Claudio Brusa

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I campi estivi

Anche la dimensione ricreativa entra a far parte di questo grande disegno volto a rinnovare le fila dell'Unione.

A Gressoney l'Istituto affitta la "casa bianca" del barone Pecoz e Brusa vi organizza i campi estivi, nel corso dei quali molti ragazzi hanno modo di conoscere più da vicino l'ideale cristiano proposto da Fr. Teodoreto.

Qui il Catechista comincia a dar vita a tutta una serie di attività ricreative tese a conciliare l'utile al dilettevole, il divertimento e la formazione morale.

È evidente l'influenza dell'esperienza salesiana e dei boy scout, ma l'atmosfera di fondo è un po' diversa.

L'indirizzo impresso all'opera è spiccatamente spirituale e mira essenzialmente ad infondere uno spirito di fraternità profondamente cristiano.

Come accennato i campi estivi saranno organizzati a Valprato Soana, Ronco Canavese, Chatillon, Gressoney S. Jean, Fiery, Bijoux.

Qui, come sempre, Brusa pone al centro dell'attenzione il Crocifisso, ma non teme il confronto con l'irruenza dei ragazzi.

Spesso, anzi, si propone in esibizioni piuttosto temerarie: salta sul parapetto di un ponte a Ronco facendosi seguire dai ragazzi, oppure, forte di un corso di guida sicura frequentato anni addietro, si lancia in gare di velocità al volante della sua seicento.

Al di là dell'imprudenza un po' malsana di tali prodezze, resta encomiabile l'intenzione di "rompere il ghiaccio" coi nuovi arrivati, rovesciando l'opinione, ampiamente diffusa tra i giovani, secondo la quale chi compie determinate scelte di vita sarebbe per forza un barboso bigotto.

Le sue esibizioni spazzano via molti pregiudizi e sicuramente facilitano i rapporti con ragazzi che, ad una certa età, assorbono più cose immaginando di vivere le avventure di Salgari o Dumas, che non seguendo piatte e monotone conferenze sulla crisi delle vocazioni.

Questo approccio "avventuroso" al mondo giovanile ( che per certi versi richiama alla mente la figura di Pier Giorgio Frassati ) trova la sua espressione più caratteristica nelle escursioni sulle Alpi dove già si intravede il passaggio dalla dimensione dell'avventura spicciola a quella grande metafora della vita che è l'ascesa in vetta.

Peraltro, una delle attività formative e/o ricreative preferite da Brusa, deriva dalle sue esperienze di vita militare, alla cui memoria, come ogni Alpino che si rispetti, era legatissimo.

Stiamo parlando della "caccia al tesoro" a squadre, regolata sui messaggi in codice.

Nei documenti lasciati dal Catechista spicca, in modo sintomatico, una fotocopia nella quale l'immagine di Maria Santissima è accostata ai segnali del "telegrafo a braccia", lo stesso che la Marina Militare utilizza per le comunicazioni a vista.

Ma come funziona questo strano "gioco"? In pratica il soldato segnalatore tiene una bandierina per mano e da una posizione dominante comunica a distanza con le altre unità, disponendo le braccia in modo tale che ad ogni "figura" corrisponda una lettera dell'alfabeto.

La corretta interpretazione dei messaggi consente di scovare il tesoro.

È un "gioco" tutt'altro che dispersivo e frivolo, che ben illustra la mentalità di Brusa.1

Le tabelle che corredano l'alfabeto, curate con certosino puntiglio dallo stesso Catechista, enunciano in modo chiaro e rigoroso

Le modalità tecniche della trasmissione.

La cosa curiosa è che questo fascicolo, in tutto simile ad un piccolo manuale da campo, sostituisce il tradizionale elenco delle sigle militari con quello delle abbreviazioni bibliche.

"La Sacra Scrittura è composta da 73 libri … Ogni libro è distinto con un nome ecc. ".

Invitando i ragazzi a codificare i versetti della Bibbia, il giovane Catechista intendeva rileggere i sacri testi col metodo dei "giovani esploratori", se così possiamo dire.

Difatti, nelle tabelle non mancano riferimenti alle teorie dell'orientamento ( carte topografiche, nord geografico ) che si rifanno esplicitamente ad un libro dal titolo eloquente: "Scoutismo per ragazzi".

