Comunione e comunità |
49. - La nostra riflessione si fonda sulla convinzione di fede che la comunione è un dono dello Spirito Santo.
Di questo dono la Chiesa vivente nelle comunità cristiane è segno e strumento.
Il dono dello Spirito, tuttavia, è più grande di noi ed è una grazia che sempre ci trascende.
Essa opera ovunque per la salvezza e l'unità del genere umano e lo stesso suo svelarsi nella Chiesa è sacramento di un mistero di unità che interessa tutta la creazione. ( Col 1,15-20 )127
Per questo si deve guardare all'umanità « con un sentimento di profonda stima di fronte a ciò che c'è in ogni uomo, per ciò che egli stesso, nell'intimo del suo spirito, ha elaborato riguardo ai problemi più profondi e più importanti; si tratta di rispetto per tutto ciò che in lui ha operato lo Spirito che ' soffia dove vuole ' ».128
Vorremmo perciò che le comunità cristiane d'Italia comprendessero che la comunione non le porta a rinchiudersi in se stesse, ma al contrario le invita e provoca a scoprire ovunque gli innumerevoli germi di comunione che lo Spirito di Dio sparge nel cuore degli uomini, anche di quelli che sono lontani dalla fede, dalla Chiesa o, addirittura, ad essa ostili.
Il Concilio, ci ricorda che « Cristo è morto per tutti e la vocazione ultima dell'uomo è effettivamente una sola, quella divina » e ci obbliga a ritenere che « lo Spirito Santo dà a tutti la possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale ».129
50. - Se guardiamo al di là del « piccolo gregge » ( Lc 12,32 ) dei cattolici assidui e impegnati nella vita di Chiesa, non possiamo non vedere, con amore e con apprensione insieme, i tanti battezzati che non hanno, per grazia di Dio, rifiutato la fede in Cristo, ma che vivono di fatto ai margini della comunità ecclesiale, non partecipano mai o raramente all'Eucaristia, non contribuiscono alle attività comunitarie, non manifestano desiderio di crescere insieme con i fratelli nella fede, nel comune ascolto della parola di Dio e la partecipazione alla catechesi offerta nella Chiesa.
L'espressione di fede di molti battezzati appare spesso incompleta, quando non deformata, tale comunque da mancare dell'adesione cordiale a tutta la dottrina cattolica.
Altre volte, più che la dottrina, è il comportamento e la condivisione di essenziali principi morali a venir meno.
E tuttavia, oltre alla grande tradizione religiosa e culturale, con queste persone abbiamo in comune il Battesimo, che ci fa condividere il dono di grazia del Dio sempre fedele alle sue promesse. ( Cfr. 1 Cor 1,9; 1 Cor 10,13 )
51. - Le comunità cristiane devono guardare con amore a questi fratelli e cercare ogni forma di comunione possibile con loro.
Non possiamo non rammaricarci che la loro comunione con noi non sia piena e dobbiamo dedicarci con tutte le forze a ripetere insistentemente l'invito alla vita ecclesiale, alla piena partecipazione e adoperarci a spianare loro la via all'incontro.
Non mancano piccole comunità che vivono intensamente l'esperienza della fede, ma coltivano una posizione di dissenso da quella che essi chiamano la « Chiesa istituzionale », e la spingono a tal punto da rendere molto difficile la pratica di una vera comunione.
Desideriamo che in tutte le maniere resti aperto il dialogo fra noi e loro.
Le scongiuriamo a non fare alcun passo che conduca a divisione e rottura: non potrebbe più essere vera la parola di Paolo: « Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane ». ( 1 Cor 10,17 )
52. - Il fatto che in Italia la grande maggioranza dei cristiani sia battezzata nella Chiesa cattolica non dispensa dal sentire intensamente il problema dell'unità della Chiesa e la necessità di costruire un rapporto sempre più stretto fra le nostre comunità e quelle degli ortodossi e dei protestanti.
L'ecumenismo ha bisogno di generoso rilancio nelle nostre Chiese.
Questo nostro progetto pastorale di valorizzazione del dono della comunione e di una più profonda compaginazione delle nostre comunità mancherebbe di una sua componente essenziale se non spingesse la Chiesa italiana, nel prossimo decennio, a valorizzare ogni possibilità di comunione con le altre comunità cristiane.
Ci sono da coltivare relazioni abituali con le comunità cristiane non cattoliche, stabilmente residenti nei diversi territori, e c'è da pensare ai doveri di fraternità e di ospitalità verso quei folti gruppi, soprattutto di studenti, in genere ortodossi, che trascorrono alcuni anni in Italia.
È anche necessario stabilire dei rapporti con i responsabili delle comunità ortodosse e protestanti per affrontare problemi pastorali che devono essere studiati insieme, come, ad esempio, la cura pastorale delle famiglie miste, e per fare fraternamente ogni tratto di strada che è possibile percorrere insieme.
53. - Se la comunione fra cristiani ci raccoglie intorno alla Persona di Gesù di Nazareth, creduto e proclamato Signore e salvatore, mai possiamo dimenticare la nostra « radice santa », ( Rm 11,16 ) il popolo di Israele, a cui appartennero Gesù e Maria sua madre, gli Apostoli e la prima comunità cristiana di Gerusalemme.
