Comunione e comunità nella Chiesa domestica

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Parte III - Le vie dell'evangelizzazione in ordine all'ideale di « Comunione e Comunità » della famiglia cristiana

22. - Rinnovare la coscienza del dono ricevuto

Primo e fondamentale compito della pastorale della Chiesa è quello di aiutare le famiglie cristiane a riscoprire, continuamente ed in crescente profondità, il dono della comunione, che il sacramento del Matrimonio ha loro offerto nel momento della sua celebrazione e offre incessantemente durante la loro esistenza: « Il Salvatore degli uomini e sposo della Chiesa - come insegna il Concilio - viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del Matrimonio.

Inoltre rimane con loro perché, come egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per lei, così anche i coniugi possano amarsi l'un l'altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione ».29

Come hanno detto i Padri del Sinodo: Grazie al loro amore vicendevole e al loro rapporto interpersonale, essi ( i coniugi ) divengono l'uno per l'altro un mezzo di santificazione in tutta la loro vita ».30

La comunione coniugale e familiare è dono libero e frutto gratuito dello Spirito Santo: per questo la famiglia cristiana sente il dovere di crescere nell'umile e gioioso rendimento di grazie a Dio che la fa essere « un cuor solo ed un'anima sola », e di coltivare una pronta e generosa corrispondenza alle mozioni dello Spirito, il quale la sospinge soavemente e fortemente verso la piena realizzazione dellunità coniugale e familiare.

La coscienza profonda del dono ricevuto dal Signore non elimina, ma anzi stimola, nella forma più intensa, la libertà responsabile di tutti i membri della famiglia cristiana, perché con animo volenteroso accettino la nobile fatica di cementare, giorno per giorno, la comunità coniugale e familiare sulla base di una comunione armonica sempre più viva e forte.

23. - Tale compito deve realizzarsi a diversi livelli;

nell'ambito cioè della coppia,

della paternità-figliolanza,

della fraternità

e della più ampia socialità,

assumendo e vivendo così gli stessi rapporti naturali che intercorrono tra i diversi membri della famiglia e tra questa e la società, dentro la quale essa è inserita.

L'impegno educativo deve puntare in modo prioritario sulla comunione coniugale, come base e costante sostegno della comunione familiare.

La profondità della comunione tra marito e moglie, dell'essere cioè e dell'agire insieme, misura e decide della comunione tra genitori e figli, e tra gli stessi figli.

La comunione tra genitori e figli dovrà essere sviluppata sulla base non solo dei vincoli dell'affetto e del sangue, ma anche di quei vincoli specificamente cristiani che sono il frutto e l'esigenza del dono dello Spirito.

In questa prospettiva, l'amore del padre e della madre deve far scaturire e rendere dolce e più facile la risposta dei figli, i quali potranno realizzare una più feconda partecipazione alla vita di famiglia: « Prevenuti dall'esempio e dalla preghiera dei genitori - così il Concilio - i figli, ed anzi tutti quelli che convivono nell'ambito familiare, troveranno più facilmente la strada di una formazione veramente umana, della propria salvezza e di una vera santità … i figli, come membra vive della famiglia, contribuiscono pure, in qualche modo, alla santificazione dei genitori … ».31

L'impegno educativo si estenderà anche alla formazione e all'approfondimento della coscienza della comunione fraterna, quale deve realizzarsi tra fratelli e sorelle: facendo riferimento, ancora una volta, non solo ai vincoli naturali, ma anche ai nuovi e più intensi legami donati dallo Spirito.

Né si dovrà trascurare la comunione tra i giovani e le persone anziane: c'è qui la possibilità - e la responsabilità - di una più ampia e varia integrazione di persone capace di rendere la famiglia un'immagine più simile all'esperienza dell'unità nella pluralità che caratterizza la vita di comunione propria della Chiesa una e cattolica.

24. - Il compito educativo di promuovere la comunione non si esaurisce all'interno delle singole famiglie.

La coscienza di essere Chiesa domestica ravviverà l'impegno della famiglia cristiana a salvare la famiglia, qualsiasi famiglia.

È un prezioso servizio che le famiglie, le quali per la grazia del Signore vivono nella vera fede, devono offrire alle altre famiglie, ponendosi in particolare come testimoni e modelli di una generosa fecondità, di una maggiore povertà volontaria ed austerità di vita, di una più pronta disponibilità a riscoprire il valore educativo della presenza dei più piccoli, dei malati e degli anziani all'interno della famiglia, per poi aprirsi alle famiglie vicine e lontane e « mettere con generosità in comune con loro le proprie ricchezze spirituali ».32

La famiglia cristiana, la cui legge e il cui stile di vita è l'amore evangelico, diventa un esempio luminoso e una scuola facile ed aperta a tutti, all'interno e all'esterno della Chiesa, per la realizzazione di una più profonda unità nella verità e nel bene.

