Dell'Adorazione-Devozione a Gesù Crocifisso

L'Assemblea Generale dei Catechisti ascoltata e discussa la relaione su quanto è emerso nel decorso sessennio 1966-72, circa il sienificato e la funzione dell'Adorazione-devozione a Gesù Crocifisso, circa l'importanza che essa riveste per l'Unione e la sua missione, circa l'imperativo di praticara e di diffonderla in relazione alle esigenze della Chiesa e alle necessità del mondo, circa i fenomeni di sviluppo e di recessione registrati per rapporto alla pratica e alla diffusione del pio esercizio riconosce e riafferma quanto segue.

1 - Circa il significato e il valore dell'Adorazione

Questa pia pratica di adorazione e di impetrazione con intendimenti di riparazione - pratica che si sviluppa come continuazione, ogni giorno dell'adorazione del Venerdì Santo - professa e ripropone fondamentali verità per la vita della fede, insegnamenti fondamentali della parola di Dio e concernenti l'essenza del mistero di Cristo, che è mistero di infinita misericordia e di redenzione personale e universale, operante nella Chiena e per mezzo della Chiesa.

In unione con la Vergine Inmacolata, Madre di Dio e della Chiesa, Madre nostra e di tutta l'umanità.

L'Adorazione ripresenta, in primo luogo, il Cristo crocifisso e "per questo" glorioso ( Fil 2,9-11; cfr. Lc 9,29-31; Lc 24,26; Eb 3,9; Ap 5,9-14 … ).

Ci ripresenta il "cibo solido" della fede ( cfr. 1 Cor 3,1ss; Eb 1,11ss ),

"Gesù Cristo e Gesù Cristo Crocifisso": "potenza di Dio e sapienza di Dio" ( 1 Cor 1,24 ),

Colui "all'infuori" del quale "non dobbiamo saper altro" ( 1 Cor 1,2 ),

Colui con il quale "Dio non può non accordarci tutto il resto" ( Rm 8,32 ),

Colui che "divenne per noi sapienza, e insieme giustizia e santificazione e redenzione" ( 1 Cor 1,30 ),

a gloria del Padre ( Gv 12,28; Gv 7,1-5 )

e di noi ritornati al Padre ( Gv 17,22-23 ),

nello Spirito Santo ( Rm 8,14-17 ) per mezzo del Suo sacrificio.

L'Adorazione, in quanto reiteratamente proclama Gesù Crocifisso "Amabilissimo" e "Signore" celebra la Sua divinità ( Gv 8,28; Mt 27,51-54; Lc 23,40-43 ),

la Sua universale attrazione salvifica ( cfr. Gv 12,31-32 )

il Suo sacerdozio regale e profetico.

Sacerdozio sovrano e manifestativo esercitato dell'alto della croce ( cfr. Eb 2,5-18; Eb 3,1; Eb 4,15-19; Eb 5,7-10; 1 Pt 2,4-10; Gv 12,31-33; Ap 1,5-6 … ) e che esercita dall'alto della destra del Padre, dove siede glorioso e glorificante, in virtù dell'effusione del Suo sangue ( cfr. Eb 1,3; Eb 2,9; Eb 4,14; Eb 9,11-12 … ).

L'Adorazione soprattutto ci ripresenta "colui che ci ama" ( Ap 1,5 ) e che ci ama "sino alla fine" ( Gv 13,1 ).

In Lui, crocifisso e perciò glorioso, incessantemente proclamato "Amabilissimo" e "Signore", viene glorificato il Padre che "tanto ci ha amato", si manifesta la Carità che è Dio, si testimonia l'infinita misericordia di Dio, la onnipotenza e sapienza dell'amore misericordioso di Dio.

L'Adorazione ci richiama al vincolo indissolubile, all'amore che unisce Cristo alla Sua Chiesa, nata dal Suo costato trafitto.

Alla Chiesa celeste e peregrinante, che è Suo Corpo e Sua Sposa e che Egli nutre col Suo sangue e vivifica con il Suo Spirito.

Alla Chiesa nella quale o per la quale Egli compie la redenzione di tutti gli uomini, il rinnovamento di tutte le cose, in virtù del Suo sangue ( cfr. Ef 5,25-27; Ef 4,11-16; 1 Cor 12,12-28; Col 2,9; Col 1,18; Rm 12,4; Ap 21,1ss … ).

