La formazione all'impegno sociale e politico |
La comunità ecclesiale è chiamata a ricordare il bene ultimo, la giustizia piena, la pace vera; essa è "segno e salvaguardia del carattere trascendente della persona umana".6
Le appartiene la consapevolezza che nessun progetto sociale e politico per il bene, la giustizia e la pace può mai concludersi se non nella pienezza del Regno di Dio, in vista del quale costantemente opera, sostenuta dalla virtu deiia speranza.
La comunità ecclesiale a servizio dell'uomo nel segno della carità, deve annunciare ciò che per l'uomo stesso è buono e giusto, con un impegno di servizio concreto, offerto a ogni persona, soprattutto ai poveri e agli ultimi, nella più grande solidarietà e nella piena gratuità; non è legata, infatti, al successo dei suoi progetti e delle sue opere perchè sa che non sta in essi il fondamento della Chiesa.
10. - Attraverso le opere di misericordia, la comunità ecclesiale apre vie di servizio all'uomo sempre nuove, che anche l'azione sociale e quella politica possono e devono percorrere.7
Solo un esercizio della politica come servizio all'uomo, a livello locale, nazionale e internazionale, può eliminare, infatti, le molte cause della fame, della sete, della nudità, della prigionia, della malattia, dell'estraneità, che hanno oggi tanti nomi nella nostra società e nel mondo.
La comunità ecclesiale, nel suo sforzo educativo e formativo, contribuisce affinchè l'impegno sociale e politico si inscriva nella logica disinteressata e solidale della carità che, come virtù teologale che ha in Dio-Amore il suo principio fontale e il suo dinamismo vitale, rende capace il cristiano di amare tutto l'uomo e tutti gli uomini,8 specialmente i poveri, gli svantaggiati e gli sventurati, con una testimonianza che non si esaurisce nelle cosiddette 'solidarietà corte', pur necessarie e validissime, ma si traduce in una pratica delle 'solidarietà lunghe'9 richieste dalle complesse situazioni del nostro tempo, segnate dalle 'strutture di peccato'.10
Questa pratica trova nella Rivelazione del senso ultimo della vita, delle persone, delle cose la sua origine, la sua misura e il suo scopo.
Una sempre più radicata consapevolezza che l'educazione all'impegno sociale e politico è parte costitutiva della formazione cristiana, richiama la comunità ecclesiale a progettare e ad attuare un'azione pastorale capace di una formazione cristiana integrale.11
I percorsi offerti nelle nostre comunità non rispondono, sovente, a questa esigenza.
Se, in rapporto con la cultura locale,12 si sanno far scaturire dal Vangelo di Cristo dei principi di riflessione, dei criteri di valutazione delle varie situazioni e dei valori orientativi per l'azione concreta, gli itinerari di evangelizzazione e di catechesi, i momenti liturgici, le ordinarie espressioni di carità, di partecipazione e di corresponsabilità, previste nell'azione pastorale parrocchiale e diocesana, possono suscitare e alimentare anche l'impegno sociale e politico.
La comunità ecclesiale, per conoscere la reale situazione culturale, sociale e politica in cui è inserita, deve seguire la logica del servizio, cioè incontrare, ascoltare, dialogare, mantenere rapporti di fiducia, sostenuta dalla preghiera, e condividere.
Su questo terreno maturano criteri di giudizio, orientamenti di pensiero e di azione veramente comunitari; si esercita, cioè, il discernimento pastorale, che non è di questo o di quel gruppo, ma della comunità, unita ai suoi Pastori.13
Ascolto e comunicazione profondamente spirituale, esso domanda la fatica dei tempi lunghi, la pazienza della ricerca comune, l'attesa della maturazione di ciascuno, il coraggio della profezia.
Per favorire !a corretta impostazione dei problemi e una loro migliore soluzione è di grande aiuto una conoscenza più esatta e una diffusione più ampia della dottrina sociale della Chiesa.14
Questa dottrina non appartiene "al campo dell'ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale".15
Suo scopo è interpretare la realtà sociale "esaminandone la conformità o difformità con le linee dell'insegnamento del Vangelo sull'uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente", per orientare il comportamento cristiano.16
Si colloca in questa prospettiva l'azione formativa della comunità cristiana in vista dell'impegno sociale e politico.
La dottrina sociale della Chiesa ne costituisce l'anima.
