Sul battesimo contro i Donatisti

Indice

Libro III

1.1 - Si segua l'esempio di Cipriano nel mantenere l'unità

Penso che ormai possa essere a tutti evidente, che l'autorità del beato Cipriano nel conservare il vincolo della pace e non violare in nessun modo la carità salutare per l'unità della Chiesa, sia da proporsi più a favore nostro che dei Donatisti.

Se infatti essi cercano di avvalersi dell'esempio di Cipriano per ribattezzare i Cattolici, in quanto ritenne che gli eretici andassero ribattezzati nella Cattolica, noi preferiamo avvalerci dell'altro suo esempio: quello con cui stabilì, molto chiaramente, che dalla comunione cattolica, cioè, dai cristiani sparsi in tutto il mondo, compresi i cattivi e i sacrileghi riammessi, non bisognava allontanarsi per nessuno motivo, con la rottura della comunione.

Perciò egli non ha voluto allontanare dal diritto della comunione neppure quelli che, a suo avviso, ricevevano nella comunione cattolica i non battezzati e i sacrileghi, ed ha detto: Non giudicare nessuno, né allontanare dal diritto della comunione, chi avesse idee diverse.15

2.2 - Risposta alla domanda sulla consuetudine introdotta da Agrippino

Ma io vedo che mi si può chiedere ancora una cosa, e cioè, di rispondere alle apparenti ragioni dalle quali furono mossi, prima Agrippino, poi Cipriano stesso e quanti lo sostenevano in Africa e, forse, anche alcuni che si trovavano nei territori d'oltremare e più lontani, e senza che vi sia stato nessun concilio, né plenario e né, almeno, regionale, ma solo una corrispondenza epistolare, tanto da ritenere di dover introdurre una prassi che la primitiva consuetudine della Chiesa non aveva, e che, in seguito, il mondo cattolico, con un consenso solidissimo e fermo, ha escluso.

Così che l'errore, che attraverso tali discussioni aveva incominciato ad insinuarsi nelle menti di alcuni, lo guarisse una verità più forte e una medicina universale proveniente dalla salvezza dell'unità.

Ed ora vedano, essi, con che serenità io affronto questo discorso.

Se io non riuscirò a dimostrare come vanno confutate le affermazioni che essi prendono dal concilio di Cipriano e dai suoi scritti, e cioè che il battesimo di Cristo non può essere dato dagli eretici, rimarrò tranquillo in quella Chiesa, nella cui comunione rimase Cipriano con quanti non condividevano il suo pensiero.

2.3 - La Chiesa non poté né contaminarsi e né scomparire in forza della consuetudine di non ribattezzare

Ora essi dicono che allora la Chiesa cattolica esisteva, in quanto vi erano pochi o, se così credono, molti, che disapprovavano il battesimo dato presso gli eretici, e battezzavano quanti provenivano dall'eresia.

E allora? Prima di Agrippino, dal quale ebbe inizio, diciamo così, la nuova norma contrastante con la consuetudine, la Chiesa non esisteva?

E che? In seguito, dopo Agrippino, quando, se non si fosse ritornati alla antica consuetudine, Cipriano non avrebbe dovuto riunire un altro concilio, che forse la Chiesa non esisteva, visto che dappertutto vigeva la consuetudine di ritenere il battesimo di Cristo, soltanto come battesimo di Cristo, anche se si provava che era stato dato presso gli eretici o gli scismatici?

Che se poi la Chiesa esisteva anche allora, e l'eredità di Cristo, non essendo stata interrotta, non era perita, ma sussisteva e cresceva in tutte le nazioni, è norma sicurissima restare nella consuetudine, che allora riuniva in un solo abbraccio, buoni e cattivi.

Se invece allora la Chiesa non esisteva più, in quanto si riammettevano, senza battesimo, sacrileghi eretici, e questa era una consuetudine universalmente osservata, da dove è apparso Donato?

Da quale terra è spuntato? Da quale mare è emerso? Da quale cielo è caduto?

