Numeri |
Il titolo ebraico di questo libro, Bemidbàr, "Nel deserto", ne riprende una delle prime parole.
Il titolo "Numeri" fa riferimento al censimento del popolo narrato nel primo capitolo.
Ma questo libro è sostanzialmente la narrazione del viaggio che porta il popolo d'Israele dalle pendici del monte Sinai sino al confine della terra promessa, alle steppe di Moab.
Esso contiene le istruzioni di Dio per affrontare con successo il cammino e, al tempo stesso, vuol far capire quanto sia faticoso per il popolo fidarsi di Dio e dei suoi legittimi rappresentanti.
Il contenuto è abbastanza vario: alterna materiale narrativo, dove si raccontano episodi del cammino nel deserto, ad ampie sezioni in cui sono riportate leggi e prescrizioni.
Preparazione del viaggio presso il Sinai ( 1,1-10,10 )
Il cammino dal Sinai alle steppe di Moab ( 10,11-21,35 )
Dalle steppe di Moab verso il Giordano ( 22,1-36,13 ).
Il viaggio è presentato come una grande e imponente campagna militare, che si svolge in due fasi: preparazione ed esecuzione.
Sin dall'inizio, Israele è l'assemblea di Dio che, nell'ascolto delle sue direttive, deve predisporsi a raggiungere l'obiettivo: la conquista della terra di Canaan.
Il cammino d'avvicinamento a quest'obiettivo mette in luce l'incredulità del popolo e la nostalgia della dura schiavitù egiziana:
le direttive di Dio non sono accolte;
il popolo mormora;
il deserto diviene il luogo della crisi.
Se la generazione del deserto, eccetto Giosuè e Caleb, non entra nella terra promessa, non è dunque perché Dio sia venuto meno agli impegni assunti, ma perché Israele non ha messo in pratica le sue direttive.
Il destinatario del libro dei Numeri è il popolo d'Israele, che è invitato a rileggere il proprio passato per comprendere il presente.
In particolare le leggi e le istituzioni che regolano la sua vita cultuale e sociale sono fatte risalire all'epoca mosaica.
Un tale riferimento intende fondare solidamente tutto ciò che ispira nell'oggi la vita del popolo.
Ma così com'è, il libro venne letto dagli Ebrei dopo il ritorno dall'esilio babilonese, verso i secoli V-IV a.C.
Come ogni altro libro del Pentateuco, anche il libro dei Numeri è frutto di un cammino complesso in cui sono presenti antiche tradizioni e redazioni successive.
L'interesse per il culto e le leggi di purità e di santità sono indice che i redattori finali appartenevano all'ambiente sacerdotale.
Il quarto libro del Pentateuco, secondo l'uso comune anche a tutti gli altri, nel testo ebraico è designato con una delle espressioni iniziali che qui corrisponde alla quarta parola: nel deserto.
In italiano, come in tutte le lingue moderne, il titolo è preso dalle versioni latine che a loro volta tradussero quello della versione greca: Numeri.
Nel presente caso, tuttavia, il termine greco non equivale propriamente a numeri ma a censimenti.
Sebbene non sia stato scelto a questo scopo, il titolo ebraico corrisponde maggiormente al libro.
In modo generale, il libro riprende gli eventi della storia d'Israele dagli ultimi giorni passati al Sinai ( Es 19 ) fino alla vigilia dell'ingresso in Palestina.
Num. si presenta come una miscellanea di sezioni narrative e legislative, e l'elemento da cui scaturisce l'unità è anzitutto l'inquadramento geografico e, in grado inferiore, la successione cronologica.
Non c'è unità di soggetto: le singole sezioni sono unite in modo piuttosto meccanico.
La concatenazione del libro con i due antecedenti è invece molto stretta e si può riassumere così: Es 1-18: dall'Egitto al Sinai; Es 19 - Lv - Nm 10,10: al Sinai ( alleanza, organizzazione religioso-sociale-cultuale ), Nm 10,11-36,13: dal Sinai alle rive del Giordano.
Come la prima parte ( Nm 1,1-10 ) di Num. è intimamente connessa con Es.-Lev., così l'ultima sezione della terza parte ( Nm 33,50-36,13 ) è - sotto un certo aspetto - connessa con Deut.
Num. si può dividere in quattro parti.
Sezione narrativa ( cc. 1-4 ).
Sezione legislativa ( 5-6,27 ).
Sezione mista ( 7-10,10 ).
Sezione narrativa ( 10,12-14,45 ).
Sezione legislativa ( 15-19,22).
Sezione narrativa ( 20,1-21 ).
Sezione narrativa ( 22,2-27,23 ).
Sezione legislativa ( 28-30,17 ).
Sezione mista ( 31-36,13 ).
Num. è attribuito quasi esclusivamente alla tradizione sacerdotale e di questa ha tutte le caratteristiche linguistiche, stilistiche e ideologiche, nelle sezioni narrative e legislative.
Alla stessa tradizione ci si riferisce quindi sia per la concezione generale e particolare dell'opera, sia per la attuale veste letteraria, sia per l'epoca approssimativa della sua composizione ( l'introduzione a Lev. ).
Come già si constatò altrove, ponendo in un periodo alquanto tardivo la definitiva composizione attuale, si riconosce che essa rappresenta il risultato di una attività della scuola o circoli sacerdotali dei secoli anteriori, che non è una composizione di getto ed ex novo ma dimostra strati, fonti, usi ecc. diversi e che manifestano divergenze, affinità ecc. da cui appare che l'opera è dovuta a molte mani e a molte generazioni.
