Catechismo Tridentino |
Se ogni parte della dottrina cristiana richiede nel Parroco sapere e diligenza, la dottrina dei sacramenti, necessaria per volere di Dio e fecondissima di bene, suppone in lui una capacità e uno zelo speciale, affinché i fedeli meditandola con cura e frequenza vengano preparati a ricevere in maniera degna e salutare misteri cosi eccelsi e sacrosanti.
Nello stesso tempo i sacerdoti non si allontaneranno dalla norma di quella divina interdizione: Non date ciò che è santo ai cani, e non buttate le vostre perle davanti ai porci ( Mt 7,6 ).
Volendo trattare dei sacramenti in genere, è bene cominciare dal valore e significato del termine stesso, spiegandone i molteplici sensi, a fine di intendere più facilmente qual è quello nel quale viene usato in questo caso.
S'insegnerà pertanto ai fedeli che il vocabolo sacramento è stato adoperato in diverso senso dagli scrittori profani e da quelli sacri.
I primi lo hanno applicato a quell'obbligazione per la quale ci costringiamo, con giuramento, a un qualche vincolo di servitù.
Cosi il giuramento con cui i soldati promettevano fedeltà allo Stato, veniva chiamato sacramento militare; e questo sembra il significato più frequente della parola presso gli scrittori profani.
Ma i Padri latini che scrissero di argomenti sacri intesero per sacramento una cosa sacra che si mantiene occulta, nel medesimo senso cioè nel quale i Greci adoperavano la parola mistero.
Appunto in questo senso si deve prendere la voce sacramento nell'epistola a quei di Efeso: Per far noto a noi il sacramento della sua volontà ( Ef 1,9 ); e a Timoteo: Grande è il sacramento della pietà ( 1 Tm 3,16 ); e nella Sapienza: Disconobbero i sacramenti di Dio ( Sap 2,22 ).
In questi passi e in altri molti, sacramento non significa altro che cosa sacra, nascosta ed occulta.
Perciò i Dottori latini giudicarono potersi rettamente chiamare sacramenti taluni segni sensibili i quali esteriormente mostrano, e quasi pongono sotto gli occhi, la grazia che producono, sebbene essi a detta di san Gregorio si possano anche dire sacramenti in quanto la divina virtù vi opera in segreto la salvezza, sotto il velame di segni corporei ( Reg. 16 ).
Né pensi qualcuno che tale vocabolo sia recente nella Chiesa; poiché chi scorre san Girolamo e sant'Agostino facilmente rileverà come questi antichi scrittori della nostra religione, a dimostrazione del medesimo oggetto di cui trattiamo, spessissimo adoperano la parola sacramento e talora quelle di simbolo, segno mistico, o di segno sacro.
E basti, per il nome di sacramento, quanto abbiamo detto e che si può applicare anche ai sacramenti dell'antica legge: di questi ultimi però non è necessario dare istruzioni ai Parroci, essendo stati aboliti dalla legge evangelica e dalla grazia.
Oltre al significato del termine, illustrato fin qui, importa investigare diligentemente il valore e la natura del sacramento ed esporre ai fedeli che cosa sia.
Nessuno dubita che i sacramenti appartengano a quel genere di mezzi, che procacciano la salvezza e la giustizia.
Ma sebbene siano molte le espressioni ritenute idonee a chiarire tale argomento, nessuna definizione appare più piana e lucida di quella data da sant'Agostino e seguita poi da tutti i dottori scolastici: Sacramento è un segno di cosa sacra ( La Città di Dio, 10,5 ); o, per usare altre parole del medesimo significato: Sacramento è un segno visibile della grazia invisibile, istituito per la nostra giustificazione ( S. Bernardo, Discorso della Cena, 2 ).
A meglio chiarire questa definizione, i Parroci la spiegheranno partitamente.
Innanzi tutto insegneranno che sono due i generi delle cose percepite con i sensi.
Esse infatti, o sono state inventate per significarne altre, oppure hanno la loro ragion d'essere in se stesse.
Nella seconda categoria entrano quasi tutte le cose prodotte dalla natura; invece nella prima abbiamo le parole, la scrittura, i vessilli, le immagini, le trombe e altre cose simili.
Togliendo infatti a un vocabolo il suo ufficio di significare, si toglie al tempo stesso la sua ragion d'essere.
Queste cose appunto sono dette propriamente segni, perché, come spiega sant'Agostino, il segno, oltre alla cosa che offre ai sensi ci fa anche prendere cognizione di un'altra cosa; come dall'orma impressa nel suolo subito ne deduciamo il passaggio di qualcuno, che ha lasciato appunto quest'impronta ( De doctr. christ., 2, 1 ).
