Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone XII

I. Il terzo unguento, quello della pietà

1. Ricordo di avervi parlato di due unguenti: uno della contrizione, che suppone molte trasgressioni, l’altro della devozione, che richiama molti benefici; l’uno e l’altro sono salutari, ma non entrambi soavi.

Il primo infatti si sente pungere, perché l’amaro ricordo dei peccati spinge alla compunzione e provoca dolore, mentre l’altro è lenitivo in quanto il pensiero della divina bontà dona conforto e mitiga il dolore.

Ma c’è un unguento che sorpassa di gran lunga questi due, lo chiamerei pietà, perché viene ricavato dalle necessità dei poveri, dalle ansietà degli oppressi, dal turbamento dei tristi, dalle colpe dei peccatori, insomma da tutte le sofferenze dei miseri di ogni specie, fossero anche nemici.

Spregevoli sembrano questi ingredienti; ma l’unguento che se ne ricava supera tutti gli altri aromi.

È salutare: Beati infatti i misericordiosi, perché anch’essi otterranno misericordia ( Mt 5,7 ).

Dunque, molte miserie messe insieme e riguardate con occhio di pietà, sono questi gli ingredienti con i quali si compongono ottimi unguenti, degni delle mammelle della sposa, gradevoli ai sensi dello Sposo.

Felice quella mente che ha posto cura nell’arricchirsi e impinguarsi raccogliendo tali aromi, infondendoli con l’olio della misericordia e cuocendoli con l’ardore della carità!

Chi è quell’uomo pietoso che dà in prestito, incline alla compassione, pronto a venire in soccorso, stimando cosa più felice il dare che il ricevere, facile al perdono, difficilmente soggetto all’ira, affatto dimentico della vendetta, e che considera in tutto le necessità del prossimo come se fossero le sue?

O anima, chiunque tu sia, che nutri tali sentimenti, così imbevuta della rugiada della misericordia, così piena di viscere di pietà che in tal modo ti fai tutta a tutti, divenuta un rifiuto a te stessa per essere sempre e dovunque a disposizione degli altri per soccorrere dove c’è bisogno, così, insomma, morta a te stessa onde vivere per tutti: tu veramente possiedi felice il terzo ottimo unguento, e le tue mani hanno spillato un liquore che spande ogni soave odore.

Non si seccherà nel tempo cattivo, né la furia della persecuzione lo farà sparire; ma sempre sarà memore il Signore del tuo sacrificio, e il tuo olocausto sarà pingue.

2. Nella città del Signore degli eserciti vi sono uomini ricchi: chiedo se presso alcuni di loro si trovino tali unguenti.

II. Diversi esempi di coloro che olezzavano di tale unguento

E per primo incontro Paolo, come capita dappertutto, vaso di elezione, veramente vaso aromatico, vaso odorifero e ricolmo di ogni sorta di aromi.

Era infatti il buon odore di Cristo in ogni luogo.

E veramente spandeva, in lungo e in largo, una dolcissima fragranza quel cuore così pieno di sollecitudine per tutte le chiese.

Osserva quali aromi e quali profumi vi erano riposti: Io muoio ogni giorno per la vostra gloria ( 1 Cor 15,31 ); e di nuovo: Chi è infermo che non sia infermo anch’io?

Chi è scandalizzato che io non arda? ( 2 Cor 11,29 ).

E di molti altri ingredienti, che voi bene conoscete, abbonda questo ricco per comporre ottimi unguenti.

Era infatti conveniente che le mammelle della sposa spandessero odore di unguenti purissimi e di prima qualità, in quanto esse dovevano allattare le membra di Cristo, delle quali Paolo era per certo la madre, partorendole una volta e una seconda volta fino a che Cristo fosse formato in loro, e le membra si adattassero al loro capo.

3. Senti di un altro ricco che aveva tra mano spezie scelte, con le quali confezionava ottimi unguenti: All’aperto non passava la notte lo straniero, e al viandante aprivo le mie porte ( Gb 31,32 ); e similmente: Io ero gli occhi per il cieco, ero il piede per lo zoppo.

