La Scuola Cattolica, oggi, in Italia |
4. - L'identità e la scelta della Scuola Cattolica maturano nella coscienza storica della Chiesa, la quale, riflettendo sulla missione affidatale dal suo Signore, individua progressivamente gli strumenti pastorali più fecondi per l'annuncio evangelico e la promozione dell'uomo.
Questo cammino di ricerca ha trovato un momento importante innanzitutto nella Dichiarazione del Concilio Vaticano II sull'educazione cristiana: « Gravissimum educationis », e successivamente nel documento: « La scuola cattolica », emanato dalla Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica nel 1977, le cui scelte essenziali sono:
la collocazione della Scuola Cattolica nella missione evangelizzatrice della Chiesa;
il suo impegno ad essere autenticamente scuola, e nello stesso tempo a realizzare la sintesi tra fede e cultura e tra fede e vita;
l'inserimento organico della Scuola Cattolica nel tessuto vivo della Chiesa locale e il suo reale contributo alla società civile3
Un altro riferimento essenziale del Magistero va poi ricercato nel Codice di Diritto Canonico, promulgato il 25 gennaio 1983, il quale inquadra ampiamente e stabilmente la Scuola Cattolica nella vita della Chiesa, facendone un momento essenziale del compito di insegnare che le è affidato, definendone insieme lo statuto e l'identità ecclesiali.4
Le indicazioni dottrinali e pastorali che qui seguono, rispondono alla preoccupazione di ripensare e riproporre i dati del Magistero universale in forma adeguata alla realtà italiana.
Le vicende della Scuola Cattolica in Italia si presentano già di per sé ricche di spunti da meditare, per scoprire le linee di una continuità di servizio e per individuare insegnamenti per il futuro.
Infatti la presenza della Chiesa nella cultura, e quindi nel campo scolastico ed educativo, rappresenta per la storia italiana una costante e un germe innegabile di promozione umana e sociale.
Si può fare memoria anzitutto del compito svolto dalle istituzioni benedettine, e poi anche dalle diocesi ( nei confronti, ad esempio, delle nascenti università ), nei secoli difficili che hanno segnato il sorgere di una nuova era.
Come pure va ricordato, nel contesto del grande risveglio di vita religiosa che ha preparato e seguito il Concilio di Trento, l'impegno che uomini e donne, spesso venerati dalla Chiesa come Santi, hanno profuso per venire incontro alle drammatiche condizioni delle classi sociali più deboli, attraverso scuole e istituzioni educative, oppure per preparare ai propri compiti la classe dirigente.
Ugualmente, nel secolo scorso e all'inizio del secolo attuale, quando si poteva intravvedere nei « segni dei tempi » l'alba di un'epoca nuova, altri uomini e donne hanno fondato famiglie religiose completamente dedicate all'educazione della gioventù nella scuola e nella formazione professionale.
E per questi ultimi decenni basterà ricordare la costante fioritura soprattutto di scuole materne, sorte molto spesso come espressione e servizio delle comunità cristiane parrocchiali.
Si tratta dunque di una ricca e vasta tradizione, nella quale riconosciamo un dono di Dio da accogliere con gratitudine, ma che diventa anche un appello e un impegno per rimanere docili allo Spirito e sapere rispondere alle attese del presente e del futuro.
6. - Ai nostri giorni la Scuola Cattolica, pur rimanendo fedele alla propria tradizione e mostrandosi attenta alle esigenze del rinnovamento, si trova a confrontarsi con problematiche e situazioni nuove, tipiche della realtà italiana o più vaste rispetto ad essa, ma comunque cariche di difficoltà e di interrogativi.
Né basta a dare tranquillità il dato di fatto, pure confortante per certi aspetti, dell'aumento di domanda verso il servizio della Scuola Cattolica.
È necessario infatti valutare attentamente le motivazioni di tale domanda, che non sempre è sorretta dalla scelta consapevole del progetto educativo cristiano.
Sembra perciò opportuno sottolineare alcuni problemi: o perché sono frutto di situazioni reali che pongono gravi interrogativi alla vita stessa della Scuola Cattolica, o perché derivano da dubbi avanzati senza una responsabile presa di coscienza della realtà.
Ci limitiamo a tre serie di considerazioni.
Sul piano culturale, si fa talvolta notare che la Scuola Cattolica sarebbe separata dalla vita e non rispettosa del pluralismo contemporaneo.
In questo modo, si lascia intendere che l'unica forma possibile di pluralismo sia quella garantita dalla compresenza, nella stessa istituzione, di orientamenti ideologici diversi, magari competitivi tra loro, e quindi tendenzialmente non alieni da rischi di manipolazione.
