Gli Istituti secolari

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15. Membri in senso lato

Il c. 725 non figurava tra i canoni del progettò presentato alla discussione del gruppo di esperti della commissione di codificazione.

Questa assenza suscitò sorpresa; la legislazione doveva tener conto dei fatti e della realtà vissuta dagli istituii.

Tuttavia, nei documenti ufficiali di approvazione, sia nella costituzione Provida Mater Ecclesia del 1947, che nel motu proprio Primo feliciter che la seguì nel 1948, non si fa menzione dei membri in senso largo.

Ci si può chiedere perché; la domanda è importante, e oggi si vede che essa tocca assai da vicino il valore e la serietà della secolarità consacrata, propria degli istituti secolari

Perché questo silenzio nei documenti fondatori?

L'attenzione dei legislatori si è certo rivolta dapprima all'essenziale: il senso della secolarità consacrata; inoltre, sull'esempio degli istituti religiosi, i membri in senso largo - se si considerano tali i fedeli che hanno contatti con essi, approfittano dei loro ministeri o si ispirano alla loro spiritualità - non fanno propriamente parte dell'istituto.

Si può ricordare qui l'oblatura benedettina, i terz'ordini, uno dei quali è oggi chiamato " ordine secolare francescano ", le congregazioni mariane o i cooperatori salesiani della famiglia di don Bosco.

Bisognerebbe d'altra parte sfumare questa constatazione, e vedere quali furono le intenzioni del fondatore.

Quest'ultimo non ha sempre potuto attuare ciò che resta, malgrado tutto, il suo progetto primario e la piena espressione del suo carisma.

Il Codice considera nel c. 677 § 2 questi associati come l'oggetto di un apostolato svoltò dall'istituto, e si esprime in questo stesso senso nel c. 303.

Ma nell'istruzione Cum sanctissimus, che seguì da vicino la pubblicazione del motu proprio Primo feliciter, per la prima volta sono nominati i membri in senso largo.

D'altra parte, il primo istituto approvato come secolare - e considerato modello degli altri - aveva parecchie categorie di mèmbri in senso largo; non tutti, però, soprattutto i non battezzati, corrisponderebbero alla norma del c. 725 che parla di ricerca della perfezione cristiana e di partecipazione alla missione dell'istituto.

Oggi il problema si pone diversamente.

Gli istituti di stretta secolarità non hanno membri in senso largo.

Quelli che hanno un azione comune, specializzata, hanno più facilmente questa forma di associazione: essa raggruppa dei fedeli che desiderano ispirarsi alla loro spiritualità e partecipare alla loro azione apostolica, fosse pure una presenza cristiana fervente vissuta in pieno mondo.

Al tempo in cui apparve l'istruzione Cum sanctissimus si potevano distinguere molti gradi di partecipazione.

Alcuni membri in senso largo assumevano un impegno di castità perfetta alla maniera delle vergini consacrate; altri si obbligavano a vivere in più i consigli di obbedienza e di povertà secondo il loro stato; infine certi cristiani desideravano vivere la loro vita coniugale nello spirito dei consigli e alcuni coniugi promettevano a un certo momento di vivere la verginità nel matrimonio, e si obbligavano a vivere i tre consigli nella loro famiglia.

Restava infine il caso di una partecipazione alla vita attiva dell'istituto sul piano filantropico, sociale, culturale, da parte di non - cattolici o di non - cristiani, considerati, anch'essi, come facenti parte della stessa istituzione.

Di fronte a tali allargamenti della vita consacrata in un medesimo istituto secolare, si può solo costatare che queste forme di vita cristiana istituzionalizzata in vista della perfezione cristiana e di una partecipazione organizzata alle opere di apostolato dell'istituto, si raggruppano oggi sotto la forma di " movimenti ecclesiali ", o potrebbero per convenzione o contratto unirsi a una prelatura personale, come prevede il c. 295.

Una simile evoluzione può verificarsi partendo da un istituto secolare laicale o misto, e anche partendo da un istituto di fondazione unicamente sacerdotale.

Questa somiglianza con i movimenti ecclesiali pone un problema: di fatto l'azione di tali istituti secolari si afferma necessariamente in modo più visibile, diventa pubblica; essa fa conoscere l'istituto, ma lo priva della sua stretta secolarità e cambia la sua struttura.

In certi casi, ci si può chiedere se questo corrisponde veramente alle intenzioni del fondatore.

Riflettendo su tutto ciò, gli istituti preoccupati della vera secolarità escludono questa espansione della loro vita a gruppi di persone di cui devono essere responsabili, e che devono organizzare, seguire, aiutare.

È certo che l'esistenza di questi gruppi in alcuni istituti è stata all'origine del testo Cum sanctissimus.

Uno di questi istituti si dichiara ormai " movimento ecclesiale "; un altro è diventato prelatura personale.