Ciò posto, è evidente che il sacramento appartiene a quella categoria di cose che sono state istituite per significarne altre, in quanto per mezzo di un'immagine e di una similitudine rappresentano quel che Dio opera, per sua invisibile virtù, nelle anime.
Per portare un esempio che renda più chiara la spiegazione, il Battesimo, cioè l'abluzione esterna con l'acqua mentre si pronuncia la formula prescritta, significa che per virtù dello Spirito santo ogni macchia di peccato e ogni turpitudine interiore viene mondata e le anime nostre si adornano del prezioso dono della giustizia celeste.
Cosicché nel tempo stesso, come spiegheremo in seguito, detta abluzione corporale produce nell'anima quello che significa.
Ma anche dalla Scrittura si ricava chiaramente che il sacramento deve collocarsi tra i segni.
Infatti cosi scrive l'Apostolo ai Romani, sulla circoncisione, sacramento dell'antica legge dato ad Abramo padre di tutti i credenti ( Gen 17,10 ): Egli ricevette il segno della circoncisione, segno della giustizia ricevuta per la fede ( Rm 4,11 ).
Afferma pure che noi tutti battezzati in Gesù Cristo, siamo stati battezzati nella sua morte ( Rm 6,3 ).
Qui giova rilevare che Battesimo significa per l'appunto ( come dice l'Apostolo ) che noi siamo stati insieme con lui sepolti nel Battesimo per morire ( Rm 6,4 ).
Molto gioverà al popolo fedele intendere che i sacramenti appartengono al genere dei segni, perché più facilmente si persuaderà che le cose da essi significate, contenute e prodotte, sono sante ed auguste; e una volta conosciuta la loro santità, sarà eccitato a venerare più profondamente la bontà di Dio verso di noi.
Rimangono da spiegare le parole: di una cosa sacra, che costituiscono la seconda parte della definizione: ma per farlo più ampiamente è opportuno rifarsi da principio ad esaminare l'acuta e sottile trattazione di sant'Agostino sulla varietà dei segni ( Dottr. Crist. 2,1 ).
Alcuni di essi si dicono naturali, perché producono in noi la cognizione non solo di se stessi, ma anche di qualche altra cosa ( il che è comune ad ogni genere di segni come è stato detto sopra ); il fumo, per esempio, accusa subito la presenza del fuoco.
Questo segno si chiama naturale, perché il fumo non significa il fuoco per convenzione, ma per esperienza; chi vede il solo fumo, subito ne deduce la presenza e la forza del fuoco ancora latente.
Altri segni non sono naturali ma convenzionali ed inventati dagli uomini, per poter parlare tra di loro, aprire ad altri i sensi dell'animo proprio, e insieme conoscere i giudizi e i propositi degli altri.
Questi sono molteplici e vari, come si rileva dal fatto che alcuni si riferiscono alla vista, molti all'udito, il resto agli altri sensi.
Quando, per esempio, per manifestare qualche cosa agitiamo una bandiera, è chiaro che il segnale si riferisce esclusivamente alla vista; mentre il suono delle trombe, del flauto, della cetra, provocato non solo per diletto ma spesso per significare qualche cosa, spetta all'udito.
Sopratutto in questo senso vanno prese le parole, le quali mirabilmente valgono ad esprimere i più riposti pensieri dell'animo.
Oltre ai segni costituiti per consenso e convenzione degli uomini, ve ne sono altri stabiliti da Dio, pur non essendo tutti, per comune consenso, del medesimo genere.
Taluni infatti sono stati dati da Dio agli uomini, solo per significare o ricordare qualche cosa, come le purificazioni, il pane azimo e molte altre spettanti al culto mosaico; altri invece, non servono solo per significare, ma anche per produrre ( un effetto ).
Tra questi ultimi si devono evidentemente enumerare i sacramenti della nuova legge, i quali appunto sono segni d'istituzione divina e non d'invenzione umana.
Essi, come noi crediamo fermamente, hanno in sé la virtù d'operare quello che significano.
Come i segni sono di vari tipi, secondo che abbiamo mostrato, cosi anche le cose sacre sono di diverse specie.
Per quel che riguarda la definizione dei sacramenti, gli scrittori ecclesiastici mostrano che sotto il nome di cosa sacra si deve intendere la grazia di Dio, che ci fa santi e ci adorna dell'abito di tutte le virtù divine.
A buon diritto le attribuirono questo senso, perché per suo beneficio l'anima si consacra a Dio e a lui si congiunge.
