L'inizio dell'Unione Catechisti |
B254-A10
Dai documenti allegati agli atti del processo canonico del Servo di Dio ricaviamo questo giudizio di un giornale torinese1 sull'opera di Fr. Teodoreto: « L'Unione è il capolavoro dell'opera educativa di questo pio religioso.
Con essa egli ha condotto alle sue estreme conseguenze il movimento propulsivo che è proprio della Scuola Cristiana, alla quale compete con lo sviluppo culturale e umano, quello religioso e cristiano.
Fratel Teodoreto ha saputo evitare artificiosi conflitti tra dedizione a Dio e impegno nel mondo, ha saputo fare dei migliori dei suoi giovani dei consacrati e ad un tempo degli uomini che proprio in forza del loro impegno religioso agiscono nel mondo secondo l'intierezza dei loro doveri familiari, civili e professionali.
Intierezza che sola è possibile se la vita si intende come devozione, e in largo senso come religione ».
In effetti, come per un artista non si può conoscere né valutare la sua personalità se non attraverso le sue opere, dal cui studio ed approfondimento si perviene altresì alla conoscenza del pensiero e dei sentimenti dell'autore, così è solo attraverso la conoscenza delle opere di Fr. Teodoreto, in primo luogo l'Unione Catechisti, che si può sondare la profondità di mente e di cuore di questo apostolo dei nostri tempi, l'originalità del suo messaggio e quindi la sua elevatezza culturale, e la sua disponibilità di servizio.
In questa sede però, dati i limiti della presente pubblicazione illustrativa, il discorso sull'Unione viene limitato ai lineamenti essenziali già toccati nelle pagine precedenti, ritenendo sufficiente aver menzionato l'Opera per evidenziare la figura del Fondatore.
A tale scopo riportiamo quanto scrive Fr. Teodoreto nel suo libro « Nella intimità del Crocifisso », a proposito degli inizi dell'Unione.2
Il Gruppo iniziale dell'Unione ( 13/5/1914 ).
Il Ven. fr. Teodoreto ( secondo da destra in seconda fila ) con catechisti e con Fratelli in una gita
( qualche anno dopo ).
Catechisti e aspiranti dell'Unione nella sede di Santa Pelagia nell'anno 1931
( il Ven. fr. Teodoreto è in prima fila al centro ).
Nella primavera del 1913 pensai di approfittare dell'intimità che avevo con Fra Leopoldo per esporgli un'idea che ebbi fin dal 1906 al secondo Noviziato, quella cioè di formare un'associazione di giovani veramente buoni e zelanti nell'apostolato catechistico, come quelle istituite dai miei Confratelli a Parigi, a Madrid, a Lione.
Il giorno 23 aprile 1913, alle ore 17, gli esposi l'idea sopra accennata e aggiunsi: « Abbia la bontà di pregare il Signore perché si degni di far conoscere se un'opera di tal genere può sussistere, che mi spiacerebbe iniziarla e poi, dopo breve tempo, doverla sciogliere ».
Fra Leopoldo pregò con molto fervore e la sera stessa alle ore 21, mentre pregava Gesù Sacramentato, udì queste parole: « Dirai al Fratello Teodoreto che faccia ciò che ha nella mente ».
Vennero subito scelti tre o quattro alunni per ognuna delle classi superiori dei cinque corsi elementari tenuti dai Fratelli nella città di Torino, nonché delle sei classi tecniche, e la domenica seguente, 27 aprile 1913, si tenne la prima adunanza in via delle Rosine, 14.
In quell'adunanza, dopo le funzioni religiose, si parlò ai giovani della Devozione a Gesù Crocifisso che divenne poi, sia per la pratica, sia per la propaganda, una delle principali attività dell'erigenda Associazione.
Intanto Fra Leopoldo pregava per la buona riuscita della pia Società, e nell'orazione dell'11 ottobre 1913 diceva a Gesù: « Signore, benedici i Fratelli delle Scuole Cristiane, e la vostra benedizione si propaghi nei figli da loro educati nel santo timor vostro in modo da renderli forti, con la grazia vostra, quando disgraziatamente avessero da incontrare malamente qualche lupo traditore dell'anima loro ».
