23 dicembre 1966
Signori Cardinali! e venerati ed illustri Membri della Curia Romana!
Il Cardinale Decano, sempre degno interprete del Sacro Collegio e di quanti in questa Urbe prestano i loro servizi alla Sede Apostolica e alla Chiesa intera, ha voluto presentarci gli auguri, che la santa e gaudiosa festività natalizia ispira ed avvalora,
dando uno sguardo sommario all'attività della medesima Santa Sede e Nostra personale, durante l'anno di grazia, che sta per concludersi,
dimostrando così quanto la vita reale della Chiesa sia presente e dominante in ogni Nostro momento, in ogni Nostro sentimento, in questa ricorrenza specialmente del Natale, che a più fervoroso contatto con Cristo, nostro Signore, invita i nostri spiriti, mentre l'anno che muore ci ricorda la nostra condizione di pellegrini nel tempo e di responsabili davanti a Lui delle azioni compiute.
Diciamo subito che questo realismo Ci piace, e non turba la serenità di questo scambio cordiale di sentimenti e di voti, sì bene Ci riporta, anche in quest'ora festiva, alla vita della Chiesa, alla sua vita concreta, alla sua vita storica, o, come si dice, alla sua vita vissuta, ch'è nell'ordine umano l'unico Nostro interesse e l'unico Nostro amore.
Ella, Signor Cardinale, non ha voluto fare propriamente un bilancio dell'attività della Santa Sede e Nostra nell'anno decorso, e nemmeno ha voluto qui dare un elenco completo delle opere eseguite, o in via di esecuzione; ha voluto soltanto benevolmente accennare ad alcuni aspetti e ad alcuni episodi salienti della Nostra cronaca, dando così a Noi il diletto, ad un tempo, e l'obbligo d'un fedele ricordo.
Tanto Ci piace codesta rapida visione dei mesi e degli avvenimenti passati, che Ci indugiamo un istante nell'accenno ad alcuni altri fatti, che Ci sembrano degni di memoria, anche in questo momento, lasciando i molti che taceremo alla premurosa registrazione del volume sull'« Attività della Santa Sede », il quale ogni anno ambisce oramai all'onore di iscriversi fra gli annali, che raccolgono la cronaca esterna delle vicende vaticane.
Non Ci sembrano dunque da dimenticarsi, fra i tanti e oltre quelli menzionati dal Cardinale Decano, i seguenti fatti che illustrano per la Chiesa Romana il 1966.
Primo, quello già ricordato nel discorso del medesimo Cardinale Decano, il Nostro interessamento per ricomporre nella pace l'estremo Oriente.
Il conflitto nel Vietnam costituisce per Noi motivo di viva e continua apprensione, per la connessione che esso ha con la causa della pace nel mondo.
Nessuna occasione Ci siamo lasciati sfuggire per raccomandare insistentemente a tutti i responsabili di fare quanto è in loro potere per ricercare una soluzione onorevole, che si può raggiungere attraverso la via di sinceri negoziati.
Altre circostanze vogliamo ricordare come degne di nota: la Nostra Enciclica « Christi Matri », del 15 settembre 1966 per indire preghiere per la pace; e com'è noto, per testimoniare quasi in modo tangibile l'affetto particolare che nutriamo verso quelle tanto provate popolazioni, abbiamo inviato, lo scorso settembre, nel Vietnam un Nostro Rappresentante speciale con l'incarico di trasmettere a tutti - cattolici e non cristiani - il Nostro paterno messaggio e la Nostra parola di incoraggiamento.
Ci piace di ravvisare nell'universale interesse che ha accompagnato la Missione Pontificia a Saigon per la Conferenza Straordinaria dell'Episcopato vietnamita, un segno della sete di pace che ha il mondo, e della fiducia che si ripone nell'opera della Chiesa cattolica.
Nell'imminenza poi di queste solennità, durante le quali il canto angelico della Notte Santa - « Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà » - risuona con nuovi accenti nel cuore di tutti, abbiamo rinnovato il Nostro fervido auspicio, perché le prossime annunciate tregue, saldate « in un solo spazio continuato di tempo », offrano una ulteriore propizia occasione per affrettare l'incontro degli animi e l'avvento di una pace vera e duratura.
Non possiamo omettere il ricordo di un avvenimento che Ci è stato di grande consolazione; vogliamo riferirci all'Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Argentina, firmato a Buenos Aires il 10 ottobre u. s.
