Documento finale

Indice

Capitolo I - Il dono della giovinezza

Gesù giovane tra i giovani

63. La giovinezza di Gesù

« Giovane tra i giovani per divenire esempio per i giovani e consacrarli al Signore » ( Ireneo, Contro le eresie, II,22,4 ), Cristo ha santificato la giovinezza per il fatto stesso di averla vissuta.

La narrazione biblica presenta un solo episodio della giovinezza di Gesù ( cfr. Lc 2,41-52 ), che è stata vissuta senza clamore, nella semplicità e nella laboriosità di Nazareth, tanto da essere riconosciuto come « il carpentiere » ( Mc 6,3 ) e « il figlio del carpentiere » ( Mt 13,55 ).

Contemplando la sua vita possiamo cogliere al meglio la benedizione della giovinezza: Gesù ha avuto una incondizionata fiducia nel Padre, ha curato l'amicizia con i suoi discepoli, e persino nei momenti di crisi vi è rimasto fedele.

Ha manifestato una profonda compassione nei confronti dei più deboli, specialmente i poveri, gli ammalati, i peccatori e gli esclusi.

Ha avuto il coraggio di affrontare le autorità religiose e politiche del suo tempo;

ha fatto l'esperienza di sentirsi incompreso e scartato;

ha provato la paura della sofferenza e conosciuto la fragilità della Passione;

ha rivolto il proprio sguardo verso il futuro affidandosi alle mani sicure del Padre e alla forza dello Spirito.

In Gesù tutti i giovani possono ritrovarsi, con le loro paure e le loro speranze, le loro incertezze e i loro sogni e a Lui si possono affidare.

Sarà per loro fonte di ispirazione contemplare gli incontri di Gesù con i giovani.

64. Con lo sguardo del Signore

L'ascolto di Cristo e la comunione con Lui consentono anche ai pastori e agli educatori di maturare una lettura sapiente di questa stagione della vita.

Il Sinodo ha cercato di guardare i giovani con l'atteggiamento di Gesù, per discernere nella loro vita i segni dell'azione dello Spirito.

Crediamo infatti che anche oggi Dio parla alla Chiesa e al mondo attraverso i giovani, la loro creatività e il loro impegno, come pure le loro sofferenze e le loro richieste di aiuto.

Con loro possiamo leggere più profeticamente la nostra epoca e riconoscere i segni dei tempi; per questo i giovani sono uno dei "luoghi teologici" in cui il Signore ci fa conoscere alcune delle sue attese e sfide per costruire il domani.

65. Caratteri dell'età giovanile

La giovinezza, fase dello sviluppo della personalità, è marcata da sogni che vanno prendendo corpo, da relazioni che acquistano sempre più consistenza ed equilibrio, da tentativi e sperimentazioni, da scelte che costruiscono gradualmente un progetto di vita.

In questa stagione della vita i giovani sono chiamati a proiettarsi in avanti senza tagliare le radici, a costruire autonomia, ma non in solitudine.

Il contesto sociale, economico, culturale, non sempre offre condizioni favorevoli.

Molti giovani santi hanno fatto risplendere i lineamenti dell'età giovanile in tutta la loro bellezza e sono stati nella loro epoca veri profeti di cambiamento; il loro esempio mostra di che cosa siano capaci i giovani quando si aprono all'incontro con Cristo.

Anche i giovani con disabilità o segnati da malattie possono offrire un contributo prezioso.

Il Sinodo invita le comunità a far spazio a iniziative che li riconoscano e permettano loro di essere protagonisti, ad esempio con l'uso della lingua dei segni per i non udenti, itinerari catechistici opportunamente finalizzati, esperienze associative o di inserimento lavorativo.

66. La sana inquietudine dei giovani

I giovani sono portatori di un'inquietudine che va prima di tutto accolta, rispettata e accompagnata, scommettendo con convinzione sulla loro libertà e responsabilità.

La Chiesa sa per esperienza che il loro contributo è fondamentale per il suo rinnovamento.

I giovani, per certi aspetti, possono essere più avanti dei pastori.

Il mattino di Pasqua il giovane Discepolo Amato è arrivato per primo al sepolcro, precedendo nella sua corsa Pietro appesantito dall'età e dal tradimento ( cfr. Gv 20,1-10 ); allo stesso modo nella comunità cristiana il dinamismo giovanile è un'energia rinnovatrice per la Chiesa, perché la aiuta a scrollarsi di dosso pesantezze e lentezze e ad aprirsi al Risorto.

Allo stesso tempo, l'atteggiamento del Discepolo Amato indica che è importante restare collegati con l'esperienza degli anziani, riconoscere il ruolo dei pastori e non andare avanti da soli.

Si avrà così quella sinfonia di voci che è frutto dello Spirito.

67. I giovani feriti

La vita dei giovani, come quella di tutti, è segnata anche da ferite.