Il pluralismo, in realtà, è rispettato là dove la cultura è autentica; dove cioè essa evidenzia, con accurata analisi critica, la relatività di tutte le soluzioni storicamente contingenti, e stimola un dialogo senza preconcetti con le diverse posizioni, nello sforzo di ricerca di ciò che è vero, giusto e buono.
La verità non è possesso esclusivo di nessun uomo, ma si rivela al pensiero umano, quando esso si apra all'incontro con la realtà, soprattutto se la sua indagine è capace di confronto e di condivisione.
In questa prospettiva, il pluralismo delle istituzioni è condizione per lo stesso formarsi del pluralismo.
Certamente la Scuola Cattolica ha davanti a sé un compito non facile, perché è chiamata ad elaborare e ad aggiornare costantemente un progetto educativo fedele senza incertezze alla sua identità, che sappia anche tradursi in una proposta, rispettosa e significativa, di fronte alla varietà di posizioni culturali e religiose espresse da coloro che chiedono il suo servizio.
8. - Sul piano socio-politico, la Scuola Cattolica soffre acutamente di una emarginazione normativa ed economica, che la costringe a vivere unicamente delle proprie risorse e del contributo delle famiglie, con la conseguenza di apparire spazio di privilegio, aperto soltanto a coloro che sono in grado di garantire a se stessi strumenti educativi selezionati e costosi, e di compromettere così la stessa validità del suo operare.
In questo modo viene anche ratificata una palese discriminazione nei confronti delle famiglie e dello stesso loro diritto alla libera scelta della scuola.5
All'origine di questa situazione sta il misconoscimento del servizio di pubblica utilità reso da istituzioni private o comunque non statali; il che rende difficile l'interazione tra scuola statale e non statale in un contesto di complementarietà e di libertà educativa e produce l'esclusione delle istituzioni non statali dalla possibilità di accedere alle pubbliche risorse.6
9. - Né mancano talvolta le difficoltà derivanti dalla stessa comunità ecclesiale.
Va infatti riconosciuta una certa indifferenza da parte delle comunità cristiane, nei confronti della Scuola Cattolica.
Un motivo può forse essere ritrovato nel fatto che, a differenza di quanto è accaduto in altre nazioni, la Scuola Cattolica in Italia ( a parte le scuole materne ) è nata piuttosto nell'ambito proprio degli Istituti religiosi e non come emanazione diretta delle comunità parrocchiali e diocesane.
Alcuni cristiani poi, spesso a partire da una lettura piuttosto unilaterale del rapporto tra Chiesa e mondo, negano per principio la legittimità di istituzioni scolastiche ecclesiali, distinte da quelle della società civile, oppure le ritengono non adatte ad un'impostazione feconda del dialogo con il mondo.
E non è di poca incidenza, infine, il fenomeno della diminuzione delle vocazioni sacerdotali e religiose, da cui è derivata una sensibile contrazione di presenze nelle istituzioni di ispirazione cattolica.
Questa situazione ha facilitato l'ingresso di laici nella Scuola Cattolica e ha impegnato le istituzioni - nate spesso come espressione di uno specifico carisma educativo, scaturito dalla vita di una comunità religiosa - ad accogliere positivamente questa nuova realtà e a sviluppare coerentemente il progetto originario, coinvolgendo nel suo spirito l'apporto specifico dei laici stessi.
È quindi necessario un meditato e rigoroso richiamo ai motivi che inducono i Pastori della Chiesa a confermare la scelta pastorale della Scuola Cattolica.
Tali motivi possono essere riferiti a due ordini di riflessione: il primo riguarda il rapporto della Scuola cattolica con la missione della Chiesa; il secondo considera la Scuola Cattolica come espressione del diritto-dovere dei cittadini alla libertà dell'educazione.
11. - La Scuola Cattolica rientra nella missione salvifica della Chiesa, la quale si compie nella stretta unione tra l'annuncio di fede e la promozione dell'uomo e trova, per questo, particolare sostegno in quello « strumento » privilegiato7 che è la Scucla Cattolica, volta alla « formazione integrale dell'uomo ».8
Perciò la Chiesa, in un corretto rapporto con le realtà temporali e con la loro legittima autonomia, svolge la propria missione evangelizzatrice non soltanto nei confronti della scuola, ma anche attraverso la scuola.
La fede deve raggiungere la cultura e le culture per animarle secondo il Vangelo,9 e questo incontro avviene anche attraverso quelle esperienze di mediazione culturale, che sono allo stesso tempo fedeli alla novità evangelica e rispettose dell'autonornia e della competenza proprie della ricerca umana.
Così i valori umani vengono assunti secondo la loro propria dignità e, alla luce della fede, si avvia lo sforzo di chiarificazione della loro autenticità, per cui essi, purificati dalle ambiguità che spesso li accompagnano, crescono come semi del Verbo ».10
Oggi in Italia il servizio di evangelizzazione e di promozione umana della Scuola Cattolica si propone come risposta alla legittima richiesta delle famiglie credenti di avere luoghi educativi coerenti con la loro scelta di fede, ed assume un compito di annuncio ai lontani, in una realtà e in una cultura nelle quali il messaggio cristiano rischia di diventare sempre meno rilevante.
