La Scuola Cattolica, oggi, in Italia

Indice

3. La comunità educante

34. - La comunità educante, costituita da tutti coloro che in qualche modo partecipano alla vita della Scuola Cattolica, è il centro propulsore e responsabile di tutta l'esperienza educativa e culturale, in un dialogo aperto e continuo con la comunità ecclesiale di cui è e deve sentirsi parte viva.

Questa affermazione si giustifica anzitutto per il fatto che la Scuola Cattolica è un'autentica esperienza ecclesiale - anche se rimanda alla piena esperienza della Chiesa locale - e di questa esperienza deve manifestare i segni e i modi di vita nella comunione.18

Del resto anche l'unitarietà del processo educativo, per rispettare l'unità costitutiva della persona dell'educando, richiede contributi diversificati ma convergenti.

Ne deriva quindi per i membri della Scuola Cattolica l'esigenza di vivere una comunione che sa di nascere anzitutto dal dono dello Spirito, e va perciò alimentata con la Parola e i segni sacramentali, in un continuo cammino di conversione e di riconciliazione che perdona i peccati e valorizza i doni di ciascuno.

Infatti sono diversi i doni, come sono diverse le mansioni e le competenze richieste dalla programmazione e dalla gestione della vita della scuola, ma ogni dono e ogni compito vanno rispettati e fatti convergere armonicamente nel servizio educativo.

Né va dimenticato il vasto processo di partecipazione maturato nella pedagogia scolastica di questi decenni, che ha trovato un'eco esplicita nel Concilio Vaticano II19 e si è espresso anche in Italia attraverso l'istituzione degli organismi collegiali.

Anche la Scuola Cattolica potrà trovare in una sapiente utilizzazione di analoghi strumenti partecipativi, un momento costruttivo per il dialogo e la collaborazione tra le varie componenti scolastiche.

35. Gli operatori scolastici

Nella comunità educante della Scuola Cattolica acquistano particolare rilievo coloro che sono responsabili diretti della gestione dell'istituto e della sua organizzazione culturale e didattica, e gli insegnanti, religiosi/e, sacerdoti e laici.

Ad essi, che portano il peso maggiore della vita della Scuola Cattolica, è domandato, come fedeltà ad una specifica vocazione e a una scelta di servizio, l'impegno a vivere e a far crescere le competenze e gli atteggiamenti richiesti dal loro compito, attraverso un cammino serio di formazione permanente, e cioè:

- la « scelta di fede », che orientando e alimentando tutto il servizio professionale, diventa testimonianza cristiana e vocazionale e fa di ogni educatore un evangelizzatore;20

- la « disponibilità al ruolo educativo », secondo l'identità e il progetto propri della Scuola Cattolica, accompagnata dal possesso delle competenze relative all'interazione educativa e alla comunicazione interpersonale, da cui viene sostenuta la dimensione comunitaria della scuola;

- la « competenza professionale », di tipo culturale, didattico e organizzativo, all'interno della quale acquista oggi particolare importanza la capacità di programmazione, personale e collegiale, in quanto essa è riconosciuta come un modulo importante per gestire e innovare i processi scolastici.

36. - Si tratta evidentemente di un compito gravoso e impegnativo, al quale il Signore non farà mancare il frutto e la gioia ma che sarà tanto più fecondo e sostenibile, quanto più gli operatori della Scuola Cattolica sapranno scoprire nella missione a loro affidata, un autentico valore di ministero per il Vangelo e per l'uomo.21

In questo modo essi non rimarranno incerti e turbati di fronte ad altre forme di apostolato, che talora possono sembrare più ricche di potenzialità evangelizzatrici.

È compito di tutti gli operatori scolastici, conformemente ai rispettivi carismi e vocazioni, l'animazione cristiana ed ecclesiale dei rapporti educativi.

In particolare, spetta alla comunità religiosa, ove sia presente nella Scuola Cattolica, il compito di calare all'interno del progetto l'originalità del carisma proprio dell'Istituto religioso e l'esperienza acquisita nella tradizione del servizio.

Ci sono quindi motivi validi per rivolgere un pressante appello a religiosi, religiose e sacerdoti, perché non siano facili ad abbandonare il servizio nella Scuola Cattolica per dedicarsi alla scuola statale o ad altri impegni.

L'invito viene pure rivolto ai laici perché in una chiara prospettiva di servizio ecclesiale e civile, verifichino la possibilità e l'opportunità di offrire alla Scuola Cattolica la propria opera e la propria competenza, anche se questo fatto potrà comportare qualche sacrificio sul piano economico e dei riconoscimenti sociali.

