Giudici |
CEI 2008 - Audio - Interconfessionale
Appendici |
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1. Il santuario di Mica e il santuario di Dan |
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Il santuario privato di Mica |
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1 C'era un uomo sulle montagne di Efraim, che si chiamava Mica. | ||||
2 egli disse alla madre: « Quei millecento sicli di argento che ti hanno rubato e per i quali hai pronunziato una maledizione e l'hai pronunziata alla mia presenza, ecco, li ho io; quel denaro l'avevo preso io. Ora te lo restituisco ». La madre disse: « Benedetto sia mio figlio dal Signore! ». |
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3 Egli restituì alla madre i millecento sicli d'argento e la madre disse: « Io consacro con la mia mano questo denaro al Signore, in favore di mio figlio, per farne una statua scolpita e una statua di getto ». | ||||
4 Quando egli ebbe restituito il denaro alla madre, questa prese duecento sicli e li diede al fonditore, il quale ne fece una statua scolpita e una statua di getto, che furono collocate nella casa di Mica. |
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5 Quest'uomo, Mica, ebbe un santuario; fece un efod e i terafim e diede l'investitura a uno dei figli, che gli fece da sacerdote. |
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6 In quel tempo non c'era un re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio. |
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7 Ora c'era un giovane di Betlemme di Giuda, della tribù di Giuda, il quale era un levita e abitava in quel luogo come forestiero. |
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8 Questo uomo era partito dalla città di Betlemme di Giuda, per cercare una dimora dovunque la trovasse. Cammin facendo era giunto sulle montagne di Efraim, alla casa di Mica. |
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9 Mica gli domandò: « Da dove vieni? ». Gli rispose: « Sono un levita di Betlemme di Giuda e vado a cercare una dimora dove la troverò ». |
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10 Mica gli disse: « Rimani con me e sii per me padre e sacerdote; ti darò dieci sicli d'argento all'anno, un corredo e vitto ». Il levita entrò. |
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11 Il levita dunque acconsentì a stare con quell'uomo, che trattò il giovane come un figlio. | ||||
12 Mica diede l'investitura al levita; il giovane gli fece da sacerdote e si stabilì in casa di lui. | ||||
13 Mica disse: « Ora so che il Signore mi farà del bene, perché ho ottenuto questo levita come mio sacerdote ». |
Indice |
17,1-21,25 | Due appendici 7,1-18,31 Il santuario di Mica e di Dan Questa prima appendice riferisce l'origine del santuario e del sacerdozio nella città di Dan. Nel corso della tradizione e delle diverse redazioni, la narrazione ha ricevuto varie aggiunte denigratorie per il fatto che il re Geroboamo, figlio di Nebat, fece di Dan uno dei due santuari scismatici del suo regno e vi collocò il vitello d'oro. 17,1 Le montagne di Èfraim: la parte centrale della terra di Canaan, ove si trovava la tribù di Èfraim. Mica: BJ ha Mikajehu, « chi è come Jahve? »: nome proprio, abbreviato ovunque in Mica. 17,1-2 Perché un ladro fu benedetto? cc 17-21 I due racconti di Gdc 17-18 e Gdc 19-21, che hanno origine differente, sono stati aggiunti qui perché ci tramandano avvenimenti anteriori alla monarchia. Questa operazione è forse posteriore all'esilio. Il tema principale dei cc 17 e 18 è la storia della fondazione del santuario di Dan e dell'origine del suo sacerdozio. Questa tradizione è certamente di origine danita, quindi il giudizio dato è negativo: l'idolo del santuario è il prodotto di un doppio furto; il sacerdozio risale a un levita girovago che abbandona il suo primo datore di lavoro per andare in cerca di lavoro più redditizio. È possibile che questo giudizio sia stato dato da ministri del santuario regale di Dan, istituito da Geroboàmo che vi mise sacerdoti di un'altra casta ( 1 Re 12,28-31 ). È a questa autorità del re sul culto che si riferiscono le notizie di Gdc 17,6; Gdc 18,1, ove si hanno giudizi favorevoli sulla monarchia, cosa estranea allo spirito deuteronomista. Questo racconto è legato a quello della migrazione dei daniti ( cf. Gdc 18,1+ ). |
17,2 | l'hai pronunziata alla mia presenza: le parole di una maledizione, considerate efficaci in se stesse, non sono ripetute; anzi, la loro azione è controbilanciata dalla benedizione che segue, e forse dalla consacrazione di una parte del denaro. I vv 2-3, tradotti alla lettera, sono assai oscuri. |
17,3 | una statua di getto: si può pensare che si tratti di un solo idolo ( cf. Gdc 18,20.30.31 ) di legno rivestito d'argento, e che la distinzione anche in Gdc 18,17s, sia redazionale; è possibile che uno dei due idoli sia stato aggiunto in base a Dt 27,15. È il solo esempio chiaro di un'immagine cultuale di Jahve contraria alla legge del decalogo ( cf. Es 20,4 ). Ciononostante non è condannata, almeno non più dell'efod e dei terafim ( v 5 ) che pure diventeranno oggetti sospetti nello jahvismo |
17,5 | L'efod e i terafìm erano oggetti necessari per l'esercizio del culto ( vedi nota a Gdc 8,27 ). gli fece da sacerdote: in accordo con l'antico uso che autorizzava i capi di clan e di famiglia ad assolvere all'ufficio di sacerdote e a scegliere i propri sacerdoti. Il seguito di questo racconto mostra, però, che il privilegio dei leviti era già riconosciuto. |
17,7 | Levita: a meno che non si ammetta che « levita » sia qui un nome di funzione e non indichi un membro della tribù sacerdotale, cosa contraddetta da
Gdc 18,30,: il giovane non può essere nello stesso tempo levita e membro del clan di Giuda. Ma può vivere in Betlemme come « forestiero » o come « straniero residente » ( cf. Es 12,48+ ). |
17,10 | il levita entrò: aggiunta del TM che anticipa e ripete le prime due parole del v seguente; BJ omette. |