Padre io ero per i poveri, rompevo la mascella al perverso, e dai suoi denti strappavo la preda ( Gb 29,15-17 ).

Mai ho rifiutato quanto brama il povero; né ho lasciato languire gli occhi della vedova; mai da solo mangiai il mio tozzo di pane, senza che, ne mangiasse l’orfano.

Non ho mai visto un misero privo di vesti o un povero che non aveva di che coprirsi senza che abbiano dovuto benedirmi i suoi fianchi e con la lana dei miei agnelli si sia riscaldato ( Gb 31,16-17.19-20 ).

Quanto pensiamo che un simile uomo abbia profumato la terra con tali opere? Ogni opera era un aroma.

Di questi aveva riempito la sua coscienza, e gli servivano poi a temperare con l’olezzo della interiore soavità il fetore della carne imputridita.

4. Giuseppe, dopo aver fatto correre tutto l’Egitto dietro l’odore dei suoi unguenti, fece infine sentire la medesima fragranza anche ai fratelli che l’avevano venduto.

E mentre cercava di rivolgere loro parole di biasimo con volto adirato, dal cuore gonfio erompevano le lacrime, non indizio di ira, ma segno di grazia.

Samuele piangeva Saul, il quale cercava di ucciderlo, e il suo cuore, riscaldato dalla carità, interiormente si scioglieva, e l’abbondanza della pietà si traduceva in lacrime che sgorgavano dagli occhi.

Per questa sua bontà, il cui profumo ovunque diffuso lo aveva reso famoso, la Scrittura riferisce di lui che tutti riconobbero, da Dan fino a Bersabea che Samuele era il fedele Profeta del Signore … ( 1 Sam 3,20 ).

Che dirò di Mosè? Di quanta abbondanza e ricchezza di pietà sovrabbondava il suo cuore!

Né quel popolo ribelle, tra il quale viveva, poté mai con tutte le sue mormorazioni e il suo furore distruggere quell’unzione dello spirito di cui era stato ripieno, e impedirgli di perdurare nella sua mansuetudine pur tra gli assidui litigi e le quotidiane contese.

Giustamente lo Spirito Santo ha reso di lui testimonianza dicendo che era il più mite degli uomini che vivevano sulla terra.

Difatti, con coloro che odiavano la pace era pacifico, tanto che non solo non si adirava contro un popolo ingrato e ribelle, ma mitigava lo sdegno del Signore con il suo intervento, come sta scritto: Aveva già deciso di sterminarli, se Mosè suo eletto non fosse stato sulla breccia di fronte a lui, per stornare la sua collera dallo sterminio ( Sal 106,23 ); e infine: Se vuoi perdonare, dice, perdona; se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto ( Es 32,32 ).

O uomo veramente unto con l’unzione della misericordia!

Parla davvero con l’affetto di una madre, la quale non può godere di nessuna felicità se ne sono esclusi i frutti delle sue viscere.

Per esempio, se un ricco dicesse a una poveretta: « Entra tu a pranzare con me, ma lascia fuori il bambino che porti in braccio, perché piange e dà disturbo », lo farebbe?

Non sceglierebbe forse di digiunare piuttosto che lasciare il suo caro pegno e pranzare da sola con il ricco?

Così neanche Mosè sopporta di venire introdotto solo nel gaudio del suo Signore, fuori restando il suo popolo, sia pure inquieto e ingrato, ma verso il quale è legato da affetto materno.

Gli dolgono le viscere, ma stima più tollerabile il dolore che lo strappo.

5. Chi più mansueto di Davide, il quale piangeva la morte di colui che cercava la sua?

Chi più benigno di lui, che mai sopportava la morte di colui al quale succedeva nel trono?

Ma anche con quanta difficoltà si rassegnò alla morte del figlio parricida!

E pregava con sicurezza dicendo: Ricordati, Signore, di David e di tutta la sua mansuetudine ( Sal 132,1 ).

Tutti costoro ebbero dunque ottimi unguenti, per i quali anche oggi spandono per tutte le chiese soavissimi odori.

