Comunicazione e missione |
Per lo sviluppo e l'attuazione di una pastorale organica delle comunicazioni sociali il ruolo della parrocchia è primario e decisivo.
Qui concretamente si percepisce l'influsso della cultura mediale e qui è possibile un primo, basilare e innovativo approccio pastorale a tale cultura.
Tutta la vita della comunità parrocchiale dovrebbe essere ripensata in un'ottica più organica e integrata, tenendo conto della cultura determinata dai media.
In questa sede non è possibile entrare nel dettaglio dei vari ambiti della vita pastorale della parrocchia.
È possibile solo, a titolo d'esempio, indicare alcuni aspetti da ripensare alla luce della cultura mediale.
La catechesi - fede trasmessa e approfondita - non può prescindere dalle capacità recettive delle persone, determinate dall'età, dalla cultura, e quindi dalla cultura mediale in cui sono immerse.
I catechisti, come gli animatori dei gruppi e delle associazioni, devono tenerne conto, volgendo a proprio vantaggio le potenzialità dei media, per rendere la proposta più interessante e immediata, secondo la specifica sensibilità e capacità recettiva dei ragazzi, dei giovani e degli adulti.
La celebrazione liturgica si avvale di molteplici codici comunicativi.
È la forma più completa e coinvolgente di relazione con Dio e di comunione tra gli uomini.
Una migliore conoscenza dei linguaggi - verbale, gestuale, cinetico, iconografico, scenografico e coreografico - non può che favorire il clima di preghiera e una partecipazione più intensa alla celebrazione.
Il patrimonio di musica, arte e architettura, proprio della consolidata tradizione liturgica della Chiesa, può trovare nel confronto con la moderna sensibilità mediatica utili spunti per l'opera d'inculturazione che accompagna il rinnovamento liturgico.
Non potrà mancare un'ampia rivisitazione della dimensione caritativa.
La comunicazione della fede e dell'esperienza concreta dell'amore di Dio costituisce il primo e più efficace atto di carità verso i fratelli.
Della carità della comunicazione è ovviamente parte integrante la comunicazione della carità, cioè delle esperienze di servizio, di solidarietà, di volontariato, dell'assunzione dei problemi e delle speranze del territorio.
Pur non ostentando le buone opere, è necessario comunicare sempre meglio quanto la comunità ecclesiale sperimenta nel campo della carità e della gratuità, consci che la testimonianza in questo campo costituisce un fattore determinante per la credibilità del messaggio evangelico e della Chiesa, in sintonia con un contesto mediale che ha nell'elemento narrativo la sua forza comunicativa.
La cultura dei media richiede che l'azione pastorale sia ripensata nella sua interezza e non solo in qualche suo aspetto esteriore: dai linguaggi della catechesi alle celebrazioni liturgiche, dal modo in cui la comunità parrocchiale viene informata delle attività alla gestione della bacheca, dalla disposizione dei manifesti alla realizzazione del bollettino parrocchiale, dal ricorso agli strumenti audiovisivi al rapporto con i media laici ed ecclesiali, nazionali e locali, fino all'uso delle nuove tecnologie.
Una speciale attenzione meritano le associazioni che operano nel settore dell'educazione ai media, favorendo il collegamento tra i vari animatori della comunicazione e della cultura.
Interfaccia virtuale della parrocchia è il suo sito internet.
Le opportunità offerte da questa nuova tecnologia destano giustamente grande interesse.
È ampiamente diffusa, di facile gestione, interattiva e adattabile alle più svariate necessità.
Soprattutto i giovani, se le loro competenze saranno opportunamente valorizzate, possono dare un contributo prezioso all'utilizzo pastorale delle nuove tecnologie.
Se usato in modo dinamico e costantemente aggiornato, non solo quindi come semplice vetrina statica, il sito della parrocchia può rivelarsi uno strumento prezioso per l'evangelizzazione, la conoscenza delle attività della parrocchia, la crescita della comunicazione e della comunione nella stessa comunità.
Importanti sono anche la presenza dei vari media cattolici e il rapporto stabilito dalla comunità parrocchiale con essi.
Quanto nel passato realizzavano con grande efficacia i "diffusori della stampa cattolica", va oggi ripreso e rilanciato a partire dalle diverse caratteristiche assunte dai media.