L'Adorazione proclama "santissima" la Vergine Addolorata, poiché la considera intimamente e indissolubilmente unita e maternamente unita e maternamente consenziente al sacrificio del Figlio crocifisso, sorgente stessa della santità, sino ad adorarne le di Lui sacratissime Piaghe, sorgenti della resurrezione e della vita.

Il pio esercizio ci viene proposto come partecipazione all'adorazione che la Vergine Maria ha compiuto ai piedi della croce e che compie per tutta l'eternità "con tutti gli Angeli e i Beati del Cielo".

L'Adorazione esalta così la maternità di Maria Santissima, giunta a pienezza nella sua adorante partecipazione all'immolazione del Figlio, Maria, Madre di Dio e Madre nostra ( Gv 19,26-27 ), Madre e Modello di tutti gli adoratori del glorioso Cristo crocifisso.

In modo peculiare, l'Adorazione esalta Gesù Crocifisso nell'adorazione delle Sue Paghe sanguinanti e gloriose.

Queste sacratissime Piaghe,

sono la sintesi della Sua vita terrena, il compimento della "sua ora", il segno indelebile del Suo amore e della sua identità;

sono la sorgente della gioia e della pace, della resurrezione e della vita, della purificazione e riconcilazione;

sono la sorgente dello Spirito Santo ( Gv 20,19-23 ).

Queste sacratissime Piaghe, sanguinanti e gloriose, sono

il dono del Padre,

la tangibile rivelazione dell'Amore,

il Vangelo eterno,

il grembo palpitante dal quale è nata la Chiesa,

il talamo dell'unione nuziale del Cristo con l'umanità,

il luogo della comunione degli uomini con Dio.

2. Circa la funzione dell'Adorazione-Devozione

L'Adorazione ci muove secondo i salutari ammaestramenti della Parola di Dio, invitandoci e inducendoci a sentimenti e a comportamenti profondamente cristiani, come partecipazione, in ogni giorno, all'adorazione del Venerdì Santo.

Circa l'incontro col Signore Gesù, l'Adorazione ci propone di principiare partecipando all'inno di lode, al "cantico nuovo" che la Chiesa celeste rivolge incessantemente all'"Agnello ritto come sgozzato" ( cfr. Ap 5,9-12 ) al glorioso e vincitore "Amabilissimo Signore Gesù Crocifisso".

L'Adorazione ci muove a riconoscere il Signore così come Egli vuole essere riconosciuto da noi per la redenzione che è in noi, nella fede del Suo amore, nella speranza gioiosa e pacificatrice dell'attesa del Suo ritorno.

"Cantico nuovo", che è anche inno di ringraziamento per l'Amore con il quale siamo stati amati, sopportando "tanti " così atroci dolori" per espiare i nostri peccati ( cfr. Ap 5,8-10 ).

Conseguentemente l'Adorazione ci propone il dolore perfetto e la detestazione dei nostri peccati, espiati dal Figlio incarnato, a prezzo dell'effusione del Suo sangue.

L'Adorazione, soprattutto, conduce ognuno di noi ad adorare "profondamente prostrato", Gesù Crocifisso nelle Sue sacratissime Piaghe, sanguinanti e gloriose.

Queste Piaghe permangono nel Signore glorioso come fondamento della Sua e nostra glorificazione, come la sorgente dello Spirito della risurrezione e della vita, di ogni grazia e santificazione ( Cfr. Gv 20,19-28 ).

Per queste Piaghe il Signore ha versato il Suo sangue per noi, il sangue della nuova Alleanza.

Per "queste" Piaghe il Signore ci comunica il Suo sangue, la Sua vita nel tempo e nell'eternità.

È per queste Piaghe che l'Agnello sgozzato è il "santuario" e la "lucerna" della città celeste ( Ap 21 ), è la sorgente dell'acqua viva e l'albero della vita ( Ap 22 ).

"Per"queste sacratissime Piaghe e "in" esse.

Infatti,

è "in" lui crocifisso e perciò glorioso che noi veniamo innestati,

"in" lui "noi abbiamo la redenzione, per il suo sangue, la remissione delle colpe, a misura della grazia sua che fece sovrabbondare in noi, in ogni sapienza e prudenza" ( Ef 1,7-8 ),

è "in" Lui che veniamo "ricapitolati",

è "in" Lui e "di" Lui che veniamo nutriti,

ed è "in" Lui che dobbiamo sempre rimanere.

