Evangelizzare il sociale

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II - L'Evangelizzazione e la Dottrina Sociale della Chiesa

23. - Il Santo Padre nell'enciclica Centesimus annus considera attentamente il corso degli avvenimenti della storia recente "per discernere le nuove esigenze dell'evangelizzazione"23 e chiaramente afferma che l'annuncio della dottrina sociale della Chiesa rientra tra le componenti essenziali della evangelizzazione.24

Sottolineando la validità dell'orientamento impresso alla Chiesa da Leone XIII, che con la pubblicazione della Rerum novarum ha conferito "quasi uno 'statuto di cittadinanza' nelle mutevoli realtà della vita pubblica", il Papa così definisce il rapporto tra la dottrina sociale della Chiesa e l'evangelizzazione del sociale: "Per la Chiesa insegnare e diffondere la dottrina sociale appartiene alla sua missione evangelizzatrice e fa parte essenziale del messaggio cristiano, perchè tale dottrina ne propone le dirette conseguenze nella vita della società e inquadra il lavoro quotidiano e le lotte per la giustizia nella testimonianza a Cristo Salvatore".25

La dottrina sociale della Chiesa ha dunque il valore di un contenuto e di uno strumento di evangelizzazione:26 con tale dottrina la Chiesa si propone di assistere l'uomo nel cammino della salvezza, aiutandolo a interpretare e a risolvere i problemi della convivenza umana.

È questo rapporto essenziale tra la dottrina sociale della Chiesa e l'evangelizzazione del sociale a decidere della natura, dell'impostazione, dell'articolazione e degli sviluppi della pastorale sociale.

24. - La dottrina sociale della Chiesa

La dottrina sociale è "una disciplina particolare e autonoma, teorica e pratica a un tempo, nell'ampio e complesso campo della teologia morale, in stretta relazione con la morale sociale".27

Elemento costitutivo della dottrina sociale della Chiesa è la riflessione morale sulle istanze che emergono dall'incontro del Vangelo e delle sue esigenze etiche con i problemi che sorgono e si sviluppano nella vita della società.28

Questa riflessione cresce nella Chiesa non solo attraverso la ricerca scientifica, ma anche attraverso l'esperienza della comunità cristiana, che si misura ogni giorno con le varie situazioni sociali e con i diversi problemi determinati dallo sviluppo dell'industrializzazione e dei sistemi socio-economici.

La teologia e la filosofia danno i contenuti fondamentali a questa dottrina, mentre le scienze umane e sociali la completano.

25. - "Le fonti della dottrina sociale sono la sacra Scrittura, l'insegnamento dei Padri e dei grandi teologi della Chiesa e lo stesso magistero.

Il suo fondamento e oggetto primario è la dignità della persona umana con i suoi diritti inalienabili, che formano il nucleo della 'verità sull'uomo'.

Il soggetto è tutta la comunità cristiana, in armonia e sotto la guida dei legittimi pastori, di cui anche i laici, con la loro esperienza cristiana, sono attivi collaboratori.

Il contenuto, compendiando la visione dell'uomo, dell'umanità e della società, rispecchia l'uomo completo, l'uomo sociale, come soggetto determinato e realtà fondamentale dell'antropologia cristiana".29

La metodoiogia seguita dalla dottrina sociale si sviluppa nei tre classici momenti del "vedere, giudicare e agire".30

26. - La dottrina sociale ha un carattere eminentemente teologico, perchè la Chiesa riceve la "verità intera" sull'uomo dalla rivelazione divina.

La sua indole teologica è espressa anche dalla sua finalità pastorale di servizio al mondo, "tesa a stimolare la promozione integrale dell'uomo mediante la prassi della liberazione cristiana, nella sua prospettiva terrena e trascendente".31

La dottrina sociale non è, infatti, un puro sapere, ma un sapere teorico-pratico, di portata e proiezione pastorale.