Pertanto noi, come stavo dicendo, restiamo al sicuro nella comunione di quella Chiesa, nella cui universalità ora si fa ciò che si faceva universalmente anche prima di Agrippino e tra Agrippino e Cipriano, e la cui universalità non abbandonarono né Agrippino, né Cipriano, né i loro sostenitori, quantunque la pensassero in modo diverso dagli altri, ma rimasero nella stessa comunione di unità insieme a quelli dai quali avevano idee diverse.

Siano essi, invece, a considerare dove sono; essi che non possono dire né da dove si sono propagati, se è vero che, fin da allora, gli eretici e gli scismatici riammessi senza battesimo, avevano fatto perire la Chiesa con il contagio della loro comunione, e né, d'altra parte, sono d'accordo con Cipriano stesso.

Infatti, mentre Cipriano professò di voler restare nella comunione con quelli che avevano accolto gli eretici e gli scismatici, e quindi anche con quelli che erano stati accolti, i Donatisti invece, per via del nome di traditori, con cui infamarono alcuni in Africa, ma senza riuscire a dimostrarlo nel concilio d'oltremare, si sono separati dalla comunione col mondo, benché siano molto più gravi i crimini dell'eresia e dello scisma che i crimini che rinfacciavano, anche se veri.

Quindi, quelli che vennero senza il battesimo, come Cipriano pensava, e che furono ammessi nella comunione cattolica, non per mezzo del battesimo, non poterono macchiare Cipriano.

Ma neppure in ciò che dicono di imitare Cipriano, essi sanno che rispondere sulla questione di avere accettato il battesimo dei Massimianisti, ritornati con alcuni di quelli che, condannati dal loro concilio plenario, e perseguitati perfino dal tribunale delle autorità terrene, essi hanno poi riammesso nella loro comunione con la stessa dignità episcopale nella quale li avevano condannati.

Di conseguenza, se al tempo di Cipriano, la comunione coi cattivi ha fatto perire la Chiesa, la comunione dei Donatisti non ha un'origine.

Se invece non l'ha fatta perire, essi non hanno alcuna giustificazione per il loro scisma.

E si aggiunga, che non seguono né l'esempio di Cipriano, poiché hanno infranto il vincolo dell'unità, e né il suo concilio, poiché hanno accettato il battesimo dei Massimianisti.

3.4 - Lettera di Cipriano a Giubaiano sul battesimo degli eretici

Ora noi quindi, pur seguendo l'esempio di Cipriano, esaminiamo anche il concilio di Cipriano.

Che dice Cipriano? Voi avete ascoltato, carissimi colleghi, la lettera scrittami da Giubaiano, nostro collega nell'episcopato, per consultare la nostra pochezza sull'illecito ed empio battesimo degli eretici, ed anche ciò che io ho risposto ribadendogli, naturalmente, il mio parere espresso più volte, che gli eretici e scismatici che vengono alla Chiesa, vanno battezzati e santificati con il battesimo della Chiesa.

Vi è stata poi letta anche un'altra lettera di Giubaiano, nella quale egli, da uomo sincero, religioso e devoto, rispondendo alla nostra lettera, non solo si dichiara d'accordo, ma ringrazia anche delle istruzioni ricevute.16

Da queste parole del beato Cipriano, apprendiamo che egli è stato consultato da Giubaiano, che questi gli ha risposto e che lo ha ringraziato per le istruzioni ricevute.

Dobbiamo forse essere ritenuti ostinati, se vogliamo esaminare questa stessa lettera, che ha persuaso Giubaiano?

Finché in effetti non persuaderà anche noi, se può farlo con ragioni convincenti, ci assicura il diritto alla comunione cattolica, lo stesso Cipriano.

3.5 - Continua ancora la lettera

Egli infatti continua dicendo: Ci resta da esprimere, su questa questione, le nostre personali opinioni, senza giudicare nessuno, né allontanare qualcuno dal diritto della comunione, se avesse idee diverse.17

Egli quindi, non solo mi concede di continuare a cercare la verità, fatto salvo il diritto della comunione, ma anche di avere opinioni diverse.

