Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone XV

I. Tutti i nomi dello Sposo indicano il suo amore e la sua potenza

1. Benigno è infatti lo Spirito di Sapienza, e non è solito mostrarsi difficile a coloro che lo invocano, anzi spesso, prima ancora che venga invocato, dice: Eccomi ( Is 58,9 ).

Ora ascoltate ciò che, per la vostra preghiera, egli si degna di indicarvi per mio mezzo circa l’argomento che ieri abbiamo per questo rimandato a oggi, e ricevete a tempo il frutto delle vostre orazioni.

Eccomi a mostrarvi il nome che giustamente viene paragonato all’olio, e per merito di chi ora vi parlerò.

Potete leggere sparsi qua e là molti nomi attribuiti allo Sposo, ma io ve li riduco tutti a due.

Penso che non ne troverete nessuno che non esprima o la grazia della pietà, o la potenza della maestà.

Così dice anche lo Spirito attraverso l’organo che gli è più familiare: Ho udito queste due cose il potere appartiene a Dio, e tua, o Signore, è la misericordia ( Sal 62,12 ).

Dunque secondo la maestà: Santo e terribile è il suo nome ( Sal 111,9 ); secondo la pietà: Non vi è sotto il cielo altro nome dato agli uomini per il quale noi abbiamo da essere salvati ( At 4,12 ).

Ma riuscirà più chiaro con degli esempi: Questo è il nome con cui lo chiameranno, il giusto Dio nostro ( Ger 23,6 ): è il nome di potenza; ancora: E il suo nome sarà chiamato Emmanuele ( Is 7,14 ): che insinua la pietà.

Egli dice ancora di sé: Voi mi chiamate maestro e Signore ( Gv 13,13 ): il primo è nome di grazia, il secondo di maestà.

Non è infatti cosa meno pia insegnare agli animi la scienza che somministrare cibo al corpo.

Di nuovo il Profeta: Il suo nome sarà chiamato ammirabile, consigliere, Dio forte, Padre del secolo futuro, principe della pace ( Is 9,6 ).

Il primo, il terzo e il quarto manifestano la maestà, gli altri la pietà.

Quale dunque di questi viene sparso?

Pertanto, il nome di potenza e di maestà si trasfonde in certo qual modo in quello di pietà e grazia, e viene effuso abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo nostro Salvatore.

Per esempio, il nome « Dio » non si ammollisce e svanisce forse in quello di « Dio con noi », cioè in « Emmanuele »; così l’« Ammirabile » in quello di « Consigliere »; « Dio » e « Forte » nell’appellativo « Padre del secolo futuro » e « Principe della pace »; e « Signore nostro giusto » in « Signore misericordioso e clemente »?

Non dico nulla di nuovo: anche « Abram » una volta si mutò in « Abraham » e « Sarai » in « Sara »; e già allora veniva annunciato, prefigurato e celebrato il mistero della salutare effusione.

2. Dove è ormai quell’affermazione che presso gli antichi risuonava terribile e frequente: Io, il Signore, io il Signore? ( Es 20,2.5 ).

Mi è stata data una preghiera all’inizio della quale il dolce nome di Padre dona fiducia di ottenere le petizioni che seguono.

I servi sono chiamati amici, e quelli ai quali viene annunziata la risurrezione non sono chiamati solo discepoli, ma fratelli …

II. L’effusione del nome dello Sposo, Gesù Cristo

E non mi meraviglio se, quando venne la pienezza dei tempi, si compì l’effusione del nome, mentre Dio adempiva ciò che aveva promesso per mezzo del profeta Gioele, ed effondeva lo Spirito suo sull’umanità, essendo già avvenuto qualche cosa di simile nell’antichità presso gli Ebrei.

Penso che voi precorriate e sappiate già quel che voglio dire.

Quale era la risposta che fu data alla domanda di Mosè: Io sono colui che sono, e: Colui che è mi ha mandato a voi? ( Es 3,14 ).

Non so se lo stesso Mosè comprendesse così, se cioè non fosse stato espresso.

Ma fu pronunciato e capito; e non solo pronunciato, ma anche effuso, poiché era già infuso.

Già lo avevano i cieli, già era noto agli angeli.

Fu rivelato fuori; e quello che era così infuso agli angeli da essere anche loro familiare fu manifestato anche agli uomini, di modo che ormai giustamente si gridasse dalla terra: Olio sparso è il suo nome ( Ct 1,2 ), se non avesse messo ostacolo l’odiosa pervicacia del popolo ingrato.

