Lettera alle famiglie

Indice

Lo Sposo è con voi

A Cana di Galilea

18 Parlando un giorno con i discepoli di Giovanni, Gesù accennò ad un invito a nozze e alla presenza dello sposo tra gli invitati: " Lo sposo è con loro " ( Mt 9,15 ).

Additava così il compimento nella sua persona dell'immagine di Dio-sposo, utilizzata già nell'Antico Testamento, per rivelare pienamente il mistero di Dio come mistero di Amore.

Qualificandosi come " sposo ", Gesù svela dunque l'essenza di Dio e conferma il suo amore immenso per l'uomo.

Ma la scelta di questa immagine getta indirettamente luce anche sulla verità profonda dell'amore sponsale.

Usandola infatti per parlare di Dio, Gesù mostra quanta paternità e quanto amore di Dio si riflettano nell'amore di un uomo e di una donna che si uniscono in matrimonio.

Per questo, all'inizio della sua missione, Gesù è a Cana di Galilea, per partecipare ad un banchetto di nozze, insieme con Maria e con i primi discepoli ( Gv 2,1-11 ).

Egli intende così dimostrare quanto la verità della famiglia sia inscritta nella Rivelazione di Dio e nella storia della salvezza.

Nell'Antico Testamento, e specialmente nei Profeti, si incontrano parole molto belle sull'amore di Dio: un amore premuroso come quello di una madre verso il suo bambino, tenero come quello dello sposo per la sposa, ma al tempo stesso altrettanto vivacemente geloso; non è anzitutto un amore che punisce, ma che perdona; un amore che si china verso l'uomo come fa il padre verso il figlio prodigo, lo solleva e lo rende partecipe della vita divina.

Un amore che stupisce: una novità sconosciuta sino ad allora in tutto il mondo pagano.

A Cana di Galilea Gesù è come l'araldo della verità divina sul matrimonio; della verità su cui può poggiare la famiglia umana, facendosene forte contro tutte le prove della vita.

Gesù annunzia questa verità con la sua presenza alle nozze di Cana e con il compimento del suo primo " segno ": l'acqua cambiata in vino.

Egli annunzia ancora la verità sul matrimonio parlando con i farisei e spiegando come l'amore che è da Dio, amore tenero e sponsale, sia fonte di esigenze profonde e radicali.

Meno esigente era stato Mosè, che aveva permesso di dare l'atto di ripudio.

Quando nella loro vivace controversia i farisei si richiamano a Mosè, Cristo risponde categorico: " Da principio non fu così " ( Mt 19,8 ).

E ricorda: Colui che ha creato l'uomo, l'ha creato maschio e femmina ed ha stabilito: " L'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola " ( Gen 2,24 ).

Con logica coerenza Cristo conclude: " Così che non sono più due, ma una carne sola.

Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi " ( Mt 19,6 ).

Alla obiezione dei farisei, che si fanno forti della legge mosaica, Egli risponde: " Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così " ( Mt 19,8 ).

Gesù si richiama " al principio ", ritrovando alle origini stesse della creazione il disegno di Dio, sul quale si basa la famiglia e, per suo tramite, l'intera storia dell'umanità.

La realtà naturale del matrimonio diventa, per volontà di Cristo, vero e proprio sacramento della Nuova Alleanza, segnato dal sigillo del sangue redentore di Cristo. Sposi e famiglie, ricordatevi a quale prezzo siete stati " comprati "! ( 1 Cor 6,20 ).

Questa stupenda verità è però umanamente difficile ad essere accolta e vissuta.

Come meravigliarsi del cedimento di Mosè di fronte alle richieste dei suoi connazionali, se anche gli stessi Apostoli, ascoltando le parole del Maestro, replicano: " Se questa è la condizione dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi " ( Mt 19,10 )!

Gesù, tuttavia, per il bene dell'uomo e della donna, della famiglia e dell'intera società, conferma l'esigenza posta da Dio sin dal principio.

Al tempo stesso, però, Egli coglie l'occasione per affermare il valore della scelta di non sposarsi in vista del Regno di Dio: anche questa scelta consente di " generare ", sia pure in modo diverso.

Prendono inizio da questa scelta la vita consacrata, gli Ordini e le Congregazioni religiose in Oriente e in Occidente, come pure la disciplina del celibato sacerdotale, secondo la tradizione della Chiesa latina.

Non è vero, dunque, che " non conviene sposarsi ", ma l'amore per il Regno dei cieli può spingere anche a non sposarsi ( Mt 19,12 ).

Sposarsi rimane, tuttavia, la vocazione ordinaria dell'uomo, che è abbracciata dalla più ampia porzione del popolo di Dio.

È nella famiglia che si formano le pietre vive dell'edificio spirituale, di cui parla l'apostolo Pietro ( 1 Pt 2,5 ).

I corpi dei coniugi sono dimora dello Spirito Santo ( 1 Cor 6,19 ).

Poiché la trasmissione della vita divina suppone quella della vita umana, dal matrimonio nascono non solo i figli degli uomini, ma anche, in forza del Battesimo, i figli adottivi di Dio, che vivono della vita nuova ricevuta da Cristo mediante il suo Spirito.

In tal modo, cari fratelli e sorelle, sposi e genitori, lo Sposo è con voi.

Sapete che Egli è il buon Pastore e ne conoscete la voce.

Sapete dove vi conduce, come lotta per procurarvi i pascoli nei quali trovare la vita e trovarla in abbondanza; sapete come affronta i lupi rapaci, pronto sempre a strappare dalle loro fauci le sue pecore: ogni marito e ogni moglie, ogni figlio e ogni figlia, ogni membro delle vostre famiglie.

Sapete che Egli, come buon Pastore, è disposto ad offrire la propria vita per il suo gregge ( Gv 10,11 ).

Egli vi conduce per strade che non sono quelle scoscese e insidiose di molte ideologie contemporanee; ripete al mondo di oggi la verità intera, come quando si rivolgeva ai farisei, o l'annunziava agli Apostoli, i quali l'hanno poi predicata nel mondo, proclamandola agli uomini del tempo, ebrei e greci.

I discepoli erano ben consapevoli che Cristo aveva tutto rinnovato; che l'uomo era divenuto " nuova creatura ": non più giudeo né greco, non più schiavo né libero, non più uomo né donna, ma " uno " in lui ( Gal 3,28 ), insignito della dignità di figlio adottivo di Dio.

Il giorno della Pentecoste, quest'uomo ha ricevuto lo Spirito Consolatore, lo Spirito di verità; ha avuto così inizio il nuovo Popolo di Dio, la Chiesa, anticipazione di un nuovo cielo e di un nuova terra ( Ap 21,1 ).

Gli Apostoli, prima timorosi anche in rapporto al matrimonio e alla famiglia, sono diventati coraggiosi.

Hanno compreso che il matrimonio e la famiglia costituiscono una vera vocazione proveniente da Dio stesso, un apostolato: l'apostolato dei laici.

