Comunione e comunità

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Parte III - Per una vita di comunione nella comunità ecclesiale

Capitolo I - Lo spirito di comunione per costruire la comunità

58. - Per vivere un'autentica comunione è necessario acquisire una mentalità rinnovata e inaugurare uno stile di vita che la esprima nella dimensione concreta della fede e della carità.

A questa conversione, da perseguire con impegno, desideriamo esortare le nostre Chiese particolari, così che la luce di Cristo splenda pienamente sul loro volto.

Un modo nuovo di vivere nella Chiesa è, infatti, non solo manifestazione dell'opera compiuta dallo Spirito, ma anche proposta nuova al mondo per l'unità e la pace.

È la novità di vita, donataci da Cristo risorto, che diventa seme di una umanità nuova.

Essa viene proclamata mediante la testimonianza della fede dei discepoli e l'esercizio della carità che li unisce e li distingue nel loro vivere quotidiano.

Visione e vita di fede

59. - La fede, anzitutto, fa comprendere la comunione nella sua realtà di disegno eterno, ossia di mistero, e di dono dall'alto, cioè di grazia, per la partecipazione e la compartecipazione di tutti alla vita divina.

L'accendersi della fede nel cuore dell'uomo porta all'accoglienza della comunione con Dio e coi fratelli; il mantenere e professare l'identica fede caratterizza sostanzialmente e necessariamente la comunione; ( Cfr. Ef 4,5 ) il vivere di fede l'alimenta incessantemente, e spinge a comunicarla a chi ancora non la possiede.

La fede, in altre parole, apre al circuito della comunione, immette nella sua grazia, nella sua vita, e chiama a espanderla e a donarla.

La fede contribuisce in tal modo quale guida e forza all'esperienza dell'amore di Dio, che in Cristo unisce e salva, alla santificazione personale e comunitaria dei credenti, e sviluppa la santità della Chiesa.

Così si esprime il Concilio: « Questa santità della Chiesa si manifesta costantemente e si deve manifestare nei frutti della grazia che lo Spirito produce nei fedeli ».143

60. - Tuttavia la fede, che attesta l'origine divina della nostra salvezza, ci mette pure in condizione di prendere coscienza della nostra debolezza.

Solo in Cristo, e non nelle nostre forze, possiamo riporre ogni speranza per la salvezza.

Mentre, pertanto, confessiamo Cristo, santo innocente che non conobbe peccato, ( Cfr. 2 Cor 5,21 ) riconosciamo di vivere in una Chiesa che comprende nel suo seno peccatori e santi, « santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, che mai tralascia la penitenza e il proprio rinnovamento ».145

Per questo non possiamo sperare di costruire a nostra volta comunione se non uniti a Cristo vita nostra, ( Cfr. Col 3,4 ) nutriti di un profondo spirito di fede nella Chiesa che è in lui « sacramento universale di salvezza »147 e in un atteggiamento di continua richiesta di perdono a Dio, accettando la nostra povertà e perseverando pazientemente.

Così insegna l'apostolo Paolo: « Sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri ». ( Col 3,13 )

Un atteggiamento, questo, che non va vissuto solo all'interno della nostra esperienza ecclesiale, ma che deve aprirsi con spirito veramente cattolico a tutti gli uomini: lieti se il volto di una Chiesa riconciliata, che vive la pace del Risorto, sarà motivo di riconciliazione anche nella società umana.

Solo così potrà prendere consistenza in noi, come frutto della fede, la certezza che Dio ci renderà capaci di allargare l'esperienza della gioiosa comunione con lui nella sua Chiesa in una più ampia festa di comunione con tutti gli uomini.

La forza dell'amore

61. - Questo nostro impegno è alimentato, oltre che dalla fede, dalla carità, diffusa « nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato ». ( Rm 5,5 )

È per mezzo di essa che tutta la Chiesa, corpo mistico di cui Cristo è il capo, vive e cresce.

Dall'intima unione con Dio, dallo stato di amicizia con lui, il credente, pur nell'irripetibile ricchezza della sua individualità, si scopre vitalmente inserito nell'organicità di questo corpo, diventa insieme con gli altri il « noi » della Chiesa.

La carità, che è vincolo di perfezione », ( Col 3,14 ) esercita il primato su tutte le virtù e su tutti i doni, come la via eccellente per edificare la Chiesa e perseguirne l'unità, e crea nel credente gli atteggiamenti interiori indispensabili per vivere in profondità il mistero della comunione e contribuire a costruire la comunità.

62. - La carità trova la sua prima espressione nel dono scambievole della preghiera che è il vero nutrimento della comunione.

La preghiera non solo ci soccorre nelle necessità ma, facendo crescere l'amore e la stima degli uni verso gli altri, stabilisce quel rappoprto di comunione che vige tra i santi ed è contributo di tutti alla dinamica circolazione della grazia e della carità: « Ricordatevi a vicenda; preghiamo sempre e dappertutto per noi con un cuor solo e un'anima sola e alleggeriamo le difficoltà e i pesi con una scambievole carità.151

La carità si esalta, in modo specifico, nella reciproca accettazione di tutte le persone e della pluralità di esperienze, quando queste sono espressione autentica e tra loro complementare dell'azione dello Spirito Santo.

