Formazione teologica dei futuri Sacerdoti

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29 - II. Le componenti della teologia

In forza della sua natura e della sua funzione la teologia è una scienza unitaria, che si nutre alle fonti della Rivelazione ed enuclea i dati che vi trova ad lumen fidei, sia nel processo di investigazione positiva, sia in quello di elaborazione speculativa.

Essa è pertanto positiva e sistematica insieme.

La base, infatti, della teologia è lo studio delle fonti della Rivelazione, volto a stabilire ciò che Dio ha rivelato.

Questo studio dell'auditus fidei, al suo livello scientifico, dà luogo alla teologia positiva.

I risultati della teologia positiva sono l'oggetto di una ulteriore elaborazione scientifica da parte della teologia sistematica, che, secondo le esigenze dell'intellectus fidei, cerca di penetrare il senso e di scoprire le connessioni delle verità rivelate, cosi da coordinarle in modo organico e unitario.15

Queste due componenti della teologia - la ricerca storica e la riflessione razionale - non si possono mai separare del tutto, perché vi sono continue mutue interferenze, e le loro funzioni sono complementari: è necessario che esse si mantengano in un costante equilibrio, senza che l'una cerchi di sopraffare l'altra.

30 - 1. Dimensione storica della teologia

Riguardo alla ricerca storica, che è predominante nella componente positiva del lavoro teologico, l'indicazione da seguire è triplice:

1) Essa deve essere svolta con i propri metodi.

Ciò comporta una legittima libertà di ricerca condotta su una seria base documentaria, che però non risolva la teologia in pura filologia o critica storica.

Fermarsi esclusivamente a tale livello comporterebbe per la teologia positiva il rischio di diventare sterile e di tradire la sua missione.

31 Infatti, la teologia positiva deve riconoscere, come primo presupposto, il carattere soprannaturale del suo oggetto e l'origine divina della Chiesa.

La sua elaborazione non può essere guidata dalla sola mente umana, ma altresì deve essere guidata dalla luce della fede e dal Magistero della Chiesa.

I suoi fondamenti stanno nella teologia della Rivelazione, della ispirazione, della Chiesa.

E questa ha la missione di custodire fedelmente e interpretare autenticamente la parola di Dio.16

32 2) Poiché vi è una dimensione storica della Rivelazione, della sua trasmissione e dello stesso Magistero che la custodisce e la interpreta, la teologia positiva deve ricorrere, oltre che ai suoi metodi tradizionali di ricerca ( filologia, storia, critica storica ), anche alla riflessione filosofica o filosofico-teologica.

Tale riflessione ha come oggetto la natura della testimonianza, i rapporti che intercorrono tra i fatti e il loro significato, il carattere di questi rapporti, e quindi la relazione tra testimoni oculari e comunità credente, e inoltre, il carattere specifico del tempo della storia della salvezza e il carattere storico dei racconti e dei fatti.17

33 3) La necessità di ricorrere in questa parte positiva del lavoro teologico alla riflessione filosofica deriva anche dagli sviluppi dell'ermeneutica moderna, dovuti alla particolare sensibilità che l'odierna cultura ha verso la realtà storica.

Essa, infatti, attira l'attenzione dei teologi sul condizionamento storico del pensiero nelle sue varie espressioni, e con ciò stesso sulla differenza che passa tra il modo di pensare e di esprimersi dell'uomo moderno e quello che si riscontra nella Bibbia e nelle formulazioni tradizionali della fede.

La teologia deve assumersi il compito di esporre e di reinterpretare i contenuti della fede, al fine di esprimerli in concetti comprensibili dagli uomini d'oggi, staccandoli dai mezzi espressivi del passato, che forse non sono più completamente accessibili nel presente.

A tale proposito va però notato che « altra è la sostanza dell'antica dottrina del depositum fidei e altra è la formulazione del suo rivestimento ».18

Mentre soltanto quest'ultima può subire condizionamenti storici, trasformazioni e adattamenti, la prima rimane immutabile e ferma.

È, quindi, di somma importanza che il teologo nel suo lavoro sappia evitare gli scogli del puro positivismo e storicismo,19 il quale ama spiegare tutti i fenomeni del pensiero e della morale unicamente con cause e condizioni storiche, e ciò fino al punto da ridurre ogni verità di valore permanente e oggettivo alla relatività delle contingenze storiche.

Il teologo, pertanto, per assolvere con successo i suoi gravi compiti, deve lasciarsi guidare, oltre che dal Magistero20 e dalle norme esegetiche,21 anche dai sani principi filosofici circa il valore oggettivo della conoscenza umana.22

34 2. Dimensione sistematica

La presente situazione, caratterizzata da una certa disaffezione per la filosofia, richiede innanzitutto che venga posta in debita luce la necessità e la natura della riflessione teologica voluta dal Concilio, il quale, « per illustrare quanto più integralmente possibile i misteri della salvezza », prescrive che « gli alunni imparino ad approfondirli e a vederne il nesso per mezzo della speculazione, avendo S. Tommaso per maestro ».23

35 1) La riflessione teologica sistematica ( intellectus fidei ) è la continuazione naturale e necessaria del procedimento positivo, costituendo in qualche modo il suo culmine e il suo compimento.

È vero che una certa riflessione è presente in ogni fase del procedimento teologico, anche in quella positiva; ma essa, sia nell'esegesi, al fine di determinare il senso dei singoli dati e concetti sparsi nella S. Scrittura, sia nella teologia biblica, riguardo ai temi fondamentali, non è sufficiente per fornire una comprensione più adeguata e propriamente teologica dei dati rivelati, e per darne una sistemazione organica e completa.

