La pastorale dei divorziati risposati

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Parte IV - Il problema pastorale dei figli

49. - Nell'ambito della pastorale verso le famiglie disgregate, irregolari o difficili si pone spesso anche il problema dei figli.

Non vi è dubbio che i figli sono del tutto innocenti rispetto all'eventuale colpa dei genitori.

I figli, quindi, hanno il diritto a crescere in un contesto affettivo che non solo eviti loro motivi di disagio o di turbamento per la situazione matrimoniale irregolare o difficile dei genitori, ma anche li prepari e li aiuti, a tempo e nei modi dovuti, a conoscere e a sostenere in forma cristiana quella situazione.

50. - I figli hanno diritto a quell'educazione umana e cristiana per la quale i genitori, di là dalla loro situazione matrimoniale regolare o meno, sono i primi responsabili: non solo per il legame della carne e del sangue, ma anche - se cristiani - per il legame della fede.

Non è raro il caso che questi genitori, anche a motivo della loro esperienza, avvertano in forma più acuta e sofferta la responsabilità educativa verso i figli.

51. - Nel contesto dell'opera educativa si pone, per i credenti, il problema dei sacramenti per i figli.

A volte sono gli stessi genitori a chiedere per loro il Battesimo o la Comunione o la Cresima.

Una simile richiesta può rivelarsi e divenire un momento di grazia, non solo per i figli, ma per gli stessi genitori, che vengono indotti a riflettere sulla loro vita alla luce del Vangelo.

Per questo il sacerdote e la comunità cristiana devono riservare una specifica attenzione pastorale a simili momenti della vita familiare.

52. - In particolare, il Battesimo, come primo e fondamentale sacramento della fede, potrà essere celebrato, quando i figli sono ancora incapaci di un giudizio e di una scelta personali, nella fede della Chiesa che può vivere anche nei loro genitori: per questo, al di là della situazione di divorzio e di nuovo matrimonio, i genitori - ambedue e, in taluni casi, almeno uno dei due - possono e devono garantire che sarà data una vera educazione cristiana ai loro figli.

In caso di dubbio o incertezza sulla possibilità o volontà che questa educazione venga data dai genitori, la pastorale battesimale è chiamata a rinnovare il ruolo dei « padrini », come un vero e proprio « ministero di catechesi », sempre più importante e in qualche modo necessario in una società secolarizzata ed esposta a numerose situazioni matrimoniali irregolari.

Qualora pertanto vi sia il consenso dei genitori, l'impegno di educare cristianamente il bambino può essere assunto, in casi particolari, anche dal padrino o dalla madrina o da un parente prossimo, come pure da una persona qualificata della comunità cristiana.

53. - Se la richiesta del Battesimo per il figlio è presentata da genitori conviventi o sposati solo civilmente, ai quali nulla proibisce di « regolarizzare » la loro posizione o di sposarsi anche religiosamente, il sacerdote non deve tralasciare una così importante occasione per evangelizzarli.

Mostrerà loro la contraddizione tra la domanda del Battesimo per il figlio e il loro stato che rifiuta di vivere l'amore coniugale da battezzati, e quindi rifiuta il Battesimo stesso che fonda ed esige il sacramento del Matrimonio, e li inviterà a sistemare, per quanto possibile, la loro posizione prima di procedere, con le necessarie garanzie di educazione cristiana, al Battesimo del figlio.

54. - Nella richiesta della Cresima e della Comunione eucaristica, il giudizio e la decisione pastorale faranno riferimento non solo alla situazione e alla disponibilità religiosa e di fede dei genitori, ma anche alla crescente personalità dei figli, alla loro progressiva maturazione nella conoscenza e nell'adesione alla fede cristiana, soprattutto se questi figli sono inseriti in comunità cristiane vive e portanti.

55. - Non possiamo dimenticare, infine, che anche i figli possono contribuire al bene spirituale dei genitori ( cfr. Gaudium et spes, n. 48 ).

In tal senso i figli stessi possono diventare gli strumenti dei quali la Provvidenza di Dio si serve per aiutare i genitori nel loro cammino di conversione a Cristo.

I figli, se sempre devono rispettare la situazione di vita dei loro genitori, alcune volte possono offrire loro - magari con la silenziosa testimonianza della loro condotta cristiana - un aiuto concreto perché si regolarizzi la loro situazione coniugale.

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