Per valorizzare al meglio la presenza di tanti e così diversi strumenti, è indispensabile la costituzione di animatori e di commissioni che se ne occupino.
Competenti, investiti formalmente di tale incarico, a loro spetterà favorire la diffusione e l'uso appropriato dei vari canali di comunicazione.
Non meno importante è la collaborazione che la parrocchia può dare, quale osservatorio privilegiato, agli stessi media, cattolici e non, fornendo corrispondenze, informazioni e contributi, dando il proprio apporto alla riflessione sociale e culturale, gestendo in modo prudente e saggio la comunicazione, soprattutto nelle occasioni in cui la vita della comunità, per qualsiasi motivo, venisse a trovarsi al centro dell'attenzione dei media.
Per favorire una piena integrazione della vita parrocchiale con la nuova cultura dei media e promuovere le opportune iniziative, è necessario attivare la figura dell'animatore della cultura e della comunicazione con caratteristiche e competenze adeguate all'impegno che è chiamato ad assumere.
La diffusione di questa figura all'interno delle comunità parrocchiali è la condizione per una vera svolta pastorale.
Ove possibile, si dovrà costituire un'apposita commissione per lo studio e la programmazione; individuare e promuovere carismi e servizi ministeriali sulla base dei progetti approvati dal consiglio pastorale; conferire specifiche responsabilità.
Per realizzare tali progetti, è necessario valutare con attenzione investimenti e tipo di organizzazione.
I media richiedono investimenti ma consentono anche notevoli economie di scala.
Alcuni degli aspetti appena richiamati potrebbero non essere realizzabili nelle parrocchie più piccole o comunque sprovviste di personale competente.
In questo come in altri casi, con stile tipicamente ecclesiale, andranno studiate forme di collaborazione e di organizzazione a livello interparrocchiale o vicariale al fine di favorire la crescita anche di quelle realtà che da sole potrebbero trovarsi in difficoltà.
Tra le strutture di una comunità parrocchiale un posto di grande rilievo assume la sala della comunità.
Sono le stesse parole del Papa a sottolinearne l'importanza: «Aprendovi al concetto più ampio e profondo di comunicazione e considerando le tecniche nel loro valore strumentale, avete voluto […] rendere le vostre sale luoghi di incontro e di dialogo, spazi di cultura e di impegno, per un'azione sapiente di recupero culturale, di preevangelizzazione e di piena evangelizzazione.
[…] Le vostre sale sono diventate così propedeutiche al tempio, punto di riferimento e di interesse anche per i lontani, servizio al popolo di Dio, ma anche a tutti i figli di Dio ovunque dispersi.
[…] La sala della comunità diventi per tutte le parrocchie il complemento del tempio, il luogo e lo spazio per il primo approccio degli uomini al mistero della Chiesa e, per la riflessione dei fedeli più maturi, una sorta di catechesi, che parta dalle vicende umane, e si incarni nelle gioie e nelle speranze, nelle pene e nelle angosce degli uomini».119
La « sala della comunità non [ va intesa ] più semplicemente come sala del cinema, ma come una vera e propria struttura pastorale al servizio della comunità ».120
Per realizzarla non è necessario possedere un tradizionale cinema parrocchiale abilitato come luogo di spettacolo pubblico; basta disporre di una struttura, attrezzata con gli strumenti odierni della comunicazione audiovisiva, in grado di diventare luogo di incontro ed aggregazione.
Anche coloro che sono preposti alla costruzione delle nuove chiese «si preoccupino di riservare alle opere parrocchiali uno spazio da destinare alla sala della comunità e ai vari servizi che essa può rendere alla comunità stessa».121
Di norma le sale della comunità sono associate all'Acec ( Associazione cattolica esercenti cinema ) che, per mandato dell'episcopato italiano, rappresenta e tutela gli interessi delle sale comunque dipendenti dall'Autorità ecclesiastica.122
Indice |
119 | Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al IV Congresso nazionale ACEC, 3-4 |
120 | Comm. ecclesiale per le comunicazioni sociali, La sala della comunità 6 |
121 | Comm. ecclesiale per le comunicazioni sociali, Le sale cinematografiche parrocchiali 2c |
122 | Comm. ecclesiale per le comunicazioni sociali, La sala della comunità 33-35 |