Così ogni vero fermento di bene viene opportunamente valorizzato a utilità della comunità intera e diventa permanente scuola di comunione, dove non c'è alcun spazio per l'egoismo, e la fraternità delle persone si fa legge d'incontro e di comportamento.

L'attitudine missionaria della Chiesa, in questo senso, dispone altresì ad ascoltare tutti e a confrontarsi anche con coloro che non appartengono pienamente a essa.

Ascolto e confronto per conoscere e per dare, ma anche per ricevere, in modo da aprirsi sempre meglio al dono della comunione e offrire quella risposta di salvezza che il mondo attende.

Costruire insieme la comunità

63. - Affinché la comunione possa realmente dar vita a una comunità dei discepoli del Signore, occorre favorire un insieme di convinzioni, di atteggiamenti, di rapporti interpersonali che promuovano una vera cultura di comunione.

Essa postula alcuni valori umani, quali la attitudine al pensare insieme, alla condivisione dell'impegno, all'elaborazione comunitaria dei progetti pastorali, alla formulazione corretta di giudizi comuni sulla realtà dell'ambiente, all'adozione di forme d'intervento in cui si esprima l'anima cristiana di tutta la comunità interessata.

La cultura di comunione, fondata sullo spirito di comunione, produce una mentalità nuova del vivere ecclesiale e valorizza le risorse di tutti.

La comunione comporta pure l'educazione alla lettura dei segni dei tempi e all'esercizio di quella funzione critica e promozionale che corrisponde a una presenza intelligente, attiva e responsabile della Chiesa nel nostro tempo.

Queste qualità umane, in cui sono chiamati a esercitarsi continuamente il cristiano e la sua comunità, costituiscono una vera pedagogia di comunione e abituano al superamento di visioni autonome e settoriali senza scadere, peraltro, in un genericismo inconcludente o in un facile populismo.

La carica evangelica, infatti, e una spiritualità intensamente vissuta concorrono a far evitare tali rischi, e aggiungono all'impegno umano la visione tipica dell'uomo di fede.

Vita di comunità

64. - Preliminare ad ogni realizzazione di comunità è anzitutto la capacità dell'ascolto.

Esso è attenzione e apertura all'altro, alla rispettosa accoglienza della sua persona con tutti i valori che porta in sé, all'umile riconoscimento della nostra necessità di vivere insieme con gli altri e di ricevere l'altro come dono.

Nell'ascolto il rapporto interpersonale si fa quandi accettazione e donazione nella reciproca carità che si esprime nella correzione fraterna, nello spirito di servizio, nel perdono.

Nasce in questo clima l'amicizia, che è la gioia del vivere insieme.

Un'amicizia così motivata da ragioni soprannaturali maturerà sempre più alla luce della grazia di Dio e non consentirà l'evasione dalla comunità, alla quale anzi resterà orientata come al solo luogo in cui la comunione si fa evento e la persona più compiutamente si realizza.

È chiaro che all'interno di questa comunità, nata dall'incontro, dall'accettazione e dall'amicizia intorno alla parola di Dio che convoca, il dialogo è metodo e strumento normale della crescita comunitaria; un dialogo caratterizzato dall'apertura franca e leale, dall'esperienza della fraternità, dall'assunzione della corresponsabilità.

Si vive così l'esperienza della comunità cristiana, la quale non è esclusivamente fondata su valori umani, peraltro elevati ed apprezzabili.

Essa, mentre persegue la comunione, non ne può esaurire l'infinita ricchezza.

D'altra parte, ascolto, accoglienza, comprensione, dialogo, corresponsabilità acquistano nella partecipazione all'eterna carità un superiore significato.

Da questo intreccio di divino con l'umano, la comunità si delinea nella sua vocazione a tradurre in concretezza di rapporti fra battezzati la ricchezza della comunione che ci è stata donata e diviene sempre più visibilmente « segno ».

Compresenza, complementarietà, corresponsabilità

65. - Nel popolo di Dio vivono insieme, come membri della medesima famiglia, uomini e donne, giovani e vecchi, malati e sani, persone consacrate a Dio per il servizio dei fratelli e altre che in vario modo, soprattutto nel vincolo coniugale e nella grazia della famiglia, realizzano la loro vocazione.

Tra loro non possono esserci divisioni in ragione della diversa chiamata o ministero.

Rinati da un solo Battesimo, tutti esercitano il medesimo e unico Sacerdozio di Cristo e sono chiamati alla ministerialità generale della Chiesa, alla quale non è di ostacolo, bensì di aiuto il ministero specifico dei ministri ordinati.

Questa affermazione della comune responsabilità, pur nella varietà delle vocazioni e dei compiti, appare di fondamentale importanza per una vera pastorale di comunione.

