Anonimo perugino

Capitolo II

I due primi seguaci di Francesco

[1497] 10. Vedendo e udendo ciò, due uomini di Assisi ispirati dalla grazia divina, si appressarono umilmente a lui.

Uno di questi era frate Bernardo, l'altro frate Pietro.

Gli dissero con semplicità: « Noi vogliamo d'ora in poi stare con te e fare quello che fai tu.

Spiegaci cosa dobbiamo fare dei nostri averi ».

Francesco, esultando per il loro arrivo e il loro desiderio, rispose affettuosamente: « Andiamo a chiedere consiglio al Signore ».

Si diressero dunque a una chiesa della città, ed entrati si posero in ginocchio a pregare: « Signore Dio, Padre della gloria, ti supplichiamo che, nella tua misericordia, tu ci riveli quello che dobbiamo fare ».

Finita l'orazione, dissero al sacerdote della chiesa stessa, lì presente: « Messere, mostraci il Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo ».

11. Avendo il prete aperto il libro, dacché essi non erano ancora bene esperti nella lettura, trovarono subito questo passo: Se vuoi essere perfetto va e vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri così avrai un tesoro in cielo.

Volgendo altre pagine, lessero: Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso prenda la sua croce e mi segua.

E sfogliando ancora: Non prendete niente per il viaggio né bastone né bisaccia né pane né denaro né abbiate due tuniche.

Ascoltando tali parole, furono innondati di viva gioia e dissero: « Ecco quello che bramavamo, ecco quello che cercavamo! ».

E il beato Francesco disse: « Questa sarà la nostra Regola ».

E aggiunse rivolto ai due: « Andate e mettete in opera il consiglio che avete udito dal Signore ».

[1498] Frate Bernardo si allontanò e, siccome era ricco, si affrettò a vendere quanto possedeva, ritraendone molti soldi.

Frate Pietro era povero di beni terreni, ma già ricco di beni spirituali.

Fece anche lui come gli era stato consigliato.

Indi radunarono i poveri della città per distribuire fra loro il ricavato delle proprietà messe in vendita.

[1499] 12. Stavano facendo questo, e Francesco era con loro, quando venne un sacerdote di nome Silvestro, da cui il beato Francesco aveva acquistato delle pietre per restaurare la chiesa di San Damiano, presso la quale dimorava prima di avere dei compagni.

Vedendo erogare tanto denaro, quel prete, bruciando di affannosa avarizia, bramava di ottenerne una manciata anche lui e protestava: « Francesco, non mi hai interamente pagato le pietre che ti ho cedute ».

Udendo il Santo quell'ingiusto rimprovero, lui ch'era libero da ogni avarizia, si avvicinò a frate Bernardo e mettendo la mano nel suo mantello, dove c'erano le monete, ne estrasse piena la mano e la porse al sacerdote.

Ne prese una seconda manciata e la versò a Silvestro, dicendogli: « Il debito è pienamente saldato? ».

« Perfettamente », replicò quello, che se ne andò gongolante a casa sua.

13. Pochi giorni dopo Silvestro, ispirato dal Signore, riflettendo sul gesto del beato Francesco, diceva: « Sono proprio un disgraziato!

Vecchio come sono, eccomi attaccato e furiosamente a caccia di questa roba, mentre quel giovane la disprezza e aborrisce per amore di Dio ».

[1500] La notte seguente vide, in sogno, un'immensa Croce, che con la sommità toccava il cielo e la cui base usciva dalla bocca del beato Francesco, e i bracci della Croce si dilatavano da una estremità all'altra del mondo.

Svegliatosi, comprese che Francesco era veramente amico di Dio e che il suo movimento religioso si sarebbe esteso al mondo intero.

Prese così a temere Dio e a far penitenza nella sua casa.

E trascorso poco tempo, entrò nell'Ordine, dove santamente visse e gloriosamente finì.

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