È questo un avvenimento di grande importanza per la vita della Chiesa, in quella Nazione.
L'Accordo, infatti, garantisce alla Chiesa, anche sul piano giuridico, il libero esercizio del suo potere spirituale e del culto e riconosce alla Santa Sede quei sacrosanti ed inalienabili diritti che, per volontà divina, sono inerenti al suo mandato apostolico.
Ci è gradito rilevare che l'Accordo di Buenos Aires è il primo frutto, nel campo delle relazioni tra Chiesa e Stato, del Concilio Ecumenico Vaticano II.
Rinunciando all'intervento che di fatto esercitava nella nomina dei Vescovi ed in altri campi ecclesiastici, lo Stato Argentino ha accolto per primo la pressante preghiera che il Decreto « De Pastorali Episcoporum munere in Ecclesia » ha rivolto, in merito, alle autorità civili.
La Convenzione rende più stretti e cordiali i rapporti esistenti tra questa Sede Apostolica e la Repubblica Argentina e pone su un piano di chiarezza e di dignità le relazioni tra la Chiesa e lo Stato in quella Nazione.
Le due Società, ciascuna perfetta, libera ed indipendente nell'ambito delle proprie competenze, potranno compiere la loro missione in piena autonomia ed in piena armonia, e ciò favorirà grandemente la serenità e la cristiana prosperità della Nazione.
Un particolare rilievo ha avuto per Noi la celebrazione del Millennio cristiano della Polonia.
Sono a voi noti i fatti a ciò relativi.
La ricorrenza del mistero natalizio Ci porta a rivolgere ancora il Nostro pensiero, con paterno, particolare affetto, alla nobile Nazione Polacca, la cui nascita alla vita civile e cristiana è stata così solennemente commemorata in quest'anno.
Un popolo la cui storia è fatta di grandezza, di eroismo, di dolore!
Mille anni di esistenza controsegnati da profondo, splendido amore alla Patria e alla Chiesa!
A conclusione di tale storica celebrazione, che apre lo sguardo sull'avvenire, Noi innalziamo ancora fervide preghiere, affinché il Regno di Cristo e della sua dolce Madre, onorata a Czestochowa come la Regina di Polonia, abbia sempre e vivificare il continuo, vero progresso umano, civile e cattolico della cara e gloriosa Polonia.
Tralasciamo di parlare della composizione delle questioni pendenti con la Repubblica di Haiti e della ripresa di relazioni con quella di Iugoslavia, perché il discorso del Cardinale Decano vi ha fatto esplicita menzione; aggiungeremo soltanto il Nostro elogio per chi ha condotto a conclusione le laboriose trattative e la Nostra fiducia che abbiano conferma in una felice realtà le speranze ed i propositi che tali negoziati hanno promosso.
5. Non vogliamo invece tralasciare un particolare ricordo dell'azione, che, mediante il Nostro Nunzio Apostolico, è stata svolta, non senza trepidazione e pazienza, per il ritorno della pace e dell'ordine nella Repubblica Dominicana, che auguriamo avviata a nuovi pacifici incrementi sociali e civili.
6. Motivo di particolare compiacimento durante il primo anno post-conciliare è stata la celebrazione del Giubileo straordinario, da Noi indetto e promulgato con la Bolla « Mirificus eventus » ( 7 dicembre 1965 ).
Nelle Nostre intenzioni esso aveva lo scopo di ringraziare Iddio per gli immensi benefici elargiti alla Chiesa durante lo svolgimento del Concilio, di implorare il suo aiuto perché copiosi ne fossero i frutti derivanti dalla sua felice applicazione e infine di offrire ai fedeli una opportunità di spirituale risveglio per l'auspicato rinnovamento a cui mirava il Concilio medesimo.
Il dono, che in tale modo Ci proponevamo di fare alla Chiesa, è stato accolto ovunque con riconoscente entusiasmo.
Le consolanti notizie che abbiamo ricevuto, Ci testimoniano i grandi benefici che il Giubileo ha prodotto nel popolo cristiano: ne ringraziamo il Signore.
Mossi da seri motivi pastorali, segnalati da numerosi Vescovi, Ci inducemmo poi a prorogare l'indulgenza giubilare sino alla festa dell'Immacolata di quest'anno.
Ci piace qui ricordare la celebrazione collettiva del Giubileo della Curia Romana, alla quale Noi rivolgemmo la Nostra esortatrice parola nella Basilica Lateranense.
