voluto, tramite Fr. Teodoreto, far sorgere nella nostra Torino e, di qui, diffondere nel mondo, quest'opera che svolge la sua azione in campo particolarmente delicato qual è, quello giovanile operaio.

Ringraziamento sincero ai Catechisti tutti e, in particolare, ai Dirigenti della Scuola, per aver essi accolto l'invito del Signore e per l'esempio e la guida ch'essi ci danno e che noi ( talvolta recalcitrando ) cerchiamo di seguire come possiamo;

- e con una testimonianza pubblica.

Elettivamente questa scuola applica il programma enunciato nella sua denominazione: "Casa di Carità Arti e Mestieri".

Essa porge un serio insegnamento; attua, nelle classi, uno spirito familiare, ed applica veramente la Carità ».

L'allievo Antonio Gulotta, a nome di tutti gli allievi della Casa di Carità Arti 'e Mestieri, espresse l'ammirazione e la riconoscenza per il Fr. Teodoreto e per l'opera sua, impegnandosi a seguirne i luminosi insegnamenti.

Tra gli applausi generali prese poi la parola l'On.mo Superiore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane:

Il Fr. Nicet-Joseph, Superiore Generale dei F.S.C., durante il suo discorso alla Casa di Carità

« Eminenza Reverendissima, Reverendi Padri, Fratelli miei. Catechisti, Signore, Signori.

Le commemorazioni intimamente congiunte del decimo anniversario della morte del Servo di Dio Fratel Teodoreto e del cinquantesimo anniversario della fondazione dell'Unione Catechisti, sono sentite da tutti i Fratelli delle Scuole Cristiane con vivo compiacimento e mi aprono l'animo a delle considerazioni che desidero esprimere.

È la prima volta nella storia plurisecolare dell'Istituto dei Fratelli dette Scuole Cristiane che da esso nasce un nuovo stato di perfezione, una nuova comunità spirituale, e questo da solo dice l'eccezionaiità dell'avvenimento.

L'importanza di esso, per noi Fratelli delle Scuole Cristiane, risalta ancora più dal fatto che questa nuova comunità spirituale, questo Istituto Secolare, per dirla con termini giuridici, mentre è dotata di una vitalità tutta propria, è inserita profondamente nel tronco lasalliano da cui è germinata.

Ci troviamo di fronte a un frutto singolare che anziché staccarsi dall'albero che l'ha prodotto, ne costituisce uno sviluppo e una integrazione dell'attività apostolica.

Il Fratel Teodoreto, mediante la fondazione dell'Unione, ha davvero ottenuto dei risultati educativi eccezionali, in quanto egli ha portato coloro che l'hanno seguito, pur nella loro condizione di laici in mezzo al mondo, a un impegno totale di consacrazione e di apostolato riconosciuto autorevolmente dalla Chiesa come un vero e proprio stato di perfezione.

Il nostro Servo di Dio è stato davvero un precursore di quello che oggi si definisce l'apostolato dei laici e della "consecratio mundi" che essi devono operare, quali membra attive della Chiesa operanti nel mondo e per mezzo di esso.

Gesù ci insegna che l'albero si conosce dai frutti.

La insigne virtù del Fratel Teodoreto che è stata la linfa feconda in forza della quale l'Unione ha potuto fruttificare, non fu che il risultato di una fedeltà eroica e generosa alla sua vocazione di Fratello.

Fu l'obbedienza alle esortazioni sulla perseveranza e la santificazione dei giovani affidati ai Fratelli, che egli aveva ricevuto dal suo Fondatore e che gli erano state rinnovate dai suoi Superiori, a portarlo a concepire l'idea dell'Unione, ad attuarla fondandola sul Signore e a fecondarla con la preghiera e l'abnegazione.

Lo spirito di fede proprio del suo Istituto e nel quale egli eccelse, lo condusse a interpretare secondo Dio, persone, fatti e circostanze, per cui ciò che appariva impossibile a molti degli stessi suoi Confratelli, nacque e prosperò, sia pure attraverso a contraddizioni e incomprensioni.