La famiglia cristiana, nel dialogo fra le generazioni, potrà così dare una risposta concreta e preziosa al bisogno di comunione, ossia di superamento della solitudine e dell'emarginazione, sempre più dilffuso e vivo nella situazione attuale: « Nel nostro tempo, così duro per molti - diceva Paolo VI - quale grazia essere accolti in questa piccola Chiesa, secondo la parola di S. Giovanni Crisostomo, entrare nella sua tenerezza, scoprire la sua maternità, sperimentare la sua misericordia, tant'è vero che un focolare cristiano è il volto ridente e dolce della Chiesa! ».33

In questa prospettiva è facile comprendere quanto sia necessario promuovere la comunione tra le famiglie cristiane nella diocesi e nella parrocchia, chiamata quest'ultima a divenire veramente « famiglia di famiglie », favorendo la nascita e lo sviluppo di movimenti e di comunità intermedie, come i gruppi familiari e i gruppi condominiali, con l'aiuto dei ministeri laicali, per la catechesi e per la preghiera in comune.

Una parrocchia è fedele alla sua missione pastorale nella misura in cui aiuta concretamente le famiglie a vivere nella comunione la vita comunitaria secondo la ricchezza delle sue molteplici espressioni.

In tal modo si introduce nella comunità ecclesiale uno stile più umano e più fraterno di rapporti personali che della Chiesa rivelano la dimensione familiare, e ancor più si aiuta il mondo ad intuire un aspetto fondamentale del mistero della Chiesa, la sua « maternità », il suo esser « famiglia di Dio »: potrà così destarsi negli uomini divisi e dispersi la nostalgia dell'« unico gregge sotto un solo pastore ».

25. - Per il suo rapporto di condivisione con il mondo, la famiglia cristiana è impegnata a promuovere la comunione non soltanto all'interno della comunità ecclesiale tra famiglie che professano e praticano la medesima fede, ma anche all'interno della società civile, mantenendo e sviluppando relazioni di aiuto e di solidarietà con le famiglie di diversa fede.

L'unione tra credenti e uomini di buona volontà, nell'ambito particolare delle famiglie, è di singolare importanza per una coraggiosa, tempestiva e sistematica « politica familiare », che rispetti e promuova i diritti della famiglia come tale e che le consenta di essere non semplice destinataria ma soggetto attivo e responsabile della convivenza civile.

Per questo, come si esprimeva il documento « Evangelizzazione e sacramento del Matrimonio », va difeso e valorizzato il ruolo della famiglia e delle associazioni familiari: « La famiglia non deve esser soltanto il termine dell'azione responsabile delle diverse strutture della società civile, ma deve diventarne responsabile collaboratrice.

Ogni forma di individualismo o di collettivismo finirebbero per minare nel profondo l'esistenza stessa della famiglia umana e cristiana e ne svuoterebbero il ruolo nella convivenza civile ».34

Questa comunione e solidarietà tra le famiglie, che in concreto passa attraverso le varie forme associative, diventa una necessità storica per le famiglie stesse che vogliano possedere una adeguata forza rivendicativa dei loro doveri e diritti, di fronte ai molti e continui tentativi che le strutture pubbliche vanno facendo per ridurre o rifiutare quella presenza nel sociale che compete di diritto alle famiglie come tali.

26. - Condizioni e forme della comunione familiare

La comunione della famiglia cristiana, essendo una particolare partecipazione della comunione della Chiesa, nasce e si sviluppa con l'ascolto della parola di Dio, con la celebrazione dell'Eucaristia e degli altri sacramenti e con il servizio della carità, ossia si fonda e si costruisce sugli elementi strutturali che costituiscono la Chiesa stessa.

Questa, infatti, è convocata dalla parola di Dio come comunione di credenti, è perfezionata nella sua unità dal sacrificio della nuova ed eterna Alleanza e dalla partecipazione al corpo e al sangue del Signore, ed è animata dalla carità dello Spirito Santo.

La comunione della famiglia cristiana trova così nella fede che accoglie la Parola, che celebra l'Eucaristia e che si fa operante nella carità, la sua sorgente tipicamente cristiana, della quale è il frutto e l'esigenza.

In particolare l'Eucaristia, il sacramento per eccellenza che fa la Chiesa, è la realtà centrale dalla quale trae origine e nella quale trova compimento la comunione in tutte le sue direzioni, sia all'interno della famiglia sia nei rapporti con la comunità.

