Un apostolo di Gesù Crocifisso

Lo " sposo " del Crocifisso

Il dono fatto a F. Leopoldo da Maria SS. è una realtà.

Già prima di farsi religioso si rivela in lui un amore speciale per il Redentore Crocifisso e man mano che egli avanza nella virtù si fa sempre più intima, più familiare la relazione tra la sua anima e il Divino Paziente.

Leggendo il suo diario si resta sorpresi della degnazione di Gesù verso il suo Servo e della confidenza e amore filiale di questi verso Colui, che gli si fa guida e Maestro.

Gli insegnamenti che F. Leopoldo riceve, le espressioni, la dottrina, le rivelazioni, i colloqui che la sua penna imperita fissa nel suoi quaderni sono così esatti, così alti, così profondi che non possono essere frutto di fantasia o scienza umana: non parto di un uomo che scienza umana non ebbe, che è in continuata colpa verso la grammatica, la sintassi e l'ortografia quando scrive espressioni sue e non lo è quasi affatto quando riporta le parole del Maestro.

Ma, ripetiamo, qualunque interpretazione si voglia dare al Diario, il fatto è che F. Leopoldo fu per tutta la vita, l'amante e l'apostolo del Divin Crocifisso.

Quando divenne francescano e nel convento di S. Tommaso poté con più tranquillità e agio dare sfogo alla sua devozione, questa prese la forma che poi propagò nel mondo intero e che la Chiesa arricchì di molte indulgenze.

Chi guarda superficialmente non vede che una preghiera comune e ordinarla alle piaghe del Redentore Divino.

Crocifisso di Fr. Leopoldo

Ma esaminando la sostanza, lo scopo e il metodo della preghiera vede che sapientemente il Servo di Dio pose al centro di tutta la sua vita spirituale e delle sue ascensioni mistiche la fonte e il fondamento di ogni devozione dalla quale scaturiscono tutte le altre.

" Anche il Sacrificio Eucaristico non è forse il memoriale della Passione e morte di Cristo?

Richiamare gli uomini alla meditazione, alla contemplazione, all'amore dell'Uomo-Dio che soffre e muore per uccidere il peccato e per liberarci dalla sua schiavitù è mettere subito davanti agii occhi loro l'amore Immenso di Dio, l'ingratitudine degli uomini e il dovere della riparazione.

Fu questo il pensiero costante di F. Leopoldo.

Man mano che egli cresceva nella cognizione del grande mistero, dietro la stessa guida del Crocifisso, aumentava il desiderio di infondere nella mente e nel cuore del prossimo i suoi sentimenti dì affetto, di riparazione, di espiazione.

Quindi la sua insistenza di propagare per mezzo di foglietti le preghiere che a lui sgorgavano dal cuore, la preoccupazione di farle approvare dall'autorità ecclesiastica, perché prendessero valore, rassicurazione che avrebbero recato alle anime benefici immensi di santificazione, di conversione.

Possiamo datare l'origine della Devozione a Gesù Crocifisso nell'anno 1905-1906, quando il Servo di Dio era Novizio.

Intendo dire la devozione come è stata formulata e diffusa, non quella personale di F. Leopoldo, che, come si è visto, occupa la sua vita fin dal primi suoi anni.

Tra gli oggetti fuori uso in Convento, egli aveva trovato un vecchio Crocifisso, guasto e rotto.

Lo prese, lo riparò in modo che al Venerdì Santo del 1906 fu esposto in Chiesa all'adorazione dei fedeli.

Dopo quel giorno il Crocifisso tu appeso nel corridoio del convento e proprio in faccia alla cella di F. Leopoldo.

Passando vicino ad esso quando andava nella sua camera egli si fermava, lo guardava e recitava qualche giaculatoria.

Si sentiva attrarre in modo speciale, dice egli nel diario, e un giorno si rivolse al Superiore del Convento dicendogli: « Quanto desidero quel caro Crocifisso! ».

Gli fu concesso volentieri e « da quell'epoca, in poi, scrive, non lasciai passare giorno senza fare l'adorazione a Gesù Crocifisso, alimento dolcissimo dell'anima mia ».

Alle ore 4 di mattino si alzava e davanti al Crocifisso restava in preghiera e meditazione fino alle ore 6 circa quando si celebrava la prima Messa.

Passava la sua meditazione da una all'altra piaga del Salvatore con quella devozione che conoscono soltanto i santi.

Alla adorazione del Crocifisso univa preghiere e affetti verso la Madre di Dio.

Egli non disgiungeva mai i due nomi santissimi.

