Reconciliatio et paenitentia |
10 Comunità riconciliata e riconciliatrice, la Chiesa non può dimenticare che alle sorgenti del suo dono e della sua missione di riconciliazione si trova l'iniziativa, piena di amore compassionevole e di misericordia, di quel Dio che è amore ( 1 Gv 4,8 ) e che per amore ha creato gli uomini: ( Sap 11,23-26; Gen 1,27; Sal 8,4-8 ) li ha creati, affinché vivano in amicizia con lui e in comunione fra di loro.
Dio è fedele al suo disegno eterno anche quando l'uomo, spinto dal maligno ( Sap 2,24 ) e trascinato dal suo orgoglio, abusa della libertà, datagli per amare e cercare generosamente il bene, rifiutando l'obbedienza al suo Signore e Padre; anche quando l'uomo, invece di rispondere con amore all'amore di Dio, gli si oppone come ad un suo rivale, illudendosi e presumendo delle sue forze, con la conseguente rottura dei rapporti con colui che lo ha creato.
Nonostante questa prevaricazione dell'uomo, Dio rimane fedele nell'amore.
Certo, il racconto del giardino dell'Eden ci fa meditare sulle funeste conseguenze del rifiuto del Padre, che si traduce nel disordine interno all'uomo e nella rottura dell'armonia tra l'uomo e la donna, tra fratello e fratello. ( Gen 3,12s; Gen 4,1-16 )
Anche la parabola evangelica dei due figli che si allontanano, in diverso modo, dal padre, scavando un abisso fra di loro, è significativa.
Il rifiuto dell'amore paterno di Dio e dei suoi doni di amore è sempre alla radice delle divisioni dell'umanità.
Ma noi sappiamo che Dio, « ricco di misericordia », ( Ef 2,4 ) come il padre della parabola, non chiude il cuore a nessuno dei suoi figli.
Egli li attende, li cerca, li raggiunge là dove il rifiuto della comunione li imprigiona nell'isolamento e nella divisione, li chiama a raccogliersi intorno alla sua mensa, nella gioia della festa del perdono e della riconciliazione.
Questa iniziativa di Dio si concretizza e manifesta nell'atto redentivo di Cristo, che si irradia nel mondo mediante il ministero della Chiesa.
Infatti, secondo la nostra fede, il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare la terra degli uomini, è entrato nella storia del mondo, assumendola e ricapitolandola in sé. ( Ef 1,10 )
Egli ci ha rivelato che Dio è amore e ci ha dato il « comandamento nuovo » ( Gv 13,34 ) dell'amore, comunicandoci al tempo stesso la certezza che la via dell'amore si dischiude a tutti gli uomini, cosicché non è vano lo sforzo per instaurare la fratellanza universale.20
Vincendo, con la sua morte sulla Croce, il male e la potenza del peccato, con la sua obbedienza piena di amore egli ha portato la salvezza a tutti ed è diventato per tutti « riconciliazione ».
In lui Dio ha riconciliato l'uomo con sé.
La Chiesa, continuando l'annuncio di riconciliazione fatto risuonare da Cristo nei villaggi della Galilea e di tutta la Palestina, ( Mc 1,15 ) non cessa di invitare l'umanità intera a convertirsi e a credere alla Buona Novella.
Essa parla in nome di Cristo, facendo suo l'appello dell'apostolo Paolo, che abbiamo già ricordato: « Noi fungiamo … da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro.
Vi supplichiamo in nome di Cristo: Lasciatevi riconciliare con Dio ». ( 2 Cor 5,20 )
Chi accetta questo appello entra nell'economia della riconciliazione e fa l'esperienza della verità contenuta in quell'altro annuncio di san Paolo, secondo il quale Cristo « è nostra pace, egli che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l'inimicizia ( … ), facendo la pace per riconciliare tutti e due con Dio ». ( Ef 2,14-16 )
Se questo testo riguarda direttamente il superamento della divisione religiosa tra Israele, come popolo eletto dell'Antico Testamento, e gli altri popoli, chiamati tutti a far parte della Nuova Alleanza, esso contiene però l'affermazione della nuova universalità spirituale, voluta da Dio e operata da lui mediante il sacrificio del suo Figlio, il Verbo fatto uomo, senza limiti ed esclusioni di sorta, per tutti coloro che si convertono e credono a Cristo.
Tutti, dunque, siamo chiamati a godere i frutti di questa riconciliazione voluta da Dio: ogni uomo, ogni popolo.
