Carlo Tessitore

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Presidente dell'UC (1933-1966)

Tessitore dedicava grandissima cura alla buona riuscita dei ritiri spirituali.

Sosteneva con grande energia questo tipo di incontri; coadiuvato da Fr. Teodoreto, selezionava i nomi dei religiosi3 e gestiva le conferenze con uno stile preciso e inappuntabile.

In queste occasioni si rivelava davvero come il principale animatore dell'Unione Catechisti, il centro motore di tutte le iniziative, che provvedeva personalmente a sostenere e a realizzare.

Nell'atmosfera raccolta dei ritiri manifestava uno spirito di preghiera profondo, edificante, perfettamente in sintonia con "uno stile di vita integerrimo" ( Ariosto Pintonello ).

Nelle conferenze e nelle meditazioni era eloquente, non ci si stancava mai di ascoltarlo: "pur nella sua semplicità, aveva qualcosa di grande" ( Albino Baiano ).

Lo stile dei suoi discorsi era improntato all'ordine, alla chiarezza, alla logica: nel corso dei ritiri amava, tuttavia, che venisse privilegiato più il silenzio che la parola.

« Lui voleva che i ritiri fossero segnati dal silenzio; prestava attenzione a ciò che sentiva; e solo a chi faceva qualche domanda importante, lui rispondeva, altrimenti..: "Ciascuno veda, cresca, approfondisca… per conto suo".

Era serio. Composto. Attento alla crescita spirituale ». ( Luigi Cagnetta ).

Rispetto ai membri della sua famiglia spirituale ( Ascritti, Associati, Congregati ), si sentiva investito di una grandissima responsabilità, una sorta di "paternità spirituale" che racchiudeva il tesoro di una preziosa eredità morale da trasmettere integralmente, in un clima di affettuosa familiarità, alle nuove leve dell'Unione.

Tessitore spronava i suoi giovani novizi alla donazione totale, all'obbedienza, alla piena consapevolezza della propria chiamata: « Gesù non ci obbliga ma ci invita: doniamoci spontaneamente.

In questo Noviziato voi decidete tutto l'avvenire della vostra vita, è un momento importante, decisivo.

Gesù vede nelle nostre anime, diamo a lui il conforto di vederci volenterosi e generosi per lui ». ( Giovanni Baiano, Conferenze di C. Tessitore, anni 1935-1940, 1.9.1935 )

E ancora: « Questa è la raccomandazione che io voglio fare a voi tutti.

Ricordatevi che voi vi siete incontrati qua nell'Unione non così a caso, ma è il Signore che vi ha chiamati, ed al quale dovete rispondere ». ( Ibidem, 6.10.1935 )

« La nostra regola non deve essere qualche cosa in sovrappiù, bensì una valorizzazione di tutta la nostra vita attraverso il sacrificio di tutto in noi stessi ». ( Ibidem, 5.1.1936 ).

Tessitore fu eletto Presidente Generale dell'Unione Catechisti nel 1933 e mantenne l'incarico fino al 1966.

Impiegò notevoli sforzi al fine di promuovere il riconoscimento dell'Istituto secolare presso le autorità ecclesiastiche, cosa che si verificò ufficialmente nel 1947, con l'erezione dell'Unione a Istituto Secolare.

Inoltre, accanto a Fr. Teodoreto, Tessitore si adoperò in un lavoro intenso di studio ed approfondimento finalizzato alla revisione delle precedenti Costituzioni dell'Unione Catechisti, la cui prima formulazione risaliva al lontano 1914.

Le Regole approvate nel 1933 dal Cardinale Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino - implicanti i soli voti annuali e prive del voto di povertà - furono riviste dopo cinque anni, nel '38, nell'ambito del Capitolo Generale dei Catechisti, dove si decise l'aggiunta del voto di povertà e dei voti perpetui.

La forma compiuta del progetto di vita concepito da Fratel Teodoreto e promosso da Carlo Tessitore, verrà approvato dalla Chiesa solo alla fine degli anni '40.