E non solo essi, ma anche tutti coloro che in questa vita si dimostrarono così benevoli e benefici, che cercarono di vivere in modo così umano tra gli uomini da mettere in comune con gli altri i propri beni, senza tenerli solo per se stessi, considerandosi debitori verso gli amici e i nemici, verso i sapienti e gli insipienti.

Ed essendo utili a tutti, furono anche umili in tutto e tra tutti, cari a Dio e agli uomini, e la loro memoria, quale soave profumo, rimane benedetta.

Quanti si comportarono in tale maniera, sparsero odori di ottimi unguenti durante la loro vita e continuano a farlo ancora oggi.

III. Chiunque di noi può olezzare di tale profumo

Anche tu, se farai parte del dono ricevuto dall’alto a noi tuoi commilitoni, se ti mostri tra noi servizievole, affettuoso, grato, affabile, umile, avrai da tutti testimonianza che anche tu spandi fragranza di ottimi unguenti.

Ognuno di voi che, non solo sopporta con pazienza le infermità dei fratelli, sia corporali che morali, ma inoltre, se gli è lecito, se gli è possibile, li aiuta con i suoi servizi, li conforta con le parole, li indirizza con i consigli, e se non può far questo a causa della disciplina, per lo meno non cessa di venire incontro ai deboli con la preghiera: chiunque, dico, tra di voi opera tali cose, spande veramente un buon odore tra i fratelli, e un odore di ottimi unguenti.

È un balsamo nella bocca tale fratello nella comunità: viene mostrato a dito, e di lui dicono tutti: Costui è uno che ama i fratelli e il popolo d’Israele; questi è colui che molto prega per il popolo e per tutta intera la santa città ( 2 Mac 15,14 ).

IV. L’unguento del corpo del Signore

6. Ma facciamo ricorso al Vangelo, e cerchiamo se vi sia per caso qualche cosa che riguardi questi unguenti.

Maria Maddalena e Maria di Giacomo, e Salome comprarono aromi, e vennero a imbalsamare Gesù ( Mc 16,1 ).

Quali sono questi unguenti così preziosi che si preparano e si comprano per il corpo di Cristo, e così abbondanti per bastare per ungere tutto il corpo?

Di nessuno dei due precedenti unguenti invero si legge che sia stato comprato o fatto per essere usato in modo speciale per il Signore o che sia stato sparso per tutto il suo corpo.

Ma si parla di una donna che entra improvvisamente, e in un luogo bacia e unge i piedi con unguento, in un altro lei stessa o un’altra porta un vaso d’alabastro pieno d’unguento che versa sul capo.

Qui, al contrario: Comprarono, dice, degli aromi per venire a ungere Gesù.

Comprano non unguenti, ma aromi, e l’unguento per il corpo di Gesù non viene comprato già confezionato, ma viene fatto lì per lì; non serve solo per qualche parte del corpo, per esempio per i piedi o la testa, ma, come è scritto: Per venire a ungere Gesù, è destinato a ungere tutto l’insieme del corpo non una parte destinata.

7. Anche, tu, se ti rivesti di viscere di misericordia, e ti mostri liberale e benigno non soltanto verso i genitori e i parenti o verso coloro che consideri come benefattori o speri che saranno tali nei tuoi riguardi – poiché anche i pagani agiscono così –, ma, secondo il consiglio di Paolo, cerchi di far del bene a tutti, tanto da non sottrarre neanche a un nemico un aiuto spirituale o corporale per amore di Dio, è chiaro che anche tu possiedi in abbondanza ottimi unguenti, con i quali ungere non solo i piedi o il capo del Signore una volta tanto, ma, per quanto dipende da te, tutto il corpo, che è la Chiesa.

E forse non a caso il Signore non volle che per il suo corpo morto non venisse acquistato un unguento già pronto, onde riservarlo al suo corpo vivo.

Vive infatti la Chiesa che mangia il pane vivo disceso dal cielo.

Essa è il più caro corpo di Cristo, per liberare il quale dalla morte, Cristo volle morire, come nessun cristiano ignora.

