Fratel Teodoreto - Maestro di vita

Educatore e maestro « a tempo pieno »

Dopo l'esperienza del servizio militare, terminata nel 1892, Fratel Teodoreto torna a insegnare nelle scuole gratuite di Santa Pelagia, in cui aveva compiuto il tirocinio.

Questa grande casa, ubicata a Torino, è la prima sede della Provincia religiosa Piemontese e comprende un gran numero di Fratelli, che quotidianamente si recano nelle numerose e frequentatissime scuole elementari della R.O.M.I. ( Regia Opera Mendicità Istruita ) a prestare il loro insostituibile servizio.

Fratel Teodoreto si impegna costantemente per rendersi sempre più degno di Dio e questo gli infonde profonda fiducia e sicurezza; tuttavia, non si limita a cercare di perfezionarsi nella sua vita di religioso: cerca anche di rendersi il più possibile idoneo a svolgere la sua missione di educatore.

Per questo, segue privatamente un corso presso la Regia Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e consegue a Genova l'abilitazione all'insegnamento del Disegno nelle scuole medie inferiori e superiori.

E Fratel Teodoreto eccelle davvero nelle arti figurative: il suo tratto di matita o di pennello è netto e preciso, il suo linguaggio espressivo riesce ad ampliare gli orizzonti degli studenti a cui ha occasione di rivolgersi.

Nell'arte egli intravede un riflesso della bellezza di Dio, come ebbe a dichiarare anni dopo ai suoi Catechisti circa l'inserimento di nozioni artistiche nei programmi della Casa di Carità.

Il giovane Fratello vorrebbe insegnare disegno.

I superiori, invece, gli affidano altri incarichi.

Fratel Teodoreto non si scoraggia e non si adombra, ma prosegue « disegnando » anime per il cielo: dirige ritiri, anima assemblee per i catechisti, sostituisce i confratelli nelle attività più varie e magari meno vicine alla sua personalità.

Se soffre, lo fa in silenzio.

Ne sono prova anche alcune testimonianze di suoi confratelli:

« Ho sempre ammirato in lui una calma prodigiosa.

Ci fu chi lo trattò duramente; eppure dinanzi alle ingratitudini, alle incomprensioni, rispondeva con dolce sorriso, con invidiabile tranquillità »;

« Non mi è mai apparso in lui un senso qualunque di alterazione o moto incomposto.

Nessun accesso avevano sull'animo suo sentimenti d'odio e d'invidia o d'altro meno retto.

Sempre l'ho visto tranquillo, in pace con Dio e con gli uomini »;

« Non aveva, credo, sortito da natura un temperamento angelico, pacifico e dolce.

Era però riuscito a lavorarsi in modo da passare per l'uomo più mite, paziente, serafico e longanime che si possa immaginare ».

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