Pertanto, per chiarire più esplicitamente che cosa è sacramento, si dovrà spiegare che esso è una cosa sensibile, la quale per istituzione divina, ha la virtù non solo di significare, ma anche di produrre la santità e la giustizia.
Donde segue, come ciascuno facilmente comprenderà, che le immagini dei santi, le croci e simili, pur essendo segni di cose sacre, non si possono chiamare sacramenti.
Sarà facile comprovare la verità di questa dottrina con l'esempio di tutti i sacramenti, facendo un'applicazione analoga a quella da noi esposta a proposito del Battesimo.
Laddove facemmo osservare che la solenne abluzione del corpo è il segno ed ha l'efficacia di una realtà sacra che lo Spirito santo opera nell'interno dell'anima.
Questi mistici segni istituiti da Dio sono destinati, sempre per divina disposizione, a significare non una sola cosa, ma molte insieme.
Il che si rileva in tutti e singoli i sacramenti, i quali, oltre la santità e la giustizia, esprimono due altre cose strettissimamente congiunte con la santità: cioè la passione del Redentore, causa della santità, e la vita eterna, o celeste beatitudine, a cui, come a fine, la nostra santità è diretta.
E poiché questo si può rilevare in tutti i sacramenti, a buon diritto gli scrittori ecclesiastici hanno insegnato che ogni sacramento ha un triplice significato: ricorda una cosa passata, indica e mostra una cosa presente, preannuncia una cosa futura.
Né si creda che questo loro insegnamento non sia suffragato dalla testimonianza della Scrittura.
Quando l'Apostolo dice: Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, nella morte di lui siamo stati battezzati ( Rm 6,3 ), chiaramente mostra che il Battesimo intanto è un segno, in quanto commemora la passione e la morte del Signore.
E quando prosegue: Poiché siamo stati insieme con lui sepolti nel Battesimo per morire, affinché siccome Cristo risuscito da morte per gloria del Padre, cosi noi viviamo nuova vita ( Rm 6,4 ), vuoi significare che il Battesimo è un segno, per il quale viene infusa in noi la grazia celeste; grazia che ci da la forza di iniziare una nuova vita e di compiere con alacrità e con gioia tutti i doveri della vera pietà.
E, nel concludere con l'espressione: Se noi siamo stati innestati alla raffigurazione della sua morte, lo saremo anche alla resurrezione ( Rm 6,5 ), vuole evidentemente insegnarci che il Battesimo significa anche la vita eterna, che appunto in forza di esso potremo un giorno conseguire.
Ma oltre alle varie specie di significati, ora menzionati, avviene spesso che un sacramento non esprima e figuri soltanto una cosa presente, ma molte; come facilmente si vede nel santissimo sacramento dell'Eucaristia.
Esso significa insieme la reale presenza del corpo e del sangue del Signore, e la grazia che ne ricevono coloro i quali degnamente si accostano ai sacri misteri.
Da quanto abbiamo esposto non mancheranno ai Pastori argomenti per esporre quanta divina potenza e quali arcani miracoli si celino sotto i sacramenti della nuova legge; e quindi per persuadere ai fedeli di trattarli e riceverli con la più religiosa pietà.
Ad insegnare il retto uso dei sacramenti nulla è più adatto che esporre con diligenza le cause della loro istituzione.
La prima consiste nella debolezza dell'intelletto umano, la cui natura è tale, che noi non possiamo aspirare di giungere alla cognizione delle cose intelligibili se non attraverso quelle sensibili.
Ora, affinché noi potessimo più facilmente comprendere quello che opera la virtù di Dio, lo stesso divino Creatore con infinita sapienza ha provveduto, per sua benignità verso di noi, a esprimere questa virtù con taluni segni sensibili.
Infatti, come ha scritto san Giovanni Crisostomo, se l'uomo non avesse avuto il corpo, gli sarebbero stati offerti quei beni nudi e senza involucro; ma essendo l'anima unita al corpo, è assolutamente necessario per lei servirsi delle cose sensibili per giungere a comprenderli ( Hom. LXXXII in Matth. 4 ).
La seconda causa sta nel fatto che l'animo nostro non si muove facilmente a credere quel che gli viene promesso.
Perciò Iddio, fin dal principio del mondo, ha avuto cura di ricordare frequentemente le sue promesse.
Talora però nell'annunziare opere la cui grandiosità avrebbe potuto scuotere la fede nelle sue promesse, aggiunse alle parole altri segni, che avevano sovente l'aspetto di miracoli.