Gesù s'è fatto "queste Piaghe".

Egli ha come voluto identificarsi con esse, e in esse donarsi a noi e riconciliarci con il Padre.

Gesù è "via" e "porta" della vita nelle Sue sacratissime Piaghe, Lui che attraverso "il tabernacolo" di se stesso "per virtù del proprio sangue, entrò una volta per sempre nel santuario, avendo procurata una redenzione eterna" ( Eb 9,11-12 ).

Perciò "abbiamo fiducia dell'ingresso al santuario in virtù del sangue di Gesù, ingresso che egli ha inaugurato per noi, via nuova e vivente, attraverso il velo, cioé la carne sua" ( Eb 10,19-20 ).

Nelle Sue Piaghe dunque, Gesù è la sorgente dell'acqua viva che dobbiamo attingere nella fede e che in noi diventerà "fonte d'acqua zampillante per la vita eterna" ( Gv 4,14; Cfr. Gv 7,37-39; Gv 20,19-22 ).

L'Adorazione e l'adorazione al Signore Gesù Crocifisso nelle Sue Piaghe, ci è proposta con la lode di Lui come il primo atto della vita, vale a dire come fondamento, informazione e compimento di vita.

"Vi esorto pertano, o fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire il vostro corpo come ostia vivente, santa, gradevole a Dio, in culto spirituale quale s'addice a voi.

E non vogliate conformarvi a questo mondo; trasformatevi e rinnovatevi invece nella mente per sapere discernere qual è la volontà di Dio: quel lo che è buono, che piace a lui ed è perfetto" ( Rm 12,1-2 ).

"Nessuno di noi né viva né muoia per se stesso; se viviamo, vi viamo per il Signore; come se moriamo, moriamo per il Signore.

Sia che viviamo, sia che moriamo, noi siamo del Signore" ( Rm 14,7-8 ).

L'Adorazione muove ognuno di noi ad adorare le sacratissime Piaghe del Signore, "unito a Maria SS.".

Vale a dire, ci muove a rispondere all'invito della Madre che adora il Figlio crocifisso, Piaga per Piaga.

Le Piaghe della immolazione a cui Ella ha acconsentito maternamente amorosa; le Piaghe di quel Corpo che è ''carne della sua carne, ossa delle sue ossà.

Incomparabilmente partecipe dei patimenti e dolori del Figlio e della gloria che ne è conseguita.

Immacolata.

Dolorosissima.

Assunta.

Nella nostra partecipazione all'Adorazione della Madre Santissima, che è "portento nel cielo" ( Ap 12,1 ), si perfeziona il nostro amore filiale verso di Lei, l'amore di noi chiamati ad essere "i rimanenti del suo seme che osservano i comandamenti di Dio e hanno la testimonianza di Gesù" ( Ap 12,17 ).

Noi chiamati a conformarci secondo questa testimonianza, continuando in noi il sacrificio del Signore, per la Sua e la nostra glorificazione.

La pia pratica che ha il suo centro nell'adorazione alle sacratissime Piaghe dell'"Amabilissimo Signore Gesù Crocifisso" ci associa altresì alla corale intercessione della Chiesa celeste per la Chiesa pellegrina e missionaria, per tutti gli uomini "poveri peccatori", specialmente per coloro che non vogliono accettare il Signore Crocifisso per noi, tutti chiamati alla casa del Padre, all'unione con Dio e in Dio, per mezzo della Chiesa "sacramento universale di salvezza".

E di questa Chiesa la pia pratica ci infonde un attivo senso di appartenenza, proprio invitandoci ad associarci ella adorazione della Vergine e di tutti gli Angeli e i Beati alle sacratissime Piaghe del Signore.

L'Adorazione, infatti, è tutta animata dallo Spirito di Cristo e secondo l'amore di Cristo che ha dato se stesso per là sua Chiesa ( Ef 5,25-27 ).

Perciò l'Adorazione ci sollecita a collaborare al piano di Dio e a corrispondere all'amore di Cristo per il suo Corpo che è la Chiesa, a vivere per la Chiesa, pregando con la Chiesa Celeste per la Chiesa pellegrina.