La presenza dei laici nella Scuola Cattolica esprime pienamente una vocazione all'impegno educativo e il diritto alla libertà di insegnamento proprio di ogni docente.

37. - In questa prospettiva va letto con speranza e fiducia il fatto di una presenza sempre più vasta e qualificata di insegnanti laici nella Scuola Cattolica.

Essa infatti rende più piena e visibile la complementarietà ecclesiale della comunità educante.22

Tuttavia affinché l'inserimento dei laici nella Scuola Cattolica si riveli in tutta la sua positività ed efficacia, sarà necessario attenersi rigorosamente ad alcuni criteri:

- la scelta degli insegnanti laici è di fatto spesso condizionata da molti fattori economici e normativi che limitano lo spazio reale di libertà.

Anche in questa situazione difficile, però, si faccia tutto il possibile per verificare la competenza professionale e specialmente la scelta di fede e la disponibilità dei laici ad assumere il progetto educativo della Scuola Cattolica.

- Va poi richiesta ed assicurata la loro partecipazione alle iniziative di formazione permanente che la Scuola organizza per tutti i docenti, integrando queste iniziative con alcuni contributi specifici inerenti alla loro condizione, età ed esperienza, e alle esigenze del grado di conoscenza e di partecipazione allo specifico progetto educativo.

Particolare attenzione dovrà poi essere data alla loro formazione spirituale, attraverso la proposta di esperienze religiose che siano rispettose dei ritmi propri di un cammino di fede compiuto da adulti liberi e responsabili, ma che sappiano anche far percepire e accogliere l'appello a crescere nella fede e a far sintesi tra fede e vita, in vista del compito educativo nella Scuola Cattolica.

38. - In questo servizio sarà utile la collaborazione delle associazioni professionali cattoliche degli insegnanti, alle quali è bene che i docenti della Scuola Cattolica diano la propria adesione e attiva partecipazione.

Anche la comunità ecclesiale a sua volta, attraverso gli organismi di pastorale scolastica, potrà dare il proprio contributo, con l'organizzazione di momenti organici di formazione per insegnanti di scuola statale e non statale.23

Sarà inoltre opportuno studiare forme di collaborazione in termini di volontariato anche da parte degli operatori scolastici, i quali, per precisa scelta apostolica, offrano la loro disponibilità e servizio.

39. - Per quanto attiene alla regolamentazione giuridica del rapporto tra le istituzioni che gestiscono le Scuole Cattoliche e i docenti che vi prestano la loro opera, se la Scuola Cattolica è tenuta a fare ogni possibile sforzo per garantire la parità di trattamento per quel che riguarda le condizioni economiche e normative di lavoro, è però questione di non lieve momento quella relativa al possibile conflitto, tra la libertà dell'istituzione e il suo diritto a perseguire e salvaguardare la propria identità culturale ed educativa da una parte, e la libertà dell'insegnante e il suo diritto ad esprimere il proprio pensiero, dall'altra.

Sono posizioni giuridiche entrambe meritevoli di tutela anche se non vi è dubbio che la libertà del singolo debba trovare completamento e misura nel sentire della comunità sociale, nella quale è inserito anche in forza del proprio ruolo educativo.

Tuttavia non appare fuor di luogo esortare il legislatore civile ad elaborare - sull'esempio di numerosi altri ordinamenti europei e sulla scorta di pregevoli studi scientifici della dottrina giuscivilistica e giuslavoristica italiana - una disciplina specifica delle cosiddette « organizzazioni o imprese di tendenza », che si connotano proprio per la prevalente qualificazione culturale, o « di tendenza » delle loro attività ( come un partito politico, un sindacato, un'impresa di stampa, o elettivamente una scuola culturalmente qualificata come la Scuola Cattolica ).

In tali organizzazioni, apparendo più rilevante il diritto alla libera trasmissione attraverso una istituzione che intende essere fedele alla propria identità culturale, dovrebbe essere considerata condizione risolutiva del rapporto di lavoro la mancata adesione del dipendente ( nel caso il docente ) alla cultura dell'istituzione.

Appare comunque necessaria una legislazione complessiva chiarificatrice, anche ad evitare ambiguità e disparità interpretative, che l'andamento non univoco della giurisprudenza recente non ha contribuito a risolvere.

40. - È altresì impossibile tacere della condizione di sperequazione in cui vengono a trovarsi, di fronte ai propri colleghi dipendenti dallo Stato, quegli insegnanti che hanno scelto di svolgere la propria professione presso una scuola non di Stato.