Tra gli avvenimenti più notevoli dell'anno Ci sembra doveroso ricordare il Congresso di Teologia, riunito a Roma nell'ottobre scorso, che diede occasione a molti e distinti Teologi d'incontrarsi, di discutere su non pochi punti dottrinali del Concilio ecumenico, di confermare i loro propositi di promozione degli studi ecclesiastici, e a Noi offerse la felice opportunità di incoraggiare la cultura teologica nel suo retto rapporto col magistero della Chiesa e di chiedere a tanti maestri e studiosi il loro prezioso concorso nello studio, nella difesa e nella divulgazione delle verità della fede.
8. Non vogliamo tacere un altro fatto, punto clamoroso, ma certamente importante per gli studi storici; vogliamo dire l'apertura alla consultazione degli studiosi del Nostro Archivio Vaticano per quanto riguarda tutto il Pontificato di Pio IX, fino cioè al febbraio 1878.
Questa deliberazione ha avuto larga eco favorevole negli ambienti di studio.
Essa risponde ad un desiderio più volte manifestato, ed è stata possibile come conclusione di lavori già ordinati dal Nostro predecessore Pio XII, di venerata memoria.
Un vasto campo di ricerche e di discussioni si apre così ai cultori della storia dell'ottocento, specialmente circa i due più grandi avvenimenti, che caratterizzarono quel Pontificato: la fine del dominio temporale e il Concilio ecumenico vaticano primo.
Sagge considerazioni, sorgenti dalla natura peculiare e delicata del governo spirituale della Chiesa e derivanti dalle relazioni che quel periodo di storia passata ha tuttora con la storia presente, hanno fatto differire fino a questo momento l'accesso a tale documentazione; e se ancora per sé quelle considerazioni sono in parte valide, Noi confidiamo nella serietà e nella serenità degli studiosi, i quali sapranno darvi nelle loro esplorazioni e nelle loro pubblicazioni la dovuta comprensione, pur sempre al servizio della verità e della cultura.
Di troppe cose in via di esecuzione Noi dovremmo parlare, se volessimo considerare la trama degli affari, che dal 1966 sono trasmessi al 1967, e troppo lungo discorso essa esigerebbe.
Basti accennare alla riforma di questa Curia Romana, la quale, bisogna riconoscere alla prova dei fatti, dal Concilio ecumenico vaticano primo al secondo, ha dimostrato, con minimi mezzi, la capacità di dare alla Chiesa cattolica solida unità, largo sviluppo, intensa spiritualità, e che ora, edotta dall'esperienza e desiderosa di accogliere le forme nuove suggerite dal recente Concilio, si appresta a introdurre nelle sue strutture le modifiche, le quali, conservandone l'efficienza, rendano la sua composizione e il suo funzionamento conformi alle odierne esigenze della Chiesa.
Se questa evoluzione d'un organismo tradizionale e in piena attività reclama qualche tempo e qualche gradualità, non è da dubitare ch'essa proceda e che possa tra poco dare nuovi e notevoli segni di sé: un'autorevole Commissione è al lavoro e già tiene pronti alcuni decreti, che speriamo poter presto pubblicare.
10. Così non poco avremmo da dire degli studi iniziati con grande fervore e con complesso programma dalla Commissione per la revisione del Codice di Diritto Canonico; vi presiede, com'è noto, il Signor Cardinale Pietro Ciriaci, a cui le condizioni di salute non hanno purtroppo concesso d'intervenire a questo incontro; a lui vanno perciò tanto più vivi i Nostri voti augurali.
È questo un lavoro poderoso, al quale sono impegnati i numerosi membri della Commissione e quelli anche più numerosi dei Consultori, scelti tutti secondo il duplice criterio della competenza e della rappresentanza di tutte le regioni ecclesiastiche, e operanti secondo il duplice fine di confermare, dove occorre, la legge vigente e la tradizione canonica della Chiesa, e di introdurre nel nuovo Codice le modifiche che l'esperienza, i bisogni, e specialmente il Concilio ecumenico suggeriscono.
Altro discorso esigerebbe l'opera in corso della Commissione, presieduta dal Signor Cardinale Agostino Bea, per la preparazione d'una nuova Bibbia in lingua latina, la Neo-Volgata, come già si chiama; edizione desiderata dal progresso degli studi biblici e dalla necessità di dare alla Chiesa e al mondo un nuovo e autorevole testo della Sacra Scrittura.