Per la Chiesa "sovraedificata sul fondamento degli Apostoli e dei profeti, con lo stesso Cristo quale pietra angolare".

La Chiesa che Pietro, con i suoi successori, sempre "conferma nella fede" e "pasce", compiendo il suo ufficio di Vicario di Cristo e di Capo visibile della Chiesa universale e perciò di Sommo Pontefice.

La Chiesa contro la quale "le porte dell'inferno non prevarranno".

Per la Chiesa costituita e incrementata dai presbiteri, cooperatori dei Vescovi, soprattutto nella celebrazione della Messa, "in cui si realizza una unìtà inscindibile fra l'annuncio della morte e risurrezione del Signore, la risposta del popolo che ascolta e l'oblazione stessa con la quale Cristo ha confermato nel Suo sangue la nuova alleanza; oblazione cui si uniscono i fedeli sia con la preghiera sia ricevendo il Sacramento" ( Presbyterorum Ordinis, 4 ).

"La Sinossi Eucaristica è dunque il centro della comunità. dei cristiani presieduta dal Presbitero.

Pertanto i Presbiteri insegnano a offrire la divina vittima a Dio Padre nel sacrificio della Messa, e a fare, in unione a questa vittima, l'offerta della propria vita ( ib. 5 ).

Per la Chiesa specialmente manifestata e arricchita; nella sua corrispondenza all'amore nuziale di Cristo suggellato dall'effusione del Suo sangue e nella unità e carità vicendevole fra i suoi membri, nel servizio e per l'onore di Dio e nel servizio e per la salvezza della umanità da parte di coloro che intendono corrispondere al loro Battesimo, con la professione dei consigli evangelici.

Per la Chiesa che comprende coloro che "passati da questa vita, stanno purificandosi " e che tuttavia comunicano nella carità con la Chiesa celeste e la Chiesa peregrinante, nell'unica Chiesa universale.

Per la Chiesa affidata nelle sue diocesi, porzioni del Popolo di Dio, "alle cure pastorali del Vescovo, coadiuvato dal suo presbiterio, in modo che, aderendo al suo pastore, e per mezzo del Vangelo e della Eucarestia riunita nello Spirito Santo, costituisce una Chiesa particolare, nella quale è veramente presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica" ( Christus Dominus, n. 11 ).

Il Vescovo, legittimo successore di coloro che come Apostoli furono mandati dal Cristo per le Sue Piaghe sanguinanti e gloriose in virtù dell'effusione del Suo sangue.

Il Vescovo che, coadiuvato dai presbiteri, presiede alla Eucarestia che perpetua il sacrificio della croce ( Sacrosantum Concilium, 47 ) e che agendo in persona di Cristo e proclamando il suo ministero, unisce le preghiere dei fedeli al sacrificio del suo Capo, e nel sacrificio della Messa ripresenta e applica l'unico sacrificio del Nuovo Testamento ( Lumen Gentium, 18 ).

La Chiesa strutturata e unificata dalla carità, la carità di Cristo secondo la quale dobbiamo amarci, nella concretezza della vita a cominciare da quelli che incontriamo e frequentiamo, da quelli che, vicini o lontani, si raccomandano alle nostre preghiere.

L'Adorazione infine, ci ripropone il comandamento del Signore di rimanere nella sua intimità aiutandoci a dimorare nelle di Lui sacratissime Piaghe, affinché possiamo portare molto frutto.

"Rimanete in me e io rimarrò in voi …

Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla" ( Gv 15,1-8 )

"Dio infatti non ci ha destinati all'ira, ma l'acquisto della salvezza per il Signore nostro Gesù Cristo.

Egli è morto per noi, affinché, sia che vegliamo, sia che dormiamo, viviamo sempre in unione con Lui" ( 1 Ts 5,9-10 ).

"Poiché, come sono abbondanti in noi le sofferenze del Cristo, così è pure abbondante la nostra consolazione per mezzo del Cristo" ( 2 Cor 1,5 )

"Ritengo, infatti, che le sofferenze del tempo presente non reggono in confronto con la gloria che dovrà manifestarsi in noi" ( Rm 8,18 )

"Parola sicura: se moriremo insieme con lui, vivremo anche insieme" ( 2 Tm 2,11 ).

E noi dimoriamo in lui, nel suo amore, se osserviamo i suoi comandamenti ( Gv 16,10 ).

