Volto missionario delle parrocchie nel mondo che cambia

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Per la maturità della fede: la cura degli adulti e della famiglia

9 Una parrocchia dal volto missionario deve assumere la scelta coraggiosa di servire la fede delle persone in tutti i momenti e i luoghi in cui si esprime.

Ciò significa tener conto di come la fede oggi viene percepita e va educata.

La cultura post-moderna apprezza la fede, ma la restringe al bisogno religioso; in pratica la fede è stimata e valorizzata se aiuta a dare unità e senso alla vita d'oggi frammentata e dispersa.

Più difficile risulta invece introdurre alla fede come apertura al trascendente e alle scelte stabili di vita nella sequela di Cristo, superando il vissuto immediato, coltivando anche un esito pubblico della propria esperienza cristiana.

Ogni sacerdote sa bene quanta fatica costa far passare dalla domanda che invoca guarigione, serenità e fiducia alla forma di esistenza che arrischia l'avventura cristiana.

Questo vale non solo per il servizio agli altri, ma prima ancora per la scelta vocazionale, la vita della famiglia, l'onestà nella professione, la testimonianza nella società.

La parrocchia missionaria, per non scadere in sterile retorica, deve servire la vita concreta delle persone, soprattutto la crescita dei ragazzi e dei giovani, la dignità della donna e la sua vocazione - tra realizzazione di sé nel lavoro e nella società e dono di sé nella generazione - e la difficile tenuta delle famiglie, ricordando che il mistero santo di Dio raggiunge tutte le persone in ogni risvolto della loro esistenza.

A questo punto, però, non si può non rileggere con coraggio l'intera azione pastorale, perché, come tutti avvertono e sollecitano, sia più attenta e aperta alla questione dell'adulto.

L'adulto oggi si lascia coinvolgere in un processo di formazione e in un cambiamento di vita soltanto dove si sente accolto e ascoltato negli interrogativi che toccano le strutture portanti della sua esistenza: gli affetti, il lavoro, il riposo.

Dagli affetti la persona viene generata nella sua identità e attraverso le relazioni costruisce l'ambiente sociale;

con il lavoro esprime la propria capacità creativa e assume responsabilità verso il mondo;

nel riposo trova spazio per la ricerca dell'equilibrio e dell'approfondimento del significato della vita.

Gli adulti di oggi risponderanno alle proposte formative della parrocchia solo se si sentiranno interpellati su questi tre fronti con intelligenza e originalità.

L'esperienza degli affetti è soprattutto quella dell'amore tra uomo e donna e tra genitori e figli.

La parrocchia missionaria fa della famiglia un luogo privilegiato della sua azione, scoprendosi essa stessa famiglia di famiglie, e considera la famiglia non solo come destinataria della sua attenzione, ma come vera e propria risorsa dei cammini e delle proposte pastorali.

Tra le molte occasioni che la pastorale parrocchiale propone, ne indichiamo alcune particolarmente significative.

Anzitutto la preparazione al matrimonio e alla famiglia, per molti occasione di contatto con la comunità cristiana dopo anni di lontananza.

Deve diventare un percorso di ripresa della fede, per far conoscere Dio, sorgente e garanzia dell'amore umano, la rivelazione del suo Figlio, misura d'ogni vero amore, la comunità dei suoi discepoli, in cui Parola e Sacramenti sostengono il cammino spesso precario dell'amore.

Grande attenzione va dedicata a contenuti e metodo, per favorire accoglienza, relazioni, confronto, accompagnamento.

Il cammino di preparazione deve trovare continuità, con forme diverse, almeno nei primi anni di matrimonio.

Un secondo momento da curare è l'attesa e la nascita dei figli, soprattutto del primo.

Sono ancora molti i genitori che chiedono il Battesimo per i loro bambini: vanno orientati, con l'aiuto di catechisti, non solo a preparare il rito, ma a riscoprire il senso della vita cristiana e il compito educativo.

C'è, poi, la richiesta di catechesi e di sacramenti per i figli divenuti fanciulli.

Ne abbiamo già accennato, sottolineando che non è possibile accettare un'"assenza" dei genitori nel cammino dei figli.

È bene valorizzare esperienze che si vanno diffondendo di "catechesi familiare", con varie forme di coinvolgimento, tra cui percorsi integrati tra il cammino dei fanciulli e quello degli adulti.

Occorre sostenere la responsabilità educativa primaria dei genitori, dando continuità ai percorsi formativi della parrocchia e delle altre agenzie educative del territorio.

Qui si inserisce anche il dialogo della parrocchia con tutta la scuola e in particolare con la scuola cattolica - spesso presente nelle parrocchie come scuola dell'infanzia - e con gli insegnanti di religione cattolica.

Infine, non vanno dimenticati i momenti di difficoltà delle famiglie, soprattutto a causa di malattie o di altre sofferenze, in cui persone anche ai margini della vita di fede sentono il bisogno di una parola e di un gesto che esprimano condivisione umana e si radichino nel mistero di Dio.

Qui resta decisivo il ruolo del sacerdote, come pure dei diaconi, ma anche quello di coppie di sposi che siano espressione di una comunità che accoglie, toglie dall'isolamento, offre un senso ulteriore; un ruolo importante può essere svolto dai consultori familiari e dai centri di aiuto alla vita.