Compito della Chiesa, infatti, è offrire alla prassi una guida e un orientamento teologico ed etico.17
È una precisa ed inderogabile responsabilità pastorale della comunità ecclesiale individuare e predisporre luoghi, strumenti, servizi finalizzati alla formazione della coscienza sociale e politica dei cristiani.18
Prezioso è il ruolo formativo esercitato dalle Associazioni ecclesiali o di ispirazione cristiana che, per la loro natura e struttura, rappresentano un luogo importante di educazione all'animazione cristiana delle realtà temporali.19
La recente fioritura di scuole, di centri culturali e di altre iniziative simili, è un altro segno evidente di come la Chiesa in Italia colga l'urgenza di offrire al Paese un supplemento di formazione e di cultura per l'esercizio effettivo della cittadinanza e per il recupero di un più autentico senso comunitario della vita sociale e politica.
"Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio".20
Questa speciale vocazione dei laici per le attività secolari dev'essere aiutata nel suo processo di maturazione.
La loro vita, nutrita ai sacramenti della comunione ecclesiale, ha un'intrinseca dimensione comunitaria e sociale.
Maturando nella fede, essi interiorizzano gli orientamenti morali che ne derivano, sono perciò in grado di diventare cittadini esemplari, testimoni di fede, di carità, di speranza nelle infinite situazioni di limite e di povertà che denunciano l'umana condizione, da sempre segnata dall'originario peccato di non accettazione del proprio essere creatura e, perciò stesso, dal rifiuto di Dio, Padre, Creatore e Signore dell'universo.21
La sintesi coerente fra l'interiore tensione verso un cristianesimo esigente e l'efficacia delle azioni sociali e politiche nella nostra società complessa22 è certo impegnativa e difficile; il difetto di risorse interiori di spiritualità la renderebbe impossibile.
Ma una vita costantemente alimentata dalla preghiera, dai sacramenti della fede, dalla partecipazione alla comunione ecclesiale e, insieme, dall'organizzazione delle necessarie conoscenze e competenze, costituisce il fondamento sul quale è possibile costruire una tale sintesi.
Della verità rivelata sull'uomo i cristiani laici devono saper dare testimonianza trovandovi ispirazione perenne per il loro impegno sociale e politico.
Fondato saldamente sulla concezione cristiana della persona umana, dei suoi diritti e dei suoi doveri, ogni impegno temporale è ricondotto all'unico fine di promuovere l'uomo, di servire la sua dignità, nella certezza che la piena verità dell'uomo ci è data in Cristo.23
In un'epoca come la nostra, in cui, pur tra molte contraddizioni, sembrano finalmente farsi strada nella coscienza dell'umanità alcune imprescindibili esigenze comuni, è importantissimo formare e confermare la coscienza cristiana sulla verità rivelata da Dio per l'uomo e la società che il Magistero della Chiesa insegna.
L'ideale di servizio che la coscienza cristiana rettamente formata persegue, in ogni attività sociale e politica intrapresa, è rivolto
all'uomo creato a immagine di Dio;
a un uomo che è peccatore, ma redento da Cristo;
figlio di Dio, a Dio destinato;
persona, dotato di intelligenza, libertà, responsabilità.
Costituita nell'unità di spirito e corpo, la persona umana esprime esigenze materiali, ma anche culturali, morali, religiose, spirituali.
L'uomo è il fine di ogni attività, organizzazione, struttura, istituzione.24
L'esercizio dell'impegno sociale e politico, se correttamente ispirato, esige la consapevolezza da parte di ciascuno di non poter realizzare il bene comune se non nella prospettiva della solidarietà, valutando le legittime esigenze di tutte le componenti sociali.25
La chiarezza delle proprie convinzioni, la pazienza dell'ascolto delle idee degli altri, la volontà di collaborazione fondano un autentico dialogo, capace di produrre, nei vari momenti e luoghi, scelte fedeli alla verità dell'uomo e alle norme etiche che la esprimono e orientate al bene comune concretamente realizzabile.
La consapevolezza della fecondità delle tradizioni storiche allarga gli orizzonti di comprensione e di apertura al nuovo, sgombrando il terreno dagli ostacoli frapposti da una troppo immediata inclinazione alle mode emergenti.
La parola è annunciata e il pane spezzato anche per tutti quei laici che dedicano il loro impegno eminentemente al campo sociale e politico.
Molti di loro, purtroppo, per diverse ragioni, non hanno mantenuto un contatto adeguato con la vita della propria Chiesa.
È nostro dovere promuovere forme e ritmi di vita ecclesiale che sempre più incoraggino l'incontro continuo.