Il suo spirito di zelo lo fece ardito sino a pensare di fare della permanenza e degli impegni nel mondo, una condizione e uno strumento di santificazione e di apostolato.

Fu ancora il suo zelo a fargli amare i giovani secondo il cuore di Dio e rispettarli profondamente, a credere nelle loro possibilità di bene sotto l'influsso della grazia.

La sua ansia di educatore dei figli del popolo, da cui proveniva e a cui si rivolgeva, lo spinsero a fare dei suoi giovani dei Catechisti, a rendere partecipi del suo ideale i giovani dell'Unione e ad avviarli verso la formazione professionale e l'educazione cristiana della gioventù operaia.

L'amore alla verità rivelata, verità a cui tanto spesso ricorreva per informare tutta la sua vita, fece sì che lui Catechista, portasse ad essere catechisti i suoi giovani.

In tutto ciò il Fratello Teodoreto esercitò intensa la sua paternità spirituale: infatti non temette di trarre dal meglio della sua vocazione il nutrimento per alimentare e sostenere la crescita interiore ed apostolica di coloro che a Lui si erano affidati.

Ciò è naturale, come è naturale che un padre tragga il meglio di se stesso per parteciparlo ai suoi figli, e intanto costituì un'occasione decisiva per la sua stessa santificazione.

Il Fratello Teodoreto non ebbe il vano timore di pregiudicare e coartare la personalità spirituale dei giovani, proponendo loro di condividere le ricchezze dei suoi stessi ideali.

In effetti proprio dalla ricchezza di lui e della tradizione lasalliana di cui egli viveva, i Catechisti ricavarono preziosi elementi per essere se stessi; poiché solo da individualità viventi possono provenire altre vive individualità.

Perciò gli educatori non possono non ricevere dall'esempio del Fratello Teodoreto uno sprone e un nuovo contributo ad una più profonda consapevolezza della fecondità della loro vocazione e della loro tradizione.

Nell'Unione i Fratelli delle Scuole Cristiane possono trovare il mezzo più provvidenziale per salvaguardare il frutto delle loro fatiche apostoliche e per facilitare un più proficuo inserimento nella struttura della Chiesa dei giovani loro affidati, secondo il pensiero di San Giovanni Battista de La Salle.

Così il Fr. Teodoreto giunse ad essere Fondatore, sempre e soltanto vivendo da Fratello e sviluppando fino in fondo, di fronte alle esigenze dei tempi, la ricca virtualità della sua vocazione.

Per questo l'opera che rimane indissolubilmente legata al suo nome e alla sua paternità spirituale, è così profondamente Lasalliana, negli scopi che la animano, nell'ascetica che la informa e nei mezzi che offre.

Si può senza tema affermare che l'Unione rappresenta la più ampia e approfondita partecipazione all'ideale lasalliano offerta ai laici in genere e agli allievi dei Fratelli in specie, ed è la più tipica opera di perseveranza della scuola lasalliana.

I Superiori dell'Istituto appoggiarono fin dal suo sorgere l'Unione: fu il Fr. Imier de Jésus che incoraggiò il Fr. Teodoreto a procedere nel marzo del 1914, fu il Fr. Junier Victor che con un provvedimento di cui non si ha eguale nella storia dell'Istituto, affigliò all'Istituto dei Fratelli tutti i Catechisti Congregati presenti e futuri, nel 1939.

Fu il Fratel Athanase-Emile a dedicare alla Unione Catechisti e alla Divozione a Gesù Crocifisso la circolare 329 nel 1949 raccomandandole a tutti i Fratelli affinché fossero estese in tutte le case dell'Istituto.

Nel maggio del 1966, a Dio piacendo, l'Istituto dei Fratelli terra, il suo 30° Capitolo Generale.

Nessun dubbio che dovrà interessarsi anche dell'Unione Catechisti e dell'Istituto Secolare, che oramai ha sciamato da Torino in vari centri esteri, dalla Spagna all'America del Sud, cominciando così a diventare internazionale.

Ci auguriamo di gran cuore che come da quel piccolo Concilio Ecumenico lasalliano verrà nuovo incremento allo spirito e alle opere dei Fratelli, così nascano sempre migliori prospettive per l'Unione che avrà celebrato da poco le sue nozze d'oro.

