Gli Istituti secolari

Indice

12. Prova iniziale

I periodi di prova preparano alla consacrazione a Dio e agli uomini propria della vita secolare consacrata; essi preparano all'incorporazione nell'istituto.

Questa incorporazione conosce tappe successive, tutte orientale verso il dono totale di sé a Dio nell'istituto.

La prova iniziale, di cui si parla qui, è quella che prepara ai primi impegni.

Forse sarebbe stato più esatto distinguere alcune prove: la prima prova, che consiste in un primo contatto con l'istituto, il quale comporta una informazione seria e una formazione alla preghiera, talvolta anche a una migliore intelligenza della fede, in certi casi una vera catechesi.

Questa prima tappa, vissuta in risposta alla chiamala divina, è già, in una persona decisa a rispondere alla vocazione divina, una consacrazione personale, se fa dei consigli evangelici la regola della sua vita.

La prima prova permette da una parte una migliore conoscenza delle esigenze della vita consacrata nell'istituto, e dall'altra una migliore informazione dei responsabili.

Questa prova deve essere seguita da una persona sperimentata; non può essere iniziata senza l'approvazione di un responsabile maggiore.

La seconda prova, cioè il periodo successivo a questa preparazione prima, è chiamata dal Codice « iniziale ».

Essa suppone l'ingresso nell'istituto e la partecipazione alla sua vita; per la persona che è in prova, questo periodo deve essere considerato come vita consacrata vissuta secondo gli statuti dell'istituto.

Se questo non fosse possibile, gli impegni formali dell'interessato, anche temporanei, non avrebbero il loro pieno significato, né la loro vera portata: non è possibile impegnarsi se non in una vita già conosciuta.

L'oggetto di questo secondo periodo consiste nel mettere alla prova la serietà della decisione presa, il valore reale del discernimento della vocazione, la fedeltà alla vocazione divina e la possibilità di rispondervi.

Per provare una vocazione, occorre viverla; il periodo di prova non è, un semplice esperimento, che risponderebbe più a una ricerca che a un dono voluto, già fatto; per essere seria, questa prova è un 'sì' a Dio che intende essere reale e vero.

I periodi di prova comportano dunque anzitutto l'approfondimento della vita consacrata secolare nell'istituto al quale ci si sente chiamati.

Bisogna studiare il suo carisma alla luce del Vangelo, conoscere la dottrina spirituale che ne fa vedere la forza e l'irradiazione, la sua posizione nella Chiesa, il suo carattere apostolico come lievito nella pasta, il suo apporto reale alla vita ecclesiale attraverso la sua partecipazione alla vita familiare, professionale e civile.

La prova comporterà così una migliore conoscenza delle esigenze morali che pongono questi diversi aspetti della vita consacrata secolare e della vita degli altri nella quale essa si inserisce.

L'ampiezza di tale programma, l'inserimento personale nel mondo, anche durante i periodi di prova, fa comprendere che questa non può essere di breve durata.

Il c. 722 § 3 dice che essa non può durare meno di due anni; a dire il vero, questo è un minimo che molti ritengono insufficiente.

Gli statuti degli istituti si mostrano più esigenti, e insieme più pazienti.

Alcuni istituti non hanno distinto questi due periodi di prova.

La prova iniziale comporta l'insieme delle due tappe, spesso per ragioni pratiche, come sono la mancanza di formatori, il piccolo numero dei candidati, un migliore adattamento alle persone.

La prova iniziale può essere di tre, quattro, o anche cinque anni.

Per essere vera, deve concludersi con l'accordo delle due parti impegnate, responsabili e candidati.

Nel timore di ingiustizia o di negligenza, ci si vede costretti a definire un tempo preciso, un numero di anni ben determinato.

Una norma saggia sarebbe stata l'accordo di cui parlavamo.

Il c. 722 parlava due volte del carisma dell'istituto, sia nel primo che nel secondo paragrafo.

Nel § 1 si diceva che la prova iniziale è ordinata a che i candidati conoscano meglio la loro vocazione divina secondo il carisma dell'istituto, e a che siano formati allo spirito e al modo di vita dell'istituto.

Il termine exerceantur suppone una formazione forte, stimolata da prove ben determinate.

Ciò è tanto più necessario in quanto questa formazione non si da in gruppo e non conosce una vita comunitaria adatta a tale formazione.

Per un istituto secolare, imporre un tempo di vita comunitaria non sembra auspicabile: la formazione avviene nella vita corrente e attraverso le sue esigenze e difficoltà.