Nessuno di noi, infatti, viene costituito vescovo dei vescovi, né costringe i suoi colleghi al dovere dell'obbedienza con il terrore dei tiranni.18

Che c'è di più mite? Che di più umile?

Sicuramente nessuna autorità ci distoglie dal cercare la verità Egli dice: poiché ogni vescovo, grazie alla sua libertà e potestà, ha un proprio giudizio; e come non può essere giudicato dagli altri, così non può giudicare gli altri.19

Io penso che si riferisca alle questioni non ancora discusse e studiate a fondo.

Egli infatti sapeva che la Chiesa intera era allora impegnata a cercare, in una serie di discussioni, tutta la profondità del sacramento, e lasciava piena libertà di ricerca, affinché la verità, una volta conosciuta, fosse diffusa.

Egli non mentiva e non pensava di catturare con questo discorso i suoi colleghi più ingenui, in modo che, una volta che avessero espresso le loro opinioni contrarie, avrebbe deciso, in contrasto con la sua promessa, che dovevano essere scomunicati.

Lungi da un'anima così santa questa crudele perfidia!

E quanti, di un uomo così grande pensano questo, sia pure per fargli un elogio, non fanno altro che ammettere di essere loro dei perfidi.

Per parte mia, che Cipriano, vescovo cattolico e martire cattolico, il quale, quanto più era grande tanto più si mostrava umile con tutti, per trovare grazia ( Sir 3,20 ) presso Dio, abbia fatto uscire dalla sua bocca, soprattutto nel santo concilio e davanti ai suoi colleghi, una cosa diversa da quella che sentiva nel cuore, non posso crederlo nel modo più assoluto.

Specie se consideriamo queste altre parole: Ma restiamo tutti in attesa del giudizio del Signore nostro Gesù Cristo, che è l'unico e il solo ad avere il potere sia di porci a capo del governo della sua Chiesa e sia di giudicare le nostre azioni.20

Ora, nel ricordo di questo grande giudizio, in attesa di ascoltare la verità dai suoi colleghi, poteva, egli per primo, dare un esempio di menzogna?

Tenga Dio lontano questa follia da ogni cristiano e molto più da Cipriano!

Dunque, abbiamo libera facoltà di ricerca: a concedercela è Cipriano stesso, con un discorso molto mite e sincero.

4.6 - La lettura di questa lettera non è persuasiva

Ed ora cominciano i suoi colleghi a esprimere le proprie opinioni; ma essi hanno ascoltato la lettera a Giubaiano; in effetti è stata letta, come è stato ricordato all'inizio.

La si legga quindi anche a noi, perché anche noi vediamo, con l'aiuto del Signore, che cosa bisogna pensare.

Forse mi si dirà: " Come, solo ora tu vieni a conoscere ciò che ha scritto Cipriano a Giubaiano? ".

L'ho già letta, lo confesso, e mi sarei orientato senz'altro verso la stessa opinione, se non mi avesse richiamato ad una più attenta riflessione, la grande autorità di quelli che gli sono uguali per il dono della dottrina, o, forse, sono anche più dotti, e che la Chiesa diffusa nel mondo, ha potuto generare in tante nazioni Latine, Greche, barbare e nella stessa nazione ebraica; quella Chiesa che ha generato anche lui; e non mi è mai parso che questi abbiano rifiutato senza motivo di seguire l'opinione di Cipriano, e non già perché non sarebbe possibile che in una questione molto oscura, uno o pochi abbiano le idee più esatte di molti, ma perché non bisogna facilmente dare un parere a favore di uno o di pochi, contro gli innumerevoli personaggi di una stessa religione e di una stessa unità, dotati di grande ingegno e di ricca dottrina, se non dopo avere esaminato le questioni con tutte le forze e averle approfondite.

Pertanto, a chi mi chiede con insistenza se anche gli scritti di Cipriano mi hanno suggerito qualcosa a favore dell'opinione che, oggi, la Chiesa cattolica sostiene, e cioè che il battesimo di Cristo va riconosciuto e approvato, non per i meriti di colui che lo dà ma per la virtù di colui di cui è stato detto: Questi è colui che battezza, ( Gv 1,33 ) sarà l'argomento stesso a fornirgli una risposta nel prosieguo del nostro discorso.