Dice infatti: Io sono il Dio di Abramo, e il Dio di Isacco, e il Dio di Giacobbe ( Es 3,6 ).

3. Correte, Gentili, la salvezza è a portata di mano, è stato manifestato il nome, invocando il quale chiunque sarà salvo.

Il Dio degli Angeli si nomina Dio anche degli uomini.

Ha mandato un olio in Giacobbe ed è caduto in Israele.

Dite ai vostri fratelli: Date a noi del vostro olio ( Mt 25,6 ).

Se non vogliono, pregate il Signore dell’olio che lo mandi anche a voi.

Dite: Togli il nostro obbrobrio ( Is 4,1 ).

Che il malevolo non insulti la tua diletta che ti sei degnato di chiamare dall’estremità della terra, con tanta maggior degnazione da parte tua, quanto meno essa era degna.

È forse conveniente che un servo cattivo allontani quelli che il benigno padre di famiglia ha invitati?

Io sono, dici, il Dio di Abramo, e il Dio di Isacco, e il Dio di Giacobbe ( Es 3,6 ).

E non di più? Effondi, effondi, apri ancora la tua mano, e riempi ogni uomo di benedizione.

Vengano dall’Oriente e dall’Occidente, e siedano con Abramo e Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli.

Vengano, vengano le tribù, le tribù del Signore, secondo la legge di Israele, per lodare il nome del Signore.

Vengano, e prendano posto a mensa, e banchettino in allegria, e dappertutto risuoni un unico canto di esultanza e di lode dei convitati: Olio sparso è il tuo nome.

Una cosa so: se avessimo come portinai Andrea e Filippo, non avremmo un rifiuto noi tutti che chiediamo l’olio, noi tutti che vogliamo vedere Gesù.

E Gesù che dice? Ecco cosa dice Gesù: Se il grano di frumento, cadendo in terra, non muore, resta solo; se invece muore, porterà molto frutto ( Gv 12,24 ).

Muoia dunque il grano, e sorga la messe delle genti.

È necessario che il Cristo subisca la passione; e risorga da morte, e venga predicata in suo nome la penitenza e la remissione dei peccati, non solo nella Giudea, ma anche fra tutte le nazioni, onde da un solo nome, che è Cristo, milioni di credenti vengano chiamati cristiani, e dicano: Olio sparso è il tuo nome ( Ct 1,2 ).

4. Conosco infatti un nome che ho letto in Isaia: Chiamerà, dice, i suoi servi con un altro nome, nel quale chi ha da essere benedetto sulla terra, sarà benedetto nel Signore ( Is 65,15-16 ).

O nome benedetto, olio sparso dappertutto!

Fin dove? Dal cielo in Giudea, e di là ha percorso tutta la terra e da tutta la terra la Chiesa esclama: Olio sparso è il tuo nome.

Sparso davvero, in modo che, non solo ha riempito i cieli e la terra, ma è penetrato anche agli inferi, di modo che nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in cielo, in terra, e nell’inferno, e ogni lingua confessi e dica: Olio sparso è il tuo nome.

Ecco Cristo, ecco Gesù, due nomi infusi agli Angeli, effusi, manifestati agli uomini per salvare uomini e giumenti, quegli uomini che si erano insozzati nel loro sterco come giumenti, tanto è grande la misericordia di Dio.

Come è caro quel nome, come è umile! Umile, ma salutare.

Se non fosse umile non sarebbe stato manifestato a me; se non fosse salutare, non mi avrebbe riscattato.

Partecipe del nome, lo sono anche dell’eredità.

Sono Cristiano, fratello di Cristo.

Se sono veramente quello che sono detto, sono erede di Dio, coerede di Cristo.

E che meraviglia se è stato sparso il nome dello Sposo, dal momento che egli stesso si è effuso?

Annientò infatti se stesso, prendendo la forma di schiavo.

Egli dice poi: Come acqua sono stato versato ( Sal 22,15 ).

Si è riversata la pienezza della Divinità ( Col 2,9 ), abitando corporalmente sulla terra, onde potessimo tutti noi, che portiamo un corpo di morte, partecipare a quella pienezza, e ripieni, dell’odore vitale dicessimo: Olio sparso è il tuo nome.

Ecco per quanto riguarda il nome sparso, e in che modo, e fino a qual punto.

III. Triplice rapporto di similitudine fra il profumo e il nome dello Sposo, Gesù

5. E perché questo nome è olio? Questo non l’ho ancora detto.

Avevo cominciato a parlarne nel sermone precedente; ma intervenne improvvisamente qualche cosa che sembrava dovessi dire prima, e poi la parentesi è stata più lunga di quanto credessi.