Nel momento dell'azione, la dottrina sociale richiede che si attuino le scelte adeguate alla scala dei valori che il Vangelo enuncia e che stanno alla base del vedere e del giudicare la realtà.

Per questo richiede una vera conversione, una "trasformazione interiore che è disponibilità, apertura e trasparenza alla luce purificatrice di Dio".32

Il cristiano è tenuto a seguire la dottrina sociale della Chiesa e a porla "alla base della sua sapienza, della sua esperienza per tradurla concretamente in categorie di azione, di partecipazione e di impegno".33

27. - Insegnare e diffondere la dottrina sociale della Chiesa

È necessario che la dottrina sociale venga insegnata e diffusa anche dalla Chiesa in Italia, ed entri quindi in maniera più organica a far parte della pastorale ordinaria della comunità cristiana.

Il Papa, invitando a studiare, approfondire, divulgare e applicare nei molteplici ambiti la dottrina sociale, richiama la necessità di una collaborazione da parte delle Chiese particolari.34

A livello di Chiesa particolare, la conoscenza e la diffusione della dottrina sociale dipendono, in larga misura, dall'effettivo potenziamento delle strutture e delle risorse impiegate per la pastorale sociale.

D'altra parte, un'insufficiente comprensione dell'importanza e del significato di questa azione pastorale conduce inevitabilmente ad un'inadeguata valorizzazione della dottrina sociale.

28 - Dottrina sociale e catechesi

Tra la dottrina sociale della Chiesa e la catechesi ci sono rapporti che esigono di essere conosciuti e rettamente attuati.

È compito della catechesi mettere in luce le conseguenze sociali del Vangelo, e in tale compito essa trova un necessario riferimento alla dottrina sociale della Chiesa.

Nel suo sforzo di educazione alla fede, la catechesi non deve omettere ma chiarire "l'azione dell'uomo per la sua liberazione integrale, la ricerca di una società più solidale e fraterna, le lotte per la giustizia e per la costruzione della pace".35

In questa linea si era già espresso il documento della C.E.I. Il rinnovamento della catechesi: "Nel fare catechesi, la Chiesa propone ai credenti non soltanto i grandi compiti della fede … ma, con viva sensibilità pastorale, svolge anche i temi, che le condizioni storiche e ambientali rendono particolarmente attuali e urgenti … senza temere di presentare il messaggio della fede, ove è necessario, nel suo significato di fecondo scandalo e di rottura.

Si tratta di un vasto impegno di coerenza con il Vangelo, dalla cui attuazione dipende la sorte stessa del cristianesimo, particolarmente presso le generazioni dei giovani".36

29. - L'auspicio del Papa per il rinnovamento dello studio, della diffusione e applicazione della dottrina sociale deve trovare una sollecita e generosa risposta da parte di quanti sono impegnati nel servizio catechistico, così che la dottrina sociale, rimasta spesso sconosciuta o conosciuta solo superficialmente, possa diventare nutrimento di ogni catechesi, in specie dei giovani e degli adulti.

L'approfondita riflessione sulla natura e sulla finalità della dottrina sociale della Chiesa, che il Papa offre nelle encicliche Sollicitudo rei socialis e Centesimus anntns, dimostra come tale dottrina sia non solo un contenuto possibile o utile ma un contenuto essenziale della catechesi.

La dottrina sociale è già di per se stessa una parte della catechesi, rivolta a tutti gli uomini di buona volontà e non solo ai credenti.

Infatti, è annuncio di Dio e del suo mistero di salvezza offerto a ogni uomo, attraverso l'interpretazione delle complesse realtà dell'esistenza umana, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della viva tradizione della Chiesa e attraverso l'esame della loro conformità o difformità con l'insegnamento del Vangelo sull'uomo e sulla sua vocazione terrena e trascendente.37

30. - La dottrina sociale della Chiesa rimanda alla catechesi ordinaria per l'approfondimento dei grandi contenuti della fede e nello stesso tempo la completa.

L'educazione alla fede, infatti, non può non comprendere l'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, in quanto è parte essenziale del messaggio cristiano.