Servono alla trasformazione della terra e al rinnovamento del mondo, del creato e dell'intera umanità.

Carissime famiglie, anche voi dovete essere coraggiose, pronte sempre a rendere testimonianza di quella speranza che è in voi ( 1 Pt 3,15 ), perché radicata nel vostro cuore dal buon Pastore mediante il Vangelo.

Dovete essere pronte a seguire Cristo verso quei pascoli che danno la vita e che Lui stesso ha preparato col mistero pasquale della sua morte e risurrezione.

Non abbiate paura dei rischi!

Le forze divine sono di gran lunga più potenti delle vostre difficoltà!

Smisuratamente più grande del male che opera nel mondo è l'efficacia del sacramento della Riconciliazione, non a caso chiamato dai Padri della Chiesa " secondo Battesimo ".

Molto più incisiva della corruzione presente nel mondo è l'energia divina del sacramento della Confermazione, che porta a maturazione il Battesimo.

Incomparabilmente più grande è, soprattutto, la potenza dell'Eucaristia.

L'Eucaristia è sacramento veramente mirabile.

In esso Cristo ci ha lasciato se stesso come cibo e bevanda, come fonte di potenza salvifica.

Ci ha lasciato se stesso affinché avessimo la vita e l'avessimo in abbondanza ( Gv 10,10 ): la vita che è in Lui e che Egli ci ha comunicato col dono dello Spirito risorgendo il terzo giorno dopo la morte.

È infatti per noi la vita che viene da Lui.

Essa è per voi, cari sposi, genitori e famiglie!

Non ha Egli istituito l'Eucaristia in un contesto familiare, durante l'ultima Cena?

Quando per i pasti vi incontrate e siete fra voi uniti, Cristo vi è vicino.

Ed ancor più Egli è l'Emmanuele, il Dio con noi, quando vi accostate alla Mensa eucaristica.

Può capitare che, come a Emmaus, lo si riconosca soltanto nello " spezzare il pane " ( Lc 24,35 ).

Avviene anche che Egli stia a lungo alla porta e bussi, attendendo che la porta venga aperta per poter entrare e cenare con noi ( Ap 3,20 ).

La sua ultima Cena, le parole allora pronunciate conservano tutta la potenza e la sapienza del sacrificio della Croce.

Non esiste altra potenza e altra sapienza attraverso le quali possiamo essere salvati e mediante le quali possiamo contribuire a salvare gli altri.

Non vi è altra potenza e altra sapienza mediante le quali, voi, genitori, possiate educare i vostri figli ed anche voi stessi.

La potenza educativa dell'Eucaristia si è confermata attraverso le generazioni e i secoli.

Il buon Pastore è con noi dappertutto.

Com'era a Cana di Galilea, Sposo tra quegli sposi che si affidavano vicendevolmente per tutta la vita, il buon Pastore è oggi con voi come ragione di speranza, forza dei cuori, fonte di entusiasmo sempre nuovo e segno della vittoria della " civiltà dell'amore ".

Gesù, il buon Pastore, ci ripete: Non abbiate paura. Io sono con voi.

" Sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo " ( Mt 28,20 ).

Da dove tanta forza?

Da dove la certezza che Tu sei con noi, anche se Ti hanno ucciso, o Figlio di Dio, e sei morto come ogni altro essere umano?

Da dove questa certezza?

Dice l'evangelista: " Li amò sino alla fine " ( Gv 13,1 ).

Tu dunque ci ami, Tu che sei il Primo e l'Ultimo, il Vivente; Tu che eri morto ed ora vivi per sempre ( Ap 1,17-18 ).

Il grande mistero

19 San Paolo sintetizza il tema della vita familiare con la parola: " grande mistero " ( Ef 5,32 ).

Quanto egli scrive nella Lettera agli Efesini su tale " grande mistero ", anche se radicato nel Libro della Genesi e in tutta la tradizione dell'Antico Testamento, presenta tuttavia un'impostazione nuova, che troverà poi espressione nel Magistero della Chiesa.

La Chiesa professa che il matrimonio, come sacramento dell'alleanza degli sposi, è un " grande mistero ", poiché in esso si esprime l'amore sponsale di Cristo per la sua Chiesa.

Scrive san Paolo: " E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola " ( Ef 5,25-26 ).

L'Apostolo parla qui del Battesimo, di cui tratta ampiamente nella Lettera ai Romani, presentandolo come partecipazione alla morte di Cristo per condividere la sua vita ( Rm 6,3-4 ).

In questo sacramento il credente nasce come un uomo nuovo, poiché il Battesimo ha il potere di comunicare una vita nuova, la vita stessa di Dio.

Il mistero del Dio-uomo si compendia, in certo senso, nell'evento battesimale: " Cristo Gesù Signore nostro, Figlio di Dio Altissimo - dirà più tardi sant'Ireneo e con lui tanti altri Padri della Chiesa d'Oriente e d'Occidente - divenne figlio dell'uomo, affinché l'uomo potesse divenire figlio di Dio ".44

Lo Sposo è, dunque, lo stesso Dio che si è fatto uomo.

Nell'Antica Alleanza, Jahvè si presenta come lo Sposo di Israele, popolo eletto: uno Sposo tenero ed esigente, geloso e fedele.

Tutti i tradimenti, le diserzioni e le idolatrie di Israele, descritte dai Profeti in modo drammatico e suggestivo, non riescono a spegnere l'amore con cui il Dio-Sposo " ama sino alla fine " ( Gv 13,1 ).

La conferma e il compimento della comunione sponsale tra Dio e il suo popolo si hanno in Cristo, nella Nuova Alleanza.

Cristo ci assicura che lo Sposo è con noi ( Mt 9,15 ).

È con noi tutti, è con la Chiesa.

La Chiesa diventa sposa: sposa di Cristo.

Questa sposa, di cui parla la Lettera agli Efesini, si fa presente in ogni battezzato ed è come una persona che si offre allo sguardo del suo Sposo: " Ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, (…) al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata " ( Ef 5,25-27 ).

L'amore, con cui lo Sposo " ha amato sino alla fine " la Chiesa, fa sì che essa sia sempre nuovamente santa nei suoi santi, anche se non cessa di essere una Chiesa di peccatori.

Anche i peccatori, " i pubblicani e le prostitute ", sono chiamati alla santità, come attesta Cristo stesso nel Vangelo ( Mt 21,31 ).

Tutti sono chiamati a diventare Chiesa gloriosa, santa ed immacolata.

" Siate santi - dice il Signore - perché io sono santo " ( Lv 11,44; 1 Pt 1,16 ).

Ecco la più alta dimensione del " grande mistero ", l'interiore significato del dono sacramentale nella Chiesa, il senso più profondo del Battesimo e dell'Eucaristia.

Sono i frutti dell'amore con cui lo Sposo ha amato sino alla fine; amore che costantemente si espande, elargendo agli uomini una crescente partecipazione alla vita divina.

San Paolo, dopo aver detto: " E voi, mariti, amate le vostre mogli " ( Ef 5,25 ), con forza ancora maggiore subito aggiunge: " Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso.

Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo " ( Ef 5,28-30 ).

Ed esorta i coniugi con le parole: " Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo " ( Ef 5,21 ).

È certamente, questa, una presentazione nuova della verità eterna sul matrimonio e sulla famiglia nella luce della Nuova Alleanza.

Cristo l'ha rivelata nel Vangelo, con la sua presenza a Cana di Galilea, con il sacrificio della Croce ed i Sacramenti della sua Chiesa.

I coniugi trovano così in Cristo il punto di riferimento del loro amore sponsale.

Parlando di Cristo Sposo della Chiesa, san Paolo si riferisce in modo analogico all'amore sponsale; egli rinvia al Libro della Genesi: " L'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne " ( Gen 2,24 ).

Ecco il " grande mistero " dell'eterno amore già presente prima nella creazione, rivelato in Cristo e affidato alla Chiesa.

" Questo mistero è grande; - ripete l'Apostolo - lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa " ( Ef 5,32 ).

Non si può, pertanto, comprendere la Chiesa come Corpo mistico di Cristo, come segno dell'Alleanza dell'uomo con Dio in Cristo, come sacramento universale di salvezza, senza riferirsi al " grande mistero ", congiunto alla creazione dell'uomo maschio e femmina ed alla vocazione di entrambi all'amore coniugale, alla paternità e alla maternità.

Non esiste il " grande mistero ", che è la Chiesa e l'umanità in Cristo, senza il " grande mistero " espresso nell'essere " una sola carne " ( Gen 2,24; Ef 5,31-32 ), cioè nella realtà del matrimonio e della famiglia.

La famiglia stessa è il grande mistero di Dio.

Come " chiesa domestica ", essa è la sposa di Cristo.

La Chiesa universale, e in essa ogni Chiesa particolare, si rivela più immediatamente come sposa di Cristo nella " chiesa domestica " e nell'amore in essa vissuto: amore coniugale, amore paterno e materno, amore fraterno, amore di una comunità di persone e di generazioni.

L'amore umano è forse pensabile senza lo Sposo e senza l'amore con cui Egli amò per primo sino alla fine?

Solo se prendono parte a tale amore e a tale " grande mistero ", gli sposi possono amare " fino alla fine ": o di esso diventano partecipi, oppure non conoscono fino in fondo che cosa sia l'amore e quanto radicali ne siano le esigenze.

Questo indubbiamente costituisce per essi un grave pericolo.

L'insegnamento della Lettera agli Efesini stupisce per la sua profondità e per la sua forza etica.

Indicando il matrimonio, ed indirettamente la famiglia, come il " grande mistero " in riferimento a Cristo e alla Chiesa, l'apostolo Paolo può ribadire ancora una volta quanto aveva detto in precedenza ai mariti: " Ciascuno, da parte sua, ami la propria moglie come se stesso ".

Aggiunge poi: " E la donna sia rispettosa verso il marito " ( Ef 5,33 ).

Rispettosa, perché ama e sa di essere riamata.

È in forza di tale amore che gli sposi diventano reciproco dono.

Nell'amore è contenuto il riconoscimento della dignità personale dell'altro e della sua irripetibile unicità: ciascuno di loro, infatti, in quanto essere umano, tra tutte le creature della terra è stato scelto da Dio per se stesso;45 ciascuno però, con atto consapevole e responsabile, fa di sé libero dono all'altro e ai figli ricevuti dal Signore.

San Paolo prosegue la sua esortazione ricollegandosi significativamente al quarto comandamento: " Figli, obbedite ai vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto.

'Onora tuo padre e tua madre': è questo il primo comandamento associato ad una promessa: 'perché tu sia felice e goda di una vita lunga sopra la terra'.

E voi, padri, non inasprite i vostri figli, ma allevateli nell'educazione e nella disciplina del Signore " ( Ef 6,1-4 ).

L'Apostolo vede, dunque, nel quarto comandamento l'implicito impegno del reciproco rispetto tra marito e moglie, tra genitori e figli, riconoscendo così in esso il principio della compattezza familiare.

La stupenda sintesi paolina a proposito del " grande mistero " si presenta come il compendio, la summa, in un certo senso,dell'insegnamento su Dio e sull'uomo, che Cristo ha portato a compimento.

Purtroppo il pensiero occidentale, con lo sviluppo del razionalismo moderno, è andato via via allontanandosi da tale insegnamento.

Il filosofo che ha formulato il principio del " Cogito, ergo sum ": " Penso, dunque esisto ", ha pure impresso alla moderna concezione dell'uomo il carattere dualista che la distingue.

È proprio del razionalismo contrapporre in modo radicale nell'uomo lo spirito al corpo e il corpo allo spirito.

L'uomo invece è persona nell'unità del corpo e dello spirito.46

Il corpo non può mai essere ridotto a pura materia: è un corpo " spiritualizzato ", così come lo spirito è tanto profondamente unito al corpo da potersi qualificare uno spirito " corporeizzato ".

La fonte più ricca per la conoscenza del corpo è il Verbo fatto carne.

Cristo rivela l'uomo all'uomo.47

Questa affermazione del Concilio Vaticano II è in un certo senso la risposta, da lungo tempo attesa, che la Chiesa ha dato al razionalismo moderno.

Tale risposta riveste un'importanza fondamentale per la comprensione della famiglia, specialmente sullo sfondo dell'odierna civiltà, la quale, come è stato detto, sembra aver rinunciato in tanti casi ad essere una " civiltà dell'amore ".

Grande è stato, nell'era moderna, il progresso nella conoscenza del mondo materiale ed anche della psicologia umana, ma quanto alla dimensione sua più intima, la dimensione metafisica, l'uomo di oggi rimane in gran parte un essere sconosciuto a se stesso; conseguentemente una realtà sconosciuta rimane anche la famiglia.

Ciò si verifica a motivo del distacco da quel " grande mistero " di cui parla l'Apostolo.

La separazione nell'uomo tra spirito e corpo ha avuto come conseguenza l'affermarsi della tendenza a trattare il corpo umano non secondo le categorie della sua specifica somiglianza con Dio, ma secondo quelle della sua somiglianza con tutti gli altri corpi presenti in natura, corpi che l'uomo utilizza quale materiale per la sua attività finalizzata alla produzione di beni di consumo.

Ma tutti possono immediatamente comprendere come l'applicazione all'uomo di simili criteri nasconda in realtà enormi pericoli.

Quando il corpo umano, considerato indipendentemente dallo spirito e dal pensiero, viene utilizzato come materiale alla stregua del corpo degli animali, - è ciò che avviene, ad esempio, nelle manipolazioni sugli embrioni e sui feti - si va incontro inevitabilmente ad una terribile sconfitta etica.

In una simile prospettiva antropologica, la famiglia umana si trova a vivere l'esperienza di un nuovo manicheismo, nel quale il corpo e lo spirito vengono fra loro radicalmente contrapposti: né il corpo vive dello spirito, né lo spirito vivifica il corpo.

