Haerent animo

Indice

X. Eccitamenti alla meditazione

20 La meditazione, segreto per operare con criterio e zelo

Ad essi dunque e a voi tutti figli nostri, sia scolpita in mente la nostra esortazione, che è quella di Cristo Signore: "State attenti, vegliate e pregate" ( Mc 12,33 ).

Principalmente nella sua meditazione ognuno ponga la sua industria: e risvegli tutta la sua fiducia in Dio, sovente pregando: "Signore, insegnaci a pregare" ( Lc 11,1 ).

Né di lieve incitamento a meditare deve esser per tutti questo speciale motivo, che dalla meditazione nasce quella particolare luce di consiglio e quella speciale energia di virtù che si esigono nella cura delle anime, opera sopra tutte difficilissima.

Qui cade opportuno, ricordare la pastorale esortazione di san Carlo: "Intendete, o fratelli, che nulla è così necessario a tutti gli ecclesiastici come l'orazione mentale la quale precede tutte le nostre azioni, le accompagna e le segue: canterò, dice il profeta, e ben studierò e intenderò ( Sal 101,2 ).

Fratello, se amministri i sacramenti, medita su quello che fai; se celebri la Messa, medita sul sacrificio che offerisci; se salmeggi, medita a chi parli e di che cosa; se guidi le anime, medita da qual Sangue sono state redente" .

21 Mediti su Cristo chi è "alter Christus"

Perciò con ogni ragione la Chiesa ci impone di ripetere frequentemente quelle sentenze di Davide: "Beato l'uomo che medita nella legge del Signore; vi perdura con diletto, di giorno e di notte; tutto quello che egli farà avrà prospero effetto" ( Sal 1,1-3 ).

E alla meditazione ci sia di stimolo anche il pensiero che il sacerdote è un altro Cristo; e, se è tale per partecipazione di autorità, non dovrà essere tale per imitazione delle opere sante?

"Sia dunque nostra somma premura di meditare sulla vita di Gesù Cristo" .

XI. Utilità delle sacre letture

22 Utilità della lettura spirituale soprattutto delle Sacre Scritture

Con la meditazione quotidiana delle cose divine conviene che il Sacerdote unisca la lettura di più libri, specialmente di quelli che sono divinamente ispirati.

Così san Paolo prescriveva a Timoteo: "Attendi alla lettura" ( 1 Tm 4,13 ).

Così san Girolamo, ammaestrando Nepoziano intorno alla vita sacerdotale, inculcava: "Non deporre mai dalle tue mani il libro della sacra lettura"; e ne soggiungeva questo motivo: "Impara ciò che devi insegnare; ottieni quella sincera sapienza, che è nutrita di verace dottrina, affinché con essa tu possa esortare gli altri e ribattere gli avversari".

Quanto grande è il vantaggio di quei sacerdoti che hanno questa costante abitudine: con quale unzione predicano Cristo e, anziché blandire gli uditori, come li spingono al meglio e li innalzano a celesti desideri!

23 I santi libri sono veri amici

Ma pure eccovi un'altra prova, e che fa proprio al caso vostro, della verità del consiglio di san Girolamo: "Sempre fra le tue mani sia la sacra lettura" .

Chi non sa quanto grande sia sull'anima dell'amico la forza persuasiva dell'amico, che candidamente ammonisca, consigli, riprenda, ecciti, rimuova dall'errore?

"Beato chi trova un vero amico" ( Sir 25,12 ); "chi lo trova ha trovato un tesoro" ( Sir 6,14 ).

Ora dobbiamo avere nel numero dei nostri fedeli amici i libri di lettura spirituale.

Essi ci ammoniscono gravemente intorno ai nostri doveri ed ai precetti della legittima disciplina, risuscitano nell'anima i richiami celesti prima soffocati e repressi, ci rinfacciano i propositi non mantenuti, scuotono la coscienza addormentata in un pericoloso ottimismo; mettono in luce le tendenze meno corrette che vorrebbero star dissimulate; scoprono i pericoli che sogliono sorprendere i malaccorti.

E tutti questi buoni uffici prestano con una tale e tacita benevolenza, che non solo ci si mostrano amici, ma i migliori nostri amici.