Essa ( la Chiesa ) egli desidera che venga unta, ristorata, e le sue membra curate con appositi impacchi.

Per lei dunque ha riservato i preziosi unguenti quando, anticipando l’ora e accelerando la gloria ( della risurrezione ), non eluse la devozione delle donne, ma diede loro un insegnamento.

Non volle essere unto, ma per pietà, non per dispregio; non ricusò l’omaggio, ma ne riservava il beneficio.

Il beneficio, dico, non di quel materiale e corporale unguento, ma il beneficio spirituale da quello figurato.

Risparmiò dunque il Maestro della pietà gli unguenti ottimi della pietà che desiderava fossero impiegati a favore delle sue membra indigenti, sia corporalmente, sia spiritualmente.

Tuttavia, poco prima, mentre gli veniva versato l’unguento, assai prezioso, sul capo e sui piedi, lo proibì forse?

Anzi, rimproverò chi avrebbe voluto impedirlo.

Infatti, a Simone che se ne scandalizzava, disse in tono di rimprovero una lunga parabola, e agli altri che obiettavano lo spreco dell’unguento, rispose dicendo: Perché molestate questa donna? ( Mt 26,10 ).

V. Conforme al tipo della donna del Vangelo

8. Talvolta io, per fare una piccola digressione, sedendo per conto mio ai piedi di Gesù e offrendo nella mestizia un sacrificio di spirito amareggiato al ricordo dei miei peccati, ovvero stando vicino al capo se mi era dato, sia pur raramente, ed esultando nel ricordo dei suoi benefici, ho sentito dirmi: Perché questo spreco? Mi si rimproverava cioè che me ne vivessi solo per me stesso, mentre, mi si diceva, avrei potuto essere utile a molti.

E dicevano costoro: Questo unguento poteva vendersi a caro prezzo e darne il ricavato ai poveri ( Mt 26,8-9 ).

Ma non sarebbe un buon affare per me, anche guadagnare tutto il mondo, se poi perdessi l’anima mia o ne riportassi danno per me stesso.

Onde, comprendendo che queste parole erano quelle mosche di cui parla la Scrittura, le quali, venendo a morire nell’unguento ne guastano la soavità, mi sono ricordato di quella divina sentenza: Popolo mio, coloro che ti lodano, ti inducono in errore ( Is 3,12 ).

Ma ascoltino il Signore che mi scusa e risponde per me, coloro che mi accusano di ozio: Perché, dice, date fastidio a questa donna?

Quasi dicesse: « Voi vedete l’apparenza, e perciò giudicate secondo la faccia … Non è l’uomo, come credete, che possa mettere mano a cose forti, ma la donna.

Perché tentate di imporre a lui un giogo che io considero troppo gravoso per lui?

Ha fatto una cosa buona verso di me.

Resti nel bene, fino a che non sia in grado di operare il meglio.

Se un giorno crescerà da donna in uomo e diventerà uomo perfetto, potrà anch’egli essere adoperato in opere di perfezione ».

VI. La duplice tentazione, l’ambizione e il giudicare

9. Fratelli, portiamo riverenza ai vescovi, ma abbiamo timore per i loro impegni: se pensiamo alle fatiche, non aspiriamo agli onori.

Riconosciamo le nostre impari forze, né abbiamo l’ambizione di sottoporre le nostre fragili spalle di donne ai pesanti carichi degli uomini, né curiosiamo sulla loro condotta, ma onoriamoli.

Non è umano condannare le loro opere, mentre ne eviti gli oneri.

È temeraria la donna che rimprovera il marito, che rimprovera la battaglia mentre lei se ne sta in casa a filare.

Dico infatti: se uno che vive nel chiostro si accorge che un altro che vive tra il popolo agisce talvolta con minore austerità, con minor circospezione nelle parole, nel cibo, nel sonno, nel ridere, nell’ira, nel giudicare, non si affretti a condannarlo, ma ricordi quanto è scritto: È meglio la cattiveria di un uomo che una donna che fa bene ( Sir 42,14 ).