Il laico cristiano deve essere ascoltato e valorizzato per la sua esperienza a servizio del vasto e complicato mondo delle realtà temporali;26 aiutato attraverso l'alimento spirituale, a scoprire in esse i semi del bene e a farli sviluppare in pienezza; fraternamente corretto, qualora non sia coerente con il Vangelo e con la dottrina sociale della Chiesa.27
È evidentemente fuori da questa prospettiva intendere il rapporto tra laici impegnati in politica e comunità ecclesiali, cui appartengono, come uno scambio del consenso per particolari interessi.
I laici possono testimoniare la loro fede con maggiore vigore e costanza se hanno avuto la possibilità di formare cristianamente ogni aspetto della loro personalità: l'intelligenza, la volontà, il sentimento.
Il fallimento, le sconfitte, le frustrazioni, i facili compromessi, le delusioni di tanti che si misurano con la complessità e la durezza dell'azione sociale e politica, sono dovuti, spesso, o a fragilità di carattere o a entusiasmi generosi quanto emotivi o, ancora, a superficiali valutazioni delle difficoltà.
Se è vero che ogni esperienza è di per sè formativa, é anche vero che non tutti i luoghi e gli strumenti hanno finalità e struttura educative e formative.
Famiglia, scuola, parrocchia, associazione sono luoghi educativi e formativi per eccellenza: è qui che il processo educativo di base deve avvenire.28
L'impegno sociale e politico é il punto di arrivo del processo formativo, non il punto di partenza.
Rispettando questo principio, si potrà evitare a molte persone di essere presto, per così dire, schiacciate sotto il peso di questo particolare impegno.
Attrezzandole per tempo nei luoghi specifici della formazione, si può ben sperare in una costante e proficua opera di umanizzazione delle strutture sociali e politiche.
La coerenza e la capacita di sintesi tra vita personale ed impegno sociale e politico è uno degli obiettivi formativi prioritari.
Il possesso e l'esercizio delle virtù nella dimensione familiare, professionale, culturale, associativa, ecclesiale, non si perdono nel servizio alle istituzioni.
Le grandi opzioni culturali, le grandi scelte economiche esigono intelligenza, studio, competenza, ma, prima di tutto, il sostegno morale del pensiero e dell'azione costruito nella quotidianità dei comportamenti e delle scelte.
La radice di ogni grande prospettiva politica e istituzionale si trova, infatti, nella vita delle persone, delle famiglie, delle formazioni sociali.
I valori sanciti dalle Carte Costituzionali dei paesi liberi e democratici reggono all'impatto con i grandi cambiamenti che si stanno verificando se le loro radici sono nella coscienza delle persone.
Indice |
6 | Cf Gaudium et spes, n. 76. |
7 | Cf Giovanni Paolo, Es. Ap. Christifideles Laici, n. 42. |
8 | Cf Paolo VI, Let. Enc. Populorum progressio, n. 14. |
9 | Cf C.E.I., Comm. Ep. Problemi sociali e il lavoro, Chiesa e lavoratori nel cambiamento, n. 29 ( 17 gennaio 1987 ). |
10 | Cf Giovanni Paolo II, Let. Enc. Sollicitudo rei socialis, n. 36. |
11 | A questo proposito è opportuno che si provveda ad un'adeguata e sistematica formazione alle problematiche sociali e politiche dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, specialmente attraverso una continua proposta della dottrina sociale della Chiesa. |
12 | Cf Gaudium et spes, n. 58. |
13 | C.E.I Comm. Ep. Problemi sociali e il lavoro, Chiesa e lavoratori nel cambiamento, n. 29 |
14 | Cf Giovanni Paolo II, Let. Enc. Sollecitudo rei socialis, n. 41. |
15 | Ivi, n. 41. |
16 | Cf Ivi, n. 41. |
17 | Cf Giovanni Paolo II, Es. Ap. Christifideles Laici, n. 60. |
18 | Cf C.E.I. Cons. Ep. Perm. La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, n. 39. |
19 | Cf Giovanni Paolo II, Es. Ap. Christifideles Laici, n. 63. |
20 | Lumen gentium, n. 31. |
21 | Cf Giovanni Paolo II, Es. Ap. Christifideles Laici, n. 60. |
22 | Cf Lumen gentiurn, n. 31. |
23 | Cf Giovanni Paolo II, Es. Ap. Christifideles Laici, n. 36. |
24 | Cf Ivi, n. 37. |
25 | Cf Ivi, n. 42. |
26 | Cf Gaudium et spes, n. 75. |
27 | Cf Lumen gentiurn, n. 37. |
28 | Cf Giovanni Paolo II, Es. Ap. Christifideles Laici, n. 62 e n. 63. |