Penso che la ragione non sia altra, se non che la donna forte, la Sapienza, mise mano alla conocchia, e le sue dita hanno preso il fuso.

Essa, infatti, è capace di produrre un lungo filo da poca lana o lino, e farne una lunga tela, con la quale fornire la doppia veste a tutti i suoi familiari.

C’è senza dubbio una somiglianza tra l’olio e il nome dello Sposo, e non a caso lo Spirito Santo ha paragonato l’uno all’altro.

Questa somiglianza, secondo me, sta in una certa triplice qualità dell’olio, il quale dà luce, nutre e unge, se voi non avete alcunché di meglio.

Alimenta la fiamma, nutre la carne, lenisce il dolore: luce, cibo, medicina.

Guarda ora le stesse cose nel nome dello Sposo.

Splende quando è predicato, nutre quando è pensato, invocato lenisce e unge.

Ed esaminiamo una per una queste cose.

6. Donde pensi sia derivata in tutta la terra una così grande e improvvisa luce di fede, se non dalla predicazione del nome di Gesù?

Non è forse nel fulgore di questo nome che Dio ci ha chiamati nell’ammirabile sua luce, e a coloro che in questo lume vedono la luce dice giustamente Paolo: Foste un tempo tenebre, ma ora luce nel Signore? ( Ef 5,8 ).

E lo stesso Apostolo ebbe ordine di portare questo nome davanti ai re, ai gentili, e ai figli di Israele; e portava questo nome come una fiaccola, e illuminava la patria, e gridava ovunque: La notte è trascorsa si è avvicinato il giorno.

Rigettiamo dunque le opere delle tenebre e rivestiamo le armi della luce: camminiamo con onestà come di giorno ( Rm 13,12-13 ).

E mostrava a tutti la lucerna sopra il candelabro, annunziando dappertutto Gesù, e Gesù Crocifisso.

Come questa luce brillò, e abbagliò gli occhi di tutti quelli che guardavano, quando, uscendo come una folgore dalla bocca di Pietro, rinsaldò le piante e le basi corporali di un solo zoppo, e illuminò molti spiritualmente ciechi!

Non sparse forse fuoco quando disse: In nome di Gesù Cristo Nazareno, alzati e cammina? ( At 3,6 ).

E non è solo luce il nome di Gesù, è anche cibo.

Non ti senti forse riconfortato ogni volta che ti ricordi di lui?

Che cosa nutre maggiormente la mente che lo pensa?

Che cosa ristora in ugual misura i sensi affaticati, rinforza le virtù, fa fiorire costumi buoni e onesti, favorisce i casti affetti?

È arido ogni cibo dell’anima, se non è intriso di quest’olio; è insipido se non è condito con questo sale.

Se scrivi, non mi sa di niente se non leggerò ivi Gesù.

Se discuti o ragioni, non mi sa di niente se non risuonerà ivi Gesù.

Gesù miele nella bocca, melodia nelle orecchie, giubilo nel cuore.

IV. Il nome di Gesù è medicina

Ma è anche medicina. Qualcuno dei nostri è triste?

Venga nel suo cuore Gesù, e di là salga alla bocca: ed ecco che, sorgendo la luce di questo nome, si dissipa ogni nube, torna il sereno.

Cade qualcuno in grave colpa? Corre per di più al laccio di morte con la disperazione?

Non è vero che, se invocherà il nome della vita, subito respirerà per la vita?

Quando mai ha resistito, davanti a questo salutare nome, la durezza di cuore, il torpore dell’ignavia, il languore dell’accidia?

E a chi, per caso, fosse seccata la fonte delle lacrime, non tornò subito a scorrere più abbondante e più soave appena invocato Gesù?

A chi, palpitante e trepidante nei pericoli, l’invocazione del nome della fortezza non arrecò di colpo la fiducia, scacciando ogni paura?

A chi, dico, fluttuante e agitato da dubbi, invocato questo nome luminoso, improvvisa non rifulse la certezza?

A chi, ormai sfiduciato e sul punto di venir meno, se gli risuonò all’orecchio il nome del soccorritore, mancò la forza?

Tutte queste cose, infatti, sono malattie dell’anima, e quel nome ne è la medicina.

E si può anche provare: Invocami, dice, nel giorno della sventura: ti salverò e tu mi darai gloria ( Sal 50,15 ).