Si pensa ad un testo, in cui quello della Volgata di S. Gerolamo sarà rispettato alla lettera, là dove esso riproduce fedelmente il testo originale, quale risulta dalle presenti edizioni scientifiche; sarà prudentemente corretto là dove se ne scosta, o non l'interpreta rettamente, adoperando allo scopo la lingua della « latinitas biblica » cristiana; in modo che siano contemperati il rispetto per la tradizione e le sane esigenze critiche del nostro tempo.
La liturgia latina avrà così un testo unitario, scientificamente ineccepibile, coerente alla tradizione, all'ermeneutica e al linguaggio cristiano; esso servirà anche da punto di riferimento per le versioni nelle lingue volgari.
I lavori di revisione, come Ci è stato riferito, procedono con ritmo soddisfacente; nell'auspicare buon esito a tale importantissimo lavoro, assicuriamo a quanti vi attendono la Nostra fiduciosa e benevola attenzione.
Passando sotto silenzio altre importanti attività che l'anno nuovo eredita dal vecchio, vogliamo accennare ad alcune peculiari novità, che fin d'ora il 1967 Ci lascia prevedere.
Sono in questi giorni pubblicate, con data dell'otto dicembre, le norme che dovranno disciplinare lo svolgimento del Sinodo Episcopale, di cui annunciammo l'istituzione nella Nostra allocuzione del 14 novembre 1965; e possiamo perciò fin d'ora annunciare, fedeli alla parola data, che
la prima convocazione del Sinodo Episcopale avrà luogo a Roma nel prossimo anno, e precisamente alla data del 29 settembre, festa di S. Michele Arcangelo, con previsione che i lavori possano protrarsi fino al 24 ottobre, festa di San Raffaele, e oltre, se necessario.
È questo certamente un avvenimento importante, al quale Ci prepariamo con la preghiera, con lo studio dei temi che saranno proposti al Sinodo stesso, col desiderio d'incontrarci con i venerati Fratelli designati per tale riunione, e con la fiducia che questa nuova istituzione accresca nella Chiesa la sapienza e l'efficienza apostolica, e rinsaldi i vincoli di carità e di collaborazione dell'Episcopato mondiale con questa Sede di Pietro.
Sorregge questa fiducia il fatto che l'anno prossimo è stato scelto ( a prescindere da possibili discussioni storiche ) per commemorare il centenario del martirio di San Pietro.
Nella Sessione pubblica del Concilio ecumenico del 18 novembre 1965, rivolgendo la parola ai Padri conciliari, il Nostro pensiero andò alla purpurea testimonianza dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, e annunciammo allora il proposito di commemorare di tale martirio il XIX centenario nel 1967 ( cfr. A.A.S. 1965, p. 979 ).
Ci precede l'esempio del Nostro venerato Predecessore Pio IX, che nel 1867 celebrò questa memoria apostolica presenti molti Vescovi, convenuti a Roma da 6 varie parti del mondo ( Acta Pii IX, I, IV, pp. 103-113 ); e fu in quella circostanza ch'egli annunciò come prossima la convocazione del Concilio ecumenico vaticano primo.
Quanto alle modalità della celebrazione centenaria Ci riserviamo di dare quanto prima adeguata notizia, manifestando subito essere Nostra intenzione di proporre alla Chiesa di onorare la memoria del martirio dell'apostolo Pietro, e con la sua quella del martirio dell'apostolo Paolo, con la professione della fede cattolica; professione che dovrà essere preparata e cosciente e ferma in tutti i Fedeli cattolici, e che potrà rivestire carattere di gaudioso impegno sia per le singole persone, che per le varie comunità del Popolo di Dio.
Le Nostre notizie non sono finite.
Molte ancora sarebbero da enunciare.
Tra queste Ci piace mettere in rilievo quelle riguardanti il Laicato cattolico.
Siamo infatti lieti di annunciare che, allo scopo di dare esecuzione alle richieste ed ai voti formulati dal Concilio Ecumenico Vaticano II, abbiamo deliberato di istituire, dopo non pochi studi di molti competenti, due nuovi organismi della Santa Sede; il « Motu Proprio », che ne sanzionerà la istituzione, la struttura e le finalità, sarà promulgato nei prossimi giorni.