In quel momento udì queste parole: « Sì, vieni qui vicino; tutto quello che mi hai chiesto per te e per i Fratelli delle Scuole Cristiane … verrà, sarà ».
Nell'orazione del 13 novembre 1913, il Servo di Dio udì le parole seguenti: « Fermati qui, e non mi chiedi niente? »
« Signore, fate che per mezzo dei Fratelli delle Scuole Cristiane si propaghi la vostra santa Adorazione ».
« Sì, ma volevo sentirlo anche da te ».
« Signore, fate che i giovani ammessi a far parte delle Scuole Cristiane, Fratelli e alunni che hanno la grazia vostra di praticare la Santa Adorazione, la tramandino di generazione in generazione e che la vostra SS.ma Croce, nostra salute, sia in Voi ricordata, amata, adorata con soavissima gioia e fede benedetta ».
« Una copia ( di questo colloquio ) la segnerai nei tuoi quaderni, e un'altra la darai al Fratello Teodoreto delle Scuole Cristiane ».
Si continuarono, per tutto l'anno 1913, le adunanze settimanali dei giovani, e nell'anno scolastico seguente, 1913-1914. si fece pure la scelta dei migliori alunni delle Scuole Serali Tecniche Commerciali degli adulti.
Il giorno 14 marzo 1914, in un'adunanza di tutti i giovani scelti nelle scuole diurne e serali, presieduta dal compianto Fr. Assistente Candido Chiorra, fu proclamato all'unanimità il titolo di Unione del SS. Crocifisso, e, dopo aver discusso e approvato alcune norme essenziali di vita per gli associati, fu affidato a me l'incarico di compilare il Regolamento.
Fr.Teodoreto
Il Ven. fr. Teodoreto alla conclusione degli esercizi spirituali dei Catechisti a Castelvecchio nel 1949.
Il Ven. fr. Teodoreto ( in prima fila al centro ) in visita alla sede dell'Unione di Bengasi in Libia ( nel 1932 ).
Ho frequentato la scuola di « Santa Pelagia », in via delle Rosine, in Torino, dall'ottobre 1927 al giugno 1932 e sono, con don Giuseppe Fisanotti, coetaneo e compagno di corso del dott. Domenico Conti.
Tra i ricordi scolastici di quell'epoca emergono figure come fratel Leonardo, fratel Pellegrino, fratel Adelino, fratel Lorenzo, fratel Emilio: ma su tutte, nonostante non fosse stato mio insegnante, spicca il ricordo di fratel Teodoreto, di cui conservo e venero la firma sulle mie pagelle, nonché sulla licenza elementare.
Non ho avuto con lui rapporti continui e confidenziali: era per noi piccoli « il superiore » riservato con ( scusate l'espressione ) evidenti trasparenze di umiltà e dolcezza.
Lo incontravo qualche volta entrando o uscendo da scuola.
Contatti fugaci, brevi parole od esortazioni edificanti, che nella mia sventatezza irriflessiva e giocherellona sono andate perdute, lasciando però l'incancellabile valutazione globale della persona, con una positività ineffabile e duratura.
È insomma il ricordo di una personalità che si imprime « dentro » e non cancelli più e ti resta gradito ricordo e modello esemplare.
Era calmo, alto e composto fino alla ieraticità, sorridente di una accoglienza che immediatamente ti apriva alla fiducia ed alla sicurezza.
Fin dal primo giorno ( quam parvulus eram! ) nella scuola mi sono trovato « a casa »; era l'ambiente promosso da Lui? da lui, il superiore?
Ho amato, e lo sottolineo, tutti i fratelli che si sono curati di me ed anche gli altri che incrociavo nei corridoi e nel cortile, teatro della mia frenetica voglia di giocare.
Non celebrerò mai abbastanza le attenzioni ed anche la stima di cui mi hanno gratificato, nonostante la mia condotta meno che mediocre e la mia scarsa « urbanità » di discolo proveniente dal borgo inimitabile di Vanchiglia.