Così l'uomo cessa di vivere come persona e soggetto.

Nonostante le intenzioni e le dichiarazioni contrarie, egli diventa esclusivamente un oggetto.

In tal modo, ad esempio, questa civiltà neomanichea porta a guardare alla sessualità umana più come ad un terreno di manipolazione e di sfruttamento, che come alla realtà di quello stupore originario che nel mattino della creazione spinge Adamo ad esclamare davanti ad Eva: " È carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa " ( Gen 2,23 ).

È lo stupore che riecheggia nelle parole del Cantico dei Cantici: " Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo " ( Ct 4,9 ).

Quanto sono lontane certe moderne concezioni dalla profonda comprensione della mascolinità e della femminilità offerta dalla Rivelazione divina!

Essa ci porta a scoprire nella sessualità umana una ricchezza della persona, che trova la sua vera valorizzazione nella famiglia ed esprime la sua vocazione profonda anche nella verginità e nel celibato per il Regno di Dio.

Il razionalismo moderno non sopporta il mistero.

Non accetta il mistero dell'uomo, maschio e femmina, né vuol riconoscere che la piena verità sull'uomo è stata rivelata in Gesù Cristo.

Non tollera, in particolare, il " grande mistero ", annunziato dalla Lettera agli Efesini, e lo combatte in modo radicale.

Se riconosce, in un contesto di vago deismo, la possibilità e perfino il bisogno di un Essere supremo o divino, rifiuta decisamente la nozione di un Dio che si fa uomo per salvare l'uomo.

Per il razionalismo è impensabile che Dio sia il Redentore, tanto meno che sia " lo Sposo ", la fonte originaria ed unica dell'amore sponsale umano.

Esso interpreta la creazione e il senso dell'esistenza umana in maniera radicalmente diversa.

Ma se all'uomo viene meno la prospettiva di un Dio che lo ama e, mediante Cristo, lo chiama a vivere in Lui e con Lui, se alla famiglia non è aperta la possibilità di partecipare al " grande mistero ", che cosa rimane se non la sola dimensione temporale della vita?

Resta la vita temporale come terreno di lotta per l'esistenza, di ricerca affannosa del profitto, di quello economico prima di tutto.

Il " grande mistero ", il sacramento dell'amore e della vita, che ha il suo inizio nella creazione e nella redenzione e di cui è garante Cristo-Sposo, ha smarrito nella mentalità moderna le sue più profonde radici.

Esso è minacciato in noi ed intorno a noi.

Possa l'Anno della Famiglia, celebrato nella Chiesa, diventare per gli sposi un'occasione propizia per riscoprirlo e per riaffermarlo con forza, coraggio ed entusiasmo.

La Madre del bell'amore

20 La storia del " bell'amore " prende inizio dall'Annunciazione, in quelle mirabili parole che l'angelo ha rivolto a Maria, chiamata a diventare la Madre del Figlio di Dio.

Con il " sì " di Maria, Colui che è " Dio da Dio e Luce da Luce " diventa figlio dell'uomo; Maria è sua Madre, senza cessare di essere la Vergine che " non conosce uomo " ( Lc 1,34 ).

Come Madre-Vergine, Maria diventa Madre del bell'amore.

Questa verità è rivelata già nelle parole dell'Arcangelo Gabriele, ma il suo pieno significato sarà confermato e approfondito man mano che Maria seguirà il Figlio nel pellegrinaggio della fede.48

La " Madre del bell'amore " fu accolta da colui che, secondo la tradizione d'Israele, era già suo sposo terreno, Giuseppe, della stirpe di Davide.

Egli avrebbe avuto diritto di pensare alla promessa sposa come alla moglie sua e alla madre dei suoi figli.

Dio interviene, però, in questo patto sponsale con la propria iniziativa: " Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo " ( Mt 1,20 ).

Giuseppe è consapevole, vede con i propri occhi che in Maria è concepita una nuova vita che da lui non proviene e pertanto, da uomo giusto, osservante della legge antica, che nel suo caso imponeva l'obbligo del divorzio, vuole sciogliere in forma caritatevole il suo matrimonio ( Mt 1,19 ).

L'angelo del Signore gli fa sapere che ciò non sarebbe secondo la sua vocazione, anzi sarebbe contrario all'amore sponsale che lo unisce a Maria.

Questo reciproco amore sponsale, per essere pienamente il " bell'amore ", esige che egli accolga Maria e il Figlio di lei sotto il tetto della sua casa, a Nazaret. Giuseppe ubbidisce al messaggio divino e agisce secondo quanto gli è stato comandato ( Mt 1,24 ).

È grazie anche a Giuseppe che il mistero dell'Incarnazione e, insieme ad esso, il mistero della Santa Famiglia, viene inscritto profondamente nell'amore sponsale dell'uomo e della donna e indirettamente nella genealogia di ogni famiglia umana.

Ciò che Paolo chiamerà il " grande mistero " trova nella Santa Famiglia la sua espressione più alta.

La famiglia si colloca così veramente al centro della Nuova Alleanza.

Si può dire anche che la storia del " bell'amore " è iniziata, in un certo senso, con la prima coppia umana, con Adamo ed Eva.

La tentazione a cui essi cedettero ed il conseguente peccato originale non li privò completamente della capacità del " bell'amore ".

Lo si comprende leggendo, ad esempio nel Libro di Tobia, che gli sposi Tobia e Sara, nel definire il senso della loro unione, si richiamano ai progenitori Adamo ed Eva ( Tb 8,6 ).

Nella Nuova Alleanza, lo testimonia anche san Paolo parlando di Cristo come nuovo Adamo ( 1 Cor 15,45 ): Cristo non viene a condannare il primo Adamo e la prima Eva, ma a redimerli; viene a rinnovare ciò che nell'uomo è dono di Dio, quanto in lui è eternamente buono e bello e che costituisce il substrato del bell'amore.

La storia del " bell'amore " è, in certo senso, la storia della salvezza dell'uomo.

Il " bell'amore " prende sempre inizio dalla autorivelazione della persona.

Nella creazione Eva si rivela ad Adamo, come Adamo si rivela ad Eva.

Nel corso della storia le nuove coppie umane si dicono reciprocamente: " Cammineremo insieme nella vita ".

Così ha inizio la famiglia come unione dei due e, in forza del Sacramento, come nuova comunità in Cristo.

L'amore, perché sia realmente bello, deve essere dono di Dio, innestato dallo Spirito Santo nei cuori umani ed in essi continuamente alimentato ( Rm 5,5 ).

Ben consapevole di ciò, la Chiesa nel sacramento del matrimonio domanda allo Spirito Santo di visitare i cuori umani.

Perché sia veramente il " bell'amore ", dono cioè della persona alla persona, deve provenire da Colui che è Dono Egli stesso e fonte di ogni dono.

Così avviene nel Vangelo per quanto concerne Maria e Giuseppe, che, alle soglie della Nuova Alleanza, rivivono l'esperienza del " bell'amore " descritto nel Cantico dei Cantici.