La comunità esprima vicinanza e si prenda cura anche dei matrimoni in difficoltà e delle situazioni irregolari, aiutando a trovare percorsi di chiarificazione e sostegno per il cammino di fede.

Nessuno si senta escluso dalla vita della parrocchia: spazi di attiva partecipazione possono essere individuati tra le varie forme del servizio della carità anche per coloro che, in ragione della loro condizione familiare, non possono accedere all'Eucaristia o assumere ruoli connessi con la vita sacramentale e con il servizio della Parola.

Se la famiglia oggi è in crisi, soprattutto nella sua identità e progettualità cristiana, resta ancora un "desiderio di famiglia" tra i giovani, da alimentare correttamente: non possiamo lasciarli soli; il loro orientamento andrebbe curato fin dall'adolescenza.

Ma è l'intero rapporto tra la comunità cristiana e i giovani che va ripensato e, per così dire, capovolto: da problema a risorsa.

Il dialogo tra le generazioni è sempre più difficile, ma le parrocchie devono avere il coraggio di Giovanni Paolo II, che ai giovani affida il compito impegnativo di "sentinelle del mattino".

Missionarietà verso i giovani vuol dire entrare nei loro mondi, frequentando i loro linguaggi, rendendo missionari gli stessi giovani, con la fermezza della verità e il coraggio dell'integralità della proposta evangelica.

L'esperienza del lavoro percorre oggi strade sempre più complesse, a causa di molteplici fattori, tra i primi quelli riconducibili alle innovazioni tecnologiche e ai processi di globalizzazione.

Ci vogliono competenze che possono essere assicurate solo da livelli più integrati, diocesani o almeno zonali, e da dedizioni più specifiche, come quelle promosse dalla pastorale d'ambiente e dalle esperienze associative.

Lo stesso vale per l'ambito della responsabilità sociale e della partecipazione alla vita politica.

La parrocchia però deve saper indirizzare, ospitare, lanciare ponti di collegamento.

Più al fondo, deve offrire una visione antropologica di base, indispensabile per orientare il discernimento, e un'educazione alle virtù, che costituiscono l'ancoraggio sicuro capace di sostenere i comportamenti da assumere nei luoghi del lavoro e del sociale e di dare coerenza alle scelte che, nella legittima autonomia, i laici devono operare per edificare un mondo impregnato di Vangelo.

Infine, l'esperienza del riposo.

Su di essa sembra che la Chiesa e la parrocchia si trovino ancora meno pronte.

Eppure non mancano risorse nella loro storia.

Il fatto è che il riposo si è tramutato in tempo "libero", quindi dequalificato di significato rispetto al tempo "occupato" del lavoro e degli impegni familiari e sociali; e il "tempo libero" è scaduto a tempo di consumo; soprattutto i giovani ne sono protagonisti e vittime.

La parrocchia, incentrata sul giorno del Signore, mantiene la preziosa opportunità di trasformare il tempo libero in tempo della festa, qualificando, come si è detto, l'Eucaristia domenicale quale luogo a cui approda e da cui si diparte la vita feriale in tutte le sue espressioni.

La comunità cristiana deve saper offrire spazi ed esperienze che restituiscano significato al riposo come tempo della contemplazione, della preghiera, dell'interiorità, della gratuità, dell'esperienza liberante dell'incontro con gli altri e con le manifestazioni del bello, nelle sue varie forme naturali ed artistiche, del gioco e dell'attività sportiva.

Tutte queste attenzioni richiedono che le parrocchie rimodellino, per quanto possibile, i loro ritmi di vita, per renderli realmente accessibili a tutti gli adulti e alle famiglie, come pure ai giovani, e curino uno stile pastorale caratterizzato da rapporti umani profondi e coltivati, senza concitazione e senza massificazione.

Occorre quindi anche moltiplicare le offerte e personalizzare i percorsi.

Al fondo dell'attenzione pastorale alla vita adulta del cristiano sta la riscoperta del Battesimo.

A Nicodemo, che lo riconosce come Maestro e a lui si affida, Gesù dà una precisa indicazione: "Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio" ( Gv 3,5 ).

Concentrare l'azione della parrocchia sul Battesimo è il modo concreto con cui si afferma il primato dell'essere sul fare, la radice rispetto ai frutti, il dato permanente dell'esistenza cristiana rispetto ai fatti storici mutevoli della vita umana.

Il Battesimo comporta esigente adesione al Vangelo, è via alla santità, sorgente di ogni vocazione.

I cammini di educazione alla fede che la parrocchia offre devono essere indirizzati, fin dall'adolescenza e dall'età giovanile, alla scoperta della vocazione di ciascuno, aprendo le prospettive della chiamata non solo sulla via del matrimonio, ma anche sul ministero sacerdotale e sulla vita consacrata.

La pastorale vocazionale non può essere episodica o marginale: parte da una vita comunitaria attenta alle dimensioni profonde della fede e alla destinazione di servizio di ogni vita cristiana, e si sviluppa favorendo spazi di preghiera e di dialogo spirituale.

La parrocchia è sempre stata il grembo per le vocazioni sacerdotali e religiose, in stretto rapporto con il seminario.

Se oggi deve ripensarsi come comunità che favorisce tutte le vocazioni, potrà trarre dalla sapienza educativa dei centri vocazionali e del seminario nuovi stimoli anche per promuovere le vocazioni laicali.

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