Libro delle fondazioni

Capitolo 4

In cui si tratta di alcune grazie elargite dal Signore alle religiose di questi monasteri.

Si consigliano le priore su come debbano comportarsi nei riguardi di tali favori.

1. Mi è sembrato opportuno, prima di procedere nella mia narrazione ( non sapendo quanto da vivere mi riservi il Signore né se avrò ancora tempo disponibile, mentre in questo momento mi pare di averne un po' ), dare alcuni consigli alle priore perché sappiano regolarsi e governino le consorelle ad esse sottoposte, mirando al maggiore profitto delle loro anime, sia pur con il sacrificio dei propri pareri.

Occorre far presente che, quando mi hanno ordinato di scrivere di queste fondazioni ( senza contare la prima di San Giuseppe di Avila, la cui storia è stata scritta subito ), erano già sorti, con l'aiuto del Signore, sette monasteri, compreso quello di Alba de Tormes, che ne è l'ultimo.

Ben altri se ne sarebbero fondati, se i miei superiori non mi avessero tenuta occupata in altre cose, come si vedrà più avanti.

2. Considerando le cose di ordine spirituale che sono avvenute in questi anni nei nostri monasteri, ho visto la necessità di quanto ora voglio dire.

Piaccia a nostro Signore che riesca a farlo in modo adeguato al bisogno!

E perché, come ho detto altrove, lì dove ho scritto alcune piccole cose per le consorelle, quando si procede con coscienza pura e si pratica l'obbedienza, il Signore non permette mai che il demonio abbia il potere d'ingannarci in modo da pregiudicare la nostra anima, anzi, sarà lui a restare ingannato.

E siccome lo sa, credo che non ci faccia tanto male lui quanto la nostra immaginazione e i nostri cattivi umori, specialmente se vi è di mezzo la malinconia, perché le donne sono assai deboli per natura e l'amor proprio che regna in esse è sottilissimo.

Pertanto in molte persone venute da me – uomini e donne –, senza contare le religiose di questi monasteri, ho visto chiaramente che spesso s'ingannavano da sole senza volerlo.

Non c'è dubbio che il demonio ci mette lo zampino per prendersi gioco di noi; ma nel gran numero di persone che, ripeto, ho conosciuto, per la bontà del Signore, non ne ho visto nemmeno una che sia stata da lui abbandonata.

Forse vuole permettere questi inganni perché ne escano alquanto sperimentate.

3. A causa dei nostri peccati, ciò che riguarda l'orazione e la perfezione è caduto tanto in ribasso nel mondo, che sono costretta a dare tali chiarimenti.

Se si teme di intraprendere questo cammino dell'orazione, pur senza scorgervi alcun pericolo, che sarebbe se dicessimo che ve ne sono?

Eppure, in verità, i pericoli non mancano dovunque, e per tutto è necessario, finché viviamo, procedere con timore, chiedendo al Signore di illuminarci e di non abbandonarci mai.

Ma, come credo d'aver già detto, se vi sono anime che hanno da temere molto minor pericolo, sono quelle che più si elevano a pensare a Dio e cercano di perfezionare la propria vita.

4. Che cosa è mai questo, mio Signore?

Se vediamo che ci liberate così spesso dai pericoli in cui ci mettiamo da noi stessi, perfino opponendoci a voi, come si può credere che non ce ne libererete quando non aspiriamo ad altro che a piacervi e a trovare in voi la nostra gioia?

Non riuscirò mai a crederlo.

Può darsi che Dio, nei suoi segreti giudizi, permetta certe cose che in tutti i modi sarebbero avvenute, ma il bene non è mai stato fonte di male.

Pertanto, ciò serva non già ad abbandonare il cammino, ma a cercare di percorrerlo più speditamente, per meglio accontentare il nostro Sposo e trovarlo più presto; non già a scoraggiarci nella marcia, ma ad animarci a compiere intrepidamente una via così scoscesa, com'è quella della nostra vita.