"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni con gli altri, come io vi ho amati.

Nessuno ha maggiore amore di questo: che dia la sua vita per i suoi amici.

Voi siete miei amici se fate ciò che vi comando" ( Gv 15,12-14 ).

"L'amore di Dio ci si è manifestato così: Dio inviò il Figlio suo, l'Unigenito, nel mondo, affinché noi vivessimo per mezzo di lui.

In questo sta, l'amore: non noi amammo Iddio, ma egli amò noi e inviò il Figlio suo a espiare per i nostri peccati.

Carissimi se così Dio amò noi, noi pure dobbiamo amarci scambievolmente" ( 1 Gv 3,9-11 ).

E nell'intimità del Signore, nelle sue sacratissime Piaghe, avremo in noi "lo stesso sentire che fu in Cristo Gesù, obbediente fino alla morte, alla morte di croce" ( Ef 2,5-8; cfr. Eb 5,7-10 ) e seguiremo l'esempio di Cristo e ne seguiamo le tracce.

"Lui che peccato non fece e nella cui bocca non fu trovato inganno;

lui che oltraggiato non restituiva l'oltraggio, maltrattato non minacciava, ma si rimetteva a colui che giudica con giustizia;

lui che personalmente portò nel suo corpo i nostri peccati sulla croce, affinché, morti al peccati noi vivessimo per la giustizia;

lui, per le cui lividure voi foste guariti" ( 1 Pt 2,21-24 ).

Nelle sue sacratissime Piaghe, sanguinanti e gloriose, Egli ci rivelerà se stesso e noi lo conosceremo e saremo riempiti in tutta la pienezza di Dio ( cfr. Ef 3,14-19; Gv 20,19-29 ).

"Vedranno colui che hanno trafitto" ( Gv 19,37; Zc 12,10 ).

"Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità, il nostro castigo salutare si abbatté su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti" ( Is 43,5 )

"Quando avrete levato in alto il Figlio dell'uomo, allora conoscerete che io sono, e che nulla faccio da me, ma dico ciò che il Padre mi ha insegnato.

E colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre ciò che a lui piace" ( Gv 8,28-30 ).

"Gesù stette in mezzo e disse: Pace a voi!

E ciò detto mostrò ad essi le mani e il fianco.

Nel vedere il Signore, i disce poli furono pieni di gioia …" ( Gv 20,19-20 )

"Poi dice a Tommaso: Porta qui il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio fianco, e non voler essere incredulo ma credente!

Rispose Tommaso: Signore mio e Iddio mio!

Gesù gli dice: Perché mi hai veduto mi hai creduto?

Beati quelli che credono senza aver visto". ( Gv 20,27-29 ).

Nella sue Piaghe noi siamo purificati e riconciliati con Dio ( cfr. Gv 20,19-23 ).

"E voi, che eravate un tempo estranei e nemici per i pensieri e le azioni malvage, ecco che egli vi ha riconciliati nel corpo di carne di lui, in virtù della sua morte, per farvi appararire davanti a sé santi e senza macchia e irreprensibili" ( Col 1,21-22 ).

Nella sua intimità, per le Sue Piaghe, noi siamo vieppiù conformati a Lui crocifisso, immedesimati con Lui, nostra vita.

Saremo così conformati a Lui nella gloria ( cfr. 2 Cor 4,10-12; Gal 2,19-20; Fil 1,21 ).

In Lui noi non saremo "del" mondo e "dal" mondo, ma saremo "del" Padre e "dal" Padre, nati da Lui e mossi dallo Spirito di Dio.

"… se uno non ha lo Spirito di Cristo, costui non gli appartiene; ma se Cristo è in voi, il vostro corpo è bensì morto a causa del peccato, lo spirito però, a causa della giustizia, è vivo …

Sono infatti quanti vengono mossi "dallo Spirito di Dio i veri figli di Dio.

Giacché non riceveste uno spirito da schiavi per ricadere nel timore; riceveste quello spirito da figli adottivi che vi fa esclamare: Abba, Padre!

Lo spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio.