Il primo di tali organismi prenderà il nome di « Consilium de Laicis » e - a norma di quanto è stabilito al n. 26 del Decreto conciliare « Apostolicam Actuositatem » - avrà il compito
di servire e promuovere l'apostolato dei Laici;
fornirà e raccoglierà, a tale scopo, apposite informazioni;
affronterà lo studio dei problemi di indole pastorale concernenti i Laici;
offrirà suggerimenti, proposte, consigli;
ed avrà cura di coordinare l'opera d'apostolato dei Laici nell'azione d'insieme della Chiesa e sul piano internazionale.
L'altro organismo, la cui istituzione è auspicata dalla Costituzione pastorale del Concilio « Gaudium et Spes », n. 90, si chiamerà « Commissione Pontificia: Iustitia et Pax » ed avrà un compito non tanto operativo, quanto
di studio dei grandi problemi della giustizia sociale,
allo sviluppo dei Popoli giovani in ordine specialmente alla fame e alla pace nel mondo;
esso apparirà come una espressione dell'interesse della Chiesa per questi gravi problemi, con tanta chiarezza illustrati dalla Costituzione conciliare.
Il suo scopo sarà dunque quello di risvegliare e diffondere nel Popolo di Dio la coscienza dei propri doveri nell'ora presente, per promuovere il progresso dei Paesi in via di sviluppo e per incoraggiare la giustizia sociale tra le classi e tra le Nazioni.
L'anno 1967 vedrà pure qui in Roma la riunione, da Noi approvata, del terzo congresso mondiale dell'Apostolato dei Laici; esso avrà luogo nei giorni 11-17 ottobre, iniziando - con felice coincidenza - nella medesima data in cui cinque anni or sono ebbe inizio il Concilio Ecumenico Vaticano II.
Avrà per tema uno degli argomenti più vivi che il Concilio ha proposto: « Il Popolo di Dio nel cammino dell'umanità ».
Un tema di ampie vedute e di grande attualità; i partecipanti al Congresso avranno modo di approfondire
il concetto della Chiesa come « Popolo di Dio », che si inserisce attivamente nella storia umana;
passeranno ad esaminare la fisionomia dell'uomo d'oggi con i suoi problemi, le sue speranze e le sue gioie, le sue afflizioni, pene ed inquietudini;
e considereranno, infine, il senso della chiamata di Dio alla salvezza, al progresso, alla pace, e l'impegno con cui l'uomo deve corrispondervi.
16. Ancora.
Nel nuovo anno, con l'aiuto di Dio, Ci proponiamo di dedicare alla Nostra diletta diocesi di Roma una cura speciale.
Abbiamo dato ad essa una divisione amministrativa rispondente alle esigenze nuove determinate dall'aumentato numero dei fedeli e dalla vita moderna.
Il Signor Cardinale Luigi Traglia, Nostro Vicario, Monsignor Vicegerente ed i Vescovi Ausiliari si fanno zelanti interpreti della Nostra sollecitudine nel promuovere quel rinnovamento spirituale che, indicato nelle sue linee fondamentali e nei suoi principii dal Concilio ecumenico vaticano secondo, deve essere pazientemente e decisamente attuato.
Noi benediciamo fin d'ora le opere che, a tal fine, sono intraprese, soprattutto per quanto riguarda una più attiva e consapevole partecipazione dei laici alla vita della Chiesa.
Incoraggiamo gli studi ed i progetti di nuove iniziative apostoliche per approfondire la conoscenza e la pratica della religione.
Per dare a tutti i Nostri figli una nuova prova del Nostro affetto e della Nostra stima, e per accentuare l'importanza che deve essere attribuita agli impegni pastorali in un periodo di profonde trasformazioni come il nostro, daremo inizio, sempre con l'aiuto di Dio, alla Visita Pastorale alla diocesi di Roma ed alle sue parrocchie.
Essa fornirà l'opportunità ai visitatori ed a Noi stessi di un più diretto contatto con tutti i settori della città, con i loro problemi e le loro esigenze.
Sarà, particolarmente, l'occasione desiderata per il colloquio con i sacerdoti, con le associazioni di apostolato, con i poveri e con gli afflitti: in una parola, con il Popolo di Dio.
Chiediamo fin da ora lumi e grazie al Signore perché possano attuarsi felicemente questi Nostri disegni, che raccomandiamo fervidamente alla Vergine SS.ma, « Salus Populi Romani ».
Un'altra notizia d'attualità: la riforma della disciplina delle Indulgenze.