Alla fine, se procediamo con umiltà, dovremo pur giungere, con l'aiuto di Dio, a quella celeste Gerusalemme, dove tutto ciò che avremo sofferto ci sembrerà ben poca cosa, o meglio nulla, in confronto a quanto godremo.

5. Quando, dunque, questi piccoli colombai della Vergine nostra Signora cominciarono a popolarsi, la divina Maestà cominciò a manifestare le sue grandezze in semplici donnicciole, deboli per natura, anche se forti nei desideri e nel distacco da tutto il creato: virtù questa molto utile a unire più strettamente l'anima al suo Creatore, purché si abbia anche una purezza di coscienza.

Di tale precisazione, in realtà, non c'era bisogno, perché mi sembra che il vero distacco renda impossibile peccare, allo stesso modo in cui la mancanza di esso fa sì che è impossibile non offendere il Signore.

Siccome queste anime non parlano e non si occupano che di lui, Sua Maestà, da parte sua, sembra che non voglia allontanarsi da loro.

È quanto ora vedo e quanto posso affermare con tutta verità.

Quelle che verranno dopo di noi e leggeranno queste righe, abbiano motivo di temere se non troveranno nei nostri monasteri quello che oggi c'è, e non ne facciano ricadere la colpa sui tempi.

Ogni tempo è buono per Dio, quando vuole favorire di grandi grazie coloro che lo servono con impegno: cerchino piuttosto di considerare se ci sia qualche rilassamento in questo impegno e procurino di porvi rimedio.

6. Sento dire, a volte, circa l'origine degli ordini religiosi, che il Signore faceva maggiori grazie a quei santi nostri antecessori, perché dovevano fungere da fondamenta dell'edificio; ed è così, ma dovremmo considerare che siamo tutti fondamenta per quelli che verranno.

Se, infatti, noi che viviamo ora mantenessimo la perfezione dei nostri predecessori e se quelli che verranno dopo di noi facessero altrettanto, l'edificio resterebbe sempre saldo.

Di quale giovamento è per me che i santi di una volta siano stati tali, se io poi sono così spregevole, che faccio rovinare l'edificio con le mie cattive abitudini?

È evidente infatti che i nuovi venuti non hanno tanto in mente coloro che sono morti da molti anni quanto quelli che vedono al presente.

Curioso davvero che io faccia ricadere la colpa sul fatto di non essere stata delle prime, e non consideri la differenza che c'è tra la mia vita e le mie virtù e quella di coloro ai quali Dio faceva così grandi grazie!

7. Oh, mio Dio!

Che scuse tirate per i capelli e che inganni ben evidenti!

Mi addolora, mio Dio, di essere così spregevole e di fare così poco in vostro servizio, ma so bene che la colpa è mia se non mi elargite le grazie di cui avete favorito i miei predecessori.

Ho pietà della mia vita, Signore, quando la paragono alla loro, e non posso dirlo senza lacrime.

Vedo d'aver mandato in rovina quello che essi avevano edificato con il lavoro, e in nessun modo posso lamentarvi di voi.

Né deve farlo alcun'anima religiosa; piuttosto, se vedrà che il suo ordine va decadendo in qualche cosa, cerchi d'essere una pietra tale da poter con essa far rialzare l'edificio: il Signore l'aiuterà a riuscirvi.

8. Tornando, dunque, a ciò che dicevo – poiché me ne sono allontanata parecchio –, sono tante le grazie di cui il Signore favorisce queste case che, se in ogni monastero ci sono una o due religiose condotte attualmente da Dio per la via della meditazione, tutte le altre pervengono alla contemplazione perfetta; alcune vanno tanto avanti da giungere al rapimento.

Ve ne sono poi di quelle favorite dal Signore in modo diverso, perché sperimentano rivelazioni e visioni di cui è evidente la provenienza divina.

Oggi non v'è monastero dove non si trovino una, due e anche tre religiose così favorite.

So bene che la santità non consiste in questo, né il mio intento è solo quello di tributar loro lodi, ma di far capire l'opportunità dei consigli che vi voglio dare.

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