Essi sono a volte privi di ogni tipo di informazione sull'aggiomamento previsto per i loro colleghi, aggiornamento che d'altronde per loro non è né garantito né gratuito; d'altra parte - e appare questa la discriminazione più grave - essi non acquisiscono i diritti retroattivi legati all'anzianità pregressa, poiché per la normativa corrente rimangono perennemente al livello degli incaricati annuali, anche se provvisti di abilitazione, cosicché ogni successiva legge che modifichi i requisiti richiesti per l'insegnamento fa sì che essi perdano il diritto all'insegnamento, e conseguentemente il posto di lavoro.

La normativa corrente giustamente richiede l'abilitazione agli insegnanti che intendono svolgere la loro professione nella scuola non statale; ma essi vengono contemporaneamente dimenticati dalle disposizioni di indizione di corsi e concorsi abilitanti.

È questa una delle ragioni di grave preoccupazione, e uno dei motivi più immediatamente cogenti, per sollecitare una legislazione generale sulla pubblica istruzione e sulla parità della scuola non di Stato che non lasci ad una normativa quanto mai frammentaria e incoerente, o addirittura alla discrezionalità della pubblica amministrazione, la concreta disciplina d'un settore così delicato della convivenza civile.

41. - Una continua e particolare attenzione formativa dovrà essere assicurata al « personale non docente », impegnato nei servizi necessari all'organizzazione scolastica o al funzionamento dell'ambiente e delle opportunità che esso offre ( mensa, attività extra-scolastiche, servizi sanitari, ecc. ).

Queste persone infatti vivono spesso ruoli apparentemente modesti e poco riconosciuti, ma concorrono notevolmente alla formazione del clima educativo dell'istituzione, per cui il loro compito va sostenuto e adeguatamente orientato.

42. - Un cenno particolare, poi, merita la figura dell'Assistente spirituale della scuola, qualora la sua presenza risultasse possibile e opportuna.

Il suo servizio si esprime nell'impulso e nel coordinamento dato all'educazione religiosa, e di conseguenza, anche all'insegnamento della religione.

Tuttavia questi aspetti rappresentano una dimensione strutturale e permanente di tutta l'azione culturale ed educativa della Scuola Cattolica.

Essi quindi impegnano la responsabilità di ogni operatore scolastico, anche se possono talora tradursi nelle specifiche esperienze della celebrazione, della preghiera, degli incontri spirituali e della guida individuale che vengono affidate all'Assistente.

43. I genitori

Anche nella Scuola Cattolica i genitori rimangono i primi responsabili dell'educazione dei figli, rifiutando ogni tentazione di delega educativa,24 e sono a pieno titolo membri della comunità educante.

La loro responsabilità e il loro compito si articolano in alcune direzioni ben precise.

44. - Anzitutto, i genitori sono tenuti a rendere autentiche le motivazioni in base alle quali operano la scelta della Scuola Cattolica.

A questo proposito non è sufficiente la ricerca di un ambiente rassicurante e protetto, culturalmente ed educativamente ricco; i genitori devono comprendere che la Scuola Cattolica ha una sua identità e un suo progetto, che qualificano la sua proposta culturale e pedagogica e non ammette una presenza indiscriminata e non consapevole.

Questo comporta che essi devono conoscere e condividere, con interiore disponibilità, ciò che la Scuola Cattolica propone, anche per evitare pericolose fratture tra l'intervento educativo della scuola e quello della famiglia.

45. - I genitori sono anche chiamati a collaborare alla realizzazione del progetto educativo, secondo la competenza che è loro propria e che si definisce prevalentemente nel precisare gli obiettivi educativi cui la scuola tende.

In particolare essi potranno arricchire questo progetto rendendo vivo ed esplicito il clima familiare che deve caratterizzare la comunità educante.

46. - I genitori, infine, essendo contemporaneamente membri della comunità ecclesiale e civile, rappresentano il ponte più naturale tra la Scuola Cattolica e la realtà circostante, sia per sensibilizzare le comunità cristiane a questo problema, sia per sostenere dinanzi alle pubbliche autorità la priorità del loro diritto ediicativo e il conseguente diritto di libera scelta scolastica per i propri figli senza condizionamenti economici.

In questo modo essi potranno dare un grande sostegno alla vita della Scuola Cattolica.

E lo stesso contributo economico da loro assicurato, spesso, a prezzo di notevoli sacrifici e subendo una evidente ingiustizia, se dato con senso di responsabilità e secondo le possibilità reali, potrà favorire il servizio della Scuola Cattolica ai poveri, nella prospettiva evangelica della condivisione dei beni, per cui chi ha di più si fa disponibile a chi meno possiede.