E, se figli, siamo pure eredi di Dio e coeredi di Cristo, dacché soffriamo insieme con lui per essere altresì con lui glorificati". ( Rm 8,9-17 )

Siamo stati "tratti dal mondo" dal nome del Padre che Gesù Crocifisso ci ha manifestato, soprattutto nelle Sue Piaghe sanguinanti e glorificanti ( cfr. Gv 3,16-17; Gv 8,28-29; Gv 12,32-33; Gv 17,6; 1 Gv 4,9ss )

Nell'intimità del Signore Crocifisso avremo in noi stessi la sua gioia, nella sua pienezza ( Gv 17,12 ) e saremo dove Lui è, e contempleremo la sua gloria ( Gv 17,24 ).

Nelle sue Piaghe, sanguinanti e gloriose, noi parteciperemo della sua "consacrazione", vale a dire del Suo sacrificio, a gloria del Padre e per la salvezza del mondo. ( Gv 17,17-19 )

Consacrati in Lui e per la Sua stessa consacrazione, siamo mandati al mondo: come il Padre lo ha mandato, così Egli pure ci manda ( Gv 17,17-19 ).

"Sempre portiamo nel nostro corpo i patimenti di Gesù morente, affinché anche la vita di Gesù sia manifesta nel nostro corpo" ( 2 Cor 4,10 ).

"Ora io mi rallegro delle sofferenze che sostengo per voi e supplisco, nella mia carne, a ciò che manca delle tribolazioni di Cristo, a vantaggio del Corpo di lui, che è la Chiesa" ( Col 1,24 ).

Nella gloria del Verbo incarnato crocifisso e perciò glorioso saremo una cosa sola, come il Padre e il Cristo sono uno ( Gv 17,24 ).

Per mezzo della croce, vale a dire nelle Sue Piaghe, Cristo è in noi e il Padre si comunica a noi nel Figlio, affinché "siamo perfetti nell'unità", affinché il mondo riconosca che il Padre ha mandato il Figlio e che ci ha amati come ha amato il Figlio ( Gv 17,22-23 ).

Nelle Sue Piaghe glorificanti e gloriose, il Signore Gesù ci ha fatto conoscere e ci farà ancora conoscere "il nome del Padre",' "affinché l'amore col quale mi hai amato sia in loro e io in essi" ( Gv 17,26 ).

3. Circa la praticità ed efficacia dell'Adorazione

La pia pratica, se accettata, è un mezzo assai efficace per aiutare a ricordare ogni giorno che Dio ci ama, avendoci tanto amato da dare il Figlio Suo unigenito per la salvezza del mondo.

Cosicché ognuno sia o confermato o indotto al cambiamento del cuore, alla conversione della vita.

Cosicché ognuno acceda alla vera liberazione, che è la liberazione dal peccato, ed alla vita nuova, secondo Cristo.

Cosicché ognuno abbia nella fede la certezza della redenzione e la speranza della salvezza, e sapendosi amato dall'Amore si induca ad amare a sua volta con lo stesso amore con il quale è stato amato.

Cosicché ognuno sia indotto o confermato nella gioia del Signore, che è gioia di vivere operare morire nell'Amore; sia indotto a partecipare allo slancio vivificante e innovatore della carità di Cristo nella disposizione di lasciare che il Signore continui in noi e per mezzo di noi la Sua amorosa obbedienza al Padre al fine di ritornargli ogni uomo, insieme con la rinnovazione di tutte le cose.

Si tratta di espressioni semplici comprensibili a tutti, senza distinzione di cultura o di condizione.

Di espressioni vibranti rivolte immediatamente al "cibo solido" della fede, alla Sorgente della santificazione, alla Luce del mondo, a Colui che innalzato da terra attrae tutto a sé.

L'intero movimento dell'Adorazione, veramente liberatorio, esprime un dinamismo di sentimenti profondi e onnicoinvolgenti, universalmente comprensbili e condivisibili.

La pia pratica fin dai suoi esordi, contrasta a ogni ripiegamento su se stessi, a ogni chiusura in se stessi e rifiuta ogni psicologismo ed estetismo, ogni valutazione meramente strumentale del Cristo Crocifisso.

Infatti, ci muove subito e costantemente all'incontro più vibrato e aperto con il Signore, alla piena accettazione di Lui e delle esigenze del Suo amore, alla partecipazione a Lui, glorioso e glorificante Crocifisso e perciò "Amabilissimo" e "Signore".