Ecco perché è preferibile che le persone in formazione abbiano già la loro vira professionale ben definita.

Nel § 2 si ripeteva la menzione del carisma; il termine è stato sostituito alla fine con « il fine, lo spirito e il carattere proprio dell'istituto ».

Abbiamo già chiarito che questa breve enumerazione non include la ricchezza del termine " carisma ", dono dello Spirito, fondamento dell'istituto, norma di vita consacrata e missione ecclesiale.

Il § 2 è importante: esso unisce la vita consacrata attraverso i consigli e la sua attuazione completa nell'ambiente nel quale essa è tutta intera apostolato, adottando le forme particolari di evangelizzazione che comporta il carisma dell'istituto.

Qui si impone un breve commento. La vita consacrata secolare è un tutto; essa è tanto più unitaria in quanto unifica consacrazione mediante i consigli, vita secondo i consigli e presenza al mondo come mezzo di evangelizzazione.

Bisogna tuttavia rilevare che al centro di questa vita vi è un dono a Dio che è apostolato, una fedeltà a Dio che irradia come testimonianza, e che questa testimonianza, silenziosa ma continua, è sempre la prima forma di evangelizzazione dell'ambiente e spesso la forma principale di azione.

Tutto dipende dal carisma dell'istituto; quest'ultimo si manifesta spesso attraverso la generosità dei membri che appartengono al gruppo fondatore.

Questa trasformazione integrale della vita in apostolato è essenziale a una vita consacrata pienamente secolare; apostolato spesso silenzioso, frutto di un dono che è apostolato per eccellenza, il dono a Dio e agii uomini come consacrazione di vita.

Il Codice non parla dei formatori, delle loro qualità e responsabilità, del loro contatto con i responsabili maggiori.

Non si impegna nel determinare i mezzi di formazione, né formula ciò che deve essere il frutto di questa formazione per permettere a una persona di consacrarsi in maniera responsabile nell'istituto.

Alcuni rilievi, frutto dell'esperienza degli istituti, possono tornare utili.

È spesso difficile affidare a una sola persona la formazione dei membri e la loro direzione.

Di più, tale formazione si fa per iscritto, con bollettini o fascicoli generalmente ben redatti, dottrinalmente solidi; dopo lo studio dei testi, si chiede una risposta a domande poste; ogni altra domanda permette di illuminare la persona che la pone, ma anche di correggere o di migliorare il cesto stesso, se ha presentato difficoltà.

Tutto considerato, questa formazione dottrinale per iscritto è spesso migliore di quella che si da nella vita religiosa, dove le esposizioni e le conferenze spesso non permettono un simile approfondimento personale.

La redazione di tali testi si fa sotto la guida di un responsabile generale della formazione, aiutato da altri membri, e anche da esperti che non sono membri dell'istituto ma lo conoscono bene.

Oltre a questo primo responsabile della formazione e ai suoi collaboratori, sono possibili degli scambi: una o più persone in formazione sono affidate a un membro dell'istituto, più vicino, più facile da raggiungere, spesso quasi della stessa età della persona che gli è affidata.

Certi istituti hanno anche, per ciascuna persona in formazione, un membro dell'istituto designato per aiutarlo e accompagnarlo nel suo cammino spirituale fino alla consacrazione definitiva.

Una grande flessibilità nella formazione è richiesta dalle situazioni delle persone, dalle distanze, dalle età diverse, dalle occupazioni professionali e dalle situazioni familiari che devono necessariamente avere un influsso sulla formazione, influsso che questa deve poter assimilare secondo lo spirito dell'istituto.

Spesso viene stabilito un programma di formazione che, di mese in mese, permette lo studio e la riflessione di un punto o di un aspetto della vita consacrata nell'istituto.

La diversità di questi elementi per se stessa esige una durata maggiore, riunioni se non frequenti almeno regolari e abbastanza distanziate le une dalle altre, per essere fruttuose e vissute in pieno mondo.

Nel considerare l'esperienza degli istituti secolari, si può solo restare sorpresi della serietà della loro formazione, ordinariamente assai prolungata, della qualità dei testi di formazione dal punto di vista biblico, teologico e spirituale, del rinnovamento che tale formazione conosce e dell'esperienza che essa raccoglie e assimila, grazie alle domande che pone e alle risposte che suscita.

Tutto questo chiarisce già i brevi testi del Codice.

In futuro, una legislazione più sfumata potrà, se necessario, far condividere meglio il tutti gli istituti l'esperienza di quelli più antichi o più attenti a questo aspetto della vita consacrata in pieno mondo.

Indice