Così Iddio ci conceda a maggior gloria del Suo Nome, a migliore affermazione del Suo Regno nel mondo »

La manifestazione terminò con la benedizione del Card. Arcivescovo, il quale, però, nonostante la fatica della sua tarda età, volle farla precedere da alcune parole di commento e soprattutto di ammirazione per il Fr. Teodoreto.

Egli disse:

« Rev.mo Superiore Generale dei Fratelli carissimi e tanto benemeriti delle Scuole Cristiane:

Miei cari fratelli e miei cari figlioli:

"Mirabilis Deus in sanctis suis": Il Signore è meraviglioso nei suoi Santi.

Ha creato l'uomo ad immagine e somiglianza sua, ed ha infuso nella sua anima il grande dono della grazia, che lo innalza alla dignità di figlio di Dio.

Ma nei Santi ha profuso i tesori della sua bontà infinita, della sua onnipotenza e della sua misericordia senza limiti.

Li ha plasmati con le ricchezze ineffabili del suo Spirito, e li ha arricchiti di eccezionali doni soprannaturali per formarli alla loro particolare missione e farne i suoi più vicini collaboratori nel piano universale della Redenzione.

Tutti i Santi hanno un comune denominatore, che si chiama "amore di Dio e amore del prossimo" che arde nei loro cuori e li trasporta fuori di questo misero mondo, nei cieli di Dio, pur continuando ad essere i figli del loro secolo.

La loro vita è la vita stessa di Dio, e per essi la morte non è che la dolce messaggera di Dio, che li prende per mano e li introduce nei padiglioni eterni, dove l'amore è gaudio e letizia senza fine: "Mihi vivere Christus est, et mori lucrum".

Ma questo identico fuoco di carità, comune a tutti i Santi, sprigiona fiammediverse secondo le particolari necessità dei tempi e degli uomini.

I Santi sono tutti eguali per la intensità della loro vita interiore; ma ognuno è diverso dall'altro nelle manifestazioni esterne dell'apostolato e dell'attività missionaria.

Tutti però sono modellati su Gesù Cristo, maestro, guida, luce, verità e vita.

Di modo che ognuno ci può dire come l'Apostolo S. Paolo diceva di se stesso: "Siate miei imitatori, come io lo sono stato di Gesù Cristo".

Con queste mie brevi parole vi ho tracciato il profilo dell'amabile figura del nostro Fratel Teodoreto.

Egli ha ascoltato l'invito di Gesù, ed ha imparato da Lui ad essere mite ed umile di cuore.

L'umiltà, la modestia, il nascondimento sono state le sue virtù predominanti, ed erano sempre accompagnate dalla dolcezza e dalla bontà del suo sorriso misurato, espressione di un continuo controllo sopra di se.

Ha amato la Croce e ne ha fatto la bandiera del suo apostolato.

Ha amato quel piccolo-grande libro che si chiama « Catechismo », e ne ha fatto strumento del suo apostolato.

Ha predicato col suo buon esempio, e le sue prediche hanno avuto l'efficacia di chi « prima fa e poi insegna »: « verba volani, exempla autem trahunt »: le parole possono essere preda del vento, mentre gli esempi trascinano.

Come l'Apostolo S. Paolo, così anche il nostro Fratel Teodoreto non si è servito della sapienza della parola, onde non rendere inutile la efficacia della Croce di Cristo; ma si è fatto piccolo con tutti, affinché tutti potessero apprendere, col Catechismo la sapienza della Croce.

Noi lo ricordiamo così, e non lo possiamo dimenticare.

Ufficialmente è la Chiesa che pone l'aureola attorno al capo dei Santi; ma noi siamo certi che il Signore ha già glorificato il suo servo buono e fedele, e quindi lo preghiamo perché insegni anche a noi le vie della sapienza, che ci devono guidare per ricongiungerci a Dio nella eterna felicità del Paradiso ».

Al termine della riunione alla Gasa di Carità, le autorità escono dalla sala