Quando, ad esempio, Dio invio Mosè per liberare il popolo d'Israele, ed egli, nonostante il sostegno dell'aiuto di Dio che gli parlava, temeva di sobbarcarsi a un peso superiore alle sue forze, mentre il popolo, da parte sua, si sarebbe rifiutato di prestar fede agli oracoli divini, ecco che il Signore confermo la sua promessa con molti e vari prodigi ( Es 3ss ).
Come dunque nell'antico Testamento Dio attestò con segni miracolosi la certezza di qualche sua grande promessa; cosi nella nuova legge Cristo redentore nostro, promettendo a noi il perdono dei peccati, la grazia celeste, la comunicazione dello Spirito Santo, istituì alcuni segni capaci di colpire la vista e gli altri sensi, affinché servissero come di pegno per noi e c'impedissero di dubitare della sua fedeltà alle promesse.
La terza causa fu di far servire questi segni quali rimedi, come scrive sant'Ambrogio ( In Lc 10,30, lib. 7, n. 73 ), e quali medicamenti del Samaritano evangelico, per ridare e conservare la salute delle anime.
Infatti la virtù che emana dalla passione di Cristo, cioè la grazia che ci ha meritato sull'altare della croce, deve pervenire a noi, come attraverso un canale, mediante i sacramenti; in altra maniera, non c'è speranza di salute per nessuno.
Perciò il clementissimo Signore volle lasciare alla Chiesa con la sanzione della sua parola e della sua promessa i santi sacramenti; affinché fermamente credessimo che per loro mezzo ci viene comunicato il frutto della sua passione, purché ciascuno applichi a sé con religiosa pietà questo farmaco di guarigione.
La quarta causa che ha reso necessaria l'istituzione dei sacramenti è stata quella di costituirli come caratteri e simboli di riconoscimento tra i fedeli.
Infatti nessuna società umana può sussistere in un corpo unitario, vera o falsa che sia la sua religione, senza esser collegata da qualche segno visibile, come insegna sant'Agostino ( Contr. Fausto, XXIX,1 ).
Ora, i sacramenti della nuova legge offrono questa duplice funzione di distinguere i cristiani dagl'infedeli e di stringere fra loro in santo vincolo i fedeli medesimi.
Un'altra giustissima causa dell'istituzione dei sacramenti si può desumere da quelle parole dell'Apostolo: Col cuore si crede a giustizia; e con la bocca si fa confessione per la salvezza ( Rm 10,10 ).
Con i sacramenti noi professiamo e facciamo conoscere la nostra fede davanti agli uomini.
Infatti ricevendo il Battesimo, pubblicamente attestiamo di credere che in virtù di quell'acqua che ci lava nel sacramento, avviene la purificazione spirituale dell'anima.
Adunque i sacramenti hanno una grande efficacia non solo per eccitare ed alimentare la fede nelle anime nostre, ma anche per accendere quella carità, che dobbiamo nutrire gli uni per gli altri, ricordandoci di essere collegati da strettissimo vincolo e divenuti membri di un medesimo corpo, in virtù appunto della comunione dei sacri misteri.
Da ultimo, cosa di grande importanza per la cristiana pietà, i sacramenti domano e reprimono la superbia della mente umana e ci esercitano nell'umiltà; perché cosi siamo costretti ad assoggettarci ad elementi sensibili, per ubbidire a Dio, noi che da lui ci eravamo empiamente allontanati per servire agli elementi del mondo ( Gal 4,9 ).
Tutto questo ci sembra opportuno doversi insegnare ai fedeli intorno al nome, alla natura ed alla istituzione dei sacramenti.
Fatto questo con diligenza, bisognerà ancora spiegare di quali cose constino i singoli sacramenti, quali siano le loro parti, i riti e le cerimonie ad essi relative.
Bisognerà innanzi tutto far notare che la cosa sensibile, di cui si parla nella definizione del sacramento, non è unica, sebbene esso costituisca in verità un unico segno.
Ogni sacramento, infatti, consta di due cose, una delle quali ha carattere di materia e si chiama elemento, l'altra di forma e si dice comunemente verbo, o parola.
Questa è la dottrina ricevuta dai Padri; e può valere per tutti in proposito il notissimo passo di sant'Agostino: La parola si unisce all'elemento e si forma il sacramento ( Tratt. in San Jn LXXX,3 ).
Quindi col nome di cosa sensibile essi intendono sia la materia o elemento ( l'acqua per il Battesimo, il crisma per la Confermazione, l'olio per l'Estremo Unzione, cose tutte che cadono sotto il senso della vista ), sia le parole che hanno carattere di forma e cadono sotto l'udito.
