Redemptionis donum |
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo Gesù.
1 Il dono della redenzione, che questo anno giubilare straordinario mette particolarmente in luce, porta con sé una speciale chiamata alla conversione e alla riconciliazione con Dio in Cristo Gesù.
Mentre il motivo esteriore del presente giubileo ha carattere storico - si celebra, infatti, il 1950° anniversario dell'evento della croce e della risurrezione -, contemporaneamente domina in esso il motivo interiore, unito con la profondità stessa del mistero della redenzione.
La Chiesa è nata da questo mistero, e di esso vive in tutta la sua storia.
Il tempo del giubileo straordinario ha un carattere eccezionale.
La chiamata alla conversione e alla riconciliazione con Dio significa che dobbiamo meditare più a fondo sulla nostra vita, sulla nostra vocazione cristiana alla luce del mistero della redenzione, per radicarle sempre di più in esso.
Se questa chiamata riguarda tutti nella Chiesa, in modo speciale essa tocca voi, religiosi e religiose, che, nella consacrazione a Dio mediante il voto dei consigli evangelici, tendete a una particolare pienezza di vita cristiana.
La vostra specifica vocazione e l'insieme della vostra vita nella Chiesa e nel mondo attingono il loro carattere e la loro forza spirituale dalla profondità stessa del mistero della redenzione.
Seguendo il Cristo per la via "stretta… e angusta" ( Mt 7,14 ), voi sperimentate in modo straordinario quanto è "grande presso di lui la redenzione": "copiosa apud eum redemptio" ( Sal 130,7 ).
2 Perciò, mentre quest'anno santo sta avviandosi verso la sua conclusione, desidero rivolgermi in modo particolare a voi tutti, religiosi e religiose, che siete interamente consacrati alla contemplazione o votati alle diverse opere dell'apostolato.
Ciò ho già fatto in numerosi luoghi e in diverse circostanze, confermando e prolungando l'insegnamento evangelico contenuto in tutta la tradizione della Chiesa, specialmente nel magistero del recente Concilio ecumenico, dalla costituzione dogmatica " Lumen Gentium " al decreto " Perfectae Caritatis ", nello spirito delle indicazioni dell'esortazione apostolica del mio predecessore Paolo VI " Evangelica Testificatio".
Il Codice di diritto canonico, che è entrato recentemente in vigore e si può considerare in qualche modo come l'ultimo documento conciliare, sarà per voi tutti un aiuto prezioso e una guida sicura nel precisare in concreto i mezzi per vivere fedelmente e generosamente la vostra magnifica vocazione ecclesiale.
Vi saluto con l'affetto del vescovo di Roma e successore di san Pietro, col quale le vostre comunità rimangono unite in modo caratteristico.
Dalla stessa sede romana giungono anche, con un'eco incessante, le parole di san Paolo: "Vi ho promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo" ( 2 Cor 11,2 ).
La Chiesa, che raccoglie dopo gli apostoli il tesoro delle nozze con lo Sposo divino, guarda con sommo amore verso tutti i suoi figli e tutte le sue figlie, che con la professione dei consigli evangelici hanno stretto, attraverso la sua mediazione, un'alleanza privilegiata col Redentore del mondo.
Accogliete, dunque, questa parola dell'anno giubilare della redenzione proprio come una parola d'amore, che la Chiesa pronuncia per voi.
Accoglietela dovunque voi siate: nella clausura delle comunità contemplative o nella dedizione al multiforme servizio apostolico: nelle missioni, nell'azione pastorale, negli ospedali o in altri luoghi, dove viene servito l'uomo che soffre, negli istituti educativi, nelle scuole o nelle università e, infine, in ciascuna delle vostre case, dove rimanete "riuniti nel nome di Cristo" con la consapevolezza che il Signore è "in mezzo a voi" ( Mt 18,20 ).
Che la parola d'amore della Chiesa, a voi indirizzata nel giubileo della redenzione, sia il riflesso di quella parola d'amore che Cristo stesso ha indirizzato a ciascuno e a ciascuna di voi, pronunciando un giorno quel misterioso "seguimi",( Mt 19,21; Mc 10,21; Lc 18,22 ) dal quale ha preso inizio la vostra vocazione nella Chiesa.
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