Il Ven. fr. Teodoreto con due confratelli e un ex-allievo ( negli anni della seconda guerra mondiale ).
Fratel Teodoreto era il superiore che non incuteva timore o disagio.
E già allora, pur essendo birichino, mi sentivo raggiunto e toccato dalla sua simpatia e dalla sua dolcezza.
Intuivo - sensitivamente - la sua profonda interiorità, la quale, inconsciamente, mi affascinava.
Non avrei esitato, solo che lui l'avesse anche tacitamente sollecitato, ad affidarmi a lui come ad un direttore di spirito!
Ma era riservato e reverente ( maxima debetur puero reverentia ).
Il suo sguardo semplice e - lasciatemelo dire - innocente, il suo atteggiamento misurato ed armonico mi conquistava, suscitando quell'ammirazione, che io, « il disperato ragazzo », sentivo per quanto in lui apprezzavo e, ad un tempo, riconoscevo di non poter raggiungere nella mia istintiva irruenza.
Veramente già allora lo veneravo, pur senza conoscerlo a fondo neppure adesso ( non ho mai letto, infatti, nulla di lui e su di lui ).
Queste mie righe sono il risultato delle impressioni sulla mia anima e sul mio cuore di fanciullo.
In quinta elementare avevo desiderato di farmi prete.
Avevo anche ricevuto proposte di vocazione lasalliana e, forse, sono state queste proposte ad indirizzarmi definitivamente al Seminario diocesano, perché: « Voi, fratelli - dicevo a fratel Aquilino - non dite la Messa! » ed io ero un chierichetto di Santa Giulia e « servivo » la Messa quasi tutti i giorni.
Fratel Aquilino non osò insistere, e Fratel Teodoreto mi incoraggiò invece con la sua sorridente accondiscendenza.
La sua persona mi suggeriva « sacralità ».
Adesso che vogliono dichiarare la santità della sua vita, ne capisco la ragione di fondo.
Era un « Uomo di Dio », intimamente unito al Crocifisso risorto; anche lui, parola pronunciata da Cristo nella storia della Chiesa per noi credenti.
Così lo ricordo, e cosi lo conservo, rimeditandolo nel mio cuore.
Non lo dimenticherò mai ed incomincio ad invocarne l'intercessione, sforzandomi di imitarlo in qualche modo ed in qualche cosa.
Sac. Angelo Schinetti
Ho conosciuto Fr. Teodoreto non di persona, ma attraverso la sua opera, l'Unione Catechisti.
E se, senza dubbio, mi è mancato l'arricchimento dei tratti della sua umanità, non per questo tuttavia penso di non avere colto gli elementi essenziali del suo messaggio, e pertanto la profondità del suo pensiero e la nobiltà del suo cuore, se per grazia di Dio ho aderito all'Istituto Secolare da Lui fondato.
E in effetti sento interiormente come una dimestichezza spirituale con il Servo di Dio.
Il mio orientamento come catechista risale al giorno in cui mi trovavo dinanzi ad un ministro di Gesù, che mi disse: « Tu devi imparare a conoscere il cuore di Dio nella sua parola e in Cristo Crocifisso, perché, a causa del tuo modo di pensare, ne sei lontano ».
Ne ebbi una immensa ferita, e la coscienza della mia inadeguatezza di fronte al dono d'amore di Cristo Crocifisso.
Sotto l'apparente durezza dell'espressione, il Signore mi riservava un grande affetto: ero molto rimproverato, perché ero molto amato.
Il mio direttore spirituale mi indicò l'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, l'Istituto appunto fondato dal Venerabile Fr. Teodoreto.
Pertanto la mia vocazione era collegata alla missione di essere catechista!
Sono approdato all'Unione perché la mia conversione sia segno dell'attrazione del Crocifisso: « Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me » ( Gv 12,32 ).
E altresì perché io la ottenga con l'aiuto della Madre di Gesù e Madre nostra: e la Vergine Immacolata non mi ha lesinato le dolcezze del suo amore materno.
