Catechismo degli Adulti |
Qual è lo stato d'animo di Gesù durante la passione?
Al di là degli avvenimenti esteriori, c'è una passione interiore, ancor più dolorosa e misteriosa.
Nel Getsemani Gesù è in agonia.
Si getta bocconi a terra, si alza e va dai discepoli, torna a inginocchiarsi, supplica il Padre, prova un'angoscia tremenda, fino a sudare sangue.
È orrore per la morte prematura e crudele, repulsione per l'odio e il peccato, amarezza per il rifiuto della sua opera.
Chi ama soffre a motivo del suo amore; e nessuno ama più del Figlio di Dio.
La solitudine lo opprime.
È uomo come tutti e prova il bisogno umanissimo di essere confortato dagli amici; ma i discepoli dormono un sonno pesante, i loro occhi sono spenti: "Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un'ora sola?" ( Mc 14,37 ).
A prezzo di una sofferenza indicibile, Gesù riesce ad assoggettare la sua sensibilità umana alla volontà del Padre, che lo consegna alla morte indifeso: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu" ( Mc 14,36 ).
Un altro spiraglio sulla passione interiore di Gesù si apre con il misterioso grido dall'alto della croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" ( Mc 15,34 ).
È paradossale che faccia esperienza dell'assenza di Dio colui che ne ha proclamata l'assoluta vicinanza.
Il grido è la citazione iniziale di un salmo, che esprime la desolazione del giusto perseguitato e insieme la sua fiducia in Dio. ( Sal 22,1 )
Alla luce del salmo, l'assenza di Dio, che Gesù sperimenta, va intesa come consegna nelle mani dei nemici.
Ma l'abisso dell'abbandono è ancora più profondo.
239 Gesù si fa solidale con gli uomini peccatori, fino a sentire come propria la loro separazione da Dio: "Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno" ( Gal 3,13 ).
Nel suo amore appassionato, sperimenta il peso dei nostri peccati e delle sofferenze che ne derivano: "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore" ( 2 Cor 5,21 ); "Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce" ( 1 Pt 2,24 ).
Alcune esperienze dei mistici ci aiutano a intuire, per analogia, quanto sia tremenda per Gesù l'esperienza dell'abbandono da parte del Padre: "Non c'è pena tanto grave per l'anima quanto il pensiero di essere stato abbandonato da Dio …
L'anima prova molto al vivo l'ombra di morte e il gemito di morte e i dolori dell'inferno";1 "Sono sprofondata in questa orribilissima tenebra, priva di Dio, dove pare sia venuta meno ogni speranza di bene …
Dio mi è chiuso, del tutto nascosto, così che non posso ricordarlo, né ricordare il ricordo che ne ho avuto, né credere che sia lui a permettere ciò".2
Gesù crocifisso, sebbene sperimenti l'abbandono di Dio, non cessa di abbandonarsi a lui con fiducia assoluta: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" ( Lc 23,46; Sal 31,6 ).
240 Due preghiere, l'una nell'orto del Getsemani e l'altra sulla croce, sollevano il velo sulla passione interiore di Gesù, più dolorosa di quella esteriore: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice!" ( Mc 14,36 ); "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" ( Mc 15,34 ).
Indice |
1 | San Giovanni della Croce, Notte oscura, 2, 6, 2 |
2 | Beata Angela da Foligno, Il Libro, Memoriale, 8, 69-70.145-147 |