Catechismo degli Adulti

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L'angoscia e l'abbandono

Cat. Chiesa Cat. 612; 2605

237 Al Getsemani

Qual è lo stato d'animo di Gesù durante la passione?

Al di là degli avvenimenti esteriori, c'è una passione interiore, ancor più dolorosa e misteriosa.

Nel Getsemani Gesù è in agonia.

Si getta bocconi a terra, si alza e va dai discepoli, torna a inginocchiarsi, supplica il Padre, prova un'angoscia tremenda, fino a sudare sangue.

È orrore per la morte prematura e crudele, repulsione per l'odio e il peccato, amarezza per il rifiuto della sua opera.

Chi ama soffre a motivo del suo amore; e nessuno ama più del Figlio di Dio.

La solitudine lo opprime.

È uomo come tutti e prova il bisogno umanissimo di essere confortato dagli amici; ma i discepoli dormono un sonno pesante, i loro occhi sono spenti: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola?" ( Mc 14,37 ).

A prezzo di una sofferenza indicibile, Gesù riesce ad assoggettare la sua sensibilità umana alla volontà del Padre, che lo consegna alla morte indifeso: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu" ( Mc 14,36 ).

238 Sul Calvario

Un altro spiraglio sulla passione interiore di Gesù si apre con il misterioso grido dall'alto della croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" ( Mc 15,34 ).

È paradossale che faccia esperienza dell'assenza di Dio colui che ne ha proclamata l'assoluta vicinanza.

Il grido è la citazione iniziale di un salmo, che esprime la desolazione del giusto perseguitato e insieme la sua fiducia in Dio. ( Sal 22,1 )

Alla luce del salmo, l'assenza di Dio, che Gesù sperimenta, va intesa come consegna nelle mani dei nemici.

Ma l'abisso dell'abbandono è ancora più profondo.

239 Gesù si fa solidale con gli uomini peccatori, fino a sentire come propria la loro separazione da Dio: "Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno" ( Gal 3,13 ).

Nel suo amore appassionato, sperimenta il peso dei nostri peccati e delle sofferenze che ne derivano: "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore" ( 2 Cor 5,21 ); "Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce" ( 1 Pt 2,24 ).

Alcune esperienze dei mistici ci aiutano a intuire, per analogia, quanto sia tremenda per Gesù l'esperienza dell'abbandono da parte del Padre: "Non c'è pena tanto grave per l'anima quanto il pensiero di essere stato abbandonato da Dio …

L'anima prova molto al vivo l'ombra di morte e il gemito di morte e i dolori dell'inferno";1 "Sono sprofondata in questa orribilissima tenebra, priva di Dio, dove pare sia venuta meno ogni speranza di bene …

Dio mi è chiuso, del tutto nascosto, così che non posso ricordarlo, né ricordare il ricordo che ne ho avuto, né credere che sia lui a permettere ciò".2

Gesù crocifisso, sebbene sperimenti l'abbandono di Dio, non cessa di abbandonarsi a lui con fiducia assoluta: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" ( Lc 23,46; Sal 31,6 ).

240 Due preghiere, l'una nell'orto del Getsemani e l'altra sulla croce, sollevano il velo sulla passione interiore di Gesù, più dolorosa di quella esteriore: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice!" ( Mc 14,36 ); "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" ( Mc 15,34 ).

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1 San Giovanni della Croce, Notte oscura, 2, 6, 2
2 Beata Angela da Foligno, Il Libro, Memoriale, 8, 69-70.145-147