Dando luogo a un mistico ecclesiale pellegrinaggio di adorazione, di ringraziamento e di impetrazione alle Piaghe del Signore, ci porta nella concretezza della Sua umanità e nella centralità di essa, e ci fa come vedere e toccare il Verbo della vita ( cfr. 1 Gv 1,1 )

La pia pratica è un valido aiuto a partecipare al Sacrificio della Messa, che perpetua il sacrificio della croce, e alla Cena Eucaristica che è la comunione con il corpo immolato e con il sangue versato del Signore, in quanto ricordandoci l'amore del Signore ci dispone all'offerta di noi stessi insieme con Lui, del nostro lavoro e di tutte le cose create, ci dispone alla carità di Cristo, anima di ogni testimonianza resa a Lui, e di tutto l'apostolato per mandato del Suo amore.

La pia pratica è un valido aiuto per illuminare di Cristo e vivere in Lui e per Lui, ogni momento della vita, particolarmente quei tempi e quei momenti che appaiono più di altri, come coinvolgenti tutto il nostro essere, nel dolore e nella gioia.

4. Circa l'impegno dell'Unione e dei suoi membri e diffondere l'Adorazione

L'Adorazione è stato l'argomento e lo strumento che condusse all'incontro del Fratello Teodoreto con Fra Leopoldo Maria Musso.

Una prima pratica e diffusione dell'Adorazione presso i Fratelli delle Scuole Cristiane è dovuta al Fratello Teodoreto onde si ottenesse con l'aiuto di Dio l'abrogazione di un grave provvedimento della normativa d'ispirazione laicista, che minacciava di compromettere la vita della Scuola Cristiana rivolta all'educazione dei figli del popolo.

La pratica e la diffusione dell'Adorazione preparò e illuminò la strada della fondazione dell'Unione came la più valida soluzione, davvero ispirata, che sia mai stata data alle esigenze di perseveranza e di maturazione cristiane e apostoliche nel mondo degli alunni ed ex-alunni della Scuola Cristiana.

La pratica e la diffusione dell'Adorazione è stata la prima e primordiale attività della nascente Unione, significando il vincolo cristianamente più profondo tra i Fratelli e i giovani da loro educati.

La "qualificazione" catechistica dell'Unione si è venuta delineando e precisando di conseguenza e come attorno alla pratica e alla diffusione dell'Adorazione, fatta dai membri dell'Unione.

Il Fondatore dell'Unione, il Servo di Dio Fratel Teodoreto, l'ha costantemente e instancabilmente praticata e diffusa sino alla morte, incoraggiando in questo senso i suoi Confratelli, sino a presentarla ai massimi Superiori dell'Istituto, perché fosse diffusa presso ogni Comunità della Congregazione e perché l'Istituto ne accettasse la proprietà letteraria e artistica, secondo i "detti" di Fra Leopoldo.

Con circolari e lettere personali il Fratello Teodoreto ha infaticabilmente esortato i Suoi Confratelli a fare della pratica e della diffusione dell'Adorazione l'attività prima dei costituendi gruppi dell'Unione.

Il nostro Fondatore ce ne ha affidata, in modo specialissimo, la diffusione, affidandoci altresì i "detti" di Fra Leopoldo che la illustrano e la sviluppano.

Circa la pratica e la diffusione dell'Adorazione il nostro Fondatore con le "Regole e Costituzioni" dell'Unione, debitamente approvate dalla Chiesa, ha stabilito per noi quanto segue:

- ( per tutti i catechisti )

art. 5 I catechisti curano la diffusione nel mondo della "Divozione a Gesù Crocifisso" stabilendo, ove sia possibile, dei centri propulsori di essa, presso Parrocchie, Opere di Azione Cattolica e Istituti religiosi di educazione.

- ( per i catechisti congregati )

art. 74, 4°) … recitare ( ogni giorno ) la "Divozione a Gesù Crocifisso

art. 80, 8°) … praticare la "Divozione a Gesù Crocifisso" in tutte le loro funzioni religiose e non risparmiare sacrifici né fatiche, per diffonderla in tutto il mondo.