Nulla contiene tanto l’impeto dell’ira, nulla seda così il tumulto della superbia, sana le ferite del livore, impedisce l’impeto della lussuria, spegne la fiamma della libidine, tempera la sete dell’avarizia, e allontana ogni voglia di cosa indecente.

Quando, infatti, nomino Gesù, mi pongo davanti un uomo mite e umile di cuore, benigno, sobrio, casto, misericordioso, modello insomma, di ogni cosa modesta e santa, e nel medesimo tempo Dio Onnipotente, il quale mi guarisce con il suo esempio, e mi rafforza con il suo aiuto.

Tutte queste cose mi dice il nome di Gesù.

Prendo dunque da lui gli esempi in quanto uomo, e l’aiuto in quanto potente: i primi come ingredienti, il secondo come, mezzo per tritarli ( spremerli ); e così faccio un unguento tale, che nessun medico è capace di prepararne uno simile.

7. Hai questo unguento, o anima mia, racchiuso nel vaso di questo vocabolo che è Gesù, unguento salutare che non resterà senza effetto in nessuna delle tue malattie.

Tienilo sempre in cuore, abbilo sempre in mano, onde tutti i tuoi sentimenti e le tue azioni si ispirino a Gesù.

Così infatti, sei invitata a fare: Ponimi, dice, come sigillo sopra il tuo cuore, come sigillo sopra il tuo braccio ( Ct 8,6 ).

Ma di questo parleremo più tardi. Ora intanto hai una medicina per il braccio e per il cuore.

La possiedi, dico, nel nome di Gesù, con cui puoi correggere i tuoi atti cattivi, o supplire a quelli meno perfetti; così pure, sia per preservare i tuoi sentimenti, perché non siano guastati, sia per sanarli qualora fossero corrotti.

V. Taluni portano invano il nome di Gesù

8. Vi furono in Giudea alcuni che portarono il nome di Gesù, ma in essi questo glorioso nome era vuoto di significato.

Quei nomi, infatti, né splendono, né nutrono, né risanano.

E per questo la Sinagoga è fino a ora nelle tenebre, sofferente per fame e malattia, e non sarà sanata, né saziata fino a che si riconosca che il mio Gesù domina in Giacobbe e fino all’estremità della terra, e ritorni alla sera, ringhiando come cani, e si aggiri per la città.

Essi pertanto furono mandati innanzi come bastone al morto prima della venuta del Profeta, e furono incapaci di dare un senso al loro nome, che effettivamente era vuoto, il bastone fu posto sopra il morto, ma il morto non parlava e non dava segno di vita, perché quello era un bastone.

Discese colui che aveva mandato il bastone e, subito salvò il suo popolo dai suoi peccati, dimostrando di essere colui del quale si diceva: Chi è costui che perdona anche i peccati? ( Lc 7,49 ).

Colui cioè che dice: Io sono la salvezza del popolo ( Sal 35,3 ).

Ormai c’è la voce, ormai chi era morto sente, ed è chiaro che questo Gesù non porta un nome vuoto come quelli che lo hanno preceduto.

Si sente infusa la salvezza, e non si tace il beneficio.

Dentro si sente, di fuori risuona la voce. Mi compungo, e confesso.

La confessione è indizio della vita: Il morto, infatti, non essendo più, è incapace di confessione ( Sir 17,27 ).

Ecco la vita, ecco i sensi. Risuscitato, esisto perfettamente, è intera la risurrezione.

Non è forse altro la morte che essere privo di sensi e di vita?

Il peccato, che è morte dell’anima, non mi aveva lasciato, né il senso della compunzione, né la voce della confessione, ed ero morto.

Venne colui che rimette i peccati, e mi ha restituito l’una e l’altra, e dice alla mia anima: Sono io la tua salvezza ( Sal 35,3 ).

Quale meraviglia se cede la morte dove discende la vita?

Ormai con il cuore si crede per la giustificazione, e con la bocca si fa confessione a salute ( Rm 10,10 ).

Già sbadiglia il fanciullo, e sbadiglia sette volte, e dice: Sette volte al giorno io ti lodo, o Signore ( Sal 119,164 ).

Considerate questo settenario. È un numero sacro, non è senza significato.

Ma è meglio che riserviamo questo a un altro sermone, onde accostarci affamati e non stanchi a così delizioso convito, al quale ci invita lo Sposo della Chiesa, il Signore nostro Gesù Cristo, che è sopra tutti Dio benedetto nei secoli.

Amen.

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