Giuseppe pensa e dice di Maria: " Sorella mia, Sposa " ( Ct 4,9 ).

Maria, Madre di Dio, concepisce per opera dello Spirito Santo, dal quale proviene il " bell'amore ", che il Vangelo delicatamente colloca nel contesto del " grande mistero ".

Quando parliamo del " bell'amore ", parliamo per ciò stesso della bellezza: bellezza dell'amore e bellezza dell'essere umano che, in virtù dello Spirito Santo, è capace di tale amore.

Parliamo della bellezza dell'uomo e della donna: della loro bellezza come fratelli o sorelle, come fidanzati, come coniugi.

Il Vangelo chiarisce non soltanto il mistero del " bell'amore ", ma anche quello non meno profondo della bellezza, che è da Dio come l'amore.

Sono da Dio l'uomo e la donna, persone chiamate a diventare un dono reciproco.

Dal dono originario dello Spirito " che dà la vita " scaturisce il dono vicendevole di essere marito o moglie, non meno del dono di essere fratello o sorella.

Tutto questo trova conferma nel mistero della Incarnazione, divenuto, nella storia degli uomini fonte di una bellezza nuova che ha ispirato innumerevoli capolavori artistici.

Dopo il severo divieto di raffigurare il Dio invisibile con delle immagini ( Dt 4,15-20 ), l'epoca cristiana ha, al contrario, offerto la rappresentazione artistica del Dio fatto uomo, di Maria sua Madre e di Giuseppe, dei Santi dell'Antica e Nuova Alleanza, e in genere dell'intera creazione redenta da Cristo, inaugurando in tal modo un nuovo rapporto col mondo della cultura e dell'arte.

Si può dire che il nuovo canone dell'arte, attento alla dimensione profonda dell'uomo e al suo futuro, prende inizio dal mistero dell'Incarnazione di Cristo, ispirandosi ai misteri della sua vita: la nascita a Betlemme, il nascondimento a Nazaret, il ministero pubblico, il Golgota, la risurrezione, il ritorno finale nella gloria.

La Chiesa è consapevole che la sua presenza nel mondo contemporaneo e, in particolare, che il suo contributo e sostegno alla valorizzazione della dignità del matrimonio e della famiglia, sono strettamente legati allo sviluppo della cultura; di ciò giustamente si preoccupa.

Proprio per questo la Chiesa segue con sollecita attenzione gli orientamenti dei mezzi di comunicazione sociale, il cui compito è quello di formare oltre che di informare il grande pubblico.49

Ben conoscendo l'ampia e profonda incidenza di tali mezzi, essa non si stanca di mettere in guardia gli operatori della comunicazione dai pericoli della manipolazione della verità.

Quale verità può esserci, infatti, nei films, negli spettacoli, nei programmi radio-televisivi nei quali dominano la pornografia e la violenza.

È un buon servizio, questo, alla verità sull'uomo?

Sono interrogativi ai quali non possono sottrarsi gli operatori di questi strumenti ed i vari responsabili della elaborazione e commercializzazione dei loro prodotti.

Grazie ad una simile riflessione critica la nostra civiltà, che pur registra tanti aspetti positivi sul piano sia materiale che culturale, dovrebbe rendersi conto di essere, da diversi punti di vista, una civiltà malata, che genera profonde alterazioni nell'uomo.

Perché si verifica questo? La ragione sta nel fatto che la nostra società s'è distaccata dalla piena verità sull'uomo, dalla verità su ciò che l'uomo e la donna sono come persone.

Di conseguenza, essa non sa comprendere in maniera adeguata che cosa veramente siano il dono delle persone nel matrimonio, l'amore responsabile al servizio della paternità e della maternità, l'autentica grandezza della generazione e dell'educazione.

È allora esagerato affermare che i mass media, se non sono orientati secondo i sani principi etici, non servono la verità nella sua dimensione essenziale?

Ecco, dunque, il dramma: i moderni strumenti della comunicazione sociale sono soggetti alla tentazione di manipolare il messaggio, rendendo falsa la verità sull'uomo.

L'essere umano non è quello reclamizzato dalla pubblicità e presentato nei moderni mass media.

È molto di più, come unità psico-fisica, come tutt'uno di anima e di corpo, come persona.

È molto di più per la sua vocazione all'amore, che lo introduce come maschio e femmina nella dimensione del " grande mistero ".

Maria è entrata per prima in questa dimensione, e vi ha introdotto pure il suo sposo Giuseppe.

Essi sono così diventati i primi esemplari di quel bell'amore che la Chiesa non cessa di invocare per la gioventù, per i coniugi e per le famiglie.

E quanti fra questi si uniscono con fervore a tale preghiera!

Come non pensare alle moltitudini di pellegrini, anziani e giovani, che accorrono nei santuari mariani e fissano lo sguardo sul volto della Madre di Dio, sul volto dei membri della Santa Famiglia, sui quali si riflette tutta la bellezza dell'amore donato da Dio all'uomo?

Nel Discorso della Montagna, ricollegandosi al sesto comandamento, Cristo proclama: " Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore " ( Mt 5,27-28 ).

In rapporto al Decalogo, teso a difendere la tradizionale compattezza del matrimonio e della famiglia, queste parole segnano un grande balzo in avanti.

Gesù va alla fonte del peccato di adulterio: essa risiede nell'intimo dell'uomo e si manifesta in un modo di guardare e di pensare che è dominato dalla concupiscenza.

Mediante la concupiscenza l'uomo tende ad appropriarsi di un altro essere umano, che non è suo, ma che appartiene a Dio.

Mentre si rivolge ai suoi contemporanei, Cristo parla agli uomini di tutti i tempi e di tutte le generazioni; parla, in particolare, alla nostra generazione, che vive nel segno di una civiltà consumistica ed edonistica.

Perché Cristo nel Discorso della Montagna si pronuncia in modo così forte ed esigente?

La risposta è quanto mai chiara: Cristo vuole garantire la santità del matrimonio e della famiglia, vuole difendere la piena verità sulla persona umana e sulla sua dignità.

È solo alla luce di questa verità che la famiglia può essere fino in fondo la grande " rivelazione ", la prima scoperta dell'altro: la vicendevole scoperta degli sposi e, poi, di ogni figlio o figlia che nasce da loro.

Quanto i coniugi si giurano reciprocamente, di essere cioè " fedeli sempre nella gioia e nel dolore e di amarsi e onorarsi tutti i giorni della vita ", è possibile solo nella dimensione del " bell'amore ".

L'uomo d'oggi non può imparare questo dai contenuti della moderna cultura di massa.

Il " bell'amore " s'impara soprattutto pregando.

La preghiera, infatti, comporta sempre, per usare un'espressione di san Paolo, una sorta di interiore nascondimento con Cristo in Dio: " la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio " ( Col 3,3 ).

Soltanto in un simile nascondimento opera lo Spirito Santo, sorgente del bell'amore.