Anche se sono tuttora cimentato nel cammino di fede, poiché avanzando verso la luce, mi sento ancora circondato dalle tenebre, e nel mio cuore di credente si ostina a fare capolino un incredulo che ogni tanto mi interroga e fa obiezioni, ho la consapevolezza, come catechista, di procedere pur nella notte, con un orientamento sicuro, finché non incontrerò il Crocifisso-Risorto, che è la luce che splende nelle tenebre.
Ma l'amabilissimo Signore Gesù Crocifisso veglia su di me, mi conferma catechista, vuole che io fermamente creda in Lui e Lo annunci come Redentore del mondo, Risanatore di tutti i mali e di tutte le necessità dell'umanità, e proclami il suo messaggio, che è di letizia per coloro che soffrono per le proprie condizioni e per quelle del mondo, e di libertà dall'oppressione e intimidazione delle potenze di Satana.
Anch'io gemo, ma perché anche in me Dio ha posto una segreta attesa di Sé in Gesù Cristo.
Vuole che nelle Scritture scopra Cristo potenza e sapienza di Dio, e con la preghiera ne chieda l'intelligenza.
Nell'Unione apprendo di continuo a realizzare la Verità, cioè a lasciare che la Verità determini il mio comportamento pratico, diffondendola altresì agli altri, con la parola e con l'esempio, nell'esercizio della missione catechistica, che per me è una componente permanente di vita, appunto perché sono catechista.
E Lui, il Crocifisso, mentre Lo contemplo nella pratica dell'Adorazione, mi ricorda che nel mio auto-giudizio devo continuamente rendere onore alla Verità: Lui è morto - anche - per i miei peccati.
E mi sollecita una radicale penitenza, ma nella gioia interiore, e nella pace.
Grazie, dunque, a Fratel Teodoreto, perché con il suo atteggiamento di ascolto e di ubbidienza alla Parola di Dio, in comunione spirituale con Fra Leopoldo, mi ha trasmesso un'Opera che ha trasformato la mia vita: un'Opera che nella Chiesa contribuisce ad amare e a realizzare la Verità in ogni uomo, per sentirsi attratti da Gesù, Luce di Dio, venuto nel mondo.
Un catechista congregato
Ho conosciuto l'Unione Catechisti da tempo, e partecipavo ai ritiri mensili.
Nell'agosto del 1985, trovandomi con mia sorella alla Sorgente, il centro di spiritualità dell'Unione, in Baldissero, sulla collina torinese, per trascorrere una settimana di preghiera con i catechisti, a me e a lei fu chiesto dal Direttore spirituale se avevamo pensato ad una scelta di vita, e ci precisò che Dio chiama sempre, ad ogni età.
Ci invitava a stare attente ad una eventuale chiamata del Signore, pronte a cogliere la volontà di Dio.
E aggiunse di non aver timore se la chiamata fosse per una consacrazione nell'Unione Catechisti, poiché, verificandosi l'ipotesi, sarebbe sorto accanto al ramo maschile anche quello femminile.
Questa proposta mi indusse ad una profonda riflessione, e le apparenti difficoltà circa l'istituzione di un ramo femminile in un istituto secolare maschile si superarono tenendo presente che - come ci disse il Direttore spirituale - quando Dio chiama, vuole soltanto che ci si consacri a Lui, e vivendo nel mondo si porti il buon esempio e la testimonianza di Cristo.
Soprattutto fu illuminante la consapevolezza che il ramo femminile dell'Unione non sarebbe stata una novità, dato che ad esso Fr. Teodoreto ci aveva pensato sin dal 1949.
Dopo altri incontri di riflessione, iniziai il mio cammino di catechista con mia sorella, sotto la guida del Presidente dell'Unione, verso la fine del 1985, ed a noi si uni, verso la fine del 1987, un'aspirante catechista di Asmara, per completare la sua formazione.
L'8 dicembre 1988, solennità dell'Immacolata, con la formulazione dei nostri voti di castità, povertà e ubbidienza, è iniziato a esistere il ramo femminile dell'Unione Catechisti.