Diamo dunque per scontato che la lettera di Cipriano a Giubaiano è stata letta anche a noi, come è stata letta nel concilio.

La legga, prima di tutto, chi si appresta a leggere quanto io dirò, perché non pensi che io ne abbia omesso qualche brano essenziale.

Sarebbe troppo lungo, infatti, e non pertinente allo svolgimento del nostro compito, citarne ora il testo parola per parola.

5.7 - Il punto di partenza di Agostino circa questa questione

Se poi uno mi chiede quale sia il mio pensiero, mentre sto trattando questa questione, innanzitutto rispondo che è stata appunto la lettera di Cipriano a suggerirmelo, in attesa di vedere ciò che cominciò più tardi ad essere discusso.

Dice, infatti, Cipriano: Si dirà: che ne sarà, dunque, di coloro che in passato, venendo dall'eresia alla Chiesa, sono stati ammessi senza battesimo?21

Ma se davvero questi erano senza battesimo o se sono stati ammessi perché chi li ammetteva si rendeva conto che lo avevano, lo esamineremo presto.

Nondimeno Cipriano mostra con chiarezza quale fosse, nella Chiesa, la consuetudine vigente: egli dice che in passato, quanti dall'eresia passavano alla Chiesa, erano ammessi senza battesimo.

5.8 - Non si deve disprezzare la verità

Nel concilio Casto di Sicca dice: Chi, disprezzata la verità, presume di seguire una consuetudine, o è invidioso e maligno verso i fratelli, ai quali la verità si rivela, o è ingrato verso Dio, che con la sua ispirazione ammaestra la sua Chiesa.22

Se la verità è stata scoperta, lo verificheremo presto; ma che fosse un'altra la consuetudine della Chiesa, lo ammette anche lui.

6.9 - La consuetudine deve cedere alla verità

Dice Liboso di Vaga: Nel Vangelo il Signore dice: " Io sono la verità ". ( Gv 14,6 )

Non dice: Io sono la consuetudine. Quindi, una volta scoperta la verità, la consuetudine deve cedere alla verità.23

Certo, e chi oserà dubitare che la consuetudine deve cedere alla verità scoperta?

Ma di questa scoperta della verità vedremo; per ora anche costui rivela che la consuetudine era un'altra.

7.10 - Dopo la rivelazione della verità, l'errore segni il passo

Così, Zosimo di Tarassa dice: Scoperta la verità, l'errore ceda alla verità; infatti anche Pietro, che prima sosteneva la circoncisione, si arrese a Paolo che predicava la verità.24

Costui ha preferito non parlare di consuetudine, ma di errore; tuttavia dicendo: Anche Pietro, infatti, che prima sosteneva la circoncisione, si arrese a Paolo che predicava la verità, mostra chiaramente che sulla questione del battesimo la prassi era un'altra.

Ma allo stesso tempo ci avverte che non fu impossibile per Cipriano avere sul battesimo un parere diverso dalla verità che la Chiesa aveva seguito prima e dopo di lui, se anche Pietro poté avere un'idea diversa dalla verità che abbiamo appresa dall'apostolo e maestro Paolo. ( Gal 2,11-14 )

8.11 - Non preferire la consuetudine alla ragione

Così, Felice da Buslacca: Nell'ammettere gli eretici senza il battesimo della Chiesa, nessuno deve anteporre una consuetudine alla ragione e alla verità: la ragione e la verità, infatti, escludono sempre la consuetudine.25

Se si tratta di ragione e di verità, benissimo, e lo vedremo presto; per il momento, l'esistenza di una diversa consuetudine traspare anche dalle parole di Felice.

9.12 - Anteporre la verità alla consuetudine

Così, Onorato di Tucca: Poiché Cristo è la verità, noi dobbiamo seguire più la verità che la consuetudine.26

In tutti questi interventi si dichiara che noi non siamo fuori dalla comunione della Chiesa, finché la verità, che a loro dire va preferita alla consuetudine, non brillerà con chiarezza.