Il problema dei membri in senso largo consiste nel riconoscere il valore delle diverse vocazioni.

All'inizio, certi movimenti ecclesiali, non sapendo come ottenere una approvazione diocesana, o anche più generale da Roma, si rivolsero alla Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari.

La soluzione proposta non può affatto soddisfare: un gruppo di persone che vivono la vita consacrata nel mondo sarebbe stato riconosciuto come gruppo centrale, costituito da membri in senso stretto dell'istituto, che vivessero i tre consigli evangelici; gli altri sarebbero stati considerati come membri in senso largo.

Come dichiarava un fondatore, non era possibile fare una simile distinzione; tutti i membri vivono di uno stesso spirito, ciascuno secondo la propria vocazione e formando gruppo con quelli che sono della stessa condizione canonica e dello stesso stato ecclesiale.

Si prevedeva un gruppo sacerdotale, un gruppo di seminaristi, un gruppo di laici che vivono i consigli evangelici, uomini e donne, un gruppo più largo di persone che vivono il Vangelo secondo il loro stato e hanno come missione una stessa testimonianza secondo lo spirito della fondazione.

La distinzione dei membri in senso stretto e in senso largo non poteva essere accettata: essa sembrava sminuire la vocazione di questi ultimi.

In questa stessa prospettiva i membri in senso stretto avrebbero avuto la direzione e la responsabilità dei gruppi di membri in senso largo.

Anche questa soluzione è stata rifiutata; ogni gruppo aveva i propri responsabili, che, come membri del gruppo, conoscevano meglio la vita, i problemi e l'azione delle persone che si riunivano per vivere un medesimo carisma.

La stessa distinzione tra membri in senso stretto e in senso largo è stata, per un altro raggruppamento, non solo inapplicabile ma disastrosa.

Un movimento di pietà aveva già riunito un gran numero di persone, quando alcuni vollero costituire un gruppo ristretto più fervente che si riconobbe come l'equivalente di un istituto secolare.

La sua presenza sarebbe stata discreta; essa poteva formare come il cuore del movimento in estensione.

Al momento in cui il gruppo ristretto che voleva vivere la vita consacrata mediante i consigli si presentò per essere approvato, ebbe come un rovesciamento di strutture.

I membri dell'associazione, che ignoravano ancora l'esistenza del gruppo di vita consacrata che si era formata nel loro seno, si videro dichiarati membri in senso largo.

Fu la distruzione dell'associazione e la perdita della sua unita.

Il gruppo conobbe delle dissidenze che non poterono più essere superate.

Questi fatti dimostrano che già si preparava nella Chiesa un nuovo genere di associazione di tipo ecclesiale, che vive il mistero della Chiesa e rispetta, in un movimento unico, la varietà delle vocazioni e degli stati di vita.

Un solo spirito è l'anima di questa nuova forma di vita.

La vita consacrata vi ha il suo posto, riunendo chierici, laici, uomini e donne in gruppi distinti, come riunisce seminaristi, giovani e famiglie, sposi e figli.

Numerosi ormai sono questi movimenti che cercano come farsi approvare.

È vero che non si vede per il momento quale dicastero romano potrebbe essere competente per farlo, considerato che le competenze sono ripartite per stati di vita o per ministero: Congregazione dei vescovi, Congregazione per il clero, Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari.

Solo la Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli avrebbe una tale competenza, ma essa potrebbe approvare soltanto un movimento che corrisponda alla sua finalità: lavoro missionario e aiuto alle missioni.

Tutta questa evoluzione provocherà una migliore presa di coscienza della vocazione specifica degli istituti di piena secolarità.

Gli istituti secolari sono stati, all'inizio almeno, troppo identificati in rapporto agli istituti religiosi, e connotati in modo negativo: mancanza di professione pubblica dei consigli, di vita comune, di abito proprio, di opere comuni.

Quest'ultimo punto fu del resto meno determinante per dare o rifiutare le approvazioni chieste.

Devono ancora essere meglio definiti dei criteri positivi di secolarità: nessun documento ufficiale li ha fino ad ora stabiliti.

Questa situazione non può essere che intermedia.

Si può prevedere che a breve termine certi istituti riprenderanno come più caratteristica la loro approvazione primitiva; alcuni ridiventeranno una semplice associazione di fedeli, altri si faranno riconoscere come " movimento ecclesiale ", altri ancora diventeranno forse una prelatura personale.

Quest'ultima forma associativa è essenzialmente clericale; essa non può dare a ciascuna vocazione la propria fisionomia nell'insieme.

La cosa sarebbe stata possibile, se questa prelatura fosse stata considerata come chiesa particolare; esiste il pericolo che essa lo sia di fatto, se non di diritto.

Essa otterrebbe così la più intensa espressione di una esenzione piena, più ampia e più forte di quella degli ordini religiosi prima del Concilio di Trento.

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