Poiché li abbiamo quando ci piace, quasi al nostro fianco, pronti ad ogni ora alle nostre necessità interiori; la loro voce non è mai acerba, il loro consiglio non è mai determinato da volgari interessi, la parola non mai vile o bugiarda.

Sono molti ed insigni gli esempi della salutare efficacia delle devote letture; ma nessuno sovrasta a quello di sant'Agostino, i cui meriti eminenti verso la Chiesa presero da esse inizio ed auspicio: "Tolle, lege; tolle, lege… Prendi, leggi; prendi, leggi…

Afferrai ( le lettere di Paolo Apostolo ), le apersi e lessi in silenzio…

Si diffuse nel mio cuore come una luce di sicurezza, svanirono tutte le tenebre del dubbio" .

24 Guardarsi da letture non ben discriminate

Invece di sovente accade ai nostri tempi che ecclesiastici si lascino a poco a poco annebbiare la mente dalle tenebre del dubbio e seguano le oblique vie del mondo, e ciò specialmente perché, negletti i sacri e divini libri, si danno ad altre letture di ogni genere di libri e giornali infetti di errori pestiferi blandamente insinuatisi.

Siate guardinghi, o diletti figli, non vi fidate ciecamente della vostra provetta età, né lasciatevi illudere dal pretesto di conoscere il male e così poter meglio provvedere al bene comune.

Non si passino quei limiti, che stabiliscono sia le leggi della Chiesa, sia la prudenza e la carità verso se stessi; poiché una volta imbevuti di questi veleni, non possiamo più sfuggirne le funeste conseguenze.

XII. L'esame di coscienza

25 Non si ometta l'esame di coscienza

Ma i vantaggi della lettura spirituale e della meditazione delle cose celesti riusciranno, senza dubbio, per il sacerdote più copiosi, quando egli abbia un mezzo con cui possa distinguere se davvero fu messo in pratica e santamente, quanto fu oggetto di lettura e meditazione.

Viene a proposito un eccellente insegnamento del Crisostomo, rivolto specialmente al Sacerdote: "Ogni sera, prima di abbandonarti al sonno, fa' un po' di processo alla tua coscienza, esigi da essa il rendiconto, e se fra il giorno ti appigliasti a cattivi partiti… sbarbicali dalla radice e determina per essi un castigo" .

Quanto ciò sia conveniente e fruttuoso per il progresso nella cristiana virtù, i più sapienti maestri di spirito luminosamente confermano coi loro ottimi ammonimenti.

Ci piace di riferire quello insigne, che ho tolto dagli insegnamenti di san Bernardo: "Curioso indagatore della tua irreprensibilità, esamina la tua vita con quotidiana diligenza.

Osserva attentamente di quanto progredisci o indietreggi.

Studia di conoscere te… Poni davanti agli occhi tuoi tutte le tue mancanze.

Costituisci te in giudizio dinanzi a te, quasi dinanzi ad un'altra persona; e così deplora e colpisci te stesso".

XIII. Paterni lamenti

26 Grande frutto se si usasse in questo esame la premura che pongono gli uomini nei loro affari.

Anche su questo punto sarebbe veramente vergogna che si verificasse quel detto di Cristo: "I figli di questo secolo sono più prudenti dei figli della luce" ( Lc 16,8 ).

Ognuno vede con quanta solerzia essi attendano ai loro affari; come di sovente facciano e rifacciano i calcoli del dare e dell'avere: con quale scrupolosa meticolosità facciano i loro conti e tirino le somme, come lamentino le perdite patite ed eccitino se stessi con accaniti sforzi per risarcirle.

E a noi, a cui forse arde in cuore la brama di vane onorificenze, di accrescere il patrimonio della famiglia, di acquistar solo fama e gloria di scienziati, invece languidamente e con noia trattiamo l'affare massimo e sommamente arduo, che è la nostra santificazione.

Giacché appena raramente ci raccogliamo per scrutare la nostra anima, che per conseguenza si copre di sterpi al pari della vigna del pigro, della quale sta scritto: "Passai pel campo di un infingardo, e per la vigna di un uomo stolto, e vidi come tutto era pieno di ortica, e le spine l'avevano coperta quanto ella è grande, e la muraglia intorno era rovinata" ( Pr 24,30-31 ).