Si è sentito il bisogno, in questa nostra età, mentre il Concilio Vaticano II per un opportuno aggiornamento ha stabilito molte cose « ad vitam christianam inter fideles augendam » e « eas institutiones quae mutationibus obnoxiae sunt ad nostrae aetatis necessitates melius accommodandas » ( cfr. Sacrosanctum Concilium, n. 1 ), di portare alcune innovazioni anche circa l'uso delle indulgenze.
Sono state preparate pertanto nuove norme innovatrici per la concessione e l'acquisto delle indulgenze medesime.
E siamo grati ai Teologi, primo fra questi il Signor Cardinale Journet, che hanno dato a queste norme fondamento di accurati studi.
Nulla muta nel modo di intendere e concepire le indulgenze in rapporto alle verità di fede.
La revisione riguarda tutta la parte dispositiva pratica circa le indulgenze, e principalmente lo spirito che deve animare il fedele nell'acquisto delle indulgenze stesse, mettendo in maggiore evidenza che la Chiesa intende venire incontro ai suoi figli non solo per aiutarli a soddisfare le pene dovute al loro peccati, ma anche e soprattutto, per spingerli ad un maggiore fervore di carità.
Questo è stato il principio ispiratore della riforma.
Sarà tra poco pubblicato il documento pontificio, preparato con lunga cura dalla Sacra Penitenzieria Apostolica.
Finalmente, com'è già noto, è Nostra intenzione, nella imminente festa di Natale, di assentarci per alcune ore da questa Nostra Roma.
Abbiamo deciso di recarci a Firenze per celebrare, nella chiesa di S. Maria del Fiore, la Messa della Notte Santa.
Ci ha mossi a questa risoluzione il desiderio di passare i momenti più alti del dolce mistero natalizio con quella popolazione che ha sofferto materialmente, ed ancor più moralmente, per le recenti alluvioni.
Sarà l'incontro del tutto familiare del Padre, che ha sentito come suoi i pericoli dei figli, le loro pene e le loro perdite.
Il Nostro pensiero andrà in quegli istanti anche alle non meno provate popolazioni della Toscana, del Veneto e del Polesine; e di altre Nazioni, che tutte vorremmo abbracciare in tale occasione ed alle quali assicuriamo non meno vivo e caldo il Nostro spirituale ricordo.
Questi sono alcuni tratti della vita della Chiesa Romana, della sua vita esteriore.
Quant'altre cose potremmo e dovremmo dire ancora, e specialmente della sua vita interiore!
E di quella che ad essa arriva e da essa parte, con una circolazione, mossa dalla fede e dall'amore di Cristo di pensieri e di opere, fatta più intensa dopo il Concilio.
Il quadro della vita della Chiesa nel mondo esigerebbe ben altre osservazioni e ben altri commenti.
Il fatto specialmente che nella Chiesa cattolica si avvertano, rare, ma pur troppo pubbliche e varie, espressioni d'inquietudine dottrinale e d'insofferenza disciplinare non può non affliggere l'animo Nostro come pure quelli dei Vescovi e non sollevare in Noi qualche apprensione.
Come possiamo noi Pastori rimanere a ciò indifferenti o insensibili?
Così Noi pensiamo sarà parimente per gli animi vostri.
È dunque un'ora questa di vigilanza e di carità pastorale.
Ma diciamo subito che da tutte le Chiese del mondo Ci giungono anche consolantissime notizie!
Come vorremmo in questo momento far giungere a tutti i Fratelli nell'Episcopato, a tutti i Superiori Religiosi, a tutti i valorosi Laici militanti per Cristo e per la Chiesa il Nostro vivo ringraziamento, il Nostro paterno plauso, il Nostro affettuoso augurio per la loro attività, per la loro fedeltà, per la loro comunione!
Il Natale Ci autorizza a moltiplicare i voti e le benedizioni: lo facciamo con tutto il cuore, nella letizia e nella carità di Cristo.
E vogliamo, anche in questa occasione, estendere il Nostro pensiero riverente e augurale a tutti i Cristiani, anche se ancora attesi alla perfetta comunione nell'unità della Chiesa: sappiano d'essere da Noi ricordati, amati, e sempre desiderati.
Ma a voi, ora specialmente, Signori Cardinali, a voi, Membri della Prelatura e della Curia Romana, a voi tutti fedeli collaboratori del servizio, che questa Sede Apostolica presta alla santa Chiesa di Dio, la Nostra riconoscenza, il Nostro voto augurale, e, nel nome di quel Cristo, di cui ci apprestiamo a festeggiare il santo Natale, la Nostra Apostolica Benedizione.