Più che l'idea in sé, colpisce il complesso lavoro di preparazione che sta dietro questo esperimento.

Qui l' "educatore" non improvvisa nulla, ma, senza esservi obbligato, si produce in un tale sforzo organizzativo, da rendere necessaria una riflessione.

Chi glielo faceva fare?

Sicuramente nella mente di Brusa risuonava l'osservazione rivolta dai confratelli al Fondatore dell'Unione Catechisti, secondo la quale, in assenza di giochi e passatempi, i ragazzi non avrebbero mai accolto l'invito del Fratello.

Tutte queste tabelle, schemi, codici e via dicendo, vera applicazione ricreativa delle "schede tecniche" illustrate a scuola, volevano essere una risposta, il più possibile coerente con "l'ideale cristiano", al problema suddetto.

La "marcia in più" impressa da Brusa nel rapporto coi giovani, difatti, non cambia di uno iota la linea del Fondatore come emerge chiaramente dalle testimonianze del salesiano Don Franci:

"Brusa aveva una marcia in più coi ragazzi.

Vedeva la catechesi sia in parrocchia che altrove come una testimonianza verso gli altri, all'esterno, e come cementificazione del gruppo. …

C'è stata una comunicazione di valori.

Tarulli ( responsabile scout e docente presso la Casa di Carità, ndr. ) aveva proposto un gruppo di formazione misto, da svolgere con gli scouts, maschi e femmine, ma Brusa ha rifiutato: era una questione di coerenza ".

Siamo in presenza della celebre catechesi d'ambiente, ma anche di una ferrea adesione al carisma vero del Fondatore: rialzare la Croce in mezzo al mondo, senza farsi contaminare dalla mentalità del secolo.

I giochi nel loro insieme sono impostati entro i limiti del "buon senso" cristiano, in quanto evitando di concentrarsi sull'aspetto competitivo, mirano per lo più a infondere quello spirito di cooperazione che in ogni ambiente sociale è garanzia di concordia e laboriosità: "Nella caccia al tesoro faceva attenzione che una squadra non primeggiasse sull'altra.

Alla fine la vittoria di una veniva raggiunta con l'aiuto dell'altra.

Si trattava di trovare frasi della Bibbia che le squadre si impegnavano poi a confrontare.

Alla fine, insieme, dovevano comporre un messaggio.

Brusa sfruttava con profitto la sua intensa esperienza militare.

Comunicazione con le bandiere, alfabeto e linguaggi cifrati " ( Leonardo Pierbattisti )

La metafora del tesoro applicata alla Sacra Scrittura ha alle spalle un'antica tradizione.

Nel Medioevo, i popoli cristiani più esposti alle scorrerie dei barbari ( si pensi agli Armeni ), avevano sviluppato una forte devozione per i sacri testi, i quali istoriati, decorati e protetti da preziose custodie ricoperte d'oro e gemme assumevano l'aspetto di veri e propri tesori.

Gli invasori al loro passaggio distruggevano ogni cosa, tranne il Libro gelosamente nascosto in luoghi inaccessibili.

Qualcosa di simile avveniva tra gli Ebrei perseguitati, quando nascondevano i rotoli di pergamena.

La riscoperta del tesoro ha quindi un alto valore simbolico, rappresenta il ritornmo alle radici dell'identità religiosa.

Questo tipo di approccio alla spiritualità non riguardava solo il quadro generale della Bibbia, ma si estendeva anche agli scritti di Fr. Teodoreto e al Diario di Fra Leopoldo che, come è noto, contiene il "messaggio" di Gesù specificatamente rivolto alla buona volontà dei Catechisti.

Gli studi su questi testi verranno ripresi da Brusa dopo l'incidente del'68 a testimoniare la continuità di una linea di pensiero, per nulla intaccata, ma anzi confermata, dalle tragedie della vita.

Le frasi selezionate da Brusa per il "gioco" dei ragazzi non sono addolcite in chiave infantile e fanno addirittura riferimento agli esercizi sublimi della mistica, come la contemplazione del Crocifisso:

"Dobbiamo contemplare ogni giorno il Crocifisso … Voi siete del Crocifisso e il Crocifisso è vostro " ( Fr. Teodoreto ).

In questa dimensione vanno inserite anche le escursioni in montagna che bene simboleggiavano lo sforzo di elevazione spirituale in cui consisteva la missione autentica di Brusa.