36 2) Soltanto una riflessione metodica, affinata ed elevata a livello scientifico con l'aiuto della filosofia, è in grado di penetrare maggiormente la verità rivelata, sistemarne i vari dati e formulare in proposito un giudizio maturo.24

Un tale ricorso alla riflessione speculativa non è semplicemente una caratteristica della Scolastica medievale.

Esso risponde a una necessità della teologia e a una esigenza dell'intelletto, che tende a comprendere sempre più e sempre meglio.

37 3) Naturalmente la riflessione teologica sistematica non persegue come finalità la speculazione per la speculazione, senza legame vitale con le fonti della Rivelazione, ma tende a una comprensione più organica della parola di Dio, che rimane presente alla speculazione come un suo momento interno.

Il ruolo che spetta alla filosofia, in questa fase del procedimento teologico, non è quello di dominio ma di strumento.

Né si tratta di un'attività puramente razionale, bensì di un procedimento che, pur essendo strettamente logico secondo i principi filosofici, è condotto ad lumen fidei.

È, infatti, il costante riferimento alla fede che rende possibile scoprire, nei dati rivelati, le connessioni vitali, l'ordine e il significato più profondo.

38 4) Dal momento che la Rivelazione, oggetto della riflessione teologica, non è soltanto una somma di verità diretta all'intelletto, ma anche, e soprattutto, una comunicazione che Dio fa di se stesso all'uomo,25 ogni autentica riflessione teologica comporta un atteggiamento di simpatia e di impegno personale verso l'oggetto del suo studio, una affinità dello spirito con le verità rivelate.

Ne segue che la riflessione filosofica, se condotta bene, lungi dal mortificare la dimensione spirituale della teologia, la suppone e la richiede.

39 5) Il procedimento razionale, applicato ai dati della Rivelazione, è irrinunziabile; con esso, infatti, sono connesse anche le questioni fondamentali del senso stesso della fede e del dialogo con le scienze e le culture dell'uomo.

La riflessione razionale dà luogo ad una teologia della parola, che non può essere sostituita da una teologia della prassi, la quale prescinde da ogni impegno metafisico e dissolve la teologia nelle scienze dell'uomo, riconducendola, per conseguenza, a un puro fenomenologismo e pragmatismo.

40 6) Anche se è molto diffusa la tendenza a sottovalutare l'apporto della riflessione filosofica alla teologia, e vi è, anzi, avversione per qualunque pensiero sistematico astratto, è tuttavia necessario insistere sul valore della speculazione nella teologia dogmatica e morale, per garantirne la solidità e coesione.

La speculazione, se bene intesa, non solo non rende lo studio arido e avulso dalla vita, ma gli conferisce una grande serietà di impegno veramente vitale e personale.

41 7) Anche oggi, dunque, è auspicabile che si costituisca e si sviluppi una teologia sistematica e organica che comprenda

lo studio del dato di fede, quale risulta dalla ricerca storica e quale è proposto dalla Chiesa;

la riflessione razionale su di esso alla luce della fede;

l'interpretazione dei risultati raggiunti in una sintesi sempre assodata nei suoi elementi fondamentali;

l'applicazione e la risposta alle istanze di pensiero e di vita - individuali e collettive - del tempo presente.

42 Come si vede, la teologia cattolica come scienza si distingue per il suo riferimento costante alla fede.

Il rigore scientifico del procedimento, sia positivo sia sistematico, non esclude, ma esige, la presenza continua del sensus fidei, che guida e orienta dall'interno il lavoro teologico nel campo esegetico, patristico, liturgico, canonistico, storico, sistematico e pastorale.

Data la sua identità e specificità, la teologia acquista pienezza di significato e sicurezza proprio dalla guida interiore della fede, convalidata da quella del Magistero.

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15 Cfr. Conc. Vat. I : Sess. III, Cost. De fide cath., cap. 4
16 Cfr. Cost. Dei verbum, n. 10
17 Cfr. Pont. Comm. Biblica, Istruzione Sancta Mater, sulla verità storica dei vangeli, 21 apr. 1964
18 Giovanni, Alloc. Gaudet Mater Ecclesia, in occasione dell'apertura del Conc. Vat. II, 11 ott. 1962
19 Cfr. Paolo VI, Esort. Apost. Petrum et Paulum, 22 feb. 1967
20 Cfr. Cost. Dei verbum, n. 10
21 Cfr. Cost. Dei verbum, n. 12
22 S. C. Per l'Educazione Catolica, Lett. circ. sull'insegnamento della filosofia nei seminari, 20 genn. 1972, parte II, n. 3b: « Dal momento che gli stessi metodi delle scienze positive ( esegesi, storia, ecc. ) partono spesso da vari preliminari che comportano implicite scelte filosofiche, una sana filosofia potrà notevolmente contribuire, tra l'altro, anche al chiarimento e alla valutazione critica di tali scelte ( oggi particolarmente necessaria, per es., per il metodo esegetico di Bultmann ), senza però arrogarsi una funzione critica assoluta nel confronti dei dati rivelati »
23 Decr. Optatam totius, n. 16
24 Cfr. Leone XIII, Lett. enc. Aeterni Patris, 4 aug. 1879
25 Cfr. Cost. Dei verbum, nn. 2-6