Perché produca realmente abbondanza di frutti nella vita comunitaria, l'Eucaristia deve essere accompagnata dalla evangelizzazione e dalla catechesi sulla comunione e sulla comunità.

In un quadro organico, la prima dimensione che la catechesi deve esprimere è quella vocazionale.

A tal fine i tradizionali corsi di preparazione al Matrimonio devono decisamente diventare in maniera sempre più completa una proposta di « itinerari di fede » e quindi di vita cristiana vissuta, capaci di coinvolgere fin dal dopo Cresima i giovani prima e durante il fidanzamento:

si dovranno allora intensificare questi corsi

con l'aiuto di coppie cristiane preparate,

con scuole di teologia per laici,

con incontri spirituali o corsi di esercizi, ecc.

È assai utile che anche alle coppie siano proposti « itinerari di fede », i cui contenuti, mentre risvegliano la coscienza missionaria ed apostolica della famiglia, sono destinati a promuoverne la « conversione » nella preghiera e nella vita.

Alle comunità familiari impegnate sulla via della perfezione cristiana, siano offerti con coraggio programmi intensi di vita spirituale.

Sempre utilissimo, per la formazione permanente della famiglia, tornerà il suo coinvolgimento nella preparazione e celebrazione dei sacramenti dei figli; è un momento ricco di grazia per tutta la Chiesa domestica, che da questi sacramenti viene plasmata e nutrita.

27. - Dalla formazione permanente della famiglia cristiana nascerà e si rafforzerà sempre più il senso di responsabilità per la reciproca evangelizzazione, al fine di esprimere e comunicare, all'interno e all'esterno della famiglia, la comunione di grazia che la vivifica.

Come insegna il Concilio, è proprio dei coniugi cristiani essere « cooperatori della grazia e testimoni della fede reciprocamente e nei confronti dei figli e di tutti gli altri familiari.

Sono essi i primi araldi della fede e i primi educatori dei loro figli … ».35

Paolo VI nell'esortazione « Evangelii nuntiandi » riprende e sviluppa gli insegnamenti del Concilio, affermando in particolare che « la famiglia, come la Chiesa, dev'essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia.

Dunque, nell'intimo di una famiglia cosciente di questa missione, tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati.

I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto.

E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell'ambiente nel quale è inserita.

Anche le famiglie sorte da un matrimonio misto hanno il dovere di annunziare Cristo alla prole nella pienezza delle implicazioni del comune Battesimo: esse hanno inoltre il non facile compito di rendersi artefici di unità ».36

Giovanni Paolo II a Puebla e in altri suoi viaggi apostolici ha affermato con forza che « la futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica ».37

L'importanza, anzi la necessità insostituibile della famiglia cristiana nell'evangelizzazione risulta particolarmente evidente nell'attuale situazione in cui molte famiglie, con crescente frequenza rispetto al passato, sono divise ideologicamente, e restano perciò lontane dal raggiungere l'ideale della Chiesa domestica.

Con simili famiglie l'azione pastorale della Chiesa dovrà cercare e mantenere contatti, coraggiosi e discreti ad un tempo.

Quanti, all'interno di queste famiglie, continuano a credere, dovranno essere rafforzati nella fede, come pure dovranno essere aiutati nella pratica della vita cristiana e ravvivati nell'ansia missionaria che dovrà esprimersi anzitutto tra le persone della stessa famiglia.

La parte che vive la fede cristiana, per condurre all'amore di Dio coloro che si rifiutano di credere, ( Cfr. 1 Pt 3,1-2 ) dovrà vivere la comunione: nel dono dell'amore.

Il vero amore viene sempre da Dio che è Amore.

La reciproca dedizione totale degli sposi è sempre una oggettiva partecipazione, anche per chi non lo sa e non lo crede, dell'amore di Cristo che dà la vita per l'umanità;

nella ricerca e nella condivisione degli elementi di fede che tuttora rimangono, sottolineando ciò che è comune e non ciò che divide;

nella accettazione dei valori umani, nei quali tutti i membri della famiglia credono, e quindi nella partecipazione a ciò che insieme possono intraprendere al servizio dei fratelli;

nella partecipazione alla vita di Chiesa, almeno in quegli spazi nei quali tutti possono operare sulla base dei valori umani, anche senza la condivisione della fede; come nelle opere di carità e nelle iniziative di promozione umana;

nel dialogo che i credenti sempre devono coltivare con i non credenti.