Egli riversa quest'amore non solo nel cuore di Maria e di Giuseppe, ma anche nei cuori degli sposi, disposti ad ascoltare la parola di Dio e a custodirla ( Lc 8,15 ).

Il futuro di ogni nucleo familiare dipende da questo " bell'amore ": amore reciproco dei coniugi, dei genitori e dei figli, amore di tutte le generazioni.

L'amore è la vera fonte dell'unità e della forza della famiglia.

La nascita e il pericolo

21 Il breve racconto della infanzia di Gesù ci riferisce in maniera molto significativa, quasi contemporaneamente, la sua nascita e il pericolo che Egli deve subito affrontare.

Luca riporta le parole profetiche pronunciate dal vecchio Simeone quando il Bambino viene presentato al Signore nel Tempio, quaranta giorni dopo la nascita.

Egli parla di " luce " e di " segno di contraddizione "; a Maria, poi, predice: " Anche a te una spada trafiggerà l'anima " ( Lc 2,32-35 ).

Matteo, invece, si sofferma sulle insidie tramate nei confronti di Gesù da parte di Erode: informato dai Magi, giunti dall'Oriente per vedere il nuovo re che doveva nascere ( Mt 2,2 ), egli si sente minacciato nel suo potere e, dopo la loro partenza, ordina di uccidere tutti i bambini di Betlemme e dei dintorni dai due anni in giù.

Gesù sfugge alle mani di Erode grazie ad un particolare intervento divino e grazie alla sollecitudine paterna di Giuseppe, che lo porta insieme a sua Madre in Egitto, dove soggiornano fino alla morte di Erode.

Tornano poi a Nazaret, loro città natale, dove la Santa Famiglia inizia il lungo periodo di un'esistenza nascosta, scandita dall'adempimento fedele e generoso dei doveri quotidiani ( Mt 2,1-23; Lc 2,39-52 ).

Appare di un'eloquenza profetica il fatto che Gesù, sin dalla nascita, sia stato posto di fronte a minacce e pericoli.

Già come Bambino Egli è " segno di contraddizione ".

Un'eloquenza profetica riveste inoltre il dramma dei bambini innocenti di Betlemme, uccisi per ordine di Erode e diventati, secondo l'antica liturgia della Chiesa, partecipi della nascita e della passione redentrice di Cristo.50

Attraverso la loro " passione ", essi completano " quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa " ( Col 1,24 ).

Nei Vangeli dell'infanzia, dunque, l'annuncio della vita, che si compie in modo mirabile nell'evento della nascita del Redentore, viene fortemente contrapposto alla minaccia alla vita, una vita che abbraccia nella sua interezza il mistero dell'Incarnazione e della realtà divino-umana di Cristo.

Il Verbo si è fatto carne ( Gv 1,14 ), Dio si è fatto uomo.

A questo sublime mistero si richiamavano spesso i Padri della Chiesa: " Dio si è fatto uomo, affinché noi diventassimo dèi ".51

Questa verità della fede è contemporaneamente la verità sull'essere umano.

Essa mette in luce la gravità di ogni attentato alla vita del bambino nel grembo della madre.

Qui, proprio qui, ci troviamo agli antipodi del " bell'amore ".

Puntando esclusivamente sul godimento, si può giungere fino ad uccidere l'amore, uccidendone il frutto.

Per la cultura del godimento il " frutto benedetto del tuo grembo " ( Lc 1,42 ) diventa in certo senso un " frutto maledetto ".

Come non ricordare, a questo proposito, le deviazioni che il cosiddetto stato di diritto ha subito in numerosi paesi?

Univoca e categorica è la legge di Dio nei riguardi della vita umana.

Dio comanda: " Non uccidere " ( Es 20,13 ).

Nessun legislatore umano può pertanto affermare: ti è lecito uccidere, hai diritto di uccidere, dovresti uccidere.

Purtroppo, nella storia del nostro secolo, questo si è verificato, quando sono andate al potere, in modo anche democratico, forze politiche che hanno emanato leggi contrarie al diritto di ogni uomo alla vita, in nome di presunte quanto aberranti ragioni eugeniche, etniche e simili.

Un fenomeno non meno grave, anche perché accompagnato da larga acquiescenza o consenso di opinione pubblica, è quello delle legislazioni non rispettose del diritto alla vita fin dal concepimento.

Come si potrebbero moralmente accettare delle leggi che permettono di uccidere l'essere umano non ancora nato, ma che già vive nel grembo materno?

Il diritto alla vita diventa in tal modo appannaggio esclusivo degli adulti, che si servono degli stessi parlamenti per attuare i propri progetti e per perseguire i propri interessi.

Ci troviamo di fronte ad un'enorme minaccia contro la vita: non solo di singoli individui, ma anche dell'intera civiltà.

L'affermazione che questa civiltà è diventata, sotto alcuni aspetti, " civiltà della morte " riceve una preoccupante conferma.

E non è forse evento profetico il fatto che la nascita di Cristo sia stata accompagnata dal pericolo per la sua esistenza?

Sì, anche la vita di Colui che è al tempo stesso figlio dell'uomo e figlio di Dio è stata minacciata, è stata in pericolo sin dall'inizio, e solo per miracolo ha evitato la morte.

Negli ultimi decenni, tuttavia, si notano alcuni sintomi confortanti di un risveglio delle coscienze: esso riguarda sia il mondo del pensiero che la stessa opinione pubblica.

Cresce, specialmente tra i giovani, una nuova coscienza di rispetto della vita fino dal concepimento; si diffondono i movimenti per la vita ( " pro life " ).

È un lievito di speranza per il futuro della famiglia e dell'intera umanità.

" … mi avete accolto "

22 Coniugi e famiglie di tutto il mondo: con voi è lo Sposo!

Questo prima di tutto desidera dirvi il Papa, nell'anno che le Nazioni Unite e la Chiesa dedicano alla famiglia.

" Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.

Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui " ( Gv 3,16-17 ); " Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. (…)

Dovete rinascere dall'alto " ( Gv 3,6-7 ).

Dovete nascere " da acqua e da Spirito " ( Gv 3,5 ).

Proprio voi, cari padri e madri, siete i primi testimoni e ministri di questa nuova nascita dallo Spirito Santo.

Voi, che generate i vostri figli per la patria terrena, non dimenticate che al tempo stesso li generate per Dio.

Dio desidera la loro nascita dallo Spirito Santo; Egli li vuole come figli adottivi nell'unigenito Figlio, che ci dà " potere di diventare figli di Dio " ( Gv 1,12 ).

L'opera della salvezza perdura nel mondo e si realizza mediante la Chiesa.

Tutto ciò è opera del Figlio di Dio, dello Sposo divino, che ci ha trasmesso il Regno del Padre e ricorda a noi, suoi discepoli: " Il regno di Dio è in mezzo a voi " ( Lc 17,21 ).

La nostra fede ci dice che Gesù Cristo, il quale " siede alla destra del Padre ", verrà a giudicare i vivi e i morti.