L'Apostolo ha chiaramente indicato l'una e l'altra cosa scrivendo: Cristo amò la Chiesa e diede per lei se stesso, a fine di santificarla mondandola con il lavacro dell'acqua mediante la parola di vita ( Ef 5,25-26 ).
Nel quale passo sono espresse la materia e la forma del sacramento.
Era necessario aggiungere le parole alla materia, perché divenisse più esplicito e chiaro il significato del rito.
La parola infatti è il più perspicuo di tutti i segni; se essa manca, rimane oscuro il significato della materia dei sacramenti.
Consideriamo p. es., il Battesimo.
Siccome l'acqua ha il potere tanto di rinfrescare che di lavare, e potendo essere simbolo di entrambi, se non si aggiungono le parole, potrà forse taluno, per congettura, giudicare quale dei due sia il vero, ma non potrà mai affermarlo con certezza.
Invece, adoperando le parole, comprendiamo subito che l'acqua ha la virtù e il significato di purificare.
Appunto in questo i nostri sacramenti si avvantaggiano su quelli dell'antica legge; i quali non avevano, per quanto ne sappiamo, nessuna determinata forma di amministrazione, riuscendo perciò incerti ed oscuri; i nostri invece hanno una formula cosi precisa, che allontanandosi da essa, cessa l'esistenza stessa del sacramento; essi riescono perciò ben chiari né lasciano luogo al dubbio.
Tali dunque sono le parti che costituiscono la natura e la sostanza dei sacramenti, e di cui necessariamente consta ciascuno di essi.
Alla materia e alla forma si aggiungono le cerimonie, le quali, salvo il caso di necessità, non possono omettersi senza peccato, ma che pur omesse, non distruggono il valore del sacramento, poiché non appartengono all'essenza di esso.
Giustamente fin dai primi tempi della Chiesa si è sempre usato di amministrare i sacramenti con solenni cerimonie.
Innanzi tutto perché è sommamente conveniente tributare ai sacri misteri un tale culto religioso, affinché da santi trattassimo le cose sante.
E in secondo luogo gli effetti del sacramento sono meglio chiariti dalle cerimonie, che quasi ce li pongono sotto gli occhi ed imprimono più altamente la loro santità nell'animo dei fedeli.
Infine le cerimonie elevano la mente di chi le guarda e le osserva con diligenza al pensiero delle cose celesti, ed eccitano in lui la fede e la carità.
Perciò bisogna adoperare grande cura e diligenza, affinché i fedeli conoscano a fondo il valore delle cerimonie proprie di ciascun sacramento.
Bisogna spiegare anche il numero dei sacramenti.
Tale cognizione riuscirà utile ai fedeli, i quali con tanta maggiore pietà saranno indotti a lodare e magnificare la singolare bontà di Dio con tutta la potenza del cuore, quanto più vedranno che sono numerosi gli aiuti a noi preparati da Dio per conseguire la salvezza e la vita beata.
I sacramenti della Chiesa cattolica sono sette, come è provato dalla Scrittura, confermato dalla tradizione dei Padri e attestato dall'autorità dei Concili.
Perché non siano né più né meno, si può mostrare, con plausibile argomentazione, dall'analogia che esiste tra le situazioni della vita naturale e quelle della vita soprannaturale.
L'uomo infatti per cominciare la vita, conservarla e renderla utile per sé e per la società, ha bisogno di sette cose.
E cioè, come individuo ha bisogno di nascere, crescere, alimentarsi, curarsi in caso di malattia, rafforzarsi in caso di debolezza; e, come membro della società ha bisogno di essere governato dall'autorità dei magistrati, che dovranno reggerlo e governarlo e inoltre ha bisogno di conservare se medesimo e tutta l'umana famiglia mediante la generazione di legittima prole.
Ora tutto questo risponde appieno anche alla vita spirituale dell'anima; e qui appunto è riposta la ragione del numero settenario dei sacramenti.
Viene innanzi a tutti il Battesimo, porta degli altri sacramenti, per il quale rinasciamo a Cristo;
poi la Confermazione che ci accresce ed irrobustisce nella grazia divina; il Signore infatti, come osserva sant'Agostino ( Epist. CCLXV ), disse agli apostoli già battezzati: Trattenetevi in città finché non siate investiti di potenza dall'alto ( Lc 24,49 ).
Indi l'Eucaristia, cibo che alimenta e sostiene il nostro spirito, avendo detto il Signore: La mia carne è davvero cibo, e il sangue mio è davvero bevanda ( Gv 6,56 ).
La Penitenza restituisce la sanità perduta per le ferite del peccato;
l'Estrema Unzione cancella i residui del peccato e ricrea le forze dell'anima, secondo la testimonianza di san Giacomo su questo punto: Se ( l'infermo ) si trova con dei peccati, gli saranno rimessi ( Gc 5,15 ).