Dopo la Messa in cui faceva la sua Comunione, finito il ringraziamento ordinario in comune, ripeteva in mattinata l'adorazione come ringraziamento particolare.

Alla sera poi prima di coricarsi un'altra adorazione, che si prolungava sempre fin verso la mezzanotte.

Questa intensa meditazione fatta con fervore di sentimento, con pietà, amore e desiderio di comprenderò le lezioni che emanano dalla Croce divina, da quella Passione, da quel dolori che ci redensero condusse F. Leopoldo ad una particolare confidenza e familiarità con Gesù Crocifisso.

Dopo alcuni mesi egli cominciò a sentire quella voce che gli parlerà fino al termine della sua vita e i cui detti egli raccoglie nel suo diario.

Quella voce del Crocifisso lo spingeva a scrivere, lo illuminava, quasi gli conduceva la mano che anche grammaticalmente diventava più abile.

Contemporaneamente cominciarono i colloqui con Maria SS., che egli chiama la sua Maestra.

Il fatto colpì il Servo di Dio.

Comprese egli stesso che era necessario consigliarsi, per evitare un'illusione.

Presentò dunque alcuni foglietti, ove aveva notato i colloqui avuti, ad un sacerdote, il quale esaminò lo scritto e la condotta di lui.

Nulla trovò nello scritto che fosse errato in dottrina, trovò invece grande rispetto alla Chiesa, al Papa ai superiori e molto zelo di apostolato.

La condotta poi del Servo di Dio era quella di un perfetto religioso, per nulla esaltato.

Prima di proseguire è bene che diciamo qualcosa del carattere di F. Leopoldo appunto perché è necessario conoscere se vi erano in lui elementi che lo inclinassero all'esaltazione, alla mistificazione o ad altre forme psicologicamente morbose.

Chi lo ha conosciuto, e sono ancora molti vivi, sa che P. Leopoldo era fisicamente e moralmente normale.

Carattere calmo, mente sveglia, aperto, piuttosto gioviale, gentile di modi quasi signorile, semplice, ma della semplicità delle anime pure e schive da ogni inganno; sano di corpo, tanto che solo al termine della vita, nella vecchiaia in somma, soffrì di cuore; nulla si trovava in lui che potesse far credere ad un uomo non normale.

Inoltre conosceva molto bene gli uomini e sapeva distinguere chi era ben intenzionato e chi no.

Non lo si ingannava tanto facilmente, anche se, come è dei santi, egli non potesse supporre che chi gli parlava, specialmente se erano persone sacre, potessero avere intenzioni meno che "rette.

Il tatto stesso che egli seppe tenere per circa vent'anni quasi nell'oscurità i Religiosi coi quali conviveva, intorno al suoi grandi progressi nella via della santità, è segno che egli non aveva il sistema degli illusi e degli psicopatici di fare ostentazione di virtù o di doni straordinari.

Autografo di Fr. Leopoldo

Gli scritti poi che egli ci lasciò, sono, per dottrina esatta, per altezza di concetti, per serietà e sincerità ineccepibili, tanto più quando si pensa che sono di un illetterato, che tutto il giorno lavorava tra pentole e in altre opere manuali e solo in camera, nelle poche ore che vi si trovava, poteva scrivere.

È da notarsi in proposito che egli in cella ordinariamente scriveva in ginocchio e una sedia gli serviva da scrittoio.

La spinta a scrivere gli veniva dalla voce interna durante la preghiera e la meditazione, spinta irresistibile, e così fissava il colloquio, le parole del Crocifisso o di Maria SS. senza alzarsi dalla posizione di preghiera.

Quel Diario poi dimostra non un'intenzione prestabilita, organica di chi ha idee fisse, ma è di getto immediato come di chi raccoglie in quel momento delle frasi, delle sentenze, delle risposte di un Maestro che ascolta le conversazioni del discepolo e di quando in quando lo corregge, gli risponde, gli manifesta qualcosa del futuro.

Vedremo poi a suo luogo che F. Leopoldo scrisse alle volte cose che riguardavano opere avvenute molti anni dopo e che mentre scriveva forse egli stesso non sapeva bene di che si trattasse.

Ritornando all'« Adorazione », F. Leopoldo, tra una meditazione e l'altra quasi senz'accorgersi venne a comporre una nuova formula di preghiere alle SS. Piaghe di Gesù Crocifisso.

Quando le ebbe composte, le propagò tra le persone di sua conoscenza.

Ma non era contento di questo apostolato privato.

Voleva che l'autorità ecclesiastica l'approvasse e concedesse indulgenze.