47. - Le associazioni e i gruppi di ispirazione cristiana, che riuniscono esclusivamente genitori di Scuole Cattoliche, o questi assieme a genitori di altre scuole, sono impegnati a collaborare strettamente tra loro, al fine di svolgere un'azione sensibilizzatrice e promozionale nei confronti di tutte le famiglie degli alunni, in ordine agli obiettivi sopra indicati.

Le Scuole Cattoliche, da parte loro, devono accogliere volentieri la collaborazione dei genitori, e considerare come momento essenziale della propria missione anche un servizio organico di formazione permanente offerto alle famiglie, in vista della loro crescita umana e cristiana e dei loro compiti educativi.

48. Gli alunni

Gli alunni sono protagonisti primari del cammino culturale e formativo proposto nella Scuola Cattolica, e quindi devono partecipare all'elaborazione e all'attuazione di tale cammino, nelle forme rese progressivamente possibili dal maturare dell'età.

Bisognerà perciò individuare forme e spazi, anche nuovi, che rendano la loro partecipazione reale e coerente con i criteri di comunione cui la Scuola Cattolica si ispira.

Tra queste forme può rivelarsi particolarmente significativa la presenza degli studenti negli organismi di partecipazione, presenza che, oltre ad essere espressione diretta delle esigenze giovanili, costituisce una reale ed attiva forma di assunzione di responsabilità nella gestione della scuola.

49. - In tale rapporto di condivisione della vita scolastica, agli alunni, come già ai genitori, è chiesto anzitutto di verificare e di rendere progressivamente sempre più autentiche le motivazioni della loro presenza nella Scuola Cattolica.

Questo impegno comporta una disponibilità seria e sincera verso la proposta educativa e culturale che viene loro rivolta; anche se il punto di partenza e lo svolgimento del loro cammino interiore potranno comprensibilmente rivelarsi non privi di tensioni e di problemi.

La scuola da parte sua, dovrà rispettare l'originalità, la fatica e talora anche le momentanee difficoltà di assimilazione personale di questi itinerari di crescita e di orientamento, secondo il criterio di gradualità precedentemente indicato.

Nello stesso tempo però dovrà verificare e richiedere la lealtà nel rapporto educativo e nel confronto con la proposta culturale, e l'impegno ad affrontare e risolvere seriamente i problemi personali.

Così pure è necessario che la scuola non solo favorisca, secondo un chiaro criterio educativo, il contatto con gli eventi, le situazioni e le strutture ecclesiali e civili, ma concretamente aiuti i singoli alunni ad inserirsi attivamente nella vita della propria comunità parrocchiale.

50. - Strumento efficace a questo fine è l'associazionismo giovanile, che consente agli alunni di maturare più profondamente nell'esperienza i valori dell'amicizia, del dialogo e della socialità, e di instaurare rapporti con il più vasto mondo dei giovani; tutto questo potrà costituire mezzo di verifica e di orientamento, capace di trasformare l'esperienza di gruppo in appello all'impegno personale.

In questa prospettiva, va giustamente valorizzata anche la ricchezza di apporti educativi che può derivare da una seria ed intelligente pratica sportiva, correttamente inserita nello stesso progetto della scuola.

51. Gli ex-alunni

È vivamente auspicabile la partecipazione degli ex-alunni, sia come singoli che come associazioni, alla comunità educante della Scuola Cattolica.

La loro presenza infatti rappresenta una continuazione e insieme una verifica del progetto educativo che ha guidato la loro formazione.

La loro collaborazione è un modo per mettere la competenza acquisita in vari campi a servizio della scuola di cui hanno condiviso problemi e speranze, ed è utile in particolare per l'organizzazione delle attività para o extra-scolastiche e, più in generale, per sostenere la vita dell'istituzione e i suoi rapporti con la Chiesa e con la comunità civile.

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18 Cfr. C.E.I., Comunione e comunità: I. - Introduzione al piano pastorale, in Notiziario C.E.I. n. 6, nn. 58-68
19 Cfr. Gravissimum educationis, n. 5
20 Cfr. Sacra Congregazione per l'Educazione Cattolica, Il laico cattolico, testimone della fede nella scuola, 15 ottobre 1982
21 Cfr. Gravissimurn educationis, n. 8
22 Cfr. Il laico cattolico …, doc. cit. nn. 38-46; 76-80
23 Cfr. ivi, doc. cit., nn. 71-75
24 Cfr. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, n. 36