D'altra parte, nessuno può ignorare che la varietà dei doni indica implicitamente la loro complementarietà.

Ciascuno, prendendo atto del suo limite, ma cosciente altresì del dono ricevuto, si deve aprire a quell'integrazione che rende completo nelle sue varie manifestazioni il corpo del Signore, cioè la Chiesa.

Il che trova la sua valida applicazione non solo quando si tratta di persone, ma anche quando si tratta di gruppi, movimenti, associazioni.

Ciascuno deve riconoscersi debitore all'altro, come realtà di una sola e medesima Chiesa.

66. - Da qui emerge la corresponsabilità di tutti nella Chiesa.

Corresponsabilità, innanzi tutto, all'interno della comunità, per cui ognuno si fa sostegno dell'altro e porta i pesi del fratello: Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme, e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. ( 1 Cor 12,26 )

Così facendo, adempiamo al precetto del Signore che vede nella corresponsabilità una singolare espressione della carità. ( Cfr. Gal 6,2 )

Corresponsabilità, poi, che si allarga al mondo intero, al quale tutta la Chiesa è inviata per l'annuncio liberatore del Cristo risorto.

È una corresponsabilità che obbliga i cristiani all'impegno verso le realtà pubbliche e sociali, nel compito precipuo affidato ai laici presenti nelle realtà terrene.

Vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, e laici, tutti insieme, dunque, ma ciascuno nella specificità della propria testimonianza e del proprio servizio, sono responsabili della crescita della comunione e della missione della Chiesa.

67. - Una comunità che così vive all'interno la grazia della comuiiione adempie la missione entrando in dialogo con l'umanità.

Il dialogo, appunto, appare come « la via della Chiesa »,154 quella che essa deve percorrere per andare incontro al mondo.

Ed è l'uomo, a sua volta « la via che corre, in certo modo, alla base di tutte le vie, per le quali deve camminare la Chiesa, perché l'uomo - ogni uomo, senza eccezione alcuna - è stato redento da Cristo; perché con l'uomo - con ciascun uomo, senza eccezione alcuna - Cristo è in qualche modo unito, anche quando quell'uomo non è di ciò consapevole ».155

La coscienza che la Chiesa ha della sua missione si esprime perciò nel dialogo che essa vuole intrattenere con il mondo: esso si rivela come nuova attitudine della Chiesa cattolica nei confronti delle altre Chiese cristiane, delle altre religioni, e anche di chi non ha il dono della fede.

Questa attitudine non va considerata mai come la ricerca del compromesso né temuta come rinuncia alla propria identità o minaccia all'integrità della propria fede, che deve essere invece gelosamente e fermamente custodita.

Essa è piuttosto il segno e la testimonianza convincente di una disponibilità piena che offre a tutti gli uomini la ricchezza dei doni di Dio.

Momenti qualificanti di comunione

68. - Una comunità si costruisce e cresce essenzialmente vivendo i tre momenti che corrispondono, secondo il modello descritto nel libro degli Atti, alle tre dimensioni costitutive della comunità cristiana: la catechesi, la liturgia e la preghiera, la carità. ( Cfr. At 2,42 )

La catechesi sviluppa l'annuncio evangelico che, accolto nella fede, ha generato la comunità cristiana.

Essa introduce alla verità tutta intera, e nello stesso tempo alimenta il cammino che la comunità sta compiendo.

Per questo la famiglia dei figli di Dio è investita comunitariamente del primario compito dell'evangelizzazione e della continua educazione alla fede con una catechesi che, iniziata all'interno della stessa comunità familiare, accompagni il cristiano lungo tutto l'arco della vita.

La liturgia, che ha il momento fondante e centrale nell'Eucaristia, celebra nella comunità dei credenti il mistero pasquale, la cui azione rinnovatrice si dischiude e sviluppa nella totalità dei sacramenti che Cristo ha donato alla Chiesa.

Assieme alla vita liturgica, che segna soprattutto i tempi forti del cammino di una comunità, anche la preghiera personale, in particolare nella dimensione contemplativa, rinvigorisce la vita spirituale della comunità, il cui cuore è sempre Cristo.

La diaconia della carità è servizio d'amore intimamente vissuto e dispone l'animo all'aiuto e sostegno reciproco.

Questo amore è la migliore testimonianza da offrire al mondo e diventa elemento basilare per l'efficacia dell'evangelizzazione, oltre che per la vita interna della comunità.

Niente lo deve ostacolare, in diversi modi anzi lo si deve promuovere, per ricordare costantemente l'esempio del Signore, il quale non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti ». ( Mt 20,28 )

Indice

143 Lumen gentium, n. 39
145 Lumen gentium, n. 8
147 Cfr. Lumen gentium, 11
151 S. Cipriano, Ep 13; PL 3, 835-836
154 Paolo I, Lett. Enc. Ecclesiam suam, parte III
155 Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redemptor hominis, n. 14