Carlo Tessitore

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L'incontro con l'Unione Catechisti

Carlo Tessitore incontra per la prima volta la pia Unione in modo fortuito, attraverso un suo giovane esponente, il Catechista Massaia che prestava servizio presso la parrocchia di San Tommaso, in Torino: qui era vissuto il Servo di Dio Fra Leopoldo Musso, cofondatore, per divina ispirazione, dell'Istituto Secolare e della Casa di Carità.

Il futuro Presidente rimane positivamente impressionato da un modus vivendi in grado di conciliare la professione laica con la vita religiosa.

Questa si rivelerà come la soluzione ideale per chi, come lui, aveva dovuto sconfessare la propria vocazione sacerdotale, in seguito ad improrogabili obblighi familiari.

L'ideale di Fr. Teodoreto lo conquista: farsi portavoce della Parola di Dio, radicare la "buona novella" nel mondo delle professioni, guidare i giovani a scoprire l'amore di Dio attraverso la spiritualità del Crocifisso.

L'incontro col Fondatore dell'Unione ( 1917 ) è decisivo poiché la figura ed il carattere che il Fratello di Vinchio manifesta già in quell'occasione, coincide perfettamente con l'ideale sostenuto: non c'è discrepanza tra le idee e l'uomo che le supporta.

Questa coerenza unita ad un'umiltà "a prova di bomba" costituisce, per il giovane Carlo, lo stimolo decisivo a seguire le orme del "professor" Garberoglio.

« Nella quaresima del 1917 io frequentavo il catechismo che si faceva tutti i giorni dalle 13 alle 14 in una parrocchia di Torino.

La classe a cui ero iscritto era affidata a uno dei soci dell'Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, che faceva le sue prove nell'apostolato catechistico.

Mio padre era al fronte e mia madre, con la numerosa famiglia, si era rifugiata al paese natio […].

Io solo ero stato collocato presso una famiglia amica, perché potessi continuare gli studi in città.

Avevo 15 anni […], e mi facevo onore.

Il catechista, non so se fedele a direttive ricevute, o se di sua iniziativa, mi invitò alle adunanze dell'Unione, che si tenevano al sabato sera, alle 21, in una classe di via Resine 16.

Io ero allora psicologicamente un disoccupato e iniziavo in penosa solitudine l'età più critica della mia vita.

I miei genitori erano lontani e su di me si rifletteva il peso delle loro afflizioni.

La famiglia che mi ospitava non mi trattava male, ma io mi sentivo un estraneo.

La scuola che frequentavo, scuola di Stato, era quanto si può immaginare di più freddo e anonimo, esclusivamente informativa e senza il minimo raggio di idealità […]

Tra i compagni non ne trovai uno che avesse una seria pratica di vita cristiana: era molto se non parlavano male e non deridevano le mie convinzioni religiose.

Correvo dei rischi gravissimi senza saperlo, e la mia anima era alla mercé del primo occupante.

Fortunatamente passò per primo il Signore.

Accettai con interesse l'invito del catechista e al sabato successivo fui puntuale all'appuntamento.

Da allora in poi, per tutto il tempo che rimasi a Torino non mancai ad alcuna adunanza dell'Unione.

L'impressione che ne ricevetti è incancellabile.

Avvertii immediatamente un 'atmosfera diversa da quella degli ambienti in cui ero vissuto fino allora; sentii un benessere vivo, una pace profonda, come chi ha raggiunto la sua casa dopo un lungo peregrinare.

C'era un clima di purezza, un calore di amicizia e di rispetto, un senso di serietà e di sicurezza che io non riuscivo certo a definire, ma che mi entrava da tutti i pori e in cui mi immergevo e mi riposavo » ( Dal Bollettino, giugno 1955, p.17 e ss. ).

Nel novembre 1922, Carlo diviene Aspirante Catechista: suo padre è morto da un anno, la rinuncia al sacerdozio, ormai, è un fatto compiuto.

Nel 1925 si unisce al gruppo di 12 giovani,1 selezionati da Fr. Teodoreto, ai quali l'Arc. Mons. Giuseppe Gamba propone di abbracciare la vocazione religiosa di laici consacrati nel mondo, mediante la pronuncia solenne dei voti di Povertà, Castità e Obbedienza.

De facto nasce il primo nucleo di Catechisti Congregati.

Per la verità, la consacrazione di Tessitore sarà rimandata al 1927, anno in cui il giovane formulerà la sua prima professione.

Il rinvio era dovuto ai dubbi espressi dal suo direttore spiritual,2 che riteneva piuttosto remota la possibilità di incarnare degli impegni così gravosi, quali i consigli evangelici, al di fuori di istituti religiosi ( caratterizzati da vita comunitaria ), ossia non pienamente separati dalle distrazioni mondane.