È dovere, pertanto, di ogni Chiesa particolare "studiare e sostenere un piano formativo di base incentrato sulla dottrina sociale, da attuare in ogni parrocchia nel corso della catechesi ordinaria con il supporto di semplici sussidi".38

In tal senso le Chiese particolari nella formazione dei catechisti devono predisporre gli opportuni strumenti per far loro conoscere la dottrina sociale, in modo aggiornato e con sussidi adeguati alla realtà locale.

Tale dottrina dev'essere proposta nei diversi ambiti e attività di catechesi: predicazione, itinerari catecumenali, cicli di preparazione ai sacramenti, corsi di formazione religiosa, programmi radio e televisivi, conferenze.

Particolare impegno richiede l'adattamento della dottrina sociale alla capacità di comprensione dei destinatari, in rapporto all'età e alla diversa condizione culturale.

Da ultimo, ma solo per sottolinearlo con più forza, è da ricordarsi l'impegno della partecipazione attiva.

La dottrina sociale, infatti, può essere più facilmente comunicata e diffusa attraverso la catechesi, se tutta la comunità ecclesiale, i catechisti, i movimenti, le associazioni che ne fanno parte, la vivono con convinzione, coerenza e coraggio.

31. - Dottrina sociale e formazione

La nuova evangelizzazione del sociale esige che l'azione pastorale della Chiesa sviluppi un'intensa e costante opera formativa incentrata sulla dottrina sociale.39

Quest'opera, che grava innanzitutto sulla responsabilità del Vescovo, domanda una collaborazione non episodica, ma stabile e concertata dei vari centri pastorali diocesani.

a) Circa la formazione dei presbiteri e dei candidati al sacerdozio, le Chiese particolari seguano queste precise e importanti indicazioni.40

- Per la formazione integrale e unitaria di tutte le dimensioni della personalità sacerdotale: umana, spirituale, teologica e pastorale, è necessario prevedere un'istruzione e un'educazione profondamente pastorali che tengano conto della dottrina sociale della Chiesa.

I futuri presbiteri devono essere educati al dialogo con tutte le persone, sensibilizzati ai problemi e ai compiti sociali, stimolati ad avere interesse e amore per la dottrina e per la pastorale sociale della Chiesa.

- Nei vari centri di formazione ecclesiastica i corsi di dottrina sociale devono essere obbligatori e a sè stanti, dal momento che la dottrina sociale non può essere seriamente insegnata solo con lezioni facoltative incluse nei corsi di teologia e di filosofia.

- Un'adeguata comprensione degli elementi di filosofia sociale e di teologia presenti nei documenti della dottrina sociale della Chiesa esige che i suoi corsi si sviluppino durante l'intero arco della formazione degli studenti.

- Le encicliche sociali devono costituire una lettura obbligatoria per gli studenti e devono possibilmente divenire argomento di corsi speciali.

- Affinchè siano pienamente consapevoli del loro specifico ruolo nell'azione sociale, è necessario avviare i futuri presbiteri ad alcune esperienze di carattere pastorale e sociale, capaci di metterli a contatto con il mondo del lavoro, dell'economia e della politica.

b) Ai docenti dei centri di formazione ecclesiastica è richiesta una appropriata preparazione, affinchè, grazie alla loro competenza e al loro metodo di insegnamento, la dottrina sociale susciti interesse e accoglienza da parte degli studenti.

- I docenti devono possedere un'adeguata formazione teologica, essere competenti nella morale sociale, conoscere almeno gli elementi fondamentali delle scienze sociali moderne e operare in stretta collaborazione con i docenti di dogmatica, di morale e di pastorale, così da garantire coerenza, unità e solidità nell'insegnamento.

- Per una completa preparazione pastorale i docenti di dottrina sociale devono aiutare i candidati al sacerdozio ad usare, secondo le indicazioni della Chiesa, i mezzi offerti dalle scienze umane.