Per mezzo del Can. Pons ottenne un'udienza dal Card. Arcivescovo Agostino Richelmy, il quale per il momento non volle esaudirlo; ma, fermo nel suo proposito, il Servo di Dio non si scoraggiò.

Poco dopo difatti poteva avere la soddisfazione di vedere le sue preghiere approvate dal Vicario Gen. Mons. Castrale.21

Da allora, stampate in parecchie migliaia di copie, cominciò la propaganda della Devozione che andò meravigliosamente aumentando e finalmente fu approvala da Benedetto XV nel 191522 e inserita con lieve modifica nel volume « Preces et pia opera » della S. Penitenzieria Apostolica nell'edizione del 1938.

Annualmente sono state stampate 800 mila foglietti in quattordici lingue e distribuite dal Catechisti gratuitamente.

Lo scopo che si era prefisso F. Leopoldo con questa devozione è espresso molto chiaramente nel suo Diario con queste parole: « Esorto le anime pie di fare questa devozione ; in qualunque luogo possono farla, in chiesa, in casa, specialmente nella loro camera prima di andai e a riposo, implorando la misericordia di Dio, affinché le persone che passano all'eternità in quella notte, principalmente i moribondi ostinati che non vogliono riconciliarsi con Dio, bontà infinita, con la preghiera delle anime giuste vadano salvi per i meriti di Gesù Crocifisso ».

E ancora: « Domandiamo la grazia di fare con grande desiderio questa santa Devozione per fare riparazione di tante inique bestemmie che si scagliano contro la divina Maestà di Dio, Gesù Crocifisso e nel medesimo tempo mettiamo l'intenzione di adorarlo in tutte le Croci che sono nelle chiese e nel mondo ».

Per la diffusione della Devozione F. Leopoldo volle che fossero incaricati i Fratelli delle Scuole Cristiane, i quali avendo procurato al foglietto che la contiene, l'immagine e le spiegazioni occorrenti, ne hanno tuttora la proprietà artistico-letteraria.

Anima di tutto fu ed è il Fratello Teodoreto Giovanni Garberoglio, l'interprete fedele del pensiero e dell'anima del Servo di Dio, del quale scrisse amorosamente la vita23 nella quale ci svela in gran parte le intimità del Diario.

L'immagine del Crocifisso con l'anima elevata dalla terra e che abbraccia i piedi del Redentore corrisponde ad una visione che il Servo di Dio ebbe in sogno nel 1893 nel castello di Viale, parecchi tentativi furono fatti per riprodurre il più possibile la descrizione che ne faceva F. Leopoldo e finalmente egli accettò la figura attuale, che fu perfezionata dal pittore Luigi Guglielmino, continuatore della scuola del Reffo.

I Fratelli delle Scuole Cristiane, in unione con i Catechisti del SS. Crocifisso, dei quali parleremo fra poco, la diffusero in tutto il mondo, scritta in tutte le principali lingue, in milioni di copie e continuano a diffonderla.

Solo nella Russia bolscevica non ha potuto penetrare.

Tutte le copie che un fervente zelatore, l'Ammiraglio a riposo Gian Pietro Sery, aveva cercato di inviare in quel vasto paese furono ripetutamente respinte.24

Fin dal 1909 F. Leopoldo ebbe una prova dell'efficacia della sua Devozione per la conversione del peccatori ostinati.

Il suo amico Caneparo gli aveva raccomandato di pregare per la conversione di uno di costoro, indurito nel male.

Egli fece la sua adorazione e scongiurò il Signore a voler toccare il cuore del poveretto.

L'11 luglio di quell'anno il Caneparo va dal Servo di Dio e gli narra che quell'uomo dopo 45 anni di traviamento e di vita scorrettissima, guidato dallo stesso Caneparo aveva fatto la sua confessione generale nel Santuario della Consolata.

Fu giorno di gioia per entrambi, che bedirono Dio e la sua Madre SS., e inizio di una vita cristiana per il convertito.

Quattro anni prima di questa conversione straordinaria, il Crocifisso aveva fatto intendere a P. Leopoldo

« quante anime si sarebbero salvate per questa santa adorazione, principalmente peccatori ».

Il Diario è riboccante di espressioni sull'efficacia della Devozione.

Dal Crocifisso, da Maria SS, che è la patrona dell'opera, riceve continue esortazioni a propagarla in tutto il mondo per mezzo del S.mmo Pontefice; riceve assicurazioni che per mezzo di essa molte anime si salveranno, i peccatori si convertiranno e i giusti faranno grandi progressi nella via della santità.25

Alle divine voci F. Leopoldo ubbidì.

Sì diede tutto alla propaganda sia tra le persone che conosceva, sia per mezzo della stampa, dopo che la diffusione fu affidata al Fratelli delle Scuole Cristiane.