27 L'esame costante e ben fatto rinvigorisce l'anima, trascurato la mette in pericolo.

La cosa si fa più grave per la frequenza dei mali esempi, che ne circondano, insidiosi estremamente alla virtù sacerdotale; così che è necessario camminare sempre più guardinghi e far più apertamente violenza.

Ora l'esperienza ci dice che colui, il quale esercita una censura frequente e severa sopra i suoi pensieri, parole e azioni, è più energico sia nell'odio e nella fuga del male, e sia nell'amore e nello studio del bene.

Né meno ci dice l'esperienza quali danni gravissimi siano d'ordinaria conseguenza per chi evita quel tribunale, ove siede giudice la giustizia e sta accusata e accusatrice la coscienza.

Invano cercheresti in lui quella circospezione, dote così lodevole del buon cristiano, di evitare anche le minori colpe e imperfezioni e quel delicatissimo scrupolo che dovrebb'essere pregio speciale del sacerdote, che si fa paventare della benché minima offesa recata a Dio.

28 Danni di chi trascurasse la frequente confessione

Che anzi la negligenza e la trascuratezza di sé giunge fino all'oblio dello stesso sacramento della penitenza: del quale nulla ci diede Cristo, nella sua estrema bontà, che fosse più salutare all'umana miseria.

Non si può negare ed è degno di acerbo pianto, il caso non raro di chi mentre, fulminando e terrorizzando dal pulpito, trattiene con la sfolgorante sua eloquenza gli altri dal peccare, nulla tema per sé di tutto ciò, e si indurisca nella colpa; di chi esorta e stimola gli altri, che siano solleciti a detergere col sacramento le macchie dell'anima, e lui stesso sia in ciò tanto restio e negligente e vi frapponga intervalli di più mesi; di chi sa cospargere le altrui ferite di olio e di vino, e giaccia poi egli ferito lungo la via, né si dia pensiero di invocare la mano medicatrice del fratello che gli passa vicino.

Ahi! quali tristi conseguenze ne vennero e vengono tuttora, indegne al cospetto di Dio e della Chiesa, perniciose al popolo cristiano, indecorose per il ceto sacerdotale!

29 Nulla più lacrimevole della corruzione dei buoni

Quando, diletti figli, mossi da dovere di coscienza, noi volgiamo la mente a questi gravi inconvenienti, ci si riempie l'anima di amarezza e ne erompe una voce di lamento: guai al sacerdote che non sa mantenersi all'altezza del suo grado, e disonora infedelmente il nome santo di Dio, che deve santificare.

Nulla è più lacrimevole della corruzione dei buoni: "Grande è la dignità dei sacerdoti, ma grande è pure la loro rovina, se peccano; rallegriamoci dell'esservi saliti, ma paventiamo di caderne precipitosamente; perché più grande che la gioia di avere raggiunto le altissime vette, è l'afflizione di essere precipitato di lassù!" .

Guai dunque al sacerdote che vive dimentico di sé, lascia la preghiera, respinge il pascolo delle devote letture; che non torna mai sopra se stesso per ascoltare la voce della coscienza che lo accusa.

Né le ferite sanguinanti dell'anima sua, né i pianti della madre Chiesa potranno richiamare in sé il disgraziato, affinché non lo colpiscano quelle terribili minacce: "Acceca il cuore di questo popolo, e instupidisci le sue orecchie e chiudi a lui gli occhi, affinché non avvenga che coi suoi occhi egli vegga, e oda coi suoi orecchi, e col cuore comprenda e si converta, ed io lo sani" ( Is 6,10 ).

Questo triste augurio allontani Dio misericordioso da ciascheduno di voi, o diletti figli, Dio, che vede il nostro cuore scevro da qualsiasi amarezza verso chicchessia, ma soltanto mosso all'estremo da carità di padre e di pastore: "Qual è invero la nostra speranza, o il gaudio, o la corona di gloria?

Non lo siete voi forse dinanzi al Signore nostro Gesù Cristo?" ( 1 Ts 2,19 ).

Indice