- I rapidi e continui cambiamenti della realtà sociale, come pure le scienze che la interpretano, rendono particolarmente necessaria la formazione permanente per gli stessi docenti.

- La dottrina sociale non può essere insegnata come una teoria astratta, ma come una disciplina orientata all'azione concreta.

Ciò esige che i docenti abbiano una qualche esperienza pastorale diretta.

I Vescovi e i superiori dei centri di formazione ecclesiastica sentano la responsabilità di mandare qualche studente, capace e interessato, alle Facoltà di scienze sociali e ad altri Istituti superiori affini, approvati dall'autorità ecclesiastica, per poter così disporre di docenti dotati di formazione scientifica.

32. - La formazione dei laici si pone necessariamente nella prospettiva del loro stesso impegno in campo sociale, nel lavoro, nell'economia e nella politica.

Tale formazione, in particolare per laici in vario modo impegnati in campo sociale e politico, dev'essere incentrata sulla dottrina sociale della Chiesa, come sua anima e struttura portante.41

L'ampiezza degli orizzonti della formazione sociale dei laici deriva anche dall'etica cristiana, che richiede una sintesi tra gli aspetti personali e interiori e quelli comunitari e pubblici.

Mettendo in luce l'autentica e decisiva dimensione sociale dell'uomo, la dottrina sociale della Chiesa rifiuta la tendenza alla privatizzazione dell'etica e alla negazione della rilevanza pubblica del messaggio morale cristiano; nello stesso tempo consente di far fronte al rischio opposto di sottovalutare o di mettere tra parentesi il valore essenziale e la funzione irrinunciabile della libertà e responsabilità della singola persona nell'impegno sociale.

33. - Strumenti importanti per una conoscenza più profonda e una diffusione più ampia della dottrina sociale ed espressioni pastorali privilegiate dell'impegno formativo della Chiesa sono le Scuole diocesane di formazione all'impegno sociale e politico, le diverse iniziative per le persone impegnate in questi campi e le Settimane sociali.

Le Settimane sociali costituiscono per i cattolici un laboratorio culturale a livello nazionale, mentre le Scuole e le varie iniziative per i laici impegnati in campo sociale e politico sono finalizzate a una formazione continuativa a livello locale.42

Lo studio e l'approfondimento della dottrina sociale della Chiesa devono entrare anche nei percorsi formativi delle varie aggregazioni dei laici cristiani.

34. - Le Scuole diocesane di formazione all'impegno sociale e politico sono uno strumento pastorale qualificato per tutte le Chiese particolari.

Queste sentano la responsabilità di istituirle e di assicurare loro la fisionomia ecclesiale propria, al di fuori di collegamenti politici e partitici.

Dalla visione cristiana dell'impegno sociale e politico e della sua formazione derivano alcuni precisi orientamenti sugli aspetti eticopedagogici, ai quali le Scuole dovranno attenersi.

a) La formazione all'impegno sociale e politico si colloca nel contesto generale della formazione cristiana, come sua parte costitutiva e imprescindibile, si esprime secondo diverse modalità ( dalla catechesi all'omelia, dall'insegnamento allo studio, dalla lettura alla scuola ) e secondo diversi livelli ( da quelli elementari a quelli specialistici ).

Le Scuole devono inserirsi, dunque, nel più ampio e articolato spazio della formazione cristiana e umana nei suoi aspetti sociali e politici.

b) Le fonti di conoscenza, di lettura e di interpretazione che sviluppano in senso cristiano la formazione all'impegno sociale e politico sono la ragione e la fede; in termini più concreti e immediati è la dottrina sociale della Chiesa, dottrina che si applica alla concreta situazione storica mediante l'esercizio del discernimento.

