Eucaristia, comunione e comunità

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Capitolo I - Discepoli di Cristo nell'Eucaristia

61. Nell'Eucaristia l'amore di Cristo ci interpella

Non si può essere Chiesa senza l'Eucaristia.

Non si può fare Eucaristia senza fare Chiesa.

Non si può mangiare il pane eucaristico senza fare comunione nella Chiesa.

Queste affermazioni, che raccolgono l'esperienza viva e la tensione costante della comunità cristiana di ogni tempo, riconducono ad interrogarci, nell'oggi, sulla nostra fede, per verificare la reale portata di questo vincolo indissolubile tra Chiesa ed Eucaristia.

Molti cristiani vivono senza Eucaristia; altri fanno l'Eucaristia ma non fanno Chiesa; altri ancora celebrano l'Eucaristia nella Chiesa, ma non vivono la coerenza dell'Eucaristia.

Una autentica comunità ecclesiale, che voglia vivere la comunione, pone al suo centro l'Eucaristia e dall'Eucaristia assume forma, criterio e stile di vita: l'Eucaristia è la vita, ed è la scuola dei discepoli di Gesù.

62. L'Eucaristia, cammino di fedeltà

Nell'Eucaristia siamo ogni giorno convocati per seguire il Signore con donazione totale: per riconoscerlo nella Parola e nel pane spezzato, per accoglierlo nel mistero della fede.

Ogni Eucaristia è un rinnovato invito al « discepolato », cioè a stare alla sua scuola, per vivere con lui e testimoniare la sua reale presenza tra noi.

Vivere la nostra vita come discepoli, vuol dire accettare lo « scandalo » della croce.

Anche l'Eucaristia, che della gloria della croce è massima celebrazione, è scandalo da vivere.

Il nostro radicarci nell'Eucaristia ci libera dalla logica dell'efficienza: mettendoci in comunione personale con il corpo e il sangue di Cristo, ci fa vivere la logica della croce e ci fa maturare per la risurrezione. ( Cfr. Gv 6,54 )

63. È qui la vera « sequela » di Cristo, liberata dai rischi dell'intimismo o del formalismo esteriore, diventata sottomissione al Padre e accoglienza del suo giudizio e del suo progetto sulla nostra vita, sulla storia, sull'ambiente, sugli uomini.

Tale sequela è fatta di ascolto, di preghiera, di sacrificio, ed è presenza responsabile, incarnata nelle vicende del tempo ove solo si compie il cammino della santità, e di operosa attesa della venuta gloriosa del Signore.

Giorno per giorno rispondiamo all'appello di Cristo con un cammino di fedeltà che trasforma tutta l'esistenza in luogo d'incontro col Signore e con i fratelli, e in offerta a lui gradita.

Frutti di questa esistenza eucaristica quotidiana sono

la fiducia,

la libertà di spirito,

l'impegno sereno a capire sempre più la realtà,

il dialogo,

la competenza nel lavoro,

la gratuità,

il perdono,

la dedizione nei rapporti interpersonali,

la verità verso se stessi.

E questo modo di interpretare l'esistenza e di viverla che inserisce l'Eucaristia nella vita e trasforma la vita in permanente rendimento di grazie.

64. L'Eucaristia, momento discriminante per la comunione

Eppure l'Eucaristia può sempre essere, per i battezzati, una sorta di sacramento incompiuto.

Se essa non entra a fondo nella loro vita, rimane un episodio datato.

Come è sede di una chiamata e di una risposta d'amore per alcuni, diventa per altri il mistero di una risposta respinta, di un invito non accolto, come rivela la parabola del banchetto nuziale. ( Cfr. Mt 22,1-14 )

Per l'Eucaristia, infatti, passa la discriminante della nostra adesione a Cristo.

A Cafarnao, all'indomani della moltiplicazione dei pani, Gesù invitava le genti sfamate a cercare un altro pane, « quello che dura per la vita eterna ». ( Gv 6,27 )

Così egli si proponeva come pane di vita, al quale si aderisce per la fede e il sacramento, e poneva se stesso, presente in quel pane, come segno discriminante della sua sequela.

La gente trovava troppo duro quel linguaggio e cercava un alibi alle proprie decisioni.

È la gente di sempre alla quale Gesù rivolge la domanda decisiva: « Anche voi volete andarvene? » ( Gv 6,67 ).

65. L'Eucaristia diventa, così, momento determinante della fede.

E discorso duro, è segno di contraddizione per ogni uomo, per questo nostro tempo, per le stesse comunità cristiane.

E come il crinale della storia, su cui si ripercuotono i problemi del mondo.

Nel dilemma « fede-durezza di cuore » che la vede al centro, l'Eucaristia diventa giudizio di riconciliazione dell'umanità.

Per questo l'Eucaristia va continuamente riscoperta.

Come Pietro, siamo sempre posti di fronte alla scelta di fondo:

mettere o non mettere Cristo al centro della vita;

decidere se mangiare o bere del suo corpo e del suo sangue, per fare vita di comunione con lui;

se edificare la sua comunità sulla comunione con lui;

se dominare o servire.

Molte altre preoccupazioni, di ordine sociale e di ordine pastorale, stanno giustamente a cuore alla Chiesa italiana, anche per la sua missione nel paese.

Sono preoccupazioni che devono essere attentamente studiate, con il contributo delle scienze umane e di più vaste competenze.

Ma alla fine, per vivere la comunione che viene da Dio, la comunità cristiana deve tutto misurare sull'Eucaristia, per esprimere nella sua vita l'abbandono adorante della fede: « Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna ( Gv 6,68 ).

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