L'impegno missionario della Chiesa Italiana

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II - Difficoltà e tensioni

9. - La missione « ad gentes » resta necessaria

Se un giudizio globale sullo sviluppo missionario è positivo, non ci si può nascondere che la situazione missionaria comporta anche oggi difficoltà e tensioni.

Ciò fa parte della natura della Chiesa pellegrina21 e della sua missione che si svolge in un mondo bisognoso di redenzione.22

Ma ci sono punti critici particolarmente legati al momento attuale e che, in un certo senso, scaturiscono dall'evoluzione stessa della missione.

Ne segnaliamo alcuni che ci sembrano di maggior rilievo.

Il diffondersi della secolarizzazione e scristianizzazione nel nostro Paese ha contribuito a rinnovare il significato e i metodi della nostra pastorale.

Per questo e per altri aspetti, la nostra situazione religiosa presenta punti di contatto con quella delle aree di prima o insufficiente evangelizzazione; ma occorre stare attenti a non cadere in gratuite e ingiuste equiparazioni.

Nessuna comunità deve affievolire il suo impulso missionario temendo che l'invio di personale e mezzi in altre Chiese tolga energie necessarie per affrontare i nostri problemi, per quanto assillanti ed urgenti essi siano.

Anzi, l'impegno per l'annuncio del Vangelo a tutte le genti è segno e garanzia di maturazione ecclesiale.

Analogamente: la consapevolezza che lo Spirito Santo opera anche « oltre i confini visibili del Corpo Mistico »23 forse più di quanto noi immaginiamo, che a tutti è offerta la possibilità di venire in contatto col mistero pasquale.24 che le religioni non cristiane possono costituire un'autentica « preparazione evangelica »,25 non deve far concludere che sia diminuita la necessità o l'urgenza dell'annuncio evangelico.

« La Chiesa mantiene vivo il suo slancio missionario e vuole altresì intensificarlo nel nostro momento storico » contro « quelli che pensano e anche dicono che l'ardore e lo slancio apostolico si sono esauriti e che l'epoca delle missioni è tramontata.26

10. - Spirito di servizio e comunione

Oggi le giovani Chiese chiedono di assumere in pieno le proprie responsabilità e di divenire esse stesse prime protagoniste della missione.

È questo un dato positivo e consolante.

Ma ciò domanda ai missionari sul campo e alle forze di cooperazione che sappiano attuare, sia nello spirito che nei modi, un vero servizio, in conformità alle condizioni e richieste attuali.

Forse talvolta si troverà difficile discernere ed accettare questa nuova realtà e vivere il proprio carisma apostolico in una concreta comunione e corresponsabilità.

Problemi e tensioni andranno superati nella docilità allo Spirito, alle autorità ecclesiali ed ai segni dei tempi.

Le nostre Chiese sono chiamate ad un cambiamento di atteggiamenti e di rapporti su questa linea.

È parimenti positivo lo sforzo delle giovani Chiese per incarnarsi nel loro ambiente, nelle loro tradizioni, per « tradurre » il messaggio evangelico in maniera fedele e rispondente alle culture e situazioni dei rispettivi popoli.

Questo lavoro di inculturazione è un'impresa ardua, lunga ma indispensabile.

Talora, però, si ha paura che l'azione dei missionari provenienti dalle antiche Chiese rischi di prolungare, in un certo senso, lo stile della colonizzazione, ostacolando il sorgere di comunità cristiane autenticamente locali.

È perciò necessario che tale azione si svolga in modo che non dia adito a questi timori, ma rechi veramente un prezioso contributo di cattolicità.

Ostacoli e resistenze all'evangelizzazione universale non sono mancati né mancheranno mai.27

Ma dobbiamo avere fiducia nella missione che Cristo ha affidato alla sua Chiesa, nella luce e nella forza dello Spirito, e raccogliere la sfida che ancor oggi ci incombe: « rendere la Chiesa del XX secolo sempre più idonea ad annunciare il Vangelo all'umanità del XX secolo ».28

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21 Cf. Lumen gentiurn, n. 8.
22 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptor hominis, n. 8.
23 Redemptor hominis, n. 8;
cf. Lumen gentium, n. 16.
24 Cf. Gaudium et spes, n. 22.
25 Lumen gentium, n. 16.
26 Evangelii nuntiandi, n. 53;
cf. Ad gentes, n. 7.
27 Cf. Evangelii nuntiandi, n. 50.
28 Ivi, n. 2.