In ordine ad un'adeguata formazione all'impegno sociale e politico si pone, pertanto, una duplice e unitaria esigenza: quella di conoscere in modo sempre più preciso e approfondito la dottrina sociale della Chiesa e quella di operare il discernimento, cioè la valutazione dell'appello che Dio rivolge nella situazione concreta e la decisione che l'uomo assume per rispondere a Dio che lo chiama.

c) La formazione di una coscienza sociale e politica matura è l'obiettivo centrale, che va perseguito mediante l'assimilazione di alcuni fondamentali criteri di giudizio e di decisione.

- Il primo riguarda la distinzione e insieme la connessione tra l'ordine legale e l'ordine morale: è questo un criterio sempre più necessario nel contesto di una società pluralistica e di una legislazione civile che tende ad allontanarsi dai valori e principi morali immutabili e universali.

- Il secondo criterio riguarda la fedeltà alla propria identità e, nello stesso tempo, la disponibilità al dialogo con tutti e su tutto.

- Un ultimo fondamentale criterio riguarda la necessità che nel suo impegno sociale e politico il fedele laico cresca sempre più in una triplice e inscindibile fedeltà:

ai valori "naturali", rispettando la legittima autonomia delle realtà temporali;

ai valori "morali", promuovendo l'intrinseca dimensione etica di ogni problema sociale e politico;

ai valori "soprannaturali", realizzando il suo compito nello spirito di Gesù Cristo, ossia con la sua grazia e la sua carità.

d) La formazione all'impegno sociale e politico deve mirare a sviluppare il senso della vocazione: si dà, infatti, anche una vocazione specificamente cristiana all'impegno sociale e politico; anzi si danno varie vocazioni, dal momento che tale impegno riveste forme diverse.

Ce lo ricorda il Concilio Vaticano II in un testo della Gaudium et spes: "Ma i doni dello Spirito sono vari.

Alcuni li chiama a dare testimonianza manifesta della dimora celeste col desiderio di essa, contribuendo così a mantenerlo vivo nell'umanità; altri li chiama a consacrarsi al servizio degli uomini sulla terra, così da preparare attraverso tale loro ministero la materia per il Regno dei cieli".43

In tal senso il compimento della formazione all'impegno sociale e politico per il cristiano è lo sviluppo di una vera e propria "spiritualità".

Elemento essenziale di tale spiritualità è l'impegno a vivere la profonda unità tra l'amore di Dio e l'amore del prossimo, tra la preghiera e l'azione, tra la vita "spirituale" e la vita "secolare".

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23 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Centesimus annus, n. 3
24 Cf Ivi, n. 5
25 Ivi, n. 5
26 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Sollicitudo rei socialis, n. 41
27 Congr. Educazione Cattolica Orientamenti per lo studio e l'insegnamento
della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale, n. 4
28 Cf Congr. Dottrina della fede, Libertà cristiana e liberazione, n. 72
29 Congr. Educazione Cattolica. Orientamenti, doc, cit., n. 4
30 Cf Giovanni XXIII, Lett. Enc. Mater et magistra, n. 217
31 Congr. Educazione Cattolica. Orientamenti, doc, cit., n. 5
32 Ivi, n. 7
33 Paolo VI, Esort. Apost. Evangelii nuntiandi, n. 38
34 Cf Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Centesimus annus, n. 56
35 Giovanni Paolo II, Esort. Apost. Catechesi tradendae, n. 29
36 CEI, Il rinnovamento della catechesi, nn. 96-97
37 Cf Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Sollicitudo rei socialis, n. 41
38 Comm. Episc. Problemi Sociali e il Lavoro,
Nota pastorale La formazione all'impegno sociale e politico, n. 28
39 Cf Giovanni Paolo II, Esort. Apost. Christifideles laici, n. 60
40 Su questo argomento ci riferiamo ai già citati Orientamenti della Congregazione
per l'Educazione Cattolica
41 Cf Comm. Episc. Problemi Sociali e il Lavoro,
Nota pastorale La formazione all'impegno sociale e politico, n. 13
42 Cf CEI, Nota pastorale Ripristino e rinnovamento delle
Settimane Sociali dei Cattolici Italiani, n. 5 e n. 7
43 Gaudium et spes, n. 38