11 La Chiesa ha la missione di annunciare questa riconciliazione e di esserne il sacramento nel mondo.
Sacramento, cioè segno e strumento di riconciliazione, è la Chiesa a diversi titoli, di diverso valore, ma tutti convergenti nell'ottenere ciò che la divina iniziativa di misericordia vuoi concedere agli uomini.
Lo è, anzitutto, per la sua stessa esistenza di comunità riconciliata, che testimonia e rappresenta nel mondo l'opera di Cristo.
Lo è, poi, per il suo servizio di custode e di interprete della Sacra Scrittura, che è lieta novella di riconciliazione, in quanto fa conoscere di generazione in generazione il disegno d'amore di Dio ed indica a ciascuno le vie dell'universale riconciliazione in Cristo.
Lo è, infine, per i sette Sacramenti, che in un modo proprio a ciascuno « fanno la Chiesa ».21
Infatti, poiché commemorano e rinnovano il mistero della Pasqua di Cristo, tutti i Sacramenti sono sorgente di vita per la Chiesa e, nelle sue mani, sono strumento di conversione a Dio e di riconciliazione degli uomini.
12 La missione riconciliatrice è propria di tutta la Chiesa, anche e soprattutto di quella già ammessa alla piena partecipazione della gloria divina con Maria Vergine, con gli Angeli e i Santi, i quali contemplano e adorano il Dio tre volte santo.
Chiesa del Cielo, Chiesa della Terra, Chiesa del Purgatorio sono misteriosamente unite in questa cooperazione con Cristo nel riconciliare il mondo con Dio.
La prima via di questa azione salvifica è quella della preghiera.
Senza dubbio la Vergine, Madre di Cristo e della Chiesa,22 ed i Santi, giunti ormai alla fine del cammino terreno e in possesso della gloria di Dio, con la loro intercessione sostengono i loro fratelli pellegrini nel mondo, nell'impegno di conversione, di fede, di ripresa dopo ogni caduta, di azione per far crescere la comunione e la pace nella Chiesa e nel mondo.
Nel mistero della comunione dei Santi la riconciliazione universale si attua nella sua forma più profonda e più fruttuosa per la comune salvezza.
C'è poi un'altra via: quella della predicazione.
Discepola dell'unico maestro Gesù Cristo, la Chiesa a sua volta, come Madre e Maestra, non si stanca di proporre agli uomini la riconciliazione e non esita a denunciare la malizia del peccato, a proclamare la necessità della conversione, a invitare e a chiedere agli uomini di « lasciarsi riconciliare ».
In realtà, è questa la sua missione profetica nel mondo d'oggi, come in quello di ieri: è la stessa missione del suo Maestro e Capo, Gesù.
Come lui, la Chiesa adempirà sempre tale missione con sentimenti di amore misericordioso e porterà a tutti le parole del perdono e l'invito alla speranza, che vengono dalla Croce.
C'è, ancora, la via spesso così difficile e aspra dell'azione pastorale per riportare ogni uomo - chiunque sia e dovunque si trovi - sul cammino, a volte lungo, del ritorno al Padre nella comunione con tutti i fratelli.
C'è, infine, la via della testimonianza, quasi sempre silenziosa, che nasce da una duplice consapevolezza della Chiesa: quella di essere in sé « indefettibilmente santa »,23 ma anche bisognosa di andare « di giorno in giorno purificandosi, fino a che Cristo se la faccia comparire dinanzi gloriosa, senza macchia ne ruga », giacché, per i nostri peccati, talvolta « il suo volto rifulge meno » agli occhi di chi la guarda.24
Questa testimonianza non può non assumere due aspetti fondamentali: essere segno di quella carità universale che Gesù Cristo ha lasciato in eredità ai suoi seguaci, come prova dell'appartenenza al suo Regno; tradursi in fatti sempre nuovi di conversione e di riconciliazione all'interno e all'esterno della Chiesa col superamento delle tensioni, col perdono reciproco, con la crescita nello spirito di fraternità e di pace, da propagare nel mondo intero.
Lungo questa via la Chiesa potrà operare validamente per far nascere quella che il mio Predecessore Paolo VI chiamava la « civiltà dell'amore ».
Indice |
20 | Gaudium et Spes 38 |
21 | S. Agostino,
De Civitate Dei, XXII, 17; S. Tommaso D'Aquino, Summa Theologiae, pars III, q. 64, a. 2 ad tertium |
22 | Paolo VI, Allocuzione a chiusura della Terza Sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II ( 21 Novembre 1964 ): AAS 56 ( 1964 ), 1015-1018 |
23 | Lumen Gentium 39 |
24 | Unitatis Redintegratio 4 |