L'Ordine sacro dona la potestà di esercitare perennemente nella Chiesa il pubblico ministero dei sacramenti e compiere tutte le sacre funzioni.
Da ultimo viene il Matrimonio, in virtù del quale, dal legittimo e santo connubio dell'uomo e della donna, sono procreati e religiosamente educati i figliuoli al culto di Dio e alla conservazione del genere umano.
Importa sommamente notare che i sacramenti, pur avendo in sé una mirabile virtù divina, non hanno però tutti una pari necessità e dignità, né un solo e medesimo significato.
Tre di essi sono necessari più degli altri, sebbene per motivi diversi.
Il Battesimo è necessario a tutti senza eccezione, come ha dichiarato il Salvatore medesimo: Chi non rinascerà per acqua e Spirito santo non può entrare nel regno di Dio ( Gv 3,5 ).
La Penitenza è necessaria soltanto a coloro che, dopo il Battesimo, sono caduti in qualche peccato mortale.
Essi non potranno sfuggire l'eterna dannazione, se non avranno fatto legittima penitenza del peccato commesso.
L'Ordine sacro, infine, è necessarissimo non ai singoli fedeli ma a tutta la Chiesa.
Se guardiamo alla dignità, l'Eucaristia precede tutti gli altri per la santità, il numero e la grandezza dei suoi misteri; ciò s'intenderà meglio spiegando a suo luogo quel che si riferisce ai singoli sacramenti.
Bisogna poi esaminare da chi abbiamo ricevuto questi santi e divini misteri, giacché il valore di un bel dono viene assai aumentato dalla dignità ed eccellenza del donatore.
La risposta è facile.
Essendo Dio la fonte della giustificazione degli uomini, ed essendo i sacramenti i mirabili strumenti di questa giustificazione, è evidente che noi dobbiamo riconoscere quest'unico e medesimo Iddio come autore, in Cristo, della giustificazione e dei sacramenti.
Inoltre i sacramenti possiedono una forza efficace che penetra nell'interno dell'anima.
Ora, poiché appartiene esclusivamente a Dio penetrare nei cuori e nelle menti degli uomini, ne segue che Dio stesso ha istituito, per il tramite di Cristo, i sacramenti, come dobbiamo ritenere con fede certa e costante che è sempre Dio a dispensarne interiormente la virtù.
Tale appunto è la testimonianza che il Battista dichiarava aver ricevuto in proposito: Chi mandò me a battezzare in acqua, quegli mi disse: Colui, nel quale vedrai discendere e fermarsi lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo ( Gv 1,33 ).
Dio, pur essendo l'autore e il dispensatore dei sacramenti, ha voluto che nella Chiesa ne fossero ministri non gli angeli, ma gli uomini.
La tradizione costante dei Padri ci conferma che per produrre un sacramento, oltre alla materia e alla forma, si richiede anche il ministro.
Questi ministri, mentre compiono quella data funzione, non agiscono in nome proprio, ma in persona di Cristo.
Perciò, siano essi buoni o cattivi, purché adoperino la forma e la materia istituita da Cristo e sempre adoperata dalla Chiesa cattolica, e si propongano di fare quel che fa la Chiesa amministrandoli, producono e conferiscono veramente i sacramenti.
Quindi nulla può impedire il frutto della grazia, a meno che coloro che li ricevono, vogliano da sé privarsi di un tanto bene e resistere allo Spirito Santo.
Questa è stata sempre la sentenza certa e costante della Chiesa, come ha dimostrato chiarissimamente S. Agostino nel suo trattato contro i Donatisti: ( Del Battes. contro i Donatisti, 3,10; 4,4; 5,19; Contro Cresc. 4,20 ).
E se vogliamo argomenti scritturali, li troviamo in queste parole dell'Apostolo: Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma Dio ha fatto crescere; di guisa che sono nulla colui che pianta, e colui che irriga, ma solo Dio che fa crescere ( 1 Cor 3,6-7 ).
Da questo passo rileviamo che come agli alberi non nuoce la malvagità di chi li ha coltivati, cosi nessun male può derivare in coloro che sono stati innestati in Cristo, da parte dei ministri perversi.
Perciò, come i santi Padri c'insegnarono spiegando il Vangelo di san Giovanni ( Gv 4,2 ), anche Giuda Iscariote battezzò molti, e non leggiamo che alcuno di essi fosse ribattezzato.
