Summa Teologica - III

Indice

Articolo 9 - Se in Cristo ci fosse l'ira

In 3 Sent., d. 15, q. 2, a. 2, sol. 2; Comp. Theol., c. 232

Pare che in Cristo non ci fosse l'ira.

Infatti:

1. Dice la Scrittura [ Gc 1,20 ] che « l'ira dell'uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio ».

Ma tutto in Cristo era giustizia davanti a Dio, poiché egli stesso « è divenuto per noi giustizia a opera di Dio », come dice S. Paolo [ 1 Cor 1,30 ].

Quindi in Cristo non c'era l'ira.

2. L'ira si oppone alla mansuetudine, come risulta da Aristotele [ Ethic. 4,5 ].

Ma Cristo era mansuetissimo.

Quindi in lui non ci poteva essere l'ira.

3. S. Gregorio Magno [ Mor 5,45 ] scrive che « l'ira prodotta dal vizio acceca l'occhio della mente, mentre l'ira prodotta dallo zelo lo turba ».

Ma in Cristo l'occhio della mente non fu mai né accecato né turbato.

Quindi in Cristo non ci fu mai l'ira né per vizio né per zelo.

In contrario:

Il Vangelo [ Gv 2,17 ] afferma che si compì in lui quanto si legge nella Scrittura [ Sal 69,10 ]: « Lo zelo per la tua casa mi divora ».

Dimostrazione:

Come si è detto nella Seconda Parte [ I-II, q. 46, a. 3, ad 3; II-II, q. 158, a. 2, ad 3 ], l'ira è un effetto della tristezza.

Infatti la tristezza suscitata in una persona accende nella sua sensibilità il desiderio di respingere il male subìto da essa stessa o da altri.

L'ira è così una passione composta di tristezza e di desiderio di vendetta.

Ora, abbiamo detto [ a. 6 ] che in Cristo ci poteva essere la tristezza.

Quanto poi al desiderio di vendetta, esso qualche volta è peccaminoso: quando cioè la vendetta è cercata contro l'ordine della ragione.

E in questo senso l'ira non poteva trovarsi in Cristo: si tratta infatti del vizio dell'ira.

Altre volte invece tale desiderio di vendetta non è peccaminoso, ma anzi è lodevole: p. es. quando si cerca la vendetta secondo giustizia.

E questa è « l'ira per zelo », di cui S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 10, su 2,17 ] scrive che « è divorato dallo zelo della casa di Dio chi brama di correggere i mali che vede, e se non lo può fare, li tollera gemendo ».

E tale ira ci fu in Cristo.

Analisi delle obiezioni:

1. Come dice S. Gregorio Magno [ l. cit. nell'ob. 3 ], l'ira si comporta nell'uomo in due modi.

A volte previene la ragione e la trascina ad agire.

E allora si dice che è propriamente l'ira che « opera », poiché l'operazione viene attribuita all'agente principale.

E in questo senso è vero che « l'ira dell'uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio ».

- A volte invece l'ira segue la ragione e le serve da strumento.

E allora l'operazione che è secondo giustizia non viene attribuita all'ira, ma alla ragione.

2. L'ira che viola l'ordine razionale si oppone alla mansuetudine; non invece l'ira che è moderata dalla ragione e contenuta nel giusto mezzo.

Infatti è la mansuetudine che segna il giusto mezzo dell'ira.

3. In noi secondo l'ordine di natura le potenze dell'anima si ostacolano a vicenda, nel senso che quanto più intensamente agisce l'una, tanto più si affievolisce l'operazione dell'altra.

E da ciò deriva che il moto dell'ira, per quanto moderato dalla ragione, impedisce sempre un poco la contemplazione dell'anima.

Ma in Cristo, sotto la direzione della divinità, « ogni potenza aveva la libertà di agire secondo la sua natura » [ De fide orth. 3,19 ] senza che l'una impedisse l'altra.

Perciò come in lui il gaudio della contemplazione della mente non impediva nella parte inferiore la tristezza e il dolore, così al contrario le passioni della parte inferiore non impedivano in nulla l'attività razionale.

Indice