Atti degli Apostoli |
CEI 2008 - Audio - Interconfessionale
Paolo si appella a Cesare |
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1 Festo dunque, raggiunta la provincia, tre giorni dopo salì da Cesarèa a Gerusalemme. | |||||
2 I sommi sacerdoti e i capi dei Giudei gli si presentarono per accusare Paolo e cercavano di persuaderlo, | |||||
3 chiedendo come un favore, in odio a Paolo, che lo facesse venire a Gerusalemme; e intanto disponevano un tranello per ucciderlo lungo il percorso. |
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4 Festo rispose che Paolo stava sotto custodia a Cesarèa e chi egli stesso sarebbe partito fra breve. | |||||
5 « Quelli dunque che hanno autorità tra voi, disse, vengano con me e se vi è qualche colpa in quell'uomo, lo denuncino ». | |||||
6 Dopo essersi trattenuto fra loro non più di otto o dieci giorni, discese a Cesarèa e il giorno seguente, sedendo in tribunale, ordinò che gli si conducesse Paolo. | |||||
7 Appena giunse, lo attorniarono i Giudei discesi da Gerusalemme, imputandogli numerose e gravi colpe, senza però riuscire a provarle. |
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8 Paolo a sua difesa disse: « Non ho commesso alcuna colpa, né contro la legge dei Giudei, né contro il tempio, né contro Cesare ». |
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9 Ma Festo volendo fare un favore ai Giudei, si volse a Paolo e disse: « Vuoi andare a Gerusalemme per essere là giudicato di queste cose, davanti a me? ». |
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10 Paolo rispose: « Mi trovo davanti al tribunale di Cesare, qui mi si deve giudicare. Ai Giudei non ho fatto alcun torto, come anche tu sai perfettamente. |
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11 Se dunque sono in colpa e ho commesso qualche cosa che meriti la morte, non rifiuto di morire; ma se nelle accuse di costoro non c'è nulla di vero, nessuno ha il potere di consegnarmi a loro. Io mi appello a Cesare ». | |||||
12 Allora Festo, dopo aver conferito con il consiglio, rispose: « Ti sei appellato a Cesare, a Cesare andrai ». |
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Paolo compare davanti al re Agrippa |
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13 Erano trascorsi alcuni giorni, quando arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenìce, per salutare Festo. | |||||
14 E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re il caso di Paolo: « C'è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, | |||||
15 durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono con accuse i sommi sacerdoti e gli anziani dei Giudei per reclamarne la condanna. | |||||
16 Risposi che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l'accusato sia stato messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall'accusa. | |||||
17 Allora essi convennero qui e io senza indugi il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell'uomo. | |||||
18 Gli accusatori gli si misero attorno, ma non addussero nessuna della imputazioni criminose che io immaginavo; | |||||
19 avevano solo con lui alcune questioni relative la loro particolare religione e riguardanti un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere ancora in vita. |
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20 Perplesso di fronte a simili controversie, gli chiesi se voleva andare a Gerusalemme ed esser giudicato là di queste cose. |
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21 Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio dell'imperatore, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare ». | |||||
22 E Agrippa a Festo: « Vorrei anch'io ascoltare quell'uomo! ». « Domani, rispose, lo potrai ascoltare ». | |||||
23 Il giorno dopo, Agrippa e Berenìce vennero con gran pompa ed entrarono nella sala dell'udienza, accompagnati dai tribuni e dai cittadini più in vista; per ordine di Festo fu fatto entrare anche Paolo. | |||||
24 Allora Festo disse: « Re Agrippa e cittadini tutti qui presenti con noi, voi avete davanti agli occhi colui sul conto del quale tutto il popolo dei Giudei si è appellato a me, in Gerusalemme e qui, per chiedere a gran voce che non resti più in vita. » | |||||
25 Io però mi sono convinto che e gli non ha commesso alcuna cosa meritevole di morte ed essendosi appellato all'imperatore ho deciso di farlo partire. |
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26 Ma sul suo conto non ho nulla di preciso da scrivere al sovrano; per questo l'ho condotto davanti a voi e soprattutto davanti a te, o re Agrippa, per avere, dopo questa udienza, qualcosa da scrivere. | |||||
27 Mi sembra assurdo infatti mandare un prigioniero, senza indicare le accuse che si muovono contro di lui ». |
Indice |
25,1-12 | Paolo fa ricorso all'imperatore romano 25,1 raggiunta la provincia oppure « assunta la carica della provincia ». |
25,2 | Uguale procedura giuridica di At 24,1 ( cf. At 25,15 ). |
25,9 | per essere là giudicato …: Festo riconosce che si tratta di una controversia religiosa importante, non di sua competenza ma del sinedrio ( cf.
vv 19-20 ). Ma essendo cittadino romano, Paolo non può essere rinviato a questo tribunale senza il suo consenso. Per ottenerlo, Festo gli assicura la sua presenza e il controllo sul processo. |
25,11 | Io mi appello a Cesare: il diritto di appello intendeva tutelare i cittadini romani da sentenze di magistrati locali. Vedi At 22,25-29. Avendo Festo declinato la propria competenza, Paolo poteva sfuggire al processo davanti al sinedrio solo invocando il privilegio, come cittadino romano, di farsi giudicare in causa criminale dal tribunale dell'imperatore. |
25,13-27 | Paolo compare davanti al re Agrippa 25,13 Agrippa: Marco Giulio Agrippa II, figlio di Erode Agrippa I ( At 12,1 e nota relativa ). Dal 50 d.C. circa ebbe il regno di Calcide ( nell'attuale Libano ) oltre che la sovrintendenza sul tempio di Gerusalemme, con il diritto di nominare i sommi sacerdoti. Berenice, sua sorella, viveva con lui in unione incestuosa. Agrippa, Berenice e Drusilla ( cf. At 24,24 ) erano tutti tre figli di Erode-Agrippa I ( cf. At 12,1+ ). Agrippa ( II ), il primogenito, era nato nel 27. Sua sorella Berenice in quel tempo viveva con lui, non senza causare chiacchere. Si troverà alcuni anni dopo al fianco di Tito. |
25,21 | dell'imperatore: alla lettera: « dell'augusto ». Come « Cesare », anche « Augusto » era un titolo che spettava all'imperatore regnante ( allora era Nerone, dal 54 al 68 ). |
25,22 | In modo analogo anche il suo prozio Erode Antipa aveva desiderato di vedere Gesù ( Lc 9,9; Lc 23,8 ). |
25,26 | al sovrano: alla lettera « al Signore », modo di indicare l'imperatore, considerato come il detentore di un potere regale assoluto e universale, che godeva quindi di prerogative più o meno divine. |