Comunione e Comunità Missionaria

Indice

II. - Chiesa comunità missionaria

12. - Il mistero di comunione che fa della Chiesa un « popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo », è sorgente di missione.

Lo attesta l'apostolo Giovanni: « Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.

La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo » ( 1 Gv 1,3 ).

Lo testimonia la vita delle prime comunità apostoliche.

La comunione che circola in essa sospinge i nuovi credenti sulle vie della missione.

È per la forza dello Spirito che la comunione della Chiesa si apre dal Cenacolo sulla scena del mondo.

È lo Spirito che accompagna il cammino di quei primi missionari i quali si disperdono in ogni regione, predicando la buona novella del Signore Gesu ai giudei e ai pagani ( cfr. At 11,19-22 ).

È lo Spirito che dalla comunità sceglie, chiama e manda i missionari.

La Chiesa si manifesta in tal modo « stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato, perché proclami le opere meravigliose di lui » ( 1 Pt 2,9 ).

13. - Tutta la Chiesa è inviata

Tutta la Chiesa è soggetto della missione.

Essa, infatti, è mistero di comunione e sacramento di salvezza.

La Chiesa svolge la sua missione attingendo a quei doni divini che la costituiscono « comunione e comunità missionaria », e cioè:

- la Parola di Dio accolta e assimilata che fa i credenti annunciatori della fede capaci di portare nuovi discepoli a Cristo;12

- i sacramenti, particolarmente i sacramenti della iniziazione cristiana:

il Battesimo, fondamento della comunione nella Chiesa,

la Confermazione e l'Eucaristia che abilitano alla missione: « Andate, predicate e battezzate … » ( cfr. Mt 28,19 ).

Soprattutto l'Eucaristia, perché edifica l'intima comunione di tutti i fedeli nel corpo di Cristo, li conduce a fare della propria vita un sacrificio « in riscatto per molti » ( cfr. Mc 10, 45 );

- la carità, con la quale Dio ci ha amati e che è il cuore dell'agire missionario secondo la regola lasciataci da Gesù: « Da questo conosceranno che siete miei discepoli … » ( Gv 13,35 );

- i ministeri e i carismi che lo Spirito Santo effonde nell'unico popolo di Dio, per l'utilità comune e per la missione ( cfr. Rm 12,3ss );

- i Vescovi, successori degli Apostoli, in comunione collegiale con il Papa successore di Pietro: infatti « la cura di annunciare in ogni parte della terra il Vangelo appartiene al corpo dei Pastori ai quali tutti in comune Cristo diede il mandato ».13

Questa ecclesiologia di comunione, delineata dal Concilio Vaticano II, dal magistero pontificio e dal recente Sinodo straordinario, rinnova nei credenti la coscienza di essere comunità missionaria, di vivere in pienezza tale grazia e di dover comunicare a tutti la ricchezza dell'annuncio.

14. - La Chiesa particolare, soggetto della missione

La Chiesa particolare fa piena e sincera comunione nella celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo, segno e ministro di unità, circondato dal collegio dei presbiteri, dei diaconi e da tutti i fedeli.

Nella ricchezza e varietà dei ministeri si realizza la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica,14 pieno soggetto missionario.

A questa comunione va ispirata ogni azione missionaria, per essere autenticamente ecclesiale.

« In religioso ascolto della parola di Dio - ha ricordato Giovanni Paolo II a Loreto - radicate nel mistero di Cristo mediante la partecipazione alla divina liturgia, impegnate nella testimonianza della carità, raccolte attorno ai Vescovi, successori degli Apostoli, le Chiese particolari sono, nel mondo e per il mondo, segno visibile e tangibile dell'amore misericordioso del Padre, per il conforto e la piena liberazione dell'uomo.

A questa missione i singoli cristiani sono chiamati a partecipare, secondo il grado del loro ministero ».15

15. - Ogni battezzato, come ogni Chiesa particolare, deve avvertire e assecondare le esigenze della comunione missionaria con il ministero del successore di Pietro e con il ministero collegiale dei Vescovi esercitato insieme a Lui.

