Summa Teologica - I

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Articolo 6 - Se i gradi degli ordini siano ben determinati

In 2 Sent., d. 9, q. 1, a. 3; C. G., III, c. 80; Comp. Theol., c. 126; In Ephes., c. 1, lect. 7; In Col., c. 1, lect. 4

Pare che i gradi degli ordini non siano ben determinati.

Infatti:

1. L'ordine più alto è quello di coloro che comandano.

Ma le Dominazioni, i Principati e le Potestà, stando ai loro nomi, esercitano un certo dominio.

Quindi supremi fra tutti dovrebbero essere questi ordini.

2. Un ordine è tanto più alto quanto più è vicino a Dio.

Ma il più vicino a Dio pare essere l'ordine dei Troni: poiché nulla è tanto vicino a colui che siede quanto il suo seggio.

Quindi l'ordine più alto è quello dei Troni.

3. La scienza è prima dell'amore, e l'intelletto pare più alto della volontà.

Quindi anche l'ordine dei Cherubini pare essere più alto dell'ordine dei Serafini.

4. S. Gregorio [ In Evang. hom. 34 ] pone i Principati sopra le Potestà.

Quindi il loro posto non è immediatamente sopra gli Arcangeli, come vuole Dionigi [ De cael. hier. 6,2 ].

In contrario:

Dionigi [ ib. ] insegna che nella prima gerarchia si succedono nell'ordine i Serafini, i Cherubini e i Troni; nella gerarchia intermedia le Dominazioni, le Virtù e le Potestà; nell'ultima i Principati, gli Arcangeli e finalmente gli Angeli.

Dimostrazione:

I gradi degli ordini angelici sono stati determinati sia da S. Gregorio [ l. cit. ] che da Dionigi [ ib. ], i quali concordano tra loro eccetto che per i Principati e le Virtù.

Mentre infatti Dionigi colloca le Virtù sotto le Dominazioni e sopra le Potestà, e i Principati sotto le Potestà e sopra gli Arcangeli, S. Gregorio pone i Principati tra le Dominazioni e le Potestà, e le Virtù tra le Potestà e gli Arcangeli.

E tanto l'una quanto l'altra determinazione può trovare appoggio nell'autorità dell'Apostolo.

Questi infatti, enumerando in linea ascendente gli ordini intermedi nella Lettera agli Efesini [ Ef 1,20s ], dice che Dio costituì lui, cioè Cristo, « alla sua destra nei Cieli, al di sopra di ogni Principato e Potestà e Virtù e Dominazione »: ponendo così le Virtù, come vuole Dionigi, tra le Potestà e le Dominazioni.

Invece nella Lettera ai Colossesi [ Col 1,16 ] così enumera gli stessi ordini in linea discendente: « Troni, Dominazioni, Principati e Potestà, tutto per mezzo di lui e in vista di lui fu creato »: e qui pone i Principati tra le Dominazioni e le Potestà, come fa S. Gregorio.

Vediamo dunque, da prima, il criterio della determinazione fatta da Dionigi [ l. cit. ].

In proposito va ricordato che secondo lui, come già abbiamo detto [ a. 1 ], la prima gerarchia apprende le ragioni delle cose in Dio stesso, la seconda nelle loro cause universali, la terza nell'applicazione di esse agli effetti particolari.

E poiché Dio è il fine non solamente dei ministeri angelici, ma di tutto il creato, alla prima gerarchia spetta considerare il fine, alla gerarchia di mezzo disporre universalmente le cose da fare, all'ultima applicare le disposizioni agli effetti, e cioè eseguire l'opera.

È evidente infatti che queste tre fasi si riscontrano nel processo di ogni operazione.

Quindi Dionigi, che dai nomi degli ordini deriva le loro proprietà, nella prima gerarchia pose quegli ordini i cui nomi indicano un rapporto con Dio: cioè i Serafini, i Cherubini e i Troni.

Nella gerarchia intermedia pose invece quegli ordini i cui nomi significano un certo universale governo o ordinamento: cioè le Dominazioni, le Virtù e le Potestà.

Nella terza gerarchia infine pose quegli ordini i cui nomi designano l'esecuzione dell'opera: cioè i Principati, gli Arcangeli e gli Angeli.

Ora, per quanto riguarda il fine possiamo distinguere tre momenti:

primo, la considerazione del fine;

secondo, la conoscenza perfetta di esso;

terzo, la determinazione ferma dell'intenzione su di esso:

e di questi tre momenti il secondo aggiunge qualcosa al primo e il terzo a entrambi.

E siccome Dio è il fine delle creature nella maniera in cui, come dice Aristotele [ Met. 12,11 ], il comandante è il fine dell'esercito, si può desumere qualche analogia dalle cose umane: infatti ci sono alcuni rivestiti di tanta dignità da poter accedere di persona e familiarmente al re o al comandante; vi sono altri invece che hanno, in più, il privilegio di essere al corrente dei suoi segreti; altri infine, per un privilegio ancora più alto, stanno sempre intorno a lui, come se fossero suoi congiunti.

Ora, in base a questa analogia possiamo comprendere la disposizione degli ordini nella prima gerarchia.

Infatti i Troni sono elevati a tanta dignità da accogliere familiarmente Dio in se stessi, in quanto possono conoscere immediatamente in lui le ragioni delle cose.

E questa è una prerogativa comune a tutta la prima gerarchia.

I Cherubini, invece, godono di una conoscenza sovraeminente dei segreti divini.

I Serafini infine eccellono in ciò che costituisce la suprema perfezione, nell'essere cioè a contatto con Dio stesso.

In tal modo l'ordine dei Troni resta denominato da ciò che è comune a tutta la [ prima ] gerarchia, come da ciò che è comune a tutti gli spiriti celesti è denominato l'ordine degli Angeli.