La nostra comunione intorno alla Parola fatta uomo in Cristo è dono del medesimo Spirito che, come diciamo nel Credo, « ha parlato per mezzo dei Profeti ».
Per questo le nostre comunità si nutrono nella fede con l'ascolto della parola di Dio attraverso la lettura di tutta la Bibbia e non solo del Nuovo Testamento, mettendosi così in singolare comunione con la fede e la storia del popolo di Israele.
Ci sentiamo, quindi, legati non solo all'Israele vissuto prima di Cristo, ma anche agl'Israeliti di oggi, che vivono nella meditazione della loro Legge e dei loro Profeti e ancora pregano con i loro Salmi.
Tanto più agli Ebrei oggi viventi in mezzo a noi siamo debitori di atteggiamenti di fraternità e di sincera ricerca di comunione, quanto più ripensiamo alla storia delle loro sofferenze, alle quali spesso i cristiani non sono stati estranei.
Desideriamo quindi che non vada perduta alcuna occasione di dialogo fra le nostre comunità e quelle israelitiche, per il comune godimento e sviluppo del grande patrimonio spirituale che è insieme e loro e nostro.134
54. - Le situazioni nuove della vita odierna, inoltre, ci mettono a contatto più che nel passato con tanti fedeli dell'Islam, che si trovano a vivere in mezzo a noi, soprattutto nelle grandi città e nel meridione.
Nei loro confronti, nonostante le ostilità del passato e senza lasciarci sopraffare dalle difficoltà del presente, siamo impegnati dall'esortazione del Concilio « a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà ».135
55. - Nella appassionata ricerca di comunione con gli uomini, al di là di ogni confine, ci scopriamo profondamente uniti anche a tutti coloro che credono in Dio, perché ogni sincera ricerca di lui è dono dello Spirito Santo.136
Lo desideriamo e lo dobbiamo dire a quanti, a volte anche già battezzati, si dicono credenti ma non appartenenti a nessuna religione determinata.
Accade spesso alle nostre comunità di venire a contatto con gruppi e movimenti religiosi, talora assai dinamici, i quali cercano a modo loro di rispondere al bisogno dell'Assoluto che non abbandona l'uomo contemporaneo.
Sono credenti che si ispirano alla fede biblica o seguaci di varie religioni orientali.
Lo spirito cristiano della fraternità universale non può rimanere indifferente, ma anzi deve crescere in sollecitudine di fronte a coloro che parlano di Dio in un mondo che tende ad escluderlo dalla conversazione umana, anche se avviene che forme di proselitismo tendono deplorevolmente a staccare i cattolici dalla Chiesa piuttosto che a testimoniare Dio presso quanti non credono.
56. - Infine, pur al di là dei profondi rapporti che ci legano a tutti gli uomini religiosi, dobbiamo cercare la comunione con « tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia ».137
Nonostante la corruzione troppo spesso snervi la vita sociale e la indolenza dell'egoismo la impoverisca di tante energie, invitiamo i fedeli e le comunità cristiane a non rinchiudersi nel pessimismo o nell'orgoglioso isolamento, ma a scoprire i segni diffusi dallo Spirito di Dio che anima il cammino verso un futuro migliore per l'uomo.138
Infatti, se crediamo alla carità divina, siamo « da Dio resi certi che è aperta a tutti gli uomini la strada della carità e che gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani ».139
Dovunque, infatti, si opera con animo sincero per costruire un mondo più giusto, più rispettoso della persona umana, proteso alla realizzazione della libertà e della pace, « si prepara la materia per il Regno dei cieli ».140
Tutti coloro che, indipendentemente dalle convinzioni religiose o dalle ideologie, operano con sacrificio e dedizione per il bene dell'uomo, devono poter contare sulla comprensione e la solidarietà delle comunità cristiane.
Pensiamo in particolare a tutti coloro che si associano al servizio del bene comune nelle diverse forme del volontariato, oggi fiorenti, ai quali la Chiesa deve una cordiale attenzione e cooperazione, ma pensiamo anche a tutti gli uomini di buona volontà che faticano per la pace e la concordia dei popoli.
57. - Alla fine di queste riflessioni sentiamo il bisogno di riproporre a noi e alle nostre comunità, perché di nuovo sia meditato il celebre testo con cui il Concilio apre la sua costituzione sui rapporti fra la Chiesa e il mondo: « Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore ».141
Indice |
127 | Cfr. Lurnen gentium, n. 1 |
128 | Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Redempfor hominis, n. 12 |
129 | Gaudium et spes, n. 22 |
134 | Cfr. Nostra aetate, n. 4 |
135 | Nostra aetate, n. 3 |
136 | Cfr. Giovanni Paolo II , Lett. Enc. Redemptor hominis, n. 6 e n. 18 |
137 | Gaudium et spes, n. 22 |
138 | Cfr. Gaudium et spes, n. 26 |
139 | Gaudium et spes, n. 38 |
140 | Ibid. |
141 | Gaudium et spes, n. 1 |