28. - La famiglia cristiana è chiamata ad esprimere la sua comunione anche e soprattutto nella partecipazione alla liturgia della Chiesa, con la comune celebrazione dell'Eucaristia e degli altri sacramenti e con la preghiera familiare: « La famiglia ha ricevuto da Dio questa missione, di essere la prima e vitale cellula della società.

E tale missione essa adempirà se, mediante il mutuo affetto dei membri e l'orazione fatta a Dio in comune, si mostra come il santuario domestico della Chiesa; se tutta la famiglia si inserisce nel culto liturgico della Chiesa … ».39

Nell'azione pastorale sono da valorizzarsi, in modo privilegiato, la partecipazione all'Eucaristia nel giorno del Signore e la preghiera familiare, ad un tempo fonte e segno della comunione della famiglia cristiana.

In circostanze del tutto particolari può essere un aiuto pedagogico alla coscienza della comunione familiare la « celebrazione domestica », purché non diventi frazionamento dell'unica Eucaristia della comunità parrocchiale, ma impulso ad una comunione più forte e più diffusa fra le varie famiglie e fra le diverse articolazioni della comunità parrocchiale.40

29. - La comunione nella fede e nell'Eucaristia sfocia necessariamente nella comunione della carità.

Nasce così la responsabilità della famiglia cristiana a promuovere la comunione intra ed extra familiare vivendo il comandamento dell'amore, assumendo cioè e sviluppando, secondo le attuali situazioni della società, le « opere di misericordia » e le « opere di giustizia ».

Tra queste opere prendono oggi particolare importanza tutte quelle destinate ad assicurare le condizioni economiche e sociali ( casa e lavoro ), come pure le condizioni politiche e culturali ( diritti della famiglia come tale nell'educazione e nel salario, mentalità favorevole ai valori dell'unità e della fedeltà ) sulle quali può svilupparsi con maggiore facilità e sicurezza la comunione della coppia e della famiglia.

È ancora il Concilio ad indicare una linea essenziale ed irrinunciabile della famiglia cristiana quando afferma che questa adempirà la sua missione « se presterà una fattiva ospitalità, se promuoverà la giustizia e le buone opere a servizio di tutti i fratelli che si trovano in necessità ».41

Questo compito di promozione umana, particolarmente caratteristico dei laici e al quale devono partecipare per la loro vocazione laicale le famiglie cristiane, nel « messaggio del Sinodo alle famiglie » viene così sintetizzato: « Formare gli uomini all'amore ed educarli ad agire con amore in ogni rapporto umano, così che l'amore rimanga aperto alla comunità intera, permeato di senso di giustizia e di rispetto verso gli altri, conscio della propria responsabilità verso la stessa società ».42

30. - La comunione oltre la morte

Dobbiamo ora parlare di un'altra condizione di vita che più volte coinvolge la famiglia.

È la condizione che deriva dalla morte: anche questo momento domanda di essere vissuto nella fede e nella speranza cristiana.

Con la morte si spezza dolorosamente la « comunità » coniugale o familiare.

Ma la morte non ne spezza la « comunione », se per il credente il morire è « andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore ». ( 2 Cor 5,8 )

Ciò è possibile quando la morte non perde la sua dignità umana, i vivi non si affliggono « come gli altri che non hanno speranza », ( 1 Ts 4,13 ) e la vedovanza è vissuta come dono offerto alla Chiesa. ( Cfr. 1 Tm 5,5.10 )

Tra le ricchezze spirituali proprie dello stato vedovile, Pio XII ricordava, prima fra tutte, « la convinzione vissuta che la morte, anziché distruggere i legami d'amore umano e soprannaturale, contratti con il Matrimonio, può perfezionarli e rafforzarli.

È fuori dubbio - continuava - che, sul piano puramente giuridico e su quello delle realtà sensibili, l'istituto matrimoniale non esiste più.

Ma sussiste tuttora ciò che ne costituiva l'anima, ciò che le conferiva vigore e bellezza, cioè l'amore coniugale con tutto il suo splendore e i suoi voti di eternità, così come sussistono gli esseri spirituali e liberi che si sono offerti l'uno all'altro ».46

È allora un annuncio di speranza quello che le coppie e le famiglie, provate dalla sofferenza della morte, possono e devono offrire alla Chiesa e al mondo: la loro comunione attesta che i legami del sangue e dell'affetto non sono distrutti ma saranno trasformati nel regno di Dio, dove vivono come altrettanti angeli ( Cfr. Mt 22,30 ) e intercedono, per noi, tutti i fratelli morti nella pace di Cristo.