Sono le ferite delle sconfitte della propria storia, dei desideri frustrati, delle discriminazioni e ingiustizie subite, del non essersi sentiti amati o riconosciuti.

Sono ferite del corpo e della psiche.

Cristo, che ha accettato di attraversare la passione e la morte, attraverso la Sua croce si fa prossimo di tutti i giovani che soffrono.

Ci sono poi le ferite morali, il peso dei propri errori, i sensi di colpa per aver sbagliato.

Riconciliarsi con le proprie ferite è oggi più che mai condizione necessaria per una vita buona.

La Chiesa è chiamata a sostenere tutti i giovani nelle loro prove e a promuovere azioni pastorali adeguate.

Diventare adulti

68. L'età delle scelte

La giovinezza è una stagione della vita che deve terminare, per fare spazio all'età adulta.

Tale passaggio non avviene in modo puramente anagrafico, ma implica un cammino di maturazione, che non sempre è facilitato dall'ambiente in cui i giovani vivono.

In molte regioni si è infatti diffusa una cultura del provvisorio che favorisce un prolungamento indefinito dell'adolescenza e il rimando delle decisioni; la paura del definitivo genera così una sorta di paralisi decisionale.

La giovinezza però non può restare un tempo sospeso: essa è l'età delle scelte e proprio in questo consiste il suo fascino e il suo compito più grande.

I giovani prendono decisioni in ambito professionale, sociale, politico, e altre più radicali che daranno alla loro esistenza una configurazione determinante.

È a proposito di queste ultime che si parla più precisamente di "scelte di vita": è infatti la vita stessa, nella sua singolarità irripetibile, che vi riceve orientamento definitivo.

69. L'esistenza sotto il segno della missione

Papa Francesco invita i giovani a pensare la propria vita nell'orizzonte della missione: « Tante volte, nella vita, perdiamo tempo a domandarci: "Ma chi sono io?".

Tu puoi domandarti chi sei tu e fare tutta una vita cercando chi sei tu.

Ma domandati: "Per chi sono io?" » ( Discorso nella Veglia di preghiera in preparazione alla Giornata Mondiale della gioventù, Basilica di Santa Maria Maggiore, 8 aprile 2017 ).

Questa affermazione illumina in modo profondo le scelte di vita, perché sollecita ad assumerle nell'orizzonte liberante del dono di sé.

È questa l'unica strada per giungere a una felicità autentica e duratura!

Effettivamente « la missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita, o un ornamento che mi posso togliere, non è un'appendice, o un momento tra i tanti dell'esistenza.

È qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non voglio distruggermi.

Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo »
( Francesco, Evangelii gaudium, n. 273 ).

70. Una pedagogia capace di interpellare

La missione è una bussola sicura per il cammino della vita, ma non è un "navigatore", che mostra in anticipo tutto il percorso.

La libertà porta sempre con sé una dimensione di rischio che va valorizzata con coraggio e accompagnata con gradualità e saggezza.

Molte pagine del Vangelo ci mostrano Gesù che invita a osare, a prendere il largo, a passare dalla logica dell'osservanza dei precetti a quella del dono generoso e incondizionato, senza nascondere l'esigenza di prendere su di sé la propria croce ( cfr. Mt 16,24 ).

Egli è radicale: « dà tutto e chiede tutto: dà un amore totale e chiede un cuore indiviso » ( Francesco, Omelia del 14 ottobre 2018 ).

Evitando di illudere i giovani con proposte minimali o soffocarli con un insieme di regole che danno del cristianesimo un'immagine riduttiva e moralistica, siamo chiamati a investire sulla loro audacia ed educarli ad assumersi le loro responsabilità, certi che anche l'errore, il fallimento e la crisi sono esperienze che possono rafforzare la loro umanità.

71. Il vero senso dell'autorità

Per compiere un vero cammino di maturazione i giovani hanno bisogno di adulti autorevoli.

Nel suo significato etimologico la auctoritas indica la capacità di far crescere; non esprime l'idea di un potere direttivo, ma di una vera forza generativa.

Quando Gesù incontrava i giovani, in qualsiasi stato e condizione si trovassero, persino se erano morti, in un modo o nell'altro diceva loro: "Alzati! Cresci!"

E la sua parola realizzava quello che diceva ( cfr. Mc 5,41; Lc 7,14 ).

Nell'episodio della guarigione dell'epilettico indemoniato ( cfr. Mc 9,14-29 ), che evoca tante forme di alienazione dei giovani di oggi, appare chiaro che la stretta della mano di Gesù non è per togliere la libertà ma per attivarla, per liberarla.

Gesù esercita pienamente la sua autorità: non vuole altro che il crescere del giovane, senza alcuna possessività, manipolazione e seduzione.

72. Il legame con la famiglia

La famiglia è la prima comunità di fede in cui, pur tra limiti e incompiutezze, il giovane sperimenta l'amore di Dio e inizia a discernere la propria vocazione.