Poiché tu, vigilando a tuo vantaggio, fai bene; ma chi giova a molti fa meglio e agisce più virilmente.

E se non riesce a far questo senza qualche pecca, cioè senza qualche incoerenza della vita e della condotta, ricordati che la carità copre una moltitudine di peccati.

Ciò sia detto contro una doppia tentazione per la quale i religiosi si sentono incitati, o ad ambire l’onore dei vescovi, ovvero, per diabolica istigazione, a condannarne temerariamente gli sbagli.

VII. Il profumo di cui olezzano le mammelle della Sposa cioè della Chiesa

10. Ma torniamo agli unguenti della sposa.

Vedi come sia da preferirsi agli altri questo unguento della pietà, del quale solo non è consentito lo spreco.

È tanto vero che di esso nulla va sprecato, in quanto neanche un bicchiere di acqua fresca resta senza ricompensa.

Buono è tuttavia l’unguento della contrizione che si confeziona con il ricordo dei peccati, e si applica ai piedi del Signore, perché, o Dio, non disprezzerai un cuore contrito e umiliato ( Sal 51,19 ).

Ma è molto migliore quello che si dice della devozione, fatto con il ricordo dei benefici di Dio, in quanto si addice al capo, e di esso dica Dio: Il sacrificio di lode mi onorerà ( Sal 50,23 ).

Superiore all’uno e all’altro è l’unguento della pietà, che consiste nel venire incontro ai miseri, e questo viene sparso per tutto il corpo di Cristo.

Il corpo, dico, non quello crocifisso, ma quello acquistato mediante la passione di lui.

Unguento davvero ottimo, in paragone del quale sembra non badare neppure agli altri colui che disse: Misericordia voglio, e non sacrificio ( Mt 9,13 ).

Penso pertanto che le mammelle della sposa spandano tra tutte le altre, principalmente il profumo di questa virtù, e la sposa cerca in tutto di agire in conformità alla volontà dello sposo.

Non odorava forse di misericordia Thabita, perfino da morta?

E perciò presto tornò in vita, perché ( sulla morte ) prevalse il profumo della vita.

11. Ma ora sentite un riassunto di questo capitolo.

Chiunque entusiasma con le parole e spande profumo con i benefici, consideri come rivolte a sé le parole: Le tue mammelle sono migliori del vino, più olezzanti di ottimi unguenti ( Ct 1,1-2 ).

E chi è capace di questo? Chi di noi possiede integralmente e perfettamente almeno una di queste cose, in modo tale da non essere ogni tanto vuoto nel parlare e tiepido nell’operare?

Ma c’è una che giustamente merita questa lode, la Chiesa, alla quale non manca mai, nel suo insieme di che inebriare o di che olezzare.

Quello infatti che le manca in uno, lo ha in un altro senso, secondo la misura del dono di Cristo e dell’economia dello Spirito, il quale distribuisce ( i suoi doni ) ai singoli come vuole.

Olezza la Chiesa in coloro che si fanno amici con le inique ricchezze; inebria nei ministri della parola, che irrorano la terra con il vino della spirituale letizia, e la inebriano, e portano frutto con la pazienza.

Essa arditamente e sicuramente si nomina sposa, come colei che ha veramente mammelle migliori del vino e olezzanti ottimi unguenti.

E anche se nessuno di noi può tanto pretendere di chiamare la sua anima sposa del Signore, tuttavia, poiché apparteniamo alla Chiesa, la quale si gloria di chiamarsi ed essere veramente tale, non senza ragione ci attribuiamo una partecipazione a questo onore.

Siamo infatti singolarmente partecipi, senza dubbio, di ciò che tutti insieme pienamente e integralmente possediamo.

Grazie a te, Signore Gesù, che ti sei degnato di aggregarci alla tua carissima Chiesa, non solo affinché fossimo fedeli, ma anche perché ci potessimo, come sposa, unire a te, in giocondi, casti, ed eterni amplessi, contemplando anche noi a faccia scoperta la tua gloria, che ti è comune insieme con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli.

Amen.

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