Il Crocifisso tesoro dell'umanità |
B104-A2
( Seguito - vedi num. precedente ).
S. Benedetto di Norcia è considerato come il Patriarca dei Monaci di Occidente perché fu il primo in Europa a organizzare la vita religiosa sotto l'osservanza della sua Regola che fu detta benedettina.
È dunque il più grande dei fondatori di Ordini religiosi e come tale ebbe bisogno di grazie speciali, di aiuti particolari dal cielo: non si esagera perciò col dire che il suo tesoro è stato veramente la Croce di Gesù Crocifisso.
Ma quanto egli l'ha amata! Quanto egli l'ha portata sopra di sé!
Quanto si seppe rendere conforme al divin Crocifisso con la penitenza, fino a rotolarsi nudo tra le spine di un roveto per vincere le proprie passioni!
E Gesù Io premiò dandogli il dono dei miracoli per mezzo del segno della Croce.
Prima ancora di fondare l'Ordine benedettino, S. Benedetto ebbe a che fare con persone dedite al vizio e all'indisciplina, cercando di correggerle e di portarle sulla buona strada.
Ma costoro invece di corrispondere alle premure del Santo, risolvettero di disfarsi di lui, e riuscirono a mettere nascostamente il veleno nell'ampolla dell'acqua di cui si serviva a tavola.
S. Benedetto prima di sedersi a mensa, traccia devotamente il segno di Croce, sul cibo e sulla bevanda per lui preparata, ed ecco che subito quell'ampolla avvelenata si spezza e l'acqua si spande per terra.
La Croce gli ha salvata la vita e la potenza di essa gli svela i colpevoli, che atterriti da quel miracolo si gettano ai suoi piedi implorando perdono e misericordia.
Un'altra volta lo si vuole avvelenare con un grazioso panino tutto ben confezionato che gli si fa trovare in tavola; ma al segno di Croce di San Benedetto, un corvo che viveva addomesticato con lui salta improvvisamente sulla tavola, prende col becco il pane avvelenato e lo porta lontano, gettandolo in un luogo ove non possa recar danno a nessuno.
Divenuto Abate di numerosi monaci a Subiàco e poi a Montecassino, S. Benedetto trasfuse nei suoi discepoli l'amore alla Croce di Gesù.
Il suo motto era questo: « Ora et labòra » rappresentato da due simboli: la Croce e l'aratro.
Col segno della Croce fece sì che il suo discepolo S. Mauro camminasse sulle acque del lago di Subiàco per salvare il giovinetto Placido che vi annegava.
Tracciando l'augusto segno sopra un suo monaco rimasto ucciso per la caduta improvvisa di un muro, lo restituì alla vita.
Tracciandolo sui malati ne guarì moltissimi da varie malattie, sugli indemoniati li liberò dagli spiriti maligni; sulle stesse cose inanimate ottenne miracoli e grazie sorprendenti.
In memoria della divozione di S. Benedetto verso la Croce di Gesù, si è coniata nella Chiesa una speciale medaglia su cui è impressa la figura del Santo Abate e nella parte, opposta una Croce con queste belle parole: Crux sacra sit mihi lux.
La santa Croce sia a me luce.
Questa medaglia portata con fede e devozione attira i più bei tesori di grazie in vita e particolarmente in punto di morte
( Continua )
Fr. Ernesto d. S. C.