Peraltro, era proprio questa la scommessa che Fr. Teodoreto e Fra Leopoldo proponevano ai giovani torinesi.

Carlo, dopo i primi tentennamenti, imbocca con decisione la strada della laicità consacrata.

Nel 1928 è incaricato di curare la formazione dei novizi dell'U.C.

Li segue scrupolosamente e indica anche le letture più adatte ad ognuno.

Da più parti gli viene riconosciuta la competenza e l'abilità del grande educatore.

Si attiene fedelmente agli insegnamenti di Fr. Teodoreto, cercando di trasmetterli in modo vivo e pregnante, mediante il ricorso a frasi o aneddoti in grado di riprodurre in presa diretta il carisma e il temperamento del suo amato Maestro.

L'approccio alla spiritualità del Fondatore ricorda da vicino gli "atti e i detti" ( apoftegmata ) di S. Antonio Abate, che i primi monaci riferivano oralmente ai novizi, onde esortarli, con esempi vividi e concreti, ad una santa emulazione.

« Quando conobbe il Venerabile, Tessitore era ancora molto giovane: avendo vissuto parecchi anni al suo fianco aveva avuto il privilegio di assimilarne fedelmente la spiritualità che cercò, poi, di trasfondere nei Catechisti » ( Leandro Pierbattisti ).

Ogni Fondatore che intenda trasmettere il proprio carisma all'Istituto necessita di collaboratori e discepoli in grado di comprendere fino in fondo il senso di uno specifico progetto di vita: Tessitore, insieme a Cesone, Massaia, De Maria, Ughetto … appartiene all'eletta schiera di coloro che, più di altri, seppero incarnare gli ideali di Fr. Teodoreto.

Chi assisteva alle riunioni giovanili guidate da questi Catechisti "restava impressionato dal fervore che essi riuscivano a suscitare nei ragazzi" ( Fratel Damiano ), un fervore che nasceva, per l'appunto, dall'inesausta esortazione del Fratello: "facciamoli santi!".

Come catechista Tessitore si distingueva per la spiccata sensibilità pedagogica e l'accattivante umanità che riservava indifferentemente a tutti i giovani con cui entrava in contatto, fossero gli allievi della Casa di Carità, i novizi dell'Unione o i suoi stessi nipoti.

Molti membri dell'Unione, cresciuti nel solco del suo insegnamento, ancora oggi, serbano un ottimo ricordo delle ore trascorse ad ascoltarlo.

« Durante i colloqui settimanali Tessitore aveva occasione di controllare il corretto comportamento dei catechisti.

La sua guida paterna, i suoi preziosi consigli, insomma il suo modo di porsi nei confronti dei giovani, erano di grande edificazione per tutti » ( Ariosto Pintonello ).

In genere, chi ha avuto modo di avvicinare e conoscere Tessitore, ne ha ricevuto l'impressione di una persona molto equilibrata, in grado di conciliare e temperare qualità apparentemente contraddittorie, come giovialità e austerità, entusiasmo e professionalità; tutte cose che rientrano, compensandosi, in un tratto caratteriale tipico dei veri piemontesi, che amano lavorare senza strafare, senza apparire, senza ostentare inutili trionfalismi:

« L'ho conosciuto ancora giovane, io avevo appena 14 anni, intorno agli anni '30, nel secondo anno che frequentavo l'Unione, e una sera, eravamo un gruppetto… in ricreazione, tranquilli, entra ad un tratto questo giovane, che però aveva già cinque o sei anni più di noi… dall'aspetto giovanile, allegro ma non sguaiato, non esuberante o eccessivo.

L'ho notato subito per la sua compitezza, e per il suo modo di parlare e di esprimersi, molto equilibrato, molto controllato.

Una persona molto gradevole e nello stesso tempo riservata.

Sempre però molto alla mano e molto aperta.

Questa è la caratteristica che mi aveva subito colpito.

Ho sempre notato un grande equilibrio, nel suo modo di pensare, di fare.

Passando gli anni ho avuto modo di confermare questo aspetto.

Giovanile, entusiasta, ma compito.

Sempre presente a se stesso, in tutte le situazioni: intuiva, e non parlava mai fuori tema, tanto per dire.

Anche quando l'ho avuto come superiore diretto, l'impressione è stata la medesima.

Obiettivo, suscitava un senso di rispetto che veniva spontaneo ». ( Albino Baiano ).

Queste sue qualità lo portarono ben presto ai vertici dell'Unione, dove visse da protagonista alcune delle pagine più importanti della storia dell'Istituto.

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1 Erano: Cesone, Ughetto, Biamonte, Lorenzatto, Serra, Susenna, Rebaudengo Giovanni e Giuseppe, Massaia, Morando, Luetto
2 Padre Cerutti, Gesuita dei SS. Martiri, poi sostituito da un altro confessore