D'altra parte, l'evangelista Giovanni ci assicura che Egli è stato mandato nel mondo non " per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui " ( Gv 3,17 ).

In che cosa, dunque, consiste il giudizio?

Cristo stesso offre la risposta: " Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo (…).

Chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio " ( Gv 3,19.21 ).

È quanto ha ricordato di recente anche l'Enciclica Veritatis splendor.52

Cristo è dunque giudice? I tuoi propri atti ti giudicheranno alla luce della verità che tu conosci.

A giudicare i padri e le madri, i figli e le figlie saranno le loro opere.

Ognuno di noi verrà giudicato sui comandamenti; anche su quelli che abbiamo ricordato in questa Lettera: il quarto, il quinto, il sesto, il nono.

Ciascuno sarà giudicato, però, soprattutto sull'amore, che è il senso e la sintesi dei comandamenti.

" Alla sera della vita saremo giudicati sull'amore " - ha scritto san Giovanni della Croce.53

Cristo, Redentore e Sposo dell'umanità, " per questo è nato e per questo è venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità.

Chiunque è dalla verità, ascolta la sua voce " ( Gv 18,37 ).

Sarà lui il giudice, ma in quel modo che lui stesso ha indicato parlando del giudizio finale ( Mt 25,31-46 ).

Il suo sarà un giudizio sull'amore, un giudizio che confermerà definitivamente la verità che lo Sposo era con noi, senza che noi, forse, lo sapessimo.

Il giudice è lo Sposo della Chiesa e dell'umanità.

Per questo giudica dicendo: " Venite, benedetti del Padre mio (…).

Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito… " ( Mt 25,34-36 ).

Naturalmente quest'elenco potrebbe allungarsi e in esso potrebbe comparire un'infinità di problemi, che interessano anche la vita coniugale e familiare.

Potremmo trovarci anche espressioni come queste: " Ero bambino non ancora nato e mi avete accolto permettendomi di nascere; ero bambino abbandonato e siete stati per me una famiglia; ero bambino orfano e mi avete adottato ed educato come un vostro figlio ".

E ancora: " Avete aiutato le madri dubbiose, o soggette a fuorvianti pressioni, ad accettare il loro bambino non nato e a farlo nascere; avete aiutato famiglie numerose, famiglie in difficoltà a mantenere ed educare i figli che Dio aveva loro donato ".

E potremmo continuare con un elenco lungo e diversificato, comprendente ogni specie di vero bene morale ed umano, nel quale si esprime l'amore.

Ecco la grande messe che il Redentore del mondo, al quale il Padre ha affidato il giudizio, verrà a raccogliere: è la messe di grazie e di opere buone, maturata al soffio dello Sposo nello Spirito Santo, che non cessa mai di operare nel mondo e nella Chiesa.

Rendiamo grazie per questo al Datore di ogni bene.

Sappiamo però che nella sentenza finale riportata dall'evangelista Matteo c'è un altro elenco, grave e terrificante: " Via, lontano da me (…).

Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito… " ( Mt 25,41-43 ).

E anche in questo elenco si possono trovare altri comportamenti, nei quali Gesù si presenta ancora come l'uomo respinto.

Così Egli si identifica con la moglie o il marito abbandonati, con il bambino concepito e rifiutato: " Non mi avete accolto "!

Anche questo giudizio cammina attraverso la storia delle nostre famiglie, cammina attraverso la storia delle Nazioni e dell'umanità.

Il " non mi avete accolto " di Cristo coinvolge anche istituzioni sociali, Governi e Organizzazioni internazionali.

Pascal ha scritto che " Gesù sarà in agonia fino alla fine del mondo ".54

L'agonia del Getsemani e l'agonia del Golgota sono il culmine della manifestazione dell'amore.

Nell'una e nell'altra si manifesta lo Sposo che è con noi, che ama sempre nuovamente, che " ama sino alla fine " ( Gv 13,1 ).

L'amore che è in lui, e che da lui va oltre i confini delle storie personali o familiari, oltrepassa i confini della storia dell'umanità.

Al termine di queste riflessioni, cari Fratelli e Sorelle, pensando a quanto nell'Anno della Famiglia verrà proclamato da varie tribune, vorrei rinnovare con voi la confessione rivolta da Pietro a Cristo: " Tu hai parole di vita eterna " ( Gv 6,68 ).

Insieme diciamo: Le tue parole, o Signore, non passeranno! ( Mc 13,31 ).

Che cosa può augurarvi il Papa al termine di questa lunga meditazione sull'Anno della Famiglia?

Vi augura di ritrovarvi tutti in queste parole, che sono " spirito e vita " ( Gv 6,63 ).

" Corroborati nell'uomo interiore "

23 Piego le mie ginocchia davanti al Padre dal quale ogni paternità e maternità prende nome, " perché vi conceda (…) di essere potentemente rafforzati dal suo Spirito nell'uomo interiore " ( Ef 3,16 ).

Ritorno volentieri a queste parole dell'Apostolo, alle quali ho fatto riferimento nella prima parte della presente Lettera.

Sono, in un certo senso, parole chiave.

La famiglia, la paternità e la maternità vanno insieme, di pari passo.

Allo stesso tempo, la famiglia è il primo ambiente umano nel quale si forma l' " uomo interiore " di cui parla l'Apostolo.

Il consolidamento della sua forza è dono del Padre e del Figlio nello Spirito Santo.

L'Anno della Famiglia pone davanti a noi ed alla Chiesa un compito enorme, non diverso da quello che interessa la famiglia ogni anno e ogni giorno, ma che nel contesto di quest'Anno acquista particolare significato ed importanza.

Abbiamo iniziato l'Anno della Famiglia a Nazaret, nella solennità della Santa Famiglia; desideriamo, lungo questo Anno, pellegrinare verso questo luogo di grazia, diventato il Santuario della Santa Famiglia nella storia dell'umanità.

Desideriamo fare questo pellegrinaggio ricuperando la consapevolezza del patrimonio di verità sulla famiglia che sin dall'inizio costituisce un tesoro della Chiesa.

È il tesoro che s'accumula a partire dalla ricca tradizione dell'Antica Alleanza, si completa nella Nuova e trova la sua espressione piena ed emblematica nel mistero della Santa Famiglia, nella quale lo Sposo divino opera la redenzione di tutte le famiglie.

Da lì Gesù proclama il " vangelo della famiglia ".

A questo tesoro di verità attingono tutte le generazioni dei discepoli di Cristo, cominciando dagli Apostoli, del cui insegnamento abbiamo usufruito abbondantemente in questa Lettera.

Nella nostra epoca questo tesoro viene esplorato a fondo nei documenti del Concilio Vaticano II;55 interessanti analisi si trovano sviluppate anche nei numerosi Discorsi che Pio XII dedica agli sposi,56 nell'Enciclica Humanae vitae di Paolo VI, negli interventi al Sinodo dei Vescovi dedicato alla famiglia ( 1980 ) e nell'Esortazione apostolica Familiaris consortio.