I Sinodi precedenti, e la successiva Esortazione Apostolica Amoris laetitia, non cessano di sottolineare che la famiglia, in quanto Chiesa domestica, ha il compito di vivere la gioia del Vangelo nella vita quotidiana e farne partecipe tutti i membri secondo la loro condizione, rimanendo aperti alla dimensione vocazionale e missionaria.

Non sempre però le famiglie educano i figli a guardare al futuro in una logica vocazionale.

Talora la ricerca del prestigio sociale o del successo personale, l'ambizione dei genitori o la tendenza a determinare le scelte dei figli invadono lo spazio del discernimento e condizionano le decisioni.

Il Sinodo riconosce la necessità di aiutare le famiglie ad assumere in modo più chiaro una concezione della vita come vocazione.

Il racconto evangelico di Gesù adolescente ( cfr. Lc 2,41-52 ), sottomesso ai genitori ma capace di staccarsi da loro per occuparsi delle cose del Padre, può offrire luci preziose per impostare in modo evangelico le relazioni familiari.

Chiamati alla libertà

73. Il Vangelo della libertà

La libertà è condizione essenziale per ogni autentica scelta di vita.

Essa rischia però di essere fraintesa, anche perché non sempre adeguatamente presentata.

La Chiesa stessa finisce per apparire a molti giovani come una istituzione che impone regole, divieti e obblighi.

Cristo invece « ci ha liberati per la libertà » ( Gal 5,1 ), facendoci passare dal regime della Legge a quello dello Spirito.

Alla luce del Vangelo, è opportuno oggi riconoscere con più chiarezza che la libertà è costitutivamente relazionale e mostrare che le passioni e le emozioni sono rilevanti nella misura in cui orientano verso l'autentico incontro con l'altro.

Una tale prospettiva attesta con chiarezza che la vera libertà è comprensibile e possibile solamente in relazione alla verità ( cfr. Gv 8,31-32 ) e soprattutto alla carità ( cfr. 1 Cor 13,1-13; Gal 5,13 ): la libertà è essere se stessi nel cuore di un altro.

74. Una libertà responsoriale

Attraverso la fraternità e la solidarietà vissute, specialmente con gli ultimi, i giovani scoprono che l'autentica libertà nasce dal sentirsi accolti e cresce nel fare spazio all'altro.

Fanno un'esperienza analoga quando si impegnano a coltivare la sobrietà o il rispetto dell'ambiente.

L'esperienza del riconoscimento reciproco e dell'impegno condiviso li conduce a scoprire che il loro cuore è abitato da un appello silenzioso all'amore che proviene da Dio.

Diventa così più facile riconoscere la dimensione trascendente che la libertà porta originariamente in sé e che a contatto con le esperienze più intense della vita – la nascita e la morte, l'amicizia e l'amore, la colpa e il perdono – viene più chiaramente risvegliata.

Sono proprio queste esperienze che aiutano a riconoscere che la natura della libertà è radicalmente responsoriale.

75. La libertà e la fede

Più di 50 anni fa, san Paolo VI introdusse l'espressione « dialogo della salvezza » e interpretò la missione del Figlio nel mondo come espressione di una « formidabile domanda d'amore ».

Aggiunse però che siamo « liberi di corrispondervi o di rifiutarla » ( cfr. Ecclesiam suam, n. 77 ).

In questa prospettiva, l'atto di fede personale appare come libero e liberante: sarà il punto di partenza per un'appropriazione graduale dei contenuti della fede.

La fede quindi non costituisce un elemento che si aggiunge quasi dall'esterno alla libertà, ma compie l'anelito della coscienza alla verità, al bene e alla bellezza, ritrovandoli pienamente in Gesù.

La testimonianza di tanti giovani martiri del passato e del presente, risuonata con forza al Sinodo, è la prova più convincente che la fede rende liberi nei confronti delle potenze del mondo, delle sue ingiustizie e perfino di fronte alla morte.

76. La libertà ferita e redenta

La libertà umana è segnata dalle ferite del peccato personale e dalla concupiscenza.

Ma quando, grazie al perdono e alla misericordia, la persona prende coscienza degli ostacoli che la imprigionano, cresce in maturità e può impegnarsi con più lucidità nelle scelte definitive della vita.

In una prospettiva educativa, è importante aiutare i giovani a non scoraggiarsi di fronte a errori e fallimenti, seppure umilianti, perché fanno parte integrante del cammino verso una libertà più matura, cosciente della propria grandezza e debolezza.

Il male non ha però l'ultima parola:
« Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito » ( Gv 3,16 ).

Egli ci ha amato fino alla fine e ha così riscattato la nostra libertà.

Morendo per noi sulla croce ha effuso lo Spirito, e « dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà » ( 2 Cor 3,17 ): una libertà nuova, pasquale, che si compie nel dono quotidiano di sé.

Indice