La missione non è opera di navigatori solitari: « Ogni cristiano è responsabile della parola di Dio secondo la sua vocazione e le sue situazioni di vita, nel clima fraterno della comunione ecclesiale ».16

La comunione è la prima forma della missione.

Ciò porta a riconoscere e a valorizzare il carisma di ciascuno, testimoniato nello spirito e nella prassi di comunione.

Anche l'azione di una comunità, di un gruppo, movimento o associazione, perché sia veramente credibile ed efficace sul piano missionario, deve esprimere piena comunione ecclesiale.

16. - La missione nella pluralità dei ministeri

Tutti i battezzati nella Chiesa sono soggetti e partecipi della missione per la grazia del loro Battesimo.

« La vocazione cristiana è per sua natura anche vocazione all'apostolato …

C'è nella Chiesa diversità di ministero ma unità di missione ».17

La ricchezza ministeriale della Chiesa particolare deve mettersi sempre più a servizio della missione, sia sul luogo dove questa opera, sia nella piena disponibilità alle necessità della Chiesa universale.

Inoltre, la pluralità dei carismi e dei ministeri richiede di essere confrontata, autenticata e condivisa nella coralità della comunione ecclesiale.

17. - Il Papa, come vescovo di Roma e successore di Pietro è, per volontà di Cristo, « perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei Vescovi che della moltitudine dei fedeli ».18

Uniti al Papa nel collegio apostolico, i Vescovi « sono stati consacrati non soltarito per una diocesi, ma per la salvezza di tutto il mondo ».19

Essi pertanto sono responsabili di tutta la Chiesa e hanno il compito di evangelizzare le genti.

Nella loro Chiesa particolare suscitano, promuovono e dirigono tutta l'azione missionaria.20

I presbiteri, primi collaboratori dei Vescovi, a motivo del carattere ricevuto nell'ordinazione, sono chiamati a una vastissima e universale missione di salvezza.

Devono perciò dovunque rendersi disponibili alla missione e impegnarsi a formare le loro comunità al vero spirito missionario.

« La funzione di pastore - ricorda il Concilio - non si restringe alla cura dei singoli fedeli: essa va specialmente estesa alla formazione dell'autentica comunità cristiana.

E per fomentare opportunamente lo spirito comunitario, bisogna che esso miri non solo alla Chiesa locale ma anche alla Chiesa universale ».21

In comunione col Vescovo e il suo presbiterio i diaconi, attraverso il loro ministero manifestano con singolare evidenza il carattere di servizio al Regno e al popolo di Dio, proprio di ogni missione ecclesiale.

Sull'esempio di Gesù che si è fatto « servo di tutti » i diaconi sono chiamati ad aprire gli spazi della carità della Chiesa verso tutti gli uomini, perché la luce del Vangelo risplenda davanti ad essi e vedendo le loro opere buone glorifichino il Padre che è nei cieli ( cfr. Mt 5,16 ).

18. - I religiosi e le religiose, « partecipando in modo particolare alla natura sacramentale del popolo di Dio »,22 appartengono al cuore della Chiesa e sono a servizio della sua missione salvifica.

Il primo apostolato dei religiosi e delle religiose è la loro consacrazione.

Essa è l'anima della missione e si esprime nella dimensione contemplativa della vita religiosa e nel suo impegno di promozione umana.

La missione dei religiosi e delle religiose è indissolubilmente legata alla vita di comunione nelle loro comunità.

Una vita di comunione, infatti, che non si apra alla missione è ambigua; una missione che non sia vivificata dalla comunione è equivoca.

Testimoni autentici del Dio vivo, esperti di comunione, i religiosi e le religiose arricchiscono la pastorale diocesana con l'originalità carismatica del proprio istituto, messa a servizio della missione della Chiesa particolare.

La loro presenza si qualifica particolarmente in quei settori che sono più bisognosi di un supplemento di generosità e di donazione di sé.

In tal modo, ogni comunità religiosa sarà una pagina aperta del Vangelo, scritta « non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente » ( 2 Cor 3,3 ).

19. - Una forma attuale di consacrazione per la missione è certamente quella di numerosi uomini e donne che appartengono a Istituti secolari.