A tali pronunciamenti del Magistero ho fatto riferimento all'inizio.

Se ora vi ritorno è per sottolineare quanto ampio e ricco sia il tesoro della verità cristiana sulla famiglia.

Le sole testimonianze scritte, tuttavia, non bastano.

Ben più importanti sono quelle vive.

Paolo VI ha osservato che " l'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni ".57

È soprattutto ai testimoni che, nella Chiesa, è affidato il tesoro della famiglia: a quei padri e a quelle madri, figli e figlie, che attraverso la famiglia hanno trovato la strada della loro vocazione umana e cristiana, la dimensione dell'" uomo interiore " ( Ef 3,16 ), di cui parla l'Apostolo, ed hanno così raggiunto la santità.

La Santa Famiglia è l'inizio di tante altre famiglie sante.

Il Concilio ha ricordato che la santità è vocazione universale dei battezzati.58

Nella nostra epoca, come in passato, non mancano testimoni del " vangelo della famiglia ", anche se non sono conosciuti o non sono stati proclamati santi dalla Chiesa.

L'Anno della Famiglia costituisce l'occasione opportuna per far crescere la consapevolezza della loro esistenza e del loro grande numero.

Attraverso la famiglia fluisce la storia dell'uomo, la storia della salvezza dell'umanità.

Ho cercato di mostrare in queste pagine come la famiglia si trovi al centro del grande combattimento tra il bene e il male, tra la vita e la morte, tra l'amore e quanto all'amore si oppone.

Alla famiglia è affidato il compito di lottare prima di tutto per liberare le forze del bene, la cui fonte si trova in Cristo Redentore dell'uomo.

Occorre far sì che tali forze siano fatte proprie da ogni nucleo familiare, affinché, come è stato detto in occasione del millennio polacco del cristianesimo, la famiglia sia " forte di Dio ".59

Ecco la ragione per la quale la presente Lettera ha voluto ispirarsi alle parenesi apostoliche che troviamo negli scritti di Paolo ( 1 Cor 7,1-40; Ef 5,21-6,9; Col 3,18-25 ) e nelle Lettere di Pietro e di Giovanni ( 1 Pt 3,1-7; 1 Gv 2,12-17 ).

Quanto simili, pur nella diversità del contesto storico e culturale, sono le situazioni dei cristiani e delle famiglie di allora e di oggi!

Il mio è, dunque, un invito: un invito rivolto specialmente a voi, carissimi sposi e spose, padri e madri, figli e figlie.

È un invito a tutte le Chiese particolari, perché permangano unite nell'insegnamento della verità apostolica; ai Fratelli nell'episcopato, ai presbiteri, alle famiglie religiose e alle persone consacrate, ai movimenti e alle associazioni dei fedeli laici; ai fratelli e sorelle, ai quali ci unisce la comune fede in Gesù Cristo, anche se non sperimentiamo ancora la piena comunione voluta dal Salvatore;60 a tutti coloro che, partecipando alla fede di Abramo, appartengono come noi alla grande comunità dei credenti in un unico Dio;61 a coloro che sono eredi di altre tradizioni spirituali e religiose; ad ogni uomo e donna di buona volontà.

Cristo, che è lo stesso " ieri, oggi e sempre " ( Eb 13,8 ), sia con noi mentre pieghiamo le ginocchia davanti al Padre, da cui provengono ogni paternità e maternità e ogni famiglia umana ( Ef 3,14-15 ) e, con le medesime parole della preghiera al Padre che Egli stesso ci ha insegnato, offra ancora una volta la testimonianza dell'amore con cui Egli ci " amò sino alla fine " ( Gv 13,1 )!

Parlo con la potenza della sua verità all'uomo del nostro tempo, perché comprenda quali grandi beni siano il matrimonio, la famiglia e la vita; quale grande pericolo costituiscano il non rispetto di tali realtà e la minor considerazione per i supremi valori che fondano la famiglia e la dignità dell'essere umano.

Sia il Signore Gesù a ridirci queste cose con la potenza e la sapienza della Croce ( 1 Cor 1,17-24 ), affinché l'umanità non ceda alla tentazione del " padre della menzogna " ( Gv 8,44 ), che la spinge costantemente su strade larghe e spaziose, all'apparenza facili e piacevoli, ma piene in realtà di insidie e pericoli.

Ci sia dato di seguire sempre Colui che è " la via, la verità e la vita " ( Gv 14,6 ).

Questi, carissimi Fratelli e Sorelle, siano l'impegno delle famiglie cristiane e l'ansia missionaria della Chiesa lungo quest'Anno ricco di singolari grazie divine.

La Santa Famiglia, icona e modello di ogni umana famiglia, aiuti ciascuno a camminare nello spirito di Nazaret; aiuti ogni nucleo familiare ad approfondire la propria missione civile ed ecclesiale mediante l'ascolto della Parola di Dio, la preghiera e la fraterna condivisione di vita.

Maria, Madre del bell'amore, e Giuseppe, Custode del Redentore, ci accompagnino tutti con la loro incessante protezione!

Con questi sentimenti benedico ogni famiglia nel nome della Santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 2 febbraio, Festa della Presentazione del Signore, dell'anno 1994, decimosesto di Pontificato.

Giovanni Paolo II

Indice

44 Adversus haereser, III, 10, 2: PG 7, 8, 73;
SCh 211, 116-119;
S. Atanasio, De incarnatione Verbi, 54: PG 25, 191-192;
S. Agostino, Sermo 185, 3;
Sermo 194, 3, 3
45 Gaudium et Spes 24
46 Gaudium et Spes 14
47 Gaudium et Spes 22
48 Lumen Gentium 56-59
49 Pont. Cons. delle Comunicazioni Sociali, Instruzione pastorale Aetatis novae ( 22 febbraio 1992), 7
50 Nella liturgia della loro festa, risalente al V secolo, la Chiesa si rivolge ai Santi Innocenti qualificandoli, con le parole del poeta Prudenzio ( + ca 205 ), come « fiori dei martiri che, sulla soglia stessa della vita, il persecutore di Cristo travolse come il turbine le rose nascenti »
51 S. Atanasio, De incarnatione Verbi, 54: PG 25, 191-192
52 Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor 84
53 Parole di luce e d'amore 59
54 B. Pascal, Pensées, Le mystère del Jésus, 286
55 Gaudium et Spes 47-52
56 Speciale attenzione merita il discorso alle partecipanti al Convegno dell'Unione Cattolica Italiana Ostetriche ( 29 ottobre 1951 ), in Discorsi e Radiomessaggi, XIII, 333-353
57 Discorso ai membri del Consilium de Laicis ( 2 ottobre 1974 ): AAS 66 (1974), p. 568
58 Lumen Gentium 40
59 Card. Stefan Wyszynski, Rodzina Bogiem silna, Omelia pronunciata a Jasna Gora ( 26 agosto 1961 )
60 Lumen Gentium 15
61 Lumen Gentium 16