Si ritiene che i concetti fondamentali e che caratterizzano la composizione nel suo insieme, l'aspetto definitivo di molte sue leggi e sezioni narrative rivelano un ripensamento, uno sviluppo, e uno stato di cose più tardivo del periodo in cui sono inquadrati gli eventi.
Come tutto ciò - che pur non è una sentenza definitiva ma una ipotesi di lavoro risultante in parte da investigazioni dei secoli scorsi e in parte da indagini moderne e suffragata oggi dai migliori studi critici - non contenga alcuna finzione e concordi con il fatto certo che sostanzialmente il Pentateuco, e quindi anche Num., è mosaico, fu già esposto nelle due precedenti introduzioni.
Per l'indole del libro oltre l'aspetto composito, è sommamente importante tenere presente la visione di Israele ormai compatto, organizzato con leggi proprie, culto proprio e personale addetto, con il proprio santuario e la presenza santificante del Dio dell'alleanza; censimenti, l'istituzione dei Leviti, la sistemazione dell'accampamento, la marcia ordinata sotto la guida dell'arca e della nube ecc. sono conseguenze dei grandi eventi passati, della meta a cui si è diretti, della santità somma del Dio che - guida - dimora col suo popolo.
Prima di mettere in rilievo qualche aspetto dottrinale del libro è indispensabile ricordare che esso è parte di un tutto.
Si è già notato all'inizio la sua intima relazione con Es.-Lev.
Il valore della parte non si giudica rettamente se non in connessione con il tutto.
Anche dal punto di vista della dottrina si sente quella mancanza di unità sottolineata precedentemente.
Non è quindi possibile sintetizzare le idee fondamentali o riassumere in termini generali il valore religioso del libro.
La stessa divisione delle sezioni narrative da quelle legislative è normalmente assai imprecisa.
Il che è dovuto anche al notevole accento religioso di cui sono investite le narrazioni.
Così i censimenti, la disposizione delle tribù intorno alla Dimora, la loro marcia ordinata a schiere e squadre, la funzione dell'arca e della nube, le narrazioni riguardanti i Leviti, ecc. che in linea generale presentano la comunità santa in cammino verso l'eredità del proprio Dio.
L'interpretazione di queste narrazioni si avvantaggerà molto dalla lettura di Ez. e della seconda parte di Is.: sotto una profonda luce religiosa profetica sono rivalutate le antiche tradizioni d'Israele; esse offrono molta materia di riflessione anche alla vita di un cristiano e presentano vari aspetti che preludono alla ecclesiologia del N. T.
Venendo ad aspetti religiosi più particolari, rileviamo: l'accento posto sulla cura che Dio ha del popolo guidandolo e correggendolo ( 10,29; 11,12; 14,7s; 24,5s e 22-24 ); la disciplina divina appare in specie nei fatti narrati in 11,1-3 e 13-14, e la guida nei testi dove è detto che Egli cammina innanzi al popolo ( 10,33 ), combatte le loro battaglie ( 10,35; 21,14 ) e da loro la vittoria ( 21,1ss );
il non meno vigoroso accento con cui è presentata ripetutamente l'ingratitudine e la incomprensione d'Israele ( 11-14; 16,20 ) per cui la giustizia e la fedeltà di Dio esigono la grande condanna della generazione infedele; in questa reciprocità di relazioni tra il Dio dell'alleanza e il popolo, non si può tralasciare ne sottovalutare la grande figura di Mosè guida e legislatore, intercessore per il popolo ( 11,10-15 ), adirato contro il popolo ( 20,1-13 ), sottomesso ( 12,3 ), fiducioso ( 10,29ss ), in intima fedeltà verso Dio ( 12,6-8 ), attaccato e generoso sempre verso il suo popolo ( 11,27ss; 12 ): unico nel suo genere anche tra i profeti, la sua condotta e la sua morte hanno così numerosi aspetti perenni e profondi e si sono impresse talmente nei posteri che senza di lui Israele è incomprensibile.
Tra le leggi di Num., alcune sono supplementi di altre contenute in Lev. ( 5,5-8; Lv 6,1-7 ) o Es. ( 9,6-14; Es 12 ), altre sono probabilmente anteriori ( 15,1-15; Lv 1-5 ), e altre gli sono esclusive ( nazireato, prova della gelosia, acqua lustrale, voti delle donne, benedizione liturgica, rapporti tra sacerdoti e Leviti, legge sulle donne eredi, città levitiche e città rifugio ecc.).
È particolarmente significativo che le conseguenze più terribili siano effetto di mancanza di fede in Dio ( 14; 20,1ss ) e che i due avvenimenti siano al centro del dramma della peregrinazione nel deserto.
Come gli eventi narrati abbiano influito in altri libri dell'A. T. si può vedere almeno parzialmente nell'introduzione a Es.
Nel N. T. si hanno in specie questi riferimenti : serpente di bronzo ( Gv 3,14s ), l'episodio di Khorakh ( 2 Tm 2,19; Gd 11 ), il ciclo di Balaam ( 2 Pt 2,15ss; Ap 2,14; Gd 11 ); e da Ebr.: la fedeltà di Mosè ( Eb 3,2.5 ), l'incomprensione del popolo ( Eb 3,7-4,13 ), il rito dell'acqua lustrale ( Eb 9,13ss ), le decime pagate ai Leviti ( Eb 7,5 ).
Probabili sono pure i riferimenti: 1 Cor 10,3ss e Nm 20,11; Mt 9,36 e Nm 27,17; Gv 6,31 e Nm 11,7ss
Ad eccezione degli antichissimi tratti poetici e di qualche testo nel ciclo di Balaam, in complesso nel testo ebraico il libro ci è giunto in ottimo stato.
Don Federico Tartaglia
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