Ciò ha fatto scrivere a sant'Agostino queste parole mirabili: Giuda ha battezzato e nessuno ha ribattezzato dopo di lui; il Battista ha battezzato e i suoi sono stati ribattezzati; perché il battesimo di Giuda, anche se dato da Giuda, era il battesimo di Cristo; mentre quello del Battista era del Battista.
Giustamente quindi noi anteponiamo non Giuda a Giovanni, ma il battesimo di Cristo, anche amministrato da Giuda, a quello del Battista, anche se amministrato da lui in persona ( In evang. loh., 5,18 ).
Non per questo i Parroci e gli altri ministri dei sacramenti pensino, udendo ciò, che sia loro lecito trascurare l'integrità dei costumi e la purezza del cuore, limitandosi ad osservare le rubriche nell'amministrazione dei sacramenti.
Bisogna certo osservarle con diligenza; ma non consistono in esse tutti gli obblighi relativi a detta amministrazione.
Dovranno si sempre ricordare che i sacramenti non perdono mai la divina virtù insita in loro; ma tale virtù può causare la morte e il danno eterno di chi li tratta con mani impure.
Le cose sante - giova ripeterlo più e più volte - vanno trattate con santità e con rispetto.
Dio ha detto al peccatore, presso il Salmista: Perché vai parlando dei miei statuti e hai sempre il mio patto in bocca, mentre tu odii il freno della legge? ( Sal 50,16 ).
Ora, se è interdetto al peccatore di parlare delle cose divine, quanto maggior colpa commetterà chi, pur essendo consapevole di molte iniquità, non teme di compiere con la sua bocca contaminata i divini misteri, di toccarli con le sue mani sozze, di offrirli e amministrarli agli altri?
E si noti che san Dionigi ha scritto che non è permesso ai cattivi di toccare i simboli; questo è il nome ch'egli da ai sacramenti ( Della Gerarchia eccl. cap. I ).
Perciò i ministri delle cose sacre cerchino innanzi tutto di acquistare la santità; accedano puri ad amministrare i sacramenti e si esercitino nella pietà, in guisa tale che dal frequente uso e ministero di essi, ne derivi in loro, con l'aiuto di Dio, una grazia sempre più abbondante.
Dopo si dovrà insegnare quali siano gli effetti dei sacramenti; il che arrecherà molta luce alla definizione dei sacramenti data più sopra.
Questi effetti sono principalmente due.
Prima innanzi tutto la grazia, che secondo la terminologia dei Dottori è detta santificante.
L'Apostolo lo ha chiaramente insegnato scrivendo: Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, al fine di santificarla, purificandola col lavacro dell'acqua, mediante la parola di vita ( Ef 5,25-26 ).
Come possa compiersi si grande e mirabile portento per mezzo del sacramento; come avvenga, per citare il celebre detto di Agostino, che l'acqua lavi il corpo e tocchi il cuore, è cosa che non si può comprendere con la ragione umana.
Nessuna cosa sensibile, tutti l'ammettono, è di sua natura capace di penetrare nell'anima.
Ma alla luce della fede sappiamo che nei sacramenti è riposta una virtù di Dio onnipotente, per cui possono produrre ciò che le cose sensibili non potrebbero da sé sole.
E affinché nessun dubbio possa sussistere nell'anima dei fedeli, volle Iddio clementissimo fin dal principio manifestare con miracoli l'effetto che i sacramenti producono nell'interno.
Questo perché noi con ferma fede credessimo che un tale effetto perpetuamente si produce, pur essendo cosi remoto dai sensi.
Tralasciamo il fatto che dopo il battesimo del Redentore nel Giordano si aprirono i cieli e scese lo Spirito santo in forma di colomba ( Mt 3,16 ), per significarci che viene infusa la sua grazia nell'anima quando veniamo battezzati al sacro fonte; tralasciamo questo fatto, perché si riferisce più alla santificazione del Battesimo che all'amministrazione di esso.
Ma non leggiamo forse che il giorno di Pentecoste, quando gli apostoli ricevettero lo Spirito Santo, che li rese più alacri e forti a predicare la verità della fede e a sfidare i pericoli per la gloria di Cristo, venne all'improvviso dal cielo un suono, come si fosse levato un vento gagliardo, e apparvero ad essi delle lingue distinte, quasi di fuoco? ( At 2,3 ).
Questo volle significare che il sacramento della Confermazione dona a noi il medesimo Spirito, e ci accresce le forze per resistere alla carne, al mondo, al demonio, che sono i nostri eterni nemici.
All'alba della Chiesa si sono frequentemente rinnovati tali miracoli, quando gli apostoli amministravano i sacramenti; ma poi, confermata e corroborata ormai la fede, cessarono.
