Diamo forma alla bellezza della vita Cristiana

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IX - Il dolore: la deformazione della vita

26 - La proposta cristiana non è un analgesico, non risparmia dal dolore della vita, non libera dalla fatica di vivere.

Non è possibile ne giusto ridurre la vita cristiana ad un tranquillante: essa infatti è molto di più, perché dona la forza di una motivazione vitale.

27 - Lo scandalo della fragilità e della morte

Ogni vita, e anche la vita del cristiano, conosce la forza disgregante del peccato e della morte, dell'infedeltà e dell'assurdo che sfigurano la creazione, in cui riesce difficile continuare a vedervi la bellezza che Dio vi ha posto.

La proposta cristiana non elude la domanda sul senso del male, ma non da nemmeno una facile risposta.

Essa è certa della gioia che viene dalla Croce e quindi anche di quella che può venire da ogni croce nostra.

28 - La speranza dalla Croce - apertura all'oltre

« Per riportare all'uomo il volto del Padre, Gesù ha dovuto non soltanto assumere il volto dell'uomo, ma caricarsi del volto del peccato ».36

È un volto sfigurato e senza bellezza, che non attira i nostri sguardi ( Is 53,2-3 ).

Questo volto è però quello assunto dal Figlio di Dio, il Signore Risorto, che mantiene le cicatrici della sua passione d'amore.

Anche nel dolore, perciò, il cristiano ha la speranza di incontrare un volto, quello del Messia senza bellezza, che si è fatto prossimo al dolore di ciascun uomo e che è andato a cercare l'uomo anche nell'esperienza dell'allontanamento da Dio.

Sulla croce, il volto di Gesù sfigurato ci apre il cuore della Trinità: proprio sulla Croce quindi egli manifesta pienamente la bellezza e la potenza dell'amore di Dio.37

Si tratta quindi di aiutare le persone a percorrere la strada della guarigione delle loro fragilità proprio attraverso il dono che è ogni dolore, trasformando le ferite in fonti di energia.

Potremo affermare con verità anche di fronte alla morte che la vita ha senso, se nella sfida del dolore riconosciamo la presenza di Gesù.

In vario modo siamo chiamati a rendere visibile questa bellezza: con il ministero della consolazione ( 2 Cor 1,3-7 ), con uno sguardo profondo alla dignità delle persone con la vicinanza ai sofferenti, ai morenti, alle persone minorate,38 disagiate, alle vittime delle nuove povertà ( Mt 25,31-46 ).

29 - Dallo sfiguramento alla trasfigurazione

Nelle nostre relazioni familiari, nelle relazioni educative, nelle nostre comunità, nella vita consacrata, sul luogo del lavoro, vi saranno sempre momenti difficili costituiti dallo scandalo del « brutto »: i limiti di un sacerdote, l'ambiente chiuso di una comunità, quel lato del carattere del nostro sposo o collega, e le tante meschinerie di noi uomini e donne.

Forse è anche importante che ad un certo punto in ogni relazione si arrivi alla percezione della bruttezza propria e di ciascuno per sperimentarci salvati da uno sguardo che resta amante nonostante il nostro limite.39

Questo sguardo è anzitutto quello di Gesù, ma dovrebbe essere anche un po' la luce nei nostri occhi quando guardiamo un fratello o una sorella.

Solo così possiamo richiamare fiduciosamente ad un cammino di conversione.

In questi momenti si tratta di riandare a quella intuizione originaria come un dono dall'alto, a quella bellezza percepita all'inizio di un cammino, la fase del « fidanzamento » ( Os 2,17-22 ), che ci ha come immessi dentro la prospettiva divina ( creatrice ) permettendoci, anche se per breve, di guardare l'altro con lo stesso sguardo che aveva Dio nel crearlo ( Gen 1,15-16.31 ).40

Infatti ogni sguardo che non sia amoroso sul limite dell'altro crea caricature dell'altro, senza cogliere l'unicità del suo volto.

Solo l'amore vede la bellezza.

Anche lo sfiguramento di Gesù sulla croce allora assume un ruolo centrale nell'educazione alla fede.

Gesù usa questa pedagogia: mostra tutto il suo splendore alla Trasfigurazione per predisporre i suoi discepoli a vedere il Figlio di Dio anche nel suo volto sfigurato sulla croce.

Bisogna abituare progressivamente i nostri sensi spirituali a guardare nel profondo; rafforzare il nostro sguardo per penetrare la profondità della realtà e andare oltre la superficie.

Certo, la croce ferisce e il dolore brucia, ma tramite queste esperienze possiamo aprire nella nostra vita un varco a qualcosa di più grande, all'oltre che è Dio.

Dio spesso raffina nel crogiuolo del dolore il nostro cuore, come l'oro, perché sia portato ad una bellezza più grande ( 1 Pt 1,7 ).41

Dio infatti è colui che fa la piaga e la fascia, se ferisce è per risanare ( Gb 5,18 ).

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36 Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte 25
37 Agostino, Enarraliones in Psalmos, 45,3: "Bello è Dio, Verbo presso Dio […] E bello in ciclo, bello in terra; bello nel seno, bello nelle braccia dei genitori, bello nei miracoli, bello nei supplizi; bello nell'invitare alla vita, bello nel non curarsi della morte; bello nell'abbandonare la vita e bello nel riprenderla; bello nella Croce, bello nel sepolcro, bello nel cielo. Ascoltate il cantico con intelligenza, e la debolezza della carne non distolga i vostri occhi dallo splendore della sua bellezza" ( traduzione di R. Minuti, Roma 1967, pp. 1079-1081; Opere di S. Agostino, XXV )
38 Si pensi in modo particolare alla realtà della Casa della Rosa
39 Diocesi di Fabriano-Matelica Atti del Convegno Pastorale Diocesano: Gesù nostra speranza (21-23 settembre 2006), Supplemento al Bollettino Diocesano 3 (2005), pp. 24-25
40 M. B. Zorzi, Desiderio della Bellezza ( eros tou kalou ) da Plotone a Gregario di Nissa: tracce di una rifrazione teologico-semantica, Excerptum ex Diss., Roma 2005, 87-88
41 P. Giannoni, L'orante, p. 211: Il credente « … sa che ogni ferita è benefica, perché gli permette di convenirsi, di condividere il cammino di altri e di poter vivere il dialogo con loro, imparando a navigare con l'energia di ogni vento contrario, che può essere forma dello Spirito che lo chiama a conversione, perché egli sa che Dio ferisce, ma per sanarlo. Lo ferisce mentre lo trasfigura, conducendolo faticosamente verso la propria bellezza »