Efficacemente inseriti nei diversi ambienti sociali e impegnati ad animare e ad orientare a Dio le vicende umane in forza della loro vocazione di secolarità, essi sono anche chiamati, per la loro consacrazione, ad annunciare i valori del Regno con la testimonianza di una vita dallo stile evangelico.

20. - In virtù del Battesimo e della Confermazione, i laici sono, a pieno titolo, cooperatori della comunione e partecipi della missione della Chiesa.

Con la varietà delle vocazioni attraverso le quali attuano la sequela di Cristo nelle condizioni secolari dell'esistenza, essi danno il loro specifico contributo a rendere la comunità ecclesiale sempre più « esperta in umanità » ed a promuoverne la presenza e l'azione nel mondo.

In comunione con i pastori, dai quali ricevono luce e forza spirituale ed ai quali offrono la loro esperienza e competenza, i laici sono, in modo diretto e singolare, missionari in quegli ambienti di vita dove « molti uomini non possono udire il Vangelo e conoscere Cristo, se non per mezzo loro ».23

Con la testimonianza della vita, la franchezza dell'annunzio, la competenza e coerenza dell'azione, debbono animare di spirito evangelico le varie realtà e attività temporali.

Oggi, la Chiesa richiede ai laici una presenza missionaria, particolarmente là dove sono necessarie la promozione dei valori etici, la difesa e il sostegno della vita e della dignità dell'uomo, la capacità di armonizzare Vangelo e cultura e di iscrivere la novità di Cristo e del cristianesimo nel tessuto dei rapporti umani.

La sorte della famiglia, prima comunità umana, in gran parte dipende dall'impegno dei laici.

Per vocazione e missione, sono chiamati a scegliere, vivere, affermare anche sul piano della mentalità culturale, del costume e delle istituzioni pubbliche l'unità e indissolubilità del matrimonio, i diritti della vita fin dal primo concepimento e per tutto l'arco dell'esistenza, l'educazione dei figli e la realizzazione di famiglie che siano vere comunità di amore.

Nella vita socio-culturale e politica, sono irrinunciabili la presenza e l'azione di laici umanamente qualificati, coerenti con la fede, tendenti ad operare quanto più possibile uniti e disposti a collaborare con quanti mirano a identiche finalità.

21. - Forma di ministerialità laicale ben definita e autenticata è l'Azione Cattolica, « organismo che inserisce i laici in forma stabile e associata nel dinamismo apostolico della Chiesa, in collaborazione con il ministero gerarchico.

Il Concilio - ha affermato il Papa nel suo recente discorso all'Azione Cattolica - guardando a questa realtà, ne ha riconosciuto la preziosità e l'ha collocata in una profonda visione ecclesiologica ».

La vita pastorale delle comunità ecclesiali, soprattutto della diocesi e delle parrocchie, si avvale di questa Associazione per realizzare un'azione missionaria congiunta e organica, dei pastori e del laicato.

La Chiesa in Italia deve porre ogni impegno per conservare e rinvigorire l'Azione Cattolica Italiana, realtà di antica tradizione popolare, da tanto tempo intimamente radicata non solo nella Chiesa, ma anche nelle famiglie, nella gioventù, nella vita del Paese ».24

Lo Spirito Santo ha suscitato in questi anni gruppi, movimenti e associazioni che hanno arricchito la Chiesa di una presenza vivace e dinamica.

Pur connotandosi secondo la loro particolare identità, essi sono chiamati a trovare concrete forme di impegno e di stile missionario nello spirito di una autentica comunione ecclesiale.

Sia nel nostro Paese, sia in prospettiva europea e mondiale, è attorno a iniziative specifiche di servizio al Vangelo e all'uomo che le associazioni, i movimenti e i gruppi ecclesiali, strettamente congiunti all'azione di tutta la Chiesa locale, possono individuare punti di incontro e di dialogo.

Una realtà ricca e promettente delle comunità è inoltre quella dei catechisti laici: genitori, mamme, fidanzati, giovani e adulti.

Ad essi va riconosciuto un « ministero » di fatto, insostituibile oggi, per la missione della Chiesa.