- ( per gli allievi catechisti associati )

art. 190, 10) … amare Gesù Crocifisso, praticare la "Divozione" ogni giorno e propagarla …

- ( per i catechisti associati effettivi )

art. 196, 3°) coltivare una speciale divozione a Gesù Crocifisso, meditare spesso sulla sua passione e recitare ogni giorno la divozione alle cinque Piaghe

-( per i catechisti anziani )

art. 208, 2°) … vigilare perché i componenti la loro famiglia compiano le pratiche del buon cristiano, procurando che in famiglia non manchi la preghiera in comune, e possibilmente la recita della "Divozione a Gesù Crocifisso"

- ( per gli zelatori e gli ascritti )

Cap.III - parte quinta art. 219 I fedeli che si impegnano a recitare la "Divozione a Gesù Crocifisso" e ad aiutare le opere promosse dall'Unione, possono esservi aggregati come Ascritti e cole Zelatori e partecipare ai meriti, alle indulgenze e privilegi spirituali concessi all'Unione stessa.

art. 220 Gli Zelatori devono:

1°) praticare ogni giorno la "Divozione a Gesù Crocifisso" e adoprarsi con zelo alla sua diffusione;

2°) fare la S. Comunione almeno una volta al mese;

3°) partecipare possibilmente alle adunanze mensili;

4°) rinnovare ogni anno la loro adesione all'Unione;

5°) sostenere le opere promosse dall'Unione.

art. 221 Gli Ascritti devono:

1°) dare il proprio nome all'Unione;

2°) recitare ogni giorno la "Divozione a Gesù Crocifisso".

Occorre ancora rilevare che il Fratello Teodoreto e Fra Leopoldo erano fermamente convinti nel ritenere l'Unione e tutti i suoi sviluppi e derivazioni quali "frutti" dell'Adorazione.

Da questa serie di constatazioni non è difficile concludere:

che senza l'Adorazione non sarebbe esistita né esisterebbe l'Unione

che tralasciando l'Adorazione saremmo tutti come un corpo senza ispirazione vitale e vitalizzante

che potremmo come prescindere dal testo del pio esercizio soltanto dopo averlo come incarnato dentro di noi per poterlo diffondere ancor più efficacemente

che la pratica e la diffusione dell'Adorazione sono da ritenersi essenziali per la vita e lo sviluppo dell'Unione, i quali dipendono dalla profondità di consapevolezza e di corrispondenza che sapremo conseguire nei confronti dell'Adorazione.

Infatti l'Adorazione rappresenta la sintesi dell'ispirazione carismatica che, caratterizzandola, ha posto in essere e alimenta la vita spirituale e l'apostolato dell'Unione.

Sul fondamento di quanto sopra esposto perciò l'Assemblea delibera:

1° - che tutti i catechisti debbano considerare l'Adorazione come espressione essenziale del loro orientamento spirituale e apostolico;

2° - che tutti i catechisti, tutte le Sedi o Gruppi dell'Unione, debbano rinnovarsi nel loro modo di praticare l'Adorazione, e sforzarsi di sempre più penetrarne lo spirito alla luce degli scritti di Fra Leopoldo e sul fondamento della parola di Dio;

3° - che tutti i catechisti le sedi e i gruppi dell'Unione si debbano rinnovare nel loro impegno di diffondere l'Adorazione con l'approfondirne il significato e la portata e con l'affinare la intelligenza e la prudenza del loro zelo;

4° - che non si possano considerare ancora appartenenti all'Unione quei catechisti che si rifiutassero di praticare e di diffondere l'Adorazione.

Inoltre, l'Assemblea invita tutti i catechisti a far pervenire al Consiglio Generalizio le loro proposte e le loro esperienze relative alla presentazione e alla diffusione dell'Adorazione, e alla riorganizzazione e al potenziamento del movimento degli Zelatori e degli Ascritti.

Circa il testo dell'Adorazione l'Assemblea auspica che esso sia fatto sempre più corrispondere al testo di Fra Leopoldo e che esprima altresì gli sviluppi derivanti da una attuale e rinnovata partecipazione alla adorazione della Vergine, Madre della Chiesa e dell'umanità, alle Piaghe sanguinanti e gloriose del Figlio suo, l'Amabilissimo e Signore Gesù Crocifisso.

Nel rispetto dei diritti dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, che detengono la proprietà letteraria e artistica dell'Adorazione, e sottomettendo ogni cosa all'approvazione della Chiesa.

Pertanto l'Assemblea esorta:

- il Consiglio Generalizio a prendere tutte le possibili iniziative a detto scopo;

- tutti i catechisti a pregare lavorare e collaborare affinché l'auspicio dell'Assemblea si realizzi.