La forza della santità |
B74-A2
Gesù voleva imprimere alla Chiesa che stava per nascere sul Calvario, i suoi caratteri distintivi, perciò si rivolse al Padre e pregò così: « Come tu hai mandato me, così anch'io ve li ho mandati.
E per loro santifico me stesso, perché, essi pure siano santificati nella verità ». ( Gv 17,18-20 )
Preghiera solenne ed efficace del Figlio di Dio, del Verbo Eterno per il quale tutte le cose furono fatte.
Ciò basta per assicurarci che la Chiesa ha veramente ricevuto l'impronta del suo Amore ed è diventata atta a santificare il mondo.
Notiamo, peraltro, la stretta relazione tra il divino mandato agli Apostoli e la loro personale santificazione.
In altre parole il Santo Evangelo afferma che l'esito dell'attività apostolica dipende dalla Santità della dottrina di Gesù che si rispecchia in ogni libero atto dell'uomo giusto.
Solo la santità può produrre la santità.
Lo compresero gli Apostoli e tutti si conservarono fedeli nel nome di Cristo alla Verità e comunicarono la loro vita intima alle anime che avvicinarono.
Non sono state le parole che trascinarono i seguaci di Gesù sulle arene tra le fauci delle belve, sui carboni roventi, sui patiboli più infami, ma è la stessa Verità che brillava nella santità degli Apostoli, primi maestri di santificazione.
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Ciò che abbiamo detto spiega la ragione per la quale il regolamento della nostra Unione presenta al nostro Associato, fin dal suo preambolo, un programma preciso di santità.
« L'Unione ha per scopo di formare Catechisti che attendano davvero alla propria santificazione ». ( Cap. 1 art. 1 ).
Tutto il resto è conseguenza logica, cioè mezzi opportuni per raggiungere il grande ideale, la santità, e per comunicarla alle anime.
Ciò è bene abbiano sempre presente i Dirigenti e gli Associati di ogni Sezione se vogliono veramente formare l'Unione che è « cosa sacra » come la definì Gesù nei colloqui con Fra Leopoldo - nata dall'amore infinito di un Dio e di un Dio Crocifisso.
Confermano la nostra asserzione gli esempi di santità che parecchi nostri Confratelli ci lasciarono, onde noi pure fossimo spronati a battere la stessa strada.
Oltre al mistico Fra Leopoldo, che ci comunicò i messaggi del Suo e nostro Gesù Crocifisso, guardiamo con ammirazione all'angelico Catechista Galliano Cotti che dal suo letto di morte pregò la mamma di avvicinarlo di più alla finestra per contemplare e pregustare la gioia del Cielo.
A Lui vicino, e non meno grande di Lui, fissiamo gli sguardi nel Catechista Giustino Nicuara che, formato alla scuola dell'Unione, seppe affrontare la morte per salvare quella di due suoi operai in pericolo di essere schiacciatida due vagoni ferroviari.
Ecco le sue ultime parole: « Se vivo mi faccio frate, se muoio sarò il protettore dei giovani in Cielo ». E morì.
E ancora, l'Ammiraglio Gian Pietro Sery, nostro valoroso Zelatore, che chiamato a servire la Patria durante la grande guerra nelle acque dei Dardanelli come Capo della Flotta Italiana, diede prova di invitto coraggio e costanza, virtù che l'accompagnarono negli anni del suo riposo, facendogli spedire in ogni parte del mondo oltre trecento mila « Divozioni a Gesù Crocifisso ».
E aggiungiamo per ultimo il solo nome di Secondo Bosio, fiore fragrante della Sezione di Poirino, fiduciosi che varrà il loro esempio ad aiutarci per salire le alte vette della santità sotto il labaro dell'Unione.
Concludiamo: tale scia luminosa va da noi continuata.
Dobbiamo ogni giorno tendere davvero alla nostra santificazione e far in modo che la nostra Unione continui ad essere realmente una fucina di Santi.
Così soltanto vinceremo anche noi il mondo.