Quanto al governo invece, esso per sua natura ha tre compiti.

Primo, determinare le cose da fare: e ciò spetta alle Dominazioni.

Secondo, concedere il potere di farle: e ciò spetta alle Virtù.

Terzo, indicare in che modo le cose comandate o determinate possano essere fatte da chi deve eseguirle: e ciò spetta alle Potestà.

L'esecuzione infine dei ministeri angelici consiste nell'annunziare le cose di Dio.

Ora, nell'esecuzione di qualsiasi opera vi sono alcuni che danno l'inizio all'opera e fanno da guida agli altri, come i maestri nel canto e i comandanti in guerra: e questo ufficio appartiene ai Principati.

Vi sono altri invece che agiscono quali semplici esecutori: è il compito degli Angeli.

Altri infine si trovano in una situazione intermedia: e tali sono gli Arcangeli, come si è già detto [ a. 5, ad 4 ].

Ora, questa determinazione degli ordini appare conveniente.

Infatti ciò che è primo nell'ordine inferiore ha sempre una certa affinità con ciò che è ultimo nell'ordine superiore: come avviene tra gli infimi esseri del regno animale e i primi del regno vegetale.

Il primo ordine assoluto è dunque quello delle Persone divine, il quale si conclude con lo Spirito Santo, che è l'amore procedente: e con esso ha affinità il supremo ordine della prima gerarchia [ quello dei Serafini ], che deve il suo nome all'incendio dell'amore.

Dall'altra parte invece l'ordine più basso della prima gerarchia, quello dei Troni, ha affinità, in forza del suo stesso nome, con le Dominazioni: infatti i Troni sono così denominati, secondo S. Gregorio [ l. cit. ], perché Dio « esercita i suoi giudizi per mezzo di essi », dato che essi ricevono le divine illuminazioni per l'attitudine naturale che hanno a illuminare immediatamente la seconda gerarchia, a cui compete di disporre i ministeri divini.

L'ordine poi delle Potestà è affine all'ordine dei Principati: avendo infatti le Potestà il compito di imporre un ordinamento ai sottoposti, questo viene evocato subito dal nome stesso dei Principati, che sono i primi nell'esecuzione dei divini misteri, come coloro che presiedono al governo dei popoli e dei regni, che è il primo e il principale dei ministeri divini, « essendo il bene del popolo cosa più divina del bene di un singolo individuo » [ Ethic. 1,1 ].

Per cui dice la Scrittura [ Dn 10,13 ]: « Il Principe del regno di Persia mi si è opposto ».

Ma anche la determinazione degli ordini fatta da S. Gregorio ha la sua convenienza.

Essendo infatti le Dominazioni quelle che determinano e comandano quanto concerne i divini ministeri, gli ordini ad esse soggetti vengono ad assumere la disposizione degli esseri intorno ai quali si esercitano i divini ministeri.

Ora, come dice S. Agostino [ De Trin. 3,4.9 ], « gli esseri corporei sono governati con un certo ordine, e cioè gli inferiori per mezzo dei superiori, e tutti per mezzo della creatura spirituale; gli spiriti malvagi, poi, per mezzo degli spiriti buoni ».

Quindi il primo ordine dopo le Dominazioni è quello dei Principati, che comandano anche agli spiriti buoni.

Seguono le Potestà, per mezzo delle quali sono tenuti a freno gli spiriti malvagi: come per mezzo delle potestà terrene, al dire di S. Paolo [ Rm 13,3s ], sono tenuti a freno i malfattori.

Dopo di esse vengono le Virtù, che hanno potere sui corpi nel compimento dei miracoli.

E finalmente gli Arcangeli e gli Angeli, che annunziano agli uomini o le grandi verità che superano la ragione, o le verità minori che rientrano nelle sue capacità.

Analisi delle obiezioni:

1. Per gli angeli è cosa più nobile la sottomissione a Dio che il dominio sugli inferiori: anzi, quest'ultimo deriva da quella.

Quindi gli ordini supremi non sono quelli che traggono il loro nome dal comando, ma piuttosto quelli i cui nomi indicano il rapporto con Dio.

2. La vicinanza a Dio indicata dal nome dei Troni conviene anche ai Cherubini e ai Serafini, e in un grado più eccellente, come si è visto [ nel corpo ].

3. La conoscenza si attua, come si è detto sopra [ q. 16, a. 1; q. 27, a. 3 ], in quanto l'oggetto viene a trovarsi nel conoscente, mentre l'amore si attua in quanto l'amante tende a unirsi alla cosa amata.

Ora, gli esseri superiori esistono in modo più nobile in se stessi che negli esseri inferiori; al contrario le cose meno nobili acquistano una maniera di essere più alta negli esseri superiori che in se stesse.

Quindi la conoscenza degli esseri inferiori è più eccellente dell'amore per essi, mentre l'amore degli esseri superiori, e specialmente di Dio, è più eccellente della loro conoscenza.

4. Chi esamini diligentemente la determinazione degli ordini fatta da Dionigi e quella fatta da S. Gregorio, si accorgerà che esse differiscono poco o nulla quanto alla sostanza.

Infatti S. Gregorio [ l. cit. ] fa derivare il nome dei Principati dal fatto che essi « presiedono agli spiriti buoni »: e ciò compete anche alle Virtù, in quanto il nome di Virtù comporta una certa fortezza che dà vigore agli spiriti inferiori, perché eseguano efficacemente i divini ministeri.

Inoltre le Virtù di S. Gregorio Pareno identificarsi con i Principati di Dionigi.

Infatti il primo dei ministeri divini è il compimento dei miracoli, perché è in questo modo che si apre la strada agli annunzi degli Arcangeli e degli Angeli.

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