Il Papa ci fece pervenire la sua benedizione, a coronamento di un giorno bellissimo, ricco di emozioni per quel nostro sì alla chiamata di Dio e della nostra Madre celeste.
Lo scorso anno abbiamo rinnovato i voti, io e mia sorella a Torino, la catechista eritrea ad Asmara, dove è ritornata per esercitare in patria il suo apostolato catechistico-educativo.
Alle donne che mi leggono dico: Il Signore chiama, siamo pronte a dirgli di sì.
Alle donne spetta questa nobile missione, di collaborare per fare conoscere l'amabilissimo Gesù Crocifisso, che sul Calvario fu seguito dalla sua Madre e dalle pie donne, oltre che da S. Giovanni.
A noi donne spetta l'esercizio della maternità spirituale, generando nel nostro cuore ciò che vuole il Padre, nutrendo con la nostra dedizione la grazia che ci dona Cristo Gesù, per realizzare i frutti dello Spirito, nei vari settori del nostro impegno apostolico, quali l'iniziazione all'annuncio evangelico e alla preghiera, il catechismo nelle parrocchie, la pratica e la diffusione dell'Adorazione a Gesù Crocifisso, la catechesi agli emarginati, e tutto ciò nella crescita interiore per la pratica dei consigli evangelici.
Chiediamo a Dio, per l'intercessione di Fr. Teodoreto, vocazioni sacerdotali e catechistiche, maschili e femminili, e ringraziamolo perché tramite il servo di Dio ha fatto emergere nella Chiesa il carisma della missione catechistica connessa alla consacrazione della vita a Dio.
Una catechista congregata
Sono venuto a conoscenza dell'Unione Catechisti negli anni dell'adolescenza, per mezzo di alcuni catechisti e zelatrici, e sono stato colpito dall'ideale di consacrazione nel mondo, animato dall'amore a Gesù Crocifisso.
Parimenti ho sempre serbato, sin da quegli anni, un sentimento recondito per l'amore coniugale, come orientamento di vita, per la piena maturazione del mio essere nella condivisione spirituale con la sposa e nella generazione di nuove vite.
E ciò, avendo chiara la nozione che tale inclinazione naturale è valorizzata ed elevata da Cristo sul piano della generazione soprannaturale, in virtù del sacramento del matrimonio.
Nelle riflessioni sulla mia vocazione di vita, con la considerazione che l'inclinazione verso il matrimonio non risultasse decisiva a determinare una scelta, poiché la rinuncia alla inclinazione è certamente uno degli aspetti dell'offerta, tenevo altresì presente la nozione che Fr. Teodoreto ha sempre considerato i catechisti coniugati come membri effettivi della sua Unione, e tale elemento mi ha portato luce e serenità.
Lo stato di vita che il Venerabile Servo di Dio prospetta ai coniugati, è volto a vivere il sacramento del matrimonio nella pienezza dell'amore, che non può essere tale, anche sul piano umano, se non scaturisce dalla donazione incondizionata e senza limiti, che è peculiare di Gesù Crocifisso.
In questa luce con la mia sposa mi sono posto l'ideale di vivere l'amore nuziale nel Vangelo, e pertanto nell'intelligenza operosa dei consigli del Maestro, che è mistico Sposo.
Per quanto mi senta ben lontano da questo obiettivo, sento tuttavia che è in questa luce che l'amore nuziale esprime tutta la sua potenzialità ed anche il suo ardore, secondo l'espressione biblica, come « fiamme di Jahvé » ( Ct 8,6 ) e come « grande mistero in rapporto a Cristo e alla Chiesa » ( Ef 5,32 ).
Potrei dire che la mia vita è costellata di incontri e di momenti la cui mozione è Fr. Teodoreto, che pertanto sento vivente e vicino, e verso cui serbo una gratitudine illimitata.
Un catechista associato
1 Da « II nostro tempo », 15 maggio 1955.
2 Cfr. « Nella intimità del Crocifisso », pagg. 120 e segg.