E fu felice quando nel 1915 seppe che Benedetto XV aveva approvato la « Devozione ».

Vedeva così avverato Quanto gli era stato rivelato nelle sue meditazioni.

Fu così che nell'ambiente francescano del convento di S. Tommaso, dove le Terziarie Teresa e Giuseppina Comoglio e IL Terziario Paolo Pio Perazzo avevano fatto sorgere e prosperare la Devozione Eucaristica dell'« Adorazione Quotidiana, Universale, Perpetua » nacque quella del SS. Crocifisso per opera di F. Leopoldo.

Cappella di N. S. del Sacro Cuore ( S. Tommaso - Torino )

Vero figlio di S. Francesco ne visse lo spirito, ne comprese gli ideali, gli amori e il rinnovò portando se stesso e riconducendo gli altri ai piedi di quel Crocifisso, che impresse visibilmente le SS. Stimmate nel corpo del Padre Serafico, alla fonte di ogni devozione.

Come S. Paolo, come S. Francesco F. Leopoldo per tutta la vita amò e predicò Christum et hunc Cruciflxum.

Indice

21 Per esattezza dobbiamo ricordare che le preghiere come si hanno ancor oggi sono di proprio pugno del Servo di Dio nella sostanza e solo ritoccate per la parte grammaticale e sintattica dal suo amico, allora Terziario Francescano della Congregazione di S. Tommaso, Giovanni Caneparo, che poi si fece Sacramentino e dal P. Fedele Provera.
- Riguardo alle date che troviamo nel diario non sono tutte esattissime. Confonde qualche volta il 1906 col 1907.
- Giovanni Caneparo, uomo energico, zelante, piissimo, morì nella casa dei Sacramentini a Moncalieri.
22 A proposito dell'approvazione della devozione al SS. Crocifisso fatta da Benedetto XV è importante ricordare alcune cose che vanno a lode di P. Leopoldo.
Questi fin dall'elezione del nuovo Papa, del quale, come vedremo, più oltre aveva previsto l'innalzamento, aveva annunziato che avrebbe dato un grande impulso alla devozione. Lo nota nel Diario e lo disse ai suoi amici, tra i quali il Grand'Uff. Achille Cavallotti.
Fu difatti così. Ecco quanto mi scrive quest'ultimo: «Ricordo di aver presentato al S. Padre i detti () alcuni detti di F. Leopoldo riguardanti Benedetto XV, detti avuti dal Crocifisso e che si trovano nel Diario ); Sua Santità li accolse con paterna benevolenza, ne lesse qualcuno e disse sorridendo: Sta bene!
Il Signore sia sempre lodato e il bravo F. Leopoldo continui sempre nella propaganda della bella devozione a Gesù Crocifisso. Sì, è una bella devozione: lavoriamo in Domino.
- Benedetto XV indulgenziò direttamente la devozione senza farla passare prima alla Congreg. delle Indulgenze.
Cavallotti ogni volta che poté avere udienza dal Papa era sempre interrogato su F. Leopoldo, al quale mandava invariabilmente la sua benedizione e nel gennaio 1915, lo stesso signore fu incaricato da Benedetto di portare alla Pia Unione del SS. Crocifisso una sua grande fotografia con autografo. Nella fotografia il Papa è in ginocchio davanti ad un crocifisso ed essa è conservata nella sede della Pia Unione.
« Da allora, dice Cavallotti, il S. Padre prese ad informarsi e benedire F. Leopoldo ogni qualvolta si parlasse di lui ».
23 Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane: F. Leopoldo O.F.M.; Torino, Casa editrice A. e C'.; 1944.
24 V. Fratel Teodorefro nella vita cit. a pag. 145.
25 Un giorno della quaresima del 1917 F. Leopoldo era andato all'Ospedale di S. .Giovanni, ove era molto conosciuto.
Quando le Suore, addette al servizio dell'ospedale lo videro, gli si fecero attorno dicendogli : « F. Leopoldo, quante croci! quante croci! ».
Gli chiedevano dunque aiuto e con-forto per portare il peso della croce.
Il Servo di Dio trasse allora dal suo sacco di ruvida tela alcuni foglietti della Devozione a Gesù Crocifisso e col suo fare gentile, sorridendo, li presentò alle Suore dicendo: « Ecco la medicina! ».
Era presente al fatto un giovane Catechista, Giovanni Cesone, che per la prima volta si incontrava col servo di Dio e che rimase colpito.
Lo avvicinò e da allora lo frequentò con assiduità fino alla morte ( Op. cit., pag. 220).