Nel 1947, infatti, la Chiesa, con la Costituzione Apostolica " Provida Mater Ecclesia ", delineo ufficialmente la natura ed i fini degli Istituti Secolari, ma solo due anni dopo, nel 1949, poterono essere approvate, in via definitiva, le Regole e le Costituzioni dell'Unione Catechisti di Gesù Crocifisso.

In quello stesso anno, alla presenza del Cardinale Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino, i Catechisti pronunciarono per la prima volta i voti perpetui.

Malgrado diversi impegni, sia a livello professionale, sia all'interno dell'U.C. , Tessitore, a partire dalla fine degli anni '30, trovò sempre il tempo per svolgere qualche ora presso la Casa di Carità, specialmente come insegnante di Cultura e Religione.

La sua attività di insegnante restò, comunque, piuttosto marginale rispetto alle responsabilità che, come Presidente dell'Unione Catechisti, lo legavano alla gestione della Casa di Carità nel suo complesso.

« Insegnò alla Casa di Carità, per circa trent'anni, matematica, cultura e sopratutto religione, sia nei corsi serali che in quelli diurni,4 con zelo encomiabile, serietà, ragionevolezza, viva carità e santa fermezza ». ( Pietro Fonti ).

La vita dell'Unione era scandita da momenti di profonda comunione spirituale che intendevano accomunare in un unico grande ideale, maestri e discepoli, catechisti e simpatizzanti.

Si voleva sottolineare l'inestricabile nesso che saldava i mezzi temporali ai fini spirituali.

In particolare, il Presidente si faceva notare per la delicata e premurosa attenzione che riservava agli allievi della Casa di Carità in occasione della commemorazione mensile del Servo di Dio Fra Leopoldo, che "si festeggiava il giorno 27 con una funzione presso la parrocchia di S. Tommaso" ( Padre Agnello Giobergia ).

Era una vera e propria celebrazione della missione catechistica ed egli la viveva intensamente quasi dovesse rendere conto a Qualcuno dell'operato svolto fino a quel momento.

La cura per la formazione dei Catechisti si esplicava soprattutto nel corso delle conferenze, quando aveva modo di manifestare la profonda preparazione culturale e, simultaneamente, la grande passione per l'ideale catechistico: i membri anziani ricordano "con particolare ammirazione le conferenze dedicate a Paolo di Tarso" ( Piero Vacchetta ), il "santo dei catechisti", che divenne ben presto ( 1966 ) uno dei protettori dell'Unione.

Il Presidente prendeva molto sul serio il comando della correzione fraterna, che costituiva uno dei capisaldi della "fraternità" insegnata da Fr. Teodoreto: nei colloqui a tu per tu, riusciva a richiamare l'attenzione di associati e congregati su eventuali difetti o mancanze, senza per questo ricorrere ai metodi brutali dell'umiliazione e del pubblico rimprovero.

Il tatto manifestato in queste circostanze è ancora oggi ricordato con molta gratitudine dai Catechisti, che, a distanza di anni, gli riconoscono una particolare attitudine a formare i caratteri con la delicatezza di un padre attento e premuroso.

Spesso, infatti, è più facile tollerare i difetti altrui, piuttosto che collaborare attivamente alla loro correzione.

Questo paziente equilibrio tra severità ed umanità, costa fatica, la fatica dell'autentico educatore.

« E se doveva riprendere qualcuno per qualche cosa, non lo faceva mai in modo brutale, da far star male l'altro, ma lo faceva sempre con garbo, con molta signorilità, anche se con chiarezza.

Il suo modo di fare non era tale da umiliare l'altro, ma sempre in vista di una sua crescita ». ( Leandro Pierbattisti ).

I suoi interventi, il suo fare paterno, tuttavia, non si limitavano a semplici parole.

Sovente Tessitore contribuiva alla soluzione concreta dei problemi familiari e professionali che talora angustiavano i giovani catechisti a lui affidati.

Consigliò, ad esempio, a Pietro Fonti, allora ventisettenne, di proseguire gli studi per ottenere l'abilitazione magistrale, e così fece anche con gli altri due fratelli, Giovanni, e Francesco, che si diplomarono geometri.