31. - Per una traduzione pratica dell'ideale della comunione

Gli orientamenti dottrinali e i suggerimenti pastorali sin qui dati non dispensano la Chiesa, nelle varie comunità cristiane, dall'impegno continuo di cercare e di formulare indicazioni operative ancora più concrete, per incrementare al massimo la crescita della comunione in tutte le famiglie che in diverso modo mantengono un rapporto con la Chiesa.

Affidiamo all'amorosa e vigile riflessione dei fedeli sotto la guida dei Pastori, perché si trovino risposte concrete, ai seguenti interrogativi:

che fare, qui e ora, per le famiglie cristiane, perché crescano nella comunione e siano soggetti protagonisti della missione salvifica della Chiesa nel mondo?

che fare, qui e ora, perché la comunione ecclesiale, vissuta dai credenti, sia fonte di comunione d'amore anche per i familiari non credenti?

che fare, qui e ora, per creare degli spazi concreti in cui si possano facilmente ritrovare nelle comunità cristiane le famiglie di cui solo un membro partecipa normalmente alla vita della Chiesa?

che fare per conservare ogni dialogo possibile con coloro che si sposano civilmente o che convivono, ma che pure desiderano mantenere un qualche rapporto con la Chiesa?

che fare per aiutare, nel rispetto della verità e con il calore della carità, le famiglie in crisi, le famiglie incomplete o la cui comunione d'amore si è spezzata con la separazione o/e il divorzio?

come valorizzare le possibilità e far comprendere le limitazioni oggettive della comunione ecclesiale dei divorziati risposati?48

32. - Motivi di speranza

Di fronte all'ideale umano e cristiano della comunione, le famiglie possono essere prese da scoraggiamento, sia perché la loro vita concreta registra quotidianamente l'infedeltà all'ideale o comunque la distanza da esso, sia perché si trovano coinvolte in una società gravemente turbata da forze di lacerazione e di disgregazione: l'ideale potrebbe sembrare un'utopia.

Ma proprio in questo contesto la speranza cristiana rivela la sua insopprimibile vitalità: la grazia dello Spirito

è grazia di « riconciliazione », che rende sempre possibile la paziente e coraggiosa opera di « ricostruzione » della comunione minacciata o rovinata;

ed è grazia di « unità », che sostiene la volontà umana nella quotidiana fatica di perfezionare sempre più la comunione posseduta.

Così, mentre la comunione delle famiglie cristiane è un dono ricevuto dalla Chiesa « popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo »,49 è pure una responsabilità offerta alla stessa Chiesa perché in tutti i suoi membri sia sempre più perfetta nell'unità.

In tal modo i credenti - e le famiglie cristiane - diventano segni della presenza di Cristo e del suo amore nel mondo: « La famiglia cristiana, che nasce dal matrimonio come immagine e partecipazione del patto d'amore del Cristo e della Chiesa, renderà manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa, sia con l'amore, la fecondità generosa, l'unità e la fedeltà degli sposi, sia con l'amorevole cooperazione di tutti i suoi membri ».50

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29 Gaudium et spes, n. 48.
30 Sinodo dei Vescovi 1980, Proposizione 10.
31 Gaudium et spes, n. 48.
32 Ibid.
33 Paolo VI, Allocuzione ai membri dell'Equipes Notre-Dame, in Insegnament. i …, cit. p. 431.
34 C.E.I., Evangelizzazione e sacramento del Matrimonio, n. 117.
35 Apostolicam actuositatem, n. 11.
36 Paolo VI, Esort. Apost. Evangelii nuntiandi, n. 71.
37 Giovanni Paolo II, All'Episcopato L atino Americano in Puebla, 28 gennaio 1979, in Insegnamenti …, I1 1979, pag. 209.
39 Apostolicam actuositatem, n. 11.
40 Cfr. Sacra Congr. pro Culto Divino, Instructio pro coetibus particularibus, 15 maggio 1969, in Notiziario C.E.I. ( Numero speciale riservato, in appendice, 15 giugno 1969 ), 1969, pp. VIII - XIII .
41 Apostolicam actuositatem, n. 11.
42 Sinodo Vescovi, 1980, Messaggio alle famiglie, n. 12.
46 Pio XII, Allocuzione alla Unione Internazionale degli organismi familiari, 16 settembre 1958, in Discorsi e Radiomessaggi, Poliglotta Vaticana, XIX, 1957-1958, p. 401.
48 48 Cfi. C.E.I.: Comm. Episc. per la Famiglia, La pastorale dei divorziati risposati
e di quanti vivono in situazioni matrimoniali irregolari o difficili.
49 Lumen gentium, n. 4.
50 Gaudium et spes, n. 48.