Da quanto abbiamo esposto intorno alla grazia santificante, primo effetto dei sacramenti, si ricava chiaramente che i sacramenti della nuova legge hanno una virtù ben più insigne ed efficace che non quelli dell'antica.
Questi, essendo deboli e poveri elementi ( Gal 4,9 ), santificavano quanto alla mondezza della carne ( Eb 9,13 ), ma non dell'anima.
Perciò furono istituiti soltanto come simboli di quegli effetti, che i nostri misteri dovevano produrre.
Invece i sacramenti della nuova legge, sgorgati dal costato di Cristo, che per Spirito Santo offrì se stesso immacolato a Dio, mondano la nostra coscienza dalle opere di morte, per farla servire al Dio vivente ( Eb 9,14 ).
Quindi operano, in virtù del sangue di Cristo, quella grazia che significano.
Se dunque li paragoniamo agli antichi sacramenti, li troviamo insieme più efficaci negli effetti, più ubertosi nei frutti, più augusti nella santità.
Altro effetto, non però comune a tutti i sacramenti, ma proprio solo di tre: Battesimo, Cresima e Ordine sacro, è il carattere che essi imprimono nell'anima.
Quando l'Apostolo scrive: Dio è quegli che ci ha uniti e sigillati, ed ha infuso nei nostri cuori la caparra dello Spirito ( 2 Cor 1,21 ), ha espresso chiaramente con le parole "ci ha sigillati", il carattere, il cui effetto peculiare è appunto quello di marcare, contrassegnare.
Il carattere è come un distintivo impresso nell'anima, che non si può mai cancellare e vi rimane eternamente scolpito.
Di esso sant'Agostino ha scritto: Forse i sacramenti cristiani saranno meno efficaci del distintivo materiale, che distingue il soldato?
Quando un soldato ritorna alla milizia, che aveva abbandonato, non gli se ne imprime un altro; ma si riconosce e si legittima l'antico ( Contr. Parm. 2,13; Epist. CLXXXV,6 ).
Il carattere produce due effetti: rende atti a ricevere, o compiere un dato ufficio sacro, e distingue da coloro che non ne sono insigniti.
In forza del carattere battesimale, infatti, siamo resi idonei a ricevere gli altri sacramenti e insieme ci distinguiamo, come cristiani, dagl'infedeli.
Il medesimo si dica del carattere della Cresima e dell'Ordine sacro.
Il primo ci arma e ci addestra, come soldati di Cristo, a confessare e difendere pubblicamente il suo nome; a resistere al nemico che si cela in noi e agli spiriti maligni che sono nell'aria; nello stesso tempo ci distingue dai soli battezzati, che sono come bambini nati da poco.
Il secondo da la potestà di produrre e di amministrare i sacramenti, e insieme distingue chi ne è insignito dalla rimanente massa dei fedeli.
Deve pertanto accettarsi la norma della Chiesa cattolica, la quale insegna che questi tre sacramenti imprimono il carattere, e non si possono mai ripetere.
Questo è quanto si deve insegnare intorno ai sacramenti in generale.
Trattando questo argomento i Parroci si sforzeranno di ottenere sopratutto due cose: primo, che i fedeli comprendano di quanto onore, culto e venerazione siano degni questi doni celesti e divini; secondo, che ne facciano un uso devoto e pio, poiché Dio clementissimo li ha istituiti appunto per la salute di tutti; e talmente s'innamorino della perfezione cristiana, da considerare come un danno il rimanere privi per qualche tempo specialmente dei due salutari sacramenti della Penitenza e della Eucaristia.
Facilmente i Parroci raggiungeranno lo scopo, se ripeteranno spesso ai fedeli quanto abbiamo detto sopra intorno alla divinità e dal frutto dei sacramenti:
e cioè che essi per prima cosa sono stati istituiti da Gesù nostro redentore, dal quale nulla può uscire che non sia perfettissimo;
secondo, che quando si ricevono, ci penetra fin nell'intimo del cuore l'efficacissima grazia dello Spirito Santo;
terzo, che possiedono una virtù mirabile e sicura in curare le anime;
quarto, che per loro mezzo vengono a noi trasmesse le ricchezze immense della passione del Signore.
Faranno da ultimo notare che pur essendo l'intero edificio cristiano basato sul saldissimo fondamento della pietra angolare che è Cristo, sarebbe assai da temerne la rovina, se non fosse sostenuto in ogni parte dalla predicazione della parola di Dio e dall'uso dei sacramenti.
Infatti i sacramenti fanno nascere alla vita spirituale e forniscono quasi l'alimento per la nutrizione, la conservazione e la crescita.
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