12. - La Scuola Cattolica è un'espressione del diritto di tutti i cittadini alla libertà di educazione, e del corrispondente dovere di solidarietà nella costruzione della convivenza civile.
Ora tale diritto-dovere appartiene ai cittadini come persone e nelle formazioni sociali in cui si svolge la loro vita ( famiglia, comunità religiose, ecc. ).
Perciò il pluralismo culturale e sociale non può esaurirsi all'interno delle istituzioni statali, ma si traduce anche in un pluralismo di istituzioni, nate come emanazioni delle diverse formazioni sociali in risposta a bisogni diversi, anche se convergenti e solidali nell'edificazione della società.
La Scuola Cattolica è dunque una delle forme in cui si esprime il diritto di libertà e di cultura che appartiene ad ogni uomo e ad ogni legittimo gruppo umano, in particolare alle famiglie, e va quindi non solo riaffermato come principio, ma anche reso effettivo attuando le condizioni necessarie.
L'impegno civile, quindi, che i cattolici esprimono a sostegno della libertà della scuola, non è rivendicazione di un privilegio, bensì esercizio del diritto originario della partecipazione, insieme agli altri uomini della stessa comunità nazionale, per la costruzione della società.
Nello stesso tempo i cattolici, e la Scuola Cattolica in particolare, sono consapevoli che la salvaguardia di questi diritti, attraverso una legislazione paritaria, fino ad ora disattesa anche se prevista dalla Carta Costituzionale, si tradurrà in un preciso dovere di solidarietà verso l'elaborazione della cultura e di un progetto di società più libera e giusta, in nome del bene comune.
13. - Appare dunque motivata la richiesta, avanzata con rispetto ma anche con forza, anzitutto ai cattolici e poi ad ogni persona di buona volontà, di rivedere e, se necessario, mutare il proprio atteggiamento verso la Scuola Cattolica.
I cattolici devono imparare a vedere in essa un luogo significativo di incontro tra fede e cultura e un modo efficace di presenza e di dialogo della Chiesa nel mondo, oltre che un servizio reso ai giovani è alle famiglie per un'educazione genuinamente cristiana.
D'altra parte, chi non si riconosce nella comunione ecclesiale può onestamente valutare con pacatezza e obiettività il contributo che la Scuola Cattolica offre alla promozione di cittadini onesti, al potenziamento della cultura, al progresso sociale e civile.
14. - Rimane chiaro, tuttavia, che il richiamo ai principi e la riscoperta delle motivazioni a favore della Scuola Cattolica non sono sufficienti.
La situazione oggettiva vissuta dalla Scuola Cattolica richiede che si sappiano individuare e tradurre in progetti concreti le condizioni, nelle quali essa possa vivere e operare coerentemente con la propria vocazione, coinvolgendo la solidarietà delle comunità cristiane.
Tali condizioni fondamentali vanno ricercate in particolare nella garanzia di strumenti normativi e adeguati interventi economici da parte dello Stato, delle Regioni e degli enti locali, che rendano effettivi i diritti dei cittadini e riconoscano la funzione sociale del servizio delle scuole non statali che operano senza scopo di lucro.
Oltre a questo fatto, rimane però un largo spazio di comune ricerca e progettazione, sul piano culturale e pastorale, in cui sono chiamate ad esprimersi insieme la Scuola Cattolica e la comunità ecclesiale, affinché l'istituzione educativa cattolica sia fedele alla propria identità e manifesti la sua presenza come iniziativa specifica della comunità cristiana.
Pertanto gli aspetti che richiedono una speciale attenzione sono: il progetto educativo della Scuola Cattolica e l'inserimento della medesima nella Chiesa locale e nella società civile.
Indice |
3 | Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica, La scuola cattolica, 19 marzo 1977 |
4 | Cfr. Codex Juris Canonici, cann. 793-795; 800-806 |
5 | Cfr. CJC, can. 793 § 1 |
6 | Il nuovo CJC sottolinea il diritto dei genitori di usufruire degli aiuti che la società civile deve fornire, e di cui i genitori hanno bisogno per procurare l'educazione cattolica dei figli: cfr. can. 793 § 2 |
7 | Cfr. La Scuola Cattolica, doc. cit., nn. 8 e 9 |
8 | Cfr. ivi, n. 26 |
9 | Cfr. Paolo VI,
Evangelii nuntiandi, nn. 19-20; Giovanni Paolo II, Catechesi tradendae, n. 53; n. 69 |
10 | Cfr. Ad gentes, n. 11 |