22. - Sta accentuandosi nelle comunità sempre maggiormente la sensibilità sul ruolo della donna nella Chiesa.

In molti campi dell'azione missionaria il suo apporto risulta decisivo e insostituibile e la Chiesa, nelle sue varie espressioni pastorali, deve riconoscerne l'originalità e promuoverne la crescita.

Il compito missionario della donna trova ispirazione nella figura e nel ruolo di Maria che si proclama « serva del Signore » per la salvezza degli uomini, e nella figura della numerose donne che nella vita di Gesù, nelle prime comunità cristiane e lungo la storia della Chiesa sono testimoni di annuncio e di servizio.

Abbiamo seri e fondati motivi per ritenere che le nuove frontiere della missione in Italia e nel mondo troveranno rinnovate possibilità di presenza e di incidenza pastorale nell'apporto specifico e costruttivo delle donne.

23. - Tutti questi ministeri e questi carismi costitutivi di una Chiesa missionaria trovano ogni efficace espresisone nella presenza significativa di coloro che, per carisma specifico, consacrano la propria esistenza al servizio della missione universale.

Questa scelta radicale fa dei missionari il segno più manifesto di dedizione all'annuncio del Vangelo.

Nella dimensione missionaria si colloca anche l'impegno dei sacerdoti di numerose diocesi, i quali prestano cure pastorali nelle Chiese di altri continenti.

La loro generosa testimonianza rappresenta un rilevante fatto pastorale nella Chiesa italiana, e costituisce un forte stimolo di rinnovamento missionario.

Un ruolo consistente di cooperazione missionaria è quello svolto dai laici attraverso le forme del Volontariato Cristiano Internazionale e del Laicato Missionario: la coerenza di vita cristiana e il loro impegno per la promozione dell'uomo, sono una componente preziosa dell'evangelizzazione e aiutano le nostre comunità a maturare nella missione.

24. - La missione di ciascuna Chiesa particolare non può esaurirsi entro i limiti di spazio e di tempo, di cultura, di umanità e di strutture che le sono proprie: deve invece rendersi aperta a tutti e a tutto; sentirsi e farsi « cattolica » cioè universale.25

È questa una sua fondamentale legge di vita; « la Chiesa particolare diminuirebbe infatti il suo slancio vitale, se essa, concentrandosi unicamente sui suoi problemi, si chiudesse alle necessità delle altre Chiese.

Riprende invece nuovo vigore tutte le volte che si allargano i suoi orizzonti verso gli altri ».26

Ogni Chiesa particolare appare così « coinvolta in un compito missionario globale, dentro e fuori dei suoi confini, assunti da tutti i cristiani e rivolto a tutti gli uomini ».27

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12 Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium, n. 12, n. 25 e n. 35
13 Ivi, n. 23
14 Cfr. Ivi, n. 26
15 Giovanni Paolo II, Allocuzione al 2° Convegno ecclesiale di Loreto, n. 2
16 C.E.I., Il rinnovamento della catechesi, n. 183, 2.2.1970
17 Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Apostolicam actuositatem, n. 2
18 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentiuin, n. 23
19 Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Ad gentes, n. 38
20 Cfr. C.E.I., Comm Ep. Coop. tra le Chiese,
L'impegno missionario della Chiesa italiana, n. 24, 21.4.1982
21 Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Presbyterortrm ordinis, n. 6
22 Congr. Rel. e Ist. Secolari, Note direttive Mutuae relationes, n. 10, 14.5.1978
23 Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Apostolicarn actuositatern, n. 13
24 Giovanni Paolo II, Discorso alla VI Assemblea Nazionale dell'A.C.I., nn. 4-7, 25.4.1986;
cfr. anche C.E.I., Doc. past. dell'Episcopato, Evangelizzazione e ministeri, nn. 79-81, 15.8.1977
25 Cfr. Conc. Ecum. Vat. II, Decr. Christus Dominus, n. 11
26 Congr. Clero, Note direttive Postquam apostoli, n. 14, 25.3.1980
27 C.E.I., Comm Ep. Coop. tra le Chiese, doc. cit., n. 8