Del resto lungo tutta la Bibbia l'avvicinamento alla Verità e alla contemplazione spesso avviene sullo sfondo di "montagne sacre", pensiamo al monte Sinai, al monte Carmelo, all'Ararat: "Non perdeva occasione per inculcare in questi giovani l'amore per la montagna, simbolo di ascesi e crescita spirituale, insegnando loro le tecniche più adatte per affrontare le varie difficoltà. …

Durante i soggiorni in montagna non mancavano i classici canti alpini che sapeva intonare molto bene e di cui conosceva un vasto repertorio, sia in italiano che in dialetto " ( Leonardo Rollino )

In genere, queste attività esigevano una certa dose di fatica, sacrificio e sopportazione quasi che il Catechista, indirettamente, volesse far capire ai suoi giovani che le cose migliori hanno un prezzo.

"Indimenticabili le gite notturne, che faceva in ogni soggiorno dove i giovani svegliati nel cuore della notte, assonnati e infreddoliti, con una coperta in spalla, armati di torce elettriche, lo seguivano fino a raggiungere la vetta prescelta e di lì a contemplare il sorgere del sole come un premio, portandone con sé il ricordo per tutta la vita.

Un 'autentica catechesi al cospetto del Creatore e del Creato " ( Leonardo Rollino )

Già Tessitore, come emerge dalle testimonianze lasciate dai nipoti, in più momenti mostrava interesse per un approccio alla fede che sapesse includere senza soluzione di continuità amore per la natura e preghiera, curiosità per la varietà del Creato e meditazione.

In fondo, la visione di un panorama alpino, di un'alba ad alta quota, di un albero secolare non è un potentissimo richiamo alla potenza del Signore ( Gb 41 )?

Siamo letteralmente immersi nel mondo materiale degli "oggetti grossolani", in cui l'orma del Creatore è sovente sostituita da un anonimo codice a barre.

Tutto, dal cibo confezionato alle mura domestiche agli strumenti elettronici, è "profanato" dalla produzione di massa.

Ritornare alla natura con l'occhio di Brusa significava uscire dal guscio artefatto della metropoli per ritrovare la vicinanza non solo spirituale, ma in un certo senso anche fisica, con la bellezza del Bene supremo.

I campeggi estivi si concludevano alla presenza di tutti i Catechisti, i quali finalmente, dopo mesi di lavoro, potevano concedersi un momento di ristoro, indispensabile a "ricaricare" le batterie del buon umore.

A queste "adunanze estive", se così possiamo chiamarle, interveniva pure Fr. Teodoreto la cui figura, discreta e incisiva allo stesso tempo, serviva a conferire il sigillo del carisma di fondazione ad ogni impegno di apostolato, perfino il più umile; del resto i membri dell'Unione approfittavano volentieri di occasioni così informali per sentirsi parte viva di una famiglia davvero unita e il Fondatore non poteva mancare.

Nelle intenzioni di Brusa lo stesso clima andava ricreato negli incontri coi giovani che ritornando nella grande metropoli dovevano portarsi dietro il ricordo vivido di una "fraternità" davvero cristiana nei modi, nei gesti, nella mentalità.

Imprimere ricordi positivi nelle menti ancora malleabili dei ragazzi è forse uno dei cardini della catechesi insegnata da Fr. Teodoreto: prendendo spunto dalle "parole di vita", Brusa si sforzava di lasciare negli animi l'orma di una "prassi" evangelica capace di migliorare il modo di affrontare il mondo e la vita.

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1 Questa particolare visione del gioco e delle sue potenzialità formative emerge chiaramente in una lettera inviata ad un giovane Catechista: "Come ti ho promesso ti invio il materiale per preparare … i giochi.
Si tratta di appunti sul modo di utilizzare il gioco come segno di una realtà evangelica, perché una realtà di vita vissuta, come è il gioco, tanto importante per il ragazzo, diventi il segno di una realtà spirituale e soprannaturale, segno che noi dobbiamo scoprire in tutte le situazioni di vita" ( lettera a Elso Massalin, Torino, 14.3.1969 ).
Si noti l'insistenza sul termine "segno" e si rammenti la funzione svolta dai simboli e dalla mitologia della grande "ricerca" nella conversione delle popolazioni barbariche ( cfr. la leggenda del Santo Graal ).