A quel tempo, infatti, i tre giovani avevano potuto conseguire soltanto la licenza elementare.

In seguito, convinse il giovane Pietro a frequentare la facoltà di magistero, in modo tale da maturare   una preparazione conforme agli incarichi di responsabilità che avrebbe potuto assumere nell'Unione Catechisti.

Fin dal 1955, invitò Pietro Fonti a inserirsi negli organici della Casa di Carità, ma anche allora non mancò di seguire, con grande attenzione, la sua formazione,5 attraverso l'indicazione di letture e approfondimenti adatti agli impegni assunti con l'Istituto.

Tessitore non agiva mai a caso: seguiva scrupolosamente un progetto di sviluppo dell'Unione nel quale la famiglia Fonti, di cui ben tre esponenti si erano dedicati alla causa dell'Istituto, svolgeva un ruolo non indifferente.

Il Presidente sapeva comunicare ai giovani anche i suoi particolari interessi culturali che includevano, in special modo, lo studio della liturgia e del canto gregoriano.

Si trattava, però, sempre e comunque, di "hobby" assai poco frivoli che, in un modo od in un altro, rimandavano costantemente ad una concezione "alta" della simbologia cristiana.

Considerata la sua trascorsa vocazione sacerdotale, non stupisce che esigesse dai Catechisti una partecipazione attenta e composta alle funzioni religiose, desiderando che queste venissero celebrate con la massima attenzione ai particolari: la recita delle preghiere, il modo di accostarsi ai Sacramenti, la preparazione dei canti, ogni singolo aspetto della liturgia doveva essere "interpretato" dai presenti con la massima consapevolezza, eliminando ogni improvvisazione o vacuità che potesse "inflazionare" in qualche modo la solennità delle cerimonie.

Lo svilimento della liturgia lo offendeva profondamente in quanto sintomo inequivocabile di decadenza culturale e tiepidezza spirituale.

Queste preoccupazioni emergono anche dalla lettura delle sue relazioni di viaggio, dove emergono confronti molto stimolanti con situazioni ecclesiali extra-torinesi.

« Aveva un certo gusto per il latino, e riusciva a seguire molto bene le funzioni dei vespri e le messe, che prima del '65 erano celebrate in tale lingua, e non in italiano.

Aveva una forte predilezione anche per i canti gregoriani e le antifone dei salmi, da lui sostenuti e guidati ». ( Leandro Pierbattisti ).

« Fedele alle sue pratiche di pietà, ( meditazione, lettura spirituale, rosario, Via Crucis, adorazione a Gesù Crocifisso, S. Messa ) con molto rigore per se stesso, esigeva che anche gli altri vi fossero fedeli, perché erano l'elemento fondante di tutta la vita spirituale ». ( Leandro Pierbattisti ).

L'attenzione per lo stile e per la forma lo guidarono anche nella direzione del Bollettino, che rappresenta la fonte storica, forse più rilevante, della pia Unione.

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3 I religiosi chiamati, di volta, in volta, ad intervenire nei i ritiri erano diversi: Fr. Isidoro, Fr. Goffredo, Fr. Giovannino, Fr. Giocondo, Fr. Leone, Teol. Caramello, Teol. Molinari, Padre Mollo ( Gesuita ) P. Astori ( Salesiano ).
4 Ha insegnato Matematica e Religione ai tre corsi serali di aggiustaggio, poi, negli anni '50-60, Religione ai corsi serali di Meccanici e Turbinisti,
infine, ha tenuto negli anni '60, lezioni di queste stesse materie alle classi
preserali dei Tornitori (Cultura) e ai turni diurni e preserali di Tornitori,
Fresatori, Meccanici, e Rettificatori (Religione).
5 Consigliò ad altri Catechisti di proseguire gli studi: in quel periodo, su
sua iniziativa, un professore di latino impartiva lezioni di gruppo ad
almeno 6 o 7 allievi appartenenti all'Unione.