Ma se la verità rivelerà che bisogna seguire quanto aveva prescritto la consuetudine, sarà evidente che essa non venne introdotta e consolidata senza motivo, e sarà più chiaro, anche dopo queste dispute, che la salutarissima osservanza di un sacramento tanto grande, la Chiesa cattolica non avrebbe potuta cambiarla, ma, una volta confermata anche dalla forza maggiore dei concili, conservarla con la massima religiosità.

10.13 - Gli eretici non hanno potere e diritto sul battesimo

Scrive dunque Cipriano a Giubaiano, sul battesimo degli eretici che, postisi fuori e stabilitisi fuori della Chiesa, gli sembravano rivendicare una cosa di cui non avevano né diritto e né potere.

Egli dice: Questo battesimo non possiamo ritenerlo né valido e né legittimo, dal momento che presso di loro, come si sa, è illecito.27

Neppure noi neghiamo che quando uno si battezza presso gli eretici o in qualche scisma, fuori dalla comunione della Chiesa, il battesimo non gli giova nella misura in cui egli approva la perversità degli eretici e degli scismatici; come non neghiamo che coloro che battezzano, benché diano il vero ed autentico sacramento del battesimo, agiscono legittimamente, raccolgono fuori della Chiesa e pensano contro la Chiesa.

Ma, un conto è non possedere un bene, e un conto è possederlo senza averne diritto o appropriarsene illecitamente.

Quindi, non che non siano più sacramenti di Cristo e della Chiesa, solo perché li usano illecitamente, non solo gli eretici, ma anche tutti i malvagi e gli empi.

Ciononostante, questi vanno corretti e puniti, e i sacramenti riconosciuti e venerati.

10.14 - Su questa questione si tennero due concili in Africa

Ha ragione Cipriano nel dire che su questo problema si sono tenuti non uno, ma due e più concili; ma tutti in Africa.

Egli poi ricorda che in uno di questi erano presenti settantuno vescovi.28

Ma all'autorità di tutti questi, noi non esitiamo ad anteporre quella della Chiesa universale, diffusa in tutto il mondo con molti più vescovi; pur restando in pace con Cipriano, che della Chiesa universale amava essere un membro indissolubile.

10.15 - L'acqua del battesimo non è profana e adultera

Non è poi acqua profana e adultera, quella su cui si invoca il nome di Dio, anche se ad invocarlo sono dei profani e degli adulteri, poiché non sono adulteri né la creatura e né il nome.

In realtà il battesimo di Cristo, consacrato dalle parole del Vangelo, anche se dato mediante gli adulteri e se lo hanno gli adulteri, è sempre santo, quantunque costoro siano impudichi e immondi, in quanto la sua santità non può essere macchiata e la potenza di Dio è presente nel suo sacramento, e per la salvezza di quanti l'usano bene e per la rovina di quanti l'usano male.

O forse la luce del sole o di una lucerna, diffondendosi sulle sozzure, non contrae nessuna sporcizia, e il battesimo di Cristo può essere macchiato dai delitti di qualsiasi uomo?

Certo, se prestiamo attenzione agli elementi visibili di cui i sacramenti sono costituiti, chi non sa che sono corruttibili?

Se invece pensiamo alla potenza che opera per loro tramite, come non vedere che i sacramenti non possono corrompersi, anche se gli uomini, mediante i quali essa opera, per la loro condotta, o ricevono dei premi o subiscono dei castighi?

Indice

15 Cypr., Sentent. episc., praef.
16 Cypr., Sentent. episc., praef.
17 Cypr., Sentent. episc., praef.
18 Cypr., Sentent. episc., praef.
19 Cypr., Sentent. episc., praef.
20 Cypr., Sentent. episc., praef.
21 Cypr., Ep. 73, 23
22 Cypr., Sentent. episc., 28
23 Cypr., Sentent. episc. 30
24 Cypr., Sentent. episc. 56
25 Cypr., Sentent. episc. 63
26 Cypr., Sentent. episc